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Autore: Betta3x9    03/01/2009    12 recensioni
[Sosuke Sagara in materia di abiti civili era, per così dire, un principiante].
“"Che ne diresti se andassimo a fare un po' di sano shopping?"
"Shopping?"
"A-ah, shopping"
"E cosa sarebbe?"
"Uhm, credo che si potrebbe tranquillamente definire come una sana attività sportiva..."
"Oh, io mi alleno quotidianamente, e per quanto riguarda gli sport..."
"In pratica, ci facciamo un giretto per un paio di negozietti qua dietro, così comprerai dei vestiti decenti, e che possono essere indossati in una società civile"
Sosuke, nonostante un pessimo presentimento, annuì.
Ancora non sapeva che quel piccolo movimento della testa – su e giù – gli avrebbe fatto rimpiangere un paio di battaglie con qualche losco terrorista malefico dotato di AS super avanzati.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una tranquilla giornata di shopping

Sosuke Sagara è un ottimo soldato – e questa è una delle poche certezze della vita.
Anzi, è uno dei migliori, per dirla tutta.

Preciso, puntuale, abile.
Senza contare che è un ottimo comandante di AS (a parte un paio di problemini con un certo lambda driver rivelatosi più capriccioso del previsto).

Insomma, il Sergente Sagara è il tipo di persona in grado di fronteggiare – munito di sangue freddo e di una certa dose di astuzia- ogni genere di situazione – più o meno rischiosa – e, almeno nella maggior parte dei casi, di uscirne vittorioso.

Ma – e quella volta ci fu un ma – la situazione che si trovò a dover fronteggiare in quel momento fu del tutto imprevista e sconosciuta.

Le sue conoscenze in materia rasentavano lo zero.

E, se è vero che una guerra si vince anche grazie alle informazioni, lui avrebbe potuto iniziare a considerarsi sconfitto.

Insomma, Sosuke Sagara in materia di abiti civili era, per così dire, un principiante.

“Insomma, Sosuke, non può continuare così!”
“Così come, Chidori? Non capisco”. Sagara aggrottò le sopracciglia, confuso.
“Non puoi presentarti così!”
“C'è qualcosa che non va, Chidori!”
“Sì!”
“Qualcuno ci sta seguendo?”. Sosuke fece scivolare una mano sotto la giacca, impugnando la pistola, senza però estrarla, per non rischiare di mettere in allarme il presunto inseguitore.

In ogni caso, non avrebbe avuto tempo di estrarla, visto che l'harisen di Kaname Chidori calò impietoso sulla sua testa.

“Stupido. Non ci sta seguendo nessuno, proprio nessuno. Razza di stupido che ti credi sempre in guerra...”
“Chidori, allora temo di non capire la natura del problema”
“Il problema è che stiamo passeggiando tranquillamente, ed è un pacifico sabato pomeriggio. Anche assolato, per dirla tutta”
“E allora?”
“Allora, sei vestito con una tuta mimetica!”
“E...?”
“E chi diavolo si metterebbe una tuta mimetica per passeggiare il sabato al centro della città?!”
“Bhè, lo trovo un indumento comodo e pratico in caso di scontro a fuoco, senza contare che...”

Le argomentazioni del Sergente Sagara furono brutalmente stroncate sul nascere dall'harisen di Kaname.

“Argh! Non puoi farlo! Ci stanno guardando tutti!”
“Cos... Effettivamente hai ragione”. Disse Sosuke, notandolo solo in quel momento.
“Sì. E chissà cosa penseranno di noi. Sigh, la mia reputazione è distrutta per sempre...”
“Uhm. Non avevo pensato che i miei vestiti fossero inadatti a questa società, e che, di conseguenza, avrebbero attirato l'attenzione su di noi. Potrebbe essere pericoloso”
“Pericoloso?”
“Sì. Più passiamo inosservati meglio è”
“Parla quello che va sparando a destra e manca come se nulla fosse!”
“Ciò è ininfluente”
“Ininfluente?!”. Per un attimo, Sosuke temette che Chidori sarebbe svenuta da un momento all'altro.
“Ehm”
“Ininfluente???!!”
“Chi-Chidori, calmati...”
“Calmarmi?! Razza di cretino!”. Per la terza volta in pochi minuti, l'harisen di Kaname ebbe un incontro ravvicinato con la testa di Sosuke.
“Si rende urgente risolvere il problema”
“Risolvere... Aspetta, Sasuke. Praticamente stai dicendo che vuoi andare a casa a cambiarti? Uhm. E' una soluzione”

Sosuke per un attimo pensò all'armadio in semplice legno chiaro in camera sua, al cui interno conservava munizioni (tra cui qualche centinaio di pallottole 4 millimetri arrivate proprio ieri per posta), tute mimetiche, elmetti, scarponi militari e la divisa scolastica.

