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Autore: SSJD    20/05/2015    6 recensioni
Rieccomi! Torno con il nuovo capitolo della saga di 'Come Fratelli'. L'avevo promessa ed eccovela servita. Dire che ho scritto una storia mooolto, ma moooolto originale, è dir poco, dato che praticamente sconvolge di gran lunga la trama originale del manga. I fatti risalgono al periodo post Majin Bu e hanno come base i fatti accaduti in CF1 e, in parte, in CF2. La dicitura OOC è solo perchè, in 'sto sito, pare che chi non descriva Vegeta come un personaggio sadico, cinico e bastardo, venga puntualmente cazziato nelle recensioni. Quindi io ci metto OOC, così posso descriverlo come voglio, anche se per me, di fatto, il Vegeta post Majin Bu è perfettamente IC a come l'ho raccontato io... o quasi...
Fatemi sapere se così è anche per voi e soprattutto, se anche questo racconto vi è piaciuto come gli altri.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NOTA AUTORE:
Riassunto 'COME FRATELLI, 1': Dopo essere stata salvata da Vegeta, da un tentativo di violenza da parte di Yamko, Bulma comprende di essere innamorata del principe dei sayan. Quest'ultimo accetta di buon grado le attenzioni della donna e decide di farla sua, seguendo le discutibili tradizioni sayan. Queste ultime sono il fulcro di tutta la storia. Bulma accetta di farsi imprimere il nome sayan del principe sulla pelle, prima che i due possano fare l'amore, per la prima volta. La prima volta per Vegeta, ma non per Bulma. La ragazza aveva già consumato, in passato e non solo con Yamko. Un intero capitolo della storia era dedicato al ricordo che Bulma aveva della notte precedente il 23° torneo Tenkaichi, quello in cui Goku conobbe Chichi. Il ragazzo era andato nella sua camera e per uno strano giro di chiacchiere sul passato, sul presente, sul futuro, erano finiti a fare sesso. La questione, per entrambi era morta e sepolta, fin dal giorno seguente, quando Chichi aveva chiesto al sayan di sposarla, lì, davanti a tutti. Presa dall'euforia del matrimonio del suo migliore amico, Bulma aveva scelto di rimettersi insieme a Yamko, fino alla sera in cui aveva deciso di lasciarlo e lui aveva tentato di violentarla. 
In questo nuovo racconto, il vecchio scheletro nell'armadio di Bulma e Goku tornerà a battere cassa. Come reagiranno i protagonisti della vicenda?
Eccovi la mia personalissima versione! Spero sia di vostro gradimento e, in ogni caso, fatemelo sapere. Le recensioni, anche quelle critiche, sono sempre gradite, purchè siano cordiali e NON riguardino la trama.
Grazie!
 
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GOTENKS



Ore 15.00
 
Nei peggiori bar dell’inferno, gli eterni rivali del principe dei sayan osservano impazienti le immagini passate sullo lo schermo gigante, gentilmente messo a disposizione dai peggiori demoni. Osservano e attendono ansiosi che quel dannato sayan ponga fine alla sua esistenza, facendosi saltare per aria per tentare di uccidere quell’essere immondo, che prende il nome di Majin Bu. Aspettano ansiosi che la sua dannata anima passi da Re Yammer e che lui prenda la corretta decisione di spedirla all’inferno, permettendo così a tutti loro, di prendersi una personale vendetta, su quel maledetto principe.
Cell, Freezer, Zarbon, Dodoria, la maggior parte dei componenti della squadra Ginew e anche Napa, con molti altri sayan uccisi dallo stesso Vegeta, guardano lo schermo con un sorriso sadico dipinto in volto e assaporano il momento in cui, finalmente, potranno portare a termine la loro vendetta.
Lo aspettano tutti, Vegeta, il sadico principe dei sayan.
Nella sua vita aveva distrutto più pianeti di quanti lui stesso potesse ricordare e questo, a Re Yammer, non era sicuramente sfuggito.
Poco importava poi, che Vegeta avesse contribuito all’eliminazione di molti dei discutibili personaggi, che ora attendono inquieti il suo imminente trapasso.
 
