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Autore: Fenrir_23    19/05/2015    4 recensioni
Sono trascorsi nove anni dalla fine della serie, Sesshomaru è scomparso ...
“Rin ...” Sesshomaru puntò i suoi occhi sulla ragazza che aveva davanti. Incredibile come gli umani cambiassero in fretta: quando l'aveva vista l'ultima volta, lei aveva sedici anni e ancora le fattezze di una ragazzina, ma ora i lineamenti che ricordava avevano lasciato il posto a quelli di una giovane donna.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: questo capitolo è un pochino più corto dei primi due, ma ho preferito fare così piuttosto di allungare il brodo a tutti i costi ... grazie per i commenti, e fatemi sapere che ne pesante!











Ah – Un neutralizzò l'ennesimo demone di basso livello con un raggio di energia.

Rin si guardò rapidamente intorno. Aveva avuto la pessima idea di fermarsi a dormire a terra per la notte, e ora si trovava circondata da un gruppo di demoni pipistrello che sembrava non avere mai fine. Incoccò rapida una freccia nell'arco e ne neutralizzò l'ennesimo, ma sapeva che di quel passo non avrebbe potuto reggere a lungo. Doveva inventarsi qualcosa per uscirne.

Uno dei demoni la mancò per un pelo, graffiandole una guancia.

Fu a quel puntò che una grossa ascia da combattimento, lanciata mo' di boomerang, spazzò via la quasi totalità dei nemici. Una fiammata di fuoco caldo e denso fece il resto.

Rin alzò lo sguardo. Conosceva quell'arma e quel fuoco.

“Kohaku, Kirara!”

Il ragazzo smontò dalla volpe a tre code con un movimento veloce, salutando Rin. Crescendo, aveva sviluppato un fisico dalla muscolatura guizzante. I capelli scuri , raccolti in una coda, gli ricadevano lungo la schiena. La pesante armatura da combattimento che portava scricchiolò quando si avvicinò a Rin a grandi passi.

“Meno male che ti ho trovata, ero preoccupato!”

Lei gli sorrise lievemente. Dopo quello che c'era stato fra loro non riusciva più a essere spontanea come un tempo, ma comunque rimanevano buoni amici.

“Ti ringrazio, Kohaku.” Disse la ragazza, sincera. “Se non fossi arrivato mi sarei trovata in guai seri.”

“Non avresti dovuto andartene così.” Le rispose lui, con uno sguardo di lieve rimprovero. “Sono tornato al villaggio per una visita a mia sorella ieri sera, e proprio stamattina sono venuto a sapere di cos'era successo. Kagome San era molto in pena per te “… avrebbe voluto continuare, ma sapeva che sarebbe stato inutile: non aveva senso chiederle perché aveva voluto partire a tutti i costi, la risposta la sapeva già.

Preso dall'angoscia, le si avvicinò istintivamente. “Mi sono preoccupato ...la direzione in cui stai andando, pullula di demoni.”

Rin rimase in silenzio, limitandosi a fissarlo. Fu solo quando Kohaku la guardò negli occhi in modo strano e le si fece fin troppo vicino, che indietreggiò di qualche passo.

“Cosa stai ...”

Lui parve riscuotersi tutto ad un tratto.
“Perdonami Rin, mi sono fatto trasportare dal momento … dopotutto, non è passato così tanto tempo e a volte... mi tornano in mente quei ricordi.”

La ragazza sospirò appena. Lei e Kohaku si erano piaciuti tempo addietro, e se non ci fossero stati altri pensieri ad affollare la loro mente – e il cuore di Rin – forse avrebbero potuto avere un futuro insieme. Avevano passato bei momenti, ma lei non aveva mai smesso di pensare al Demone Cane che credeva di aver perso.

“Kohaku, io non ...”

“Lo so. “Mormorò lui, con un po di amarezza. “Ora che Sesshomaru Sama è tornato le mie possibilità sono meno di zero … e comunque, non mi permetterei mai.” Sospirò, poi si lasciò scivolare contro il tronco di un albero e aggiunse: “In ogni caso, nemmeno io voglio che Sesshomaru muoia, quindi ti seguirò.”

Rin accarezzò distrattamente una delle teste di Ah – Un.

“Sono contenta che almeno tu non abbia tentato di fermarmi.”

“Perderei in partenza.” Ammise lo sterminatore. Seguì qualche secondo di silenzio. “Sarà meglio che vediamo di riposare almeno qualche ora ...”

 

 

 

 

 

 

“Rin, perché mi stai seguendo?”

Trasformato nella sua vera forma di demone, Sesshomaru volava alto, mentre l'alba nasceva timidamente, segnando l'inizio di un nuovo giorno. “Posso sentire il tuo odore, è lontano e quasi impercettibile, ma lo sento … perché? Perché continui a seguirmi e a cercarmi? Starmi vicino è pericoloso.”

