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Autore: Rohan    19/05/2015    4 recensioni
3° Classificata (A pari merito) al Contest "La Musa Ispiratrice" [Multifandom: Naruto & Dragon Ball] di Nede
Dal testo: «Guarda qui, Gohan! Ho trovato tutte le foto di quando eri bambino!» disse Chichi, mostrando un album di foto al figlio, che lo prese in mano.
Dentro, vi erano varie foto.
Quando era un neonato dentro la culla, mentre faceva i primi passi, alcune mentre mangiava, altre dove rideva, giocava o parlava.
Fino all'età di quattro anni.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Pan, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick EFP/Forum: Rohan
Titolo: Saresti disposto a rinunciarci?
Pairing: Gohan/Videl
Personaggi: Gohan; Videl
Rating: Verde

Personaggi Secondari(Se ce ne sono): Pan
Pacchetto scelto: Silenzio
Prompt scelto(Solo per chi ne sceglie uno): Fotografia

Genere: Generale; Sentimentale; Malinconico
Note: Questa storia partecipa al " [ Multifandom: Naruto & Dragon Ball] Contest - La Musa Ispiratrice " di Nede.

Eccomi con una nuova OS, questa volta partecipante al Contest qui sopra indicato u.u

Beh... non ho niente da dire, leggete e vedrete xD

-Rohan♫ *e dal Gohan dentro l'armadio*


 


 


 


 

La stanza era illuminata dalla fioca luce della luna e delle stelle che si intravedevano dalla finestra di quella grande stanza, piena di libri, fogli e penne.

Lo studio di Gohan.

Era sera inoltrata, ma il Saiyan non aveva ancora intenzione di andare a letto.

Videl, dopo aver messo a letto la piccola Pan, di soli quattro anni, si era messa a letto ad aspettarlo, ma dopo una buona mezz'ora si era addormentata a causa della fatica di quel giorno.

Il giovane era pensieroso da tutto il giorno.

Quel giorno era andato a casa di sua madre, come faceva spesso, ma era successa una cosa che, per quanto banale potesse sembrare, lo aveva colpito e ammutolito per ore.

***

«Guarda qui, Gohan! Ho trovato tutte le foto di quando eri bambino!» disse Chichi, mostrando un album di foto al figlio, che lo prese in mano.

Dentro, vi erano varie foto.

Quando era un neonato dentro la culla, mentre faceva i primi passi, alcune mentre mangiava, altre dove rideva, giocava o parlava.

Fino all'età di quattro anni.

Da lì, le foto erano diventata ad un tratto diverse.

Le foto successive lo ritraevano già dopo un paio d'anni, rispetto alle ultime.

E qui la sua immagine era già diversa, non sembrava un bambino.

Una muscolatura troppo sviluppata per la sua età, uno sguardo e dei lineamenti di chi ha già conosciuto la morte, per essere di un bambino di pochi anni.

Sorrisi, sì.

Sorrisi finti, tirati, sforzati perché si sa: davanti alla fotocamera si deve sorridere.

Una in particolare chiese a sua madre di tenere: una che li ritraeva insieme ai suoi genitori.

Prima del Cell-Game, quando la tensione era alle stelle e cercavano la normalità in una cena per una festa di compleanno buttata un giorno a caso, solo per non pensare a quello che sarebbe potuto succedere nel giro di pochi giorni.

***

Anche se si sforzava, non ricordava bene quei giorni, anzi, non ricordava praticamente nulla della sua infanzia, se non gli allenamenti o le lotte per sopravvivere e salvare la terra.

Non era stato un bambino come gli altri, anzi: non era mai stato bambino.

Guardava sua figlia allenarsi in vista del torneo il pomeriggio e sorrideva.

Allenarsi e diventare più forte solo per un torneo, quello andava bene.

Non allenarsi perché altrimenti avresti condannato te e l'umanità, non si può chiedere questo ad un ragazzino.

Eppure a lui era toccato quel tipo di infanzia e avrebbe lottato con tutto se stesso per far sì che quella stessa sorte non dovesse toccare anche a sua figlia.

Doveva sognare unicorni e castelli, giocare con le bambole, andare in una scuola pubblica ed avere tanti amici.

Un tocco leggero sulla sua spalla lo fece sobbalzare.

«Che ci fai ancora sveglio?» Videl si era alzata e, non vedendolo al suo fianco lo andò a cercare.

Lui si passò una mano sul viso, sospirando. «Sì, scusa... si è fatto tardi, hai ragione» mormorò lui.

Lei lo guardò confusa, e gli prese il mento con una mano, costringendolo a guardarlo negli occhi. «Ehi? Mi dici che c'è?» gli chiese gentilmente.

Lui sorrise appena. «Non ho niente, stavo solo pensando ed ho finito col perdere la cognizione del tempo» spiegò prendendogli l'altra mano, portandola alle labbra e baciandola con un lieve tocco delle labbra.

«A cosa pensavi?» gli domandò Videl, andandosi a sedere sulle sue gambe, mentre scrutava con lo sguardo cristallino il cielo stellato.

Gohan le circondò la vita con le braccia e appoggiò il mento sulla sua spalla. «Alla mia infanzia. Guardando le foto di mia madre ho notato come mancano foto di interi anni, non perché siano andate perse, ma perché non ero proprio a casa, a causa degli allenamenti»

La giovane rimase in silenzio qualche secondo, per capire dove volesse andare a parare suo marito. «Non sei soddisfatto della tua infanzia?» chiese dopo qualche attimo.

Lui mugolò appena, non sapendo bene cosa rispondere. «Beh, sì, forse è questo il punto... credo» disse poco convinto.

«Se non avessi attraversato tutto quel percorso, non saresti l'uomo che sei oggi. Cioè, già così sei un imbranato, immagina se non avessi rischiato la pelle ogni tre per due!» disse tentando di farlo sorridere.

In tutta risposta lui s'imbronciò. «Sì, okay, lo so, però... quello che ho visto io, non dovrebbe vederlo nessun bambino» spiegò.

«Lo so, hai ragione, ma guardati: grazie a quelle esperienze sei coraggioso, forte, hai salvato il mondo e non so una volta» Videl si girò a guardarlo e gli baciò la fronte. «E se fossi stato diverso forse neanche ti amerei, non ci saremmo sposati e non avremmo avuto quella piccola peste che ci sta spiando da lì dietro» disse notando la bambina da dietro lo stipite della porta.

Gohan girò il viso e la guardò sorpreso. «Vieni amore» sussurrò vedendo la testolina della bambina sbucare dalla porta.

Pan, nel suo pigiamino con i cuoricini rossi, si avvicinò ai genitori. «Perché non dormite»

Gohan fece spallucce. «Stavamo parlando, adesso andiamo» le sorrise, accarezzandole i capelli arruffati.

«Ci controlli?» ridacchiò Videl alzandosi e prendendo la figlia in braccio.

Pan mugolò accoccolandosi su di lei e chiuse gli occhi.

Gohan si affiancò alla moglie e gli sorrise.

«Cambieresti il tuo passato rinunciando a questo?» gli domandò la corvina.

«Assolutamente no» rispose lui, incamminandosi verso l'uscita della stanza.

Non tutti i grandi ricordano di essere stati bambini, eppure anche loro lo sono stati, chi più e chi meno, ma quella è comunque una tappa importante della vita che non va mai scordata.

  
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