Da quando Goku era morto per mano di Cell, l’unica volta in cui gli era stato permesso tornare, era stato il Natale pochi giorni dopo la nascita di Goten. Dopodiché più nulla. Erano passati sei anni senza che né Vegeta, né Chichi e nemmeno i suoi figli, avessero più sue notizie.
Goku li aveva abbandonati, tutti.
Aveva affidato la sua famiglia alle cure di colui che considerava suo fratello e il principe aveva accettato il ruolo, per  lunghissimi anni. Aveva cresciuto Gohan e Goten come se fossero suoi figli ed era sempre stato vicino a Chichi, come se fosse la sorella che non aveva mai avuto.
Vegeta aveva fatto tutto questo perché lo aveva promesso a Goku, prima di morire e il suo orgoglio gli impediva di infrangere una promessa; perché non mantenerla sarebbe stato come tradire se stesso, il suo migliore amico e anche il suo popolo.
E poi, tutto sommato, a Vegeta tutto questo non dispiaceva affatto.
Non gli dispiaceva perché in sei anni si era dimostrato un padre per Gohan e Goten molto migliore di quello che era stato Goku.
Almeno in questo, Vegeta sentiva di aver nettamente superato il suo amico. Senza alcun dubbio.
Lui c’era sempre stato, per Gohan, prima di tutti. Aveva fatto crescere Goten e Trunks come fratelli e di questo, Chichi e Bulma, gli erano infinitamente grate. Erano stati per anni come una grande famiglia e tutto era stato idilliaco e governato da un ‘equilibrio’ quasi magico, il tutto gestito magistralmente dal principe dei sayan.
Un giorno però, quell’equilibrio si era rotto, andando in frantumi come un vaso di cristallo colpito da un proiettile lanciato da una fionda.
Era stato in occasione del 25° Tenkaichi.
Pochi giorni prima dell’inizio del torneo, mentre Vegeta stava allenando Trunks e Gohan allenava Goten, fu proprio la voce di Goku a squarciare il cielo e come un fulmine distruggere letteralmente l’equilibrio interiore che Vegeta si era lentamente creato, in tutti quegli anni.
“Parteciperò anch’io al torneo” aveva detto con una naturalezza da far saltare i nervi.
Da quel momento, nel cuore del principe era cominciato a germogliare un sentimento che da anni non sentiva più.
Un sentimento che Bulma, Trunks e tutta la sua famiglia acquisita gli avevano fatto scordare o semplicemente assopire, fino a plasmarlo e a farlo diventare un essere perfetto.
Perfetto, come Goku.
Anzi, ancora più di lui.
Forte, leale, corretto fino all’esasperazione. Molto più umano di molti umani che lo circondavano.
Aveva insegnato a Goten e Trunks, tutti i princìpi su cui si fondava la cultura sayan: l’orgoglio del grande popolo che erano, a leggere, scrivere e soprattutto, la virtù, perché di virtù si trattava, di non mentire mai. Pensava che fosse ancora troppo presto per ‘istruire’ i due bambini sulla questione donne, come aveva fatto con Gohan, quando aveva già dieci anni. Ci sarebbe stato tempo, per quello, o almeno così pensava Vegeta, prima che il seme nascosto nel profondo del suo animo, cominciasse di nuovo a germogliare.
Il fatto che Goku avesse deciso di tornare solo per partecipare ad uno stupido torneo di arti marziali, aveva come velocizzato la crescita di quel germoglio, che presto andò a imprigionare il cuore di Vegeta in un gomitolo contorto, fatto di quel sentimento ormai a lui sconosciuto da anni: l’odio.
Nei giorni che erano seguiti a quell’annuncio, l’umore e il comportamento del principe erano mutati enormemente. Aveva iniziato a rifiutarsi di allenare nuovamente Trunks, Gohan e Goten e passava molto tempo sul monte Everest, a covare quell’odio che lo stava facendo tornare ad essere ciò che era: lo spietato principe dei sayan.
 