Il Demone interruppe di colpo il flusso dei suoi pensieri e si fermò, sospeso in aria, guardandosi in giro con circospezione. Lui era lì fra le nuvole, poco distante, poteva sentirne la presenza immensa, il grande potere demoniaco. Tornò alla sua forma normale e restò immobile, dov'era.

“Perché ora mi riaffiorano alla mente questi ricordi?”

 

 

Ora sta meglio, ma le ci vorrà almeno una notte di riposo per riprendersi.” Erano state le parole dell'anziana Kaede. “In ogni caso, è fuori pericolo.”

Sesshomaru l'aveva guardata con la coda dell'occhio, poi era tornato a fissare Rin.

Era stato via per quasi un mese e, quel giorno, al suo ritorno, l'aveva trovata a combattere per la vita, vittima di una di quelle malattie che si diffondevano rapidamente fra gli umani, in grado di avere spesso la meglio sul loro corpo fragile.

Se vuoi restare, non ti dirò di andartene ...” Gli aveva detto solamente Kaede, afferrando la candela che illuminava debolmente la stanza ed alzandosi. “Io ho bisogno di riposarmi.”

Che sfrontatezza, chiedere al padrone di trascorrere la notte sotto il tetto di una volgare casa uman-” Le parole del piccolo demone erano state interrotte bruscamente da Sesshomaru: “Jaken, taci.”

Allora andrò a coricarmi.”L'anziana aveva fatto scorrere lo Shoji alle proprie spalle, sparendo nella stanza adiacente.

Sesshomaru si era seduto accanto al futon di Rin, sfiorandole la fronte con una mano: l'aveva trovata tremendamente calda.

Jaken, vai fuori a controllare che non arrivino demoni, stanotte..” Aveva ordinato. Il piccolo mostriciattolo si era lasciato sfuggire uno sguardo perplesso – quella richiesta non aveva nessun senso - ma dopo una brutta occhiataccia da parte del suo padrone, era sparito immediatamente, senza fare troppe domande.

Rin ...” Quel nome era uscito dalle labbra di Sesshomaru in un soffio lieve.

Aveva davvero avuto paura di perderla, com'era già successo quando gli era stato impossibile salvarla dal regno dell'aldilà. Come quella volta, si era sentito schiacciato dall'impotenza, e aveva pensato a cosa avrebbe provato se lei se ne fosse davvero andata per sempre. Quando Kaede gli aveva detto che Rin era finalmente fuori pericolo, aveva provato un enorme sollievo. E gli sembrava di non riuscire più a starle lontano, per paura che lei potesse rischiare di nuovo, appena lui se ne fosse andato.

Non avrei dovuto stare via così a lungo ...” Si disse, mentre le sfiorava una guancia; nonostante la fronte bollente, i tratti delicati da adolescente della ragazza erano rilassati, ad indicare che stava davvero meglio.

Sesshomaru l'aveva fissata, sorpreso, quando gli occhi di Rin si erano aperti lievemente, e l'aveva osservata mentre sbatteva le palpebre dalle ciglia lunghe più volte per mettere a fuoco ciò che c'era davanti a lei.

Sesshomaru Sama, siete tornato ...” Le parole di Rin erano uscite in un sussurro, mentre i grandi occhi scuri le si richiudevano per la stanchezza. “Sono così felice ...”

Il demone non aveva detto nulla: era solo rimasto immobile dov'era, seduto accanto a lei. Quella notte, non aveva voluto perderla di vista.

 

 

 

 

 

 

 

“Finalmente ti rivedo, Sesshomaru.”

Una figura possente, dai lunghi capelli neri simili ad una criniera e il fisico grosso e muscoloso si fece largo fra la foschia delle nuvole: i lineamenti del suo viso, duri e spigolosi, s'incresparono in un sorriso inquietante. La pelliccia nera che gli ricopriva il corpo, partendo dalla schiena, fluttuò nel vento, mettendo in mostra la robusta armatura da guerra di cui era rivestito. Gli occhi color ambra, cerchiati di rosso, s'illuminarono di un inquietante bagliore.

Sesshomaru scrutò a lungo il suo nemico. Come aveva sospettato, l'Orso era riuscito a recuperare gran parte delle energie che Sesshomaru non aveva ancora ripreso dall'ultima battaglia. Le possibilità di vittoria del demone cane erano molto basse; eppure non aveva scelta. Tante cose gli impedivano di fuggire: il suo orgoglio, il desiderio di proteggere Rin, la voglia di battersi nonostante tutto.

“Sei dunque venuto sin qui per regolare i conti.” Disse solamente, preparandosi alla lotta. Estrasse Bakusaiga dal fodero con un suono secco e metallico.

“E sia, preparati a morire.”

 

 

 

 

 

 

 

Un tremendo boato fece tremare la terra, mentre il cielo, oltre le vicine montagne, iniziava ad oscurarsi sinistramente.

Rin alzò la testa, guardando verso l'alto, preoccupata.