Ebbe come l'impressione che sarebbe stato inutile andare a casa a cambiarsi.

“Ehm, Chidori, temo di non possedere divise adeguate alla situazione”
“Cioè?”
“Cioè, ho solo vestiario studiato per scontri a fuoco, o per, uhm, inseguimenti in ambienti non civilizzati, e...”
“Taglia corto, Sosuke”
“Ehm, temo di non possedere indumenti adatti alla situazione”
“Oh”. Kaname sospirò.
“Chidori? Sei- sei arrabbiata?”
“No. E' solo che dovremo risolvere questo, uhm, problema”
“Hai ragione”
“Sosuke? Ho un'idea”. Per un attimo il sorriso di Kaname fece rabbrividire persino Sosuke.
“Ehm, quale sarebbe?”
“Uhm, oggi è sabato, no?”
“Affermativo”
“Che ne diresti se andassimo a fare un po' di sano shopping?”
“Shopping?”
“A-ah, shopping”
“E cosa sarebbe?”
“Uhm, credo che si potrebbe tranquillamente definire come una sana attività sportiva...”
“Oh, io mi alleno quotidianamente, e per quanto riguarda gli sport...”
“In pratica, ci facciamo un giretto per un paio di negozietti qua dietro, così comprerai dei vestiti decenti, e che possono essere indossati in una società civile”

Sosuke, nonostante un pessimo presentimento, annuì.
Ancora non sapeva che quel piccolo movimento della testa – su e giù – gli avrebbe fatto rimpiangere un paio di battaglie con qualche losco terrorista malefico dotato di AS super avanzati.


“Sosukeeee! Che ne dici di questi?”. Kaname sventolò sotto il naso dell'altro un paio di jeans che, normalmente, l'altro non avrebbe degnato di uno sguardo.
“Sono rotti”
“Non  sono rotti! Sono strappati! Vanno di moda così!”
“Che cosa frivola. Perché mai dovrei indossare dei pantaloni strappati?”
“Uhm, sì, sì”. Evidentemente Kaname non gli stava prestando molta attenzione ma, afferrati i jeans, si diresse verso il reparto magliette.
“Hai preferenze per il colore?”
“Affermativo. Verde militare”
“Proposta respinta, bocciata, cestinata”
“Cos-?”
“Penso che rosso possa andar bene”
“Ma il rosso...”
“Problemi?”
“Negativo!”
“Meglio così”
“E l'azzurro? Ti piace, l'azzurro?”

Sosuke spiò per un attimo – solo una manciata d'istanti, davvero – i capelli di Kaname, immobili sulle spalle.

“Affermativo. Mi piace, l'azzurro”
“Bene”. Chidori sorrise soddisfatta, afferrando una maglietta azzurra da una pila di altri indumenti.
“Ti ho preso una media, a occhio e croce dovrebbe andar bene”
“Affermativo”
“Bene, vai a provarteli, Sosuke”
“Provarmeli?”
“Sì, provarteli, i camerini sono da quella parte”. Disse, indicando delle tendine a destra.
“Non sembra un posto sicuro. Dovrò controllare che non ci sia nessuno nascosto”. Borbottò, facendo per estrarre la pistola.
L'harisen, anche questa volta, calò implacabile.

“Errato, Sergente Sagara. Adesso tu prendi questi vestiti, vai in un camerino libero e te li provi”
“Ma, Chidori, ragiona...”
“Non voglio sentire ah.”

Sosuke si rassegnò a prendere i vestiti che Chidori gli porgeva ed a dirigersi verso i camerini, con i nervi a fior di pelle.

Il primo camerino si rivelò libero e Sosuke ci si infilò dentro, pensando che, se non altro, in caso di attacco, era il più vicino all'uscita.

Appoggiò i vestiti che aveva tra le braccia sullo sgabello, che si trovava dietro di lui, e – dopo un attimo di riflessione – ci appoggiò anche la pistola.
Non si sa mai.