Poi era arrivato il giorno del torneo, lui era capitato proprio con Goku e la cosa lo aveva reso estremamente felice. Finalmente poteva farla pagare a colui che era rimasto volontariamente lontano, che volontariamente aveva disdegnato tutto e tutti solo per potersi continuare ad allenare nell’aldilà e che, sempre volontariamente, aveva deciso di non concedere loro più alcuna visita, per sei lunghissimi anni. Avrebbe potuto finalmente affrontarlo di nuovo, se il destino non si fosse messo in mezzo giocandogli il fastidiosissimo scherzo di iscrivere i Kaio Shin al torneo, venuti sulla Terra per informarli dell’imminente arrivo di Majin Bu.
Nel bel mezzo del torneo, nel momento stesso in cui Goku aveva spiccato il volo per dirigersi verso l’astronave di Babidi, l’odio germogliato nei giorni precedenti al torneo aveva invaso quasi completamente il corpo di Vegeta e, per questo motivo, non fu per niente difficile, a Babidi, impossessarsi della sua mente.
MajinVegeta aveva combattuto con Goku con l’idea di sconfiggerlo; di sconfiggere la parte perfetta di se stesso che si rifletteva nel sayan che aveva di fronte.
MajinVegeta odiava Goku e il Vegeta perfetto che era diventato, vivendo sulla Terra.
Lo odiava perché sei anni prima gli aveva detto che sarebbe tornato, un giorno e invece non si era mai più fatto vedere.
Lo odiava perché era stato lontano dalla Terra per tutti quegli anni perché così, aveva detto, nessun altro avrebbe minacciato gli esseri umani, ma era stato inutile. Era arrivata una nuova minaccia, indipendentemente dal fatto che lui fosse ancora in vita o meno.
Lo aveva capito bene, Vegeta. Quei sei fottutissimi anni di lontananza da lui, da suo fratello, non erano serviti a nulla, se non a provocare tanta sofferenza nei suoi figli, in sua moglie e in lui stesso.
Ora poteva avere la sua vendetta.
Aveva dovuto distruggere mezzo stadio per provocare l’amico, pur sapendo che sarebbe stato sufficiente torcere un solo capello a Chichi per costringerlo a combattere.
Ma lui, il principe, in tutti quegli anni aveva imparato ad amarla, come una sorella e mai e poi mai avrebbe potuto farle del male, solo per provocare la reazione dell’avversario. Aveva preferito uccidere senza pietà gente di cui non gli importava nulla, colpevole solo di voler assistere a quel dannato torneo, inconsapevole della battaglia interiore che si stava combattendo dentro la mente di quello strano essere dai capelli dorati e ondeggianti al vento che, in pochi istanti, aveva distrutto le loro vite.
Goku non glielo aveva perdonato. Sapeva bene a che punto sarebbe potuto arrivare Vegeta pur di affrontarlo. Non aveva potuto fare altro che accontentarlo e aveva combattuto contro di lui senza neppure mostrargli la sua vera forza, solo per cercare di convincerlo che quello non era lui, non era il vero principe dei sayan, non era più il suo amico. Aveva combattuto con questi obiettivi, per ritrovare colui che aveva sempre considerato suo fratello, ma aveva perso. Goku era stato atterrato da un colpo a tradimento di MajinVegeta, che era poi andato ad affrontare da solo Majin Bu.
 
Ora però, poco prima di provocare l’esplosione che gli avrebbe tolto la vita, nella vana speranza di portarsi all’inferno quell’orribile creatura, gli occhi dei simpatici esseri infernali che bramavano l’imminente arrivo del principe si sgranarono, fino ad uscire dalle orbite. Non potevano credere a ciò che quel dannato sayan aveva appena fatto e, soprattutto, detto.
“Di' a tua madre di perdonarmi per ciò che ho fatto allo stadio e mi raccomando, Trunks, d’ora in avanti dovrai occuparti tu di lei. Da questo momento sei il principe dei sayan, ricordatelo bene. Io devo andarmene e salvare questo pianeta da quel mostro. Mi dispiace, Trunks. E tu, Goten. Saluta la tua mamma da parte mia. Vi voglio bene, bambini.”
Un istante dopo aveva fatto addormentare entrambi i bambini, che lui stesso aveva fatto nascere, come faceva sempre, quando erano piccoli e non ne volevano sapere di dormire e li aveva consegnati a Junior, per allontanarli dall’esplosione che, di lì a poco, avrebbe scatenato, togliendosi, di fatto, la vita.
 
Ore 15.05
 
Vegeta apparve davanti a Re Yammer. Gambe divaricate, braccia conserte e sguardo truce, pronto a ricevere la sua punizione, per tutti i casini che aveva combinato nella sua vita.
Re Yammer lo guardava, dall’alto della sua scrivania. Consultava i volumi che raccoglievano i ‘fatti della vita’ del sayan che aveva di fronte e scuoteva la testa in continuazione. Dopo interminabili minuti durante i quali Vegeta si era notoriamente spazientito, lo stesso principe si alzò in volo fino ad arrivare sopra la scrivania del re e, con fare di chi non è più disposto ad aspettare, gli disse:
“Hey, tu. Ti vuoi decidere o no? Mi vuoi mandare nel posto che mi spetta o devo aspettare ancora per molto?”
“Ehm… vedi… Vegeta, non è così semplice, come credi. Ci sono diverse cose da valutare…”
“Che cose?” chiese il principe perplesso.
“Ecco, vedi… il problema è che hai distrutto qualcosa come duecento pianeti, sterminato migliaia di vite e non per ultimo, oggi hai fatto fuori mezzo stadio e parte della città… hai combinato un vero disastro, sai?” spiegò Yammer sfogliando le pagine dell’enorme libro con tutti i nomi delle vittime seminate negli anni dal sayan.
“Beh, allora? Non mi sembra così difficile decidere dove mandarmi, ti pare? Mi sembra che un posto all’inferno non me lo possa togliere nessuno, o sbaglio?”
“E invece ti sbagli proprio, Vegeta. Ti sei salvato da solo…dall’inferno. Credo che tutti i simpatici personaggi che ti stavano aspettando laggiù a quest’ora si staranno mordendo la coda dalla rabbia per ciò che hai fatto.”
“E che cosa avrei fatto, di tanto eclatante?” chiese Vegeta sempre più stupito, ma soddisfatto di aver fatto ‘innervosire’ i suoi simpatici ex amichetti.
“Beh, sai… chi sacrifica se stesso per tentare di salvare gli altri, merita già di andare dai re Kaio. Tu, in più, hai chiesto perdono a tua moglie e a tuo figlio per ciò che hai fatto allo stadio… Come posso mandarti giù, all’inferno?”
Re Yammer cominciò a tamburellare spazientito l’enorme matita che teneva in mano sull’ultima pagina del libro della vita di Vegeta. Poi, dopo aver sbuffato generando una corrente d’aria che fece volare via molte delle anime che aspettavano il loro turno in coda, dietro Vegeta, alzò lo sguardo per poter guardare il principe negli occhi e disse:
“Sei un bel problema, Vegeta. Ho deciso di lasciarti il corpo, come ho fatto con Goku, anni fa, ma non posso farti accompagnare dai re Kaio. Dovrai fare come fece Goku la prima volta che passò a miglior vita e risalire il serpentone fino al pianeta di re Kaio del Nord. È lì che starai, per sempre. Non ti è permesso volare. Dovrai camminare o al massimo correre per tutta la lunghezza del serpentone, facendo attenzione a non cadere. In questo modo avrai tempo di riflettere sugli errori che hai fatto negli ultimi giorni, prima di arrivare completamente ‘pentito’ da Re Kaio del Nord. È chiaro, Vegeta?”
“Sì, sì, va bene. Così finalmente potrò affrontare Kaaroth in un torneo fra galassie, senza che nessuno ci disturbi più.” concluse Vegeta aprendo in volto il sorriso di soddisfazione più sincero che qualcuno gli avesse mai visto fare.
 
Mentre Vegeta partiva per la sua destinazione finale e all’inferno si consumava la peggiore zuffa da bar che si potesse ricordare per la terribile occasione di vendetta mancata, sulla Terra Majin Bu aveva