“ è iniziata … “Mormorò solamente, mentre Kohaku, poco distante, stava finendo di consumare una cena piuttosto scarna.

Un'altra scossa; seguita da vento fortissimo, tanto che Rin fu costretta ad aggrapparsi ad un albero, per evitare di cadere all'indietro. Poi alzò lo sguardo e lo vide. Da così lontano, era solo un punto bianco nel cielo, seguito da una scia luminosa, ma la ragazza era certa di non sbagliarsi: quello era Sesshomaru nella sua forma demoniaca. Le mancò un battito al cuore, quando scorse un essere scuro grande almeno tre volte il demone che amava, che oltrepassava le nuvole, seguendo il grande cane bianco. Una luce si sprigionò da quel punto, poi, altro vento, più forte di prima.

Rin montò in groppa ad Ah – Un con un balzo.

“Ferma, è troppo pericoloso!” La mise in guardia Kohaku.

“Non posso stare qui a guardare ...” la ragazza lo osservò a fondo, cercando di fargli capire quello che provava. “Voglio tentare di avvicinarmi il più possibile … non so cosa potrò fare ma, almeno, voglio essere abbastanza vicina da raggiungerlo appena sarà tutto finito.”

Kohaku si rimise in piedi, annuendo gravemente.

“Va bene Rin … andiamo.

 

 

 

 

 

 

 

Sesshomaru affondò le zanne affilate nella carne dell'avversario, assaporandone il sangue. La sua saliva velenosa penetrò nella pelle squarciata del nemico, facendolo ruggire dal dolore. Il Grande Demone Orso colpì Sesshomaru con una delle gigantesche zampe dagli artigli affilati, lanciandolo verso il basso, a terra. All'impatto con il suolo, il cane scavò una profonda voragine sotto di sé; quando si rimise in piedi a fatica, una cascata di sangue di un rosso vivido colò lungo la profonda ferita che aveva riportato al petto.

Il Demone cane tornò alla sua forma originale: era stremato, non aveva le forze per continuare a combattere. Cercò di estrarre Bakusaiga dal fodero, ma improvvisamente gli parve di avere le braccia pesanti come piombo. Era finita, non c'era molto altro da dire. Come aveva immaginato fin da subito, non aveva ancora recuperato forze a sufficienza per affrontare quella battaglia, e non riusciva a rigenerarsi: anche il suo avversario aveva riportato ferite gravi, ma era ancora perfettamente in grado di combattere. La forza per dare al Demone Cane il colpo di grazia, non gli mancava di certo.

Sesshomaru percepì qualcosa di caldo che gli colava lungo il petto, impregnando il Kimono bianco. Odore di morte: stava sanguinando spaventosamente, tanto che una pozza di sangue si era formata ai suoi piedi. Gli si appannò la vista, ma non si mosse da dov'era: non sarebbe morto dando la soddisfazione al suo avversario di crollare a terra come un verme.

Mentre l'Orso avanzava faticosamente verso di lui, in quel momento che sembrava eterno, Sesshomaru pensò a Rin. Avrebbe voluto continuare a combattere, per lei, per rivederla e dirle che andava tutto bene, per consolarla e starle accanto ... ma il suo corpo era come paralizzato. Ad ogni goccia di sangue che cadeva a terra, l'energia gli veniva meno.

“Fermo!”

Qualcosa entrò nel campo visivo del demone cane:con la vista offuscata, distinse i contorni di un pesante kimono rosso, capelli bianco neve, orecchie. Odore di mezzodemone.

“Inuyasha … non ho nessuna intenzione di farmi aiutare da uno come te … togliti, questa è la mia battaglia ...” Riuscì solo a a dire, in un soffio, prima di crollare.

 

 

 

 

Odore di pioggia, di polvere, terra e di tanto sangue. Sesshomaru riacquistò i sensi debolmente, quel tanto che bastava per permettergli di porsi delle domande. “Sono forse … morto?” Si chiese, mentre cercava di distinguere qualcosa fra la marea di chiazze sfocate che la vista offuscata gli consentiva di percepire. Azzurro, grigio e bianco: cielo? Qualcosa di bagnato che gli scorreva sul viso: sangue o acqua. Forse era ancora vivo … fiutò l'aria, percependo un odore che non poteva distinguere: Inuyasha, era lì vicino. Era stato forse lui … a mandar via il Demone Orso, di cui Sesshomaru non percepiva più la presenza? Una rabbia improvvisa gli montò dentro al petto, insieme al suo orgoglio ferito per quella sconfitta così netta, aggravata oltretutto dall'aiuto del suo fratellastro. Era forse vivo per merito suo? Non l'avrebbe mai perdonato per un simile affronto.

L'oscurità tornò ad avvolgere il demone: mentre le forze lo abbandonavano nuovamente, gli parve di sentire una voce, in lontananza, ma non avrebbe saputo dire se fosse reale o solamente immaginaria.

“Sesshomaru Sama!”

 

   
 
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