Uhm.

Che strano indumento.

Sosuke si rigirò tra le mani il paio di jeans di prima, quelli strappati, chiedendosi perché mai qualcuno vorrebbe andare in giro con indumenti rotti.
E sembravano anche poco pratici: erano rigidi, poco elastici e non sembravano propriamente della sua taglia (Chidori aveva detto che andavano portati aderenti. Ma cosa si intendeva esattamente con “aderenti”?).

Decise di provarli in ogni caso: dopotutto non aveva nulla da perderci, e Chidori, almeno, sarebbe stata soddisfatta.

Si sfilò, quindi, la sua pratica tuta militare, per infilarsi quei strani pantaloni che non ne volevano sapere di collaborare.

Prima di tutto si impigliarono con una maglietta, poi la zip sembrava difettosa e non voleva lasciarsi aprire e, infine, essendo poco elastici, si rese necessario un notevole sforzo – e dei movimenti piuttosto ridicoli – per tirarli sù.

Nonostante la disperata resistenza del capo di vestiario in questione, Sosuke uscì vittorioso anche da quella battaglia.

Si concesse un sorrisino soddisfatto.

Ora, doveva solo abbottonarli: una sciocchezza insomma.

Eppure aveva parlato troppo presto: la zip – ultimo, disperato, baluardo di difesa – non ne voleva sapere di cedere.

Fu proprio in quel momento che Sosuke sentì quel discorso.

“L'hai visto?”
“Sì, sì!”
“Secondo te ci ha visto?”
“No, ma che dici! Per fortuna ci siamo nascoste qui!”
“Uhm, sì, da qui possiamo osservarlo con calma. Hai portato la macchinetta fotografica?”

Sosuke interruppe momentaneamente la sua disperata lotta con la zip, fulminato dalla scoperta: nel camerino accanto al suo si nascondevano sicuramente due spie!
Doveva assolutamente scoprire chi fosse il loro obbiettivo.
Si rimise in ascolto.


“Sì, sì, ecco la macchinetta”
“Da qua. E abbassiamo la voce, o ci sentirà!”
“Sì, certo”
“Ah, eccolo è lui! Aw, quant'è fico Hiro Kyotaka!”

Uhm, dunque l'obbiettivo era un certo  Hiro Kyotaka.
In ogni caso doveva intervenire.
Decise di ascoltare ancora un poco.

“Aw, guarda che fisico”
“Già! Aspetta, però, devo dirti una cosa...”
“Spara!”


“Noo!”.
Sosuke spalancò la tendina della cabina, con la pistola in mano, pronto per uno scontro a fuoco, e strappò con un solo gesto la tendina dell'altra cabina, quella dove si nascondevano le due spie.

“Aaaahhhhhhhhhhh! Aiutoooo!”
“Un maniacooooo!”

Sosuke – a petto nudo, i jeans con la zip aperta, i capelli scompigliati, e la pistola in mano effettivamente sarebbe potuto passare benissimo per un maniaco – specie se colto ad aprire camerini altrui.


“Un maniaco!”
“Polizia!!”
“Aiuto!”
“Di qua, di qua, eccolo!”
“Correte!”

Kaname Chidori, in quell'istante – in quel preciso istante – fissando Sosuke a petto nudo e con i jeans strappati e slacciati, intento a puntare la pistola su due perfette estranee, riuscì solo a pensare che, il prima possibile, l'avrebbe riempito di botte.

“Sosukeee!!!”
“Oh. Chidori! Queste due...”
“Non fare nomi, e scappa!”. Urlò, afferrando l'altro per un braccio e trascinandolo fuori dal negozio, rischiando un linciaggio dalla folla inferocita.

Riuscirono a superare tutti, e, arrivando alle uscite, Kaname lanciò un paio di banconote alla cassiera, per pagare i jeans che Sosuke non aveva avuto modo di cambiarsi.

“Tenga pure il resto!”

La cassiera, terrorizzata alla vista di un maniaco trascinato via da una pazza, afferrando le banconote, riuscì solo a mormorare:
“Grazie e arrivederci”.




Continua.


Salve a tutti! ^_^
Questo è il primo capitolo di un esperimento su Full Metal Panic (volevo provare a scrivere qualcosa su queto anime); in ogni caso saranno pochissimi capitoli: non più di tre o quattro.
Ringrazio in anticipo chi commenterà. <3




   
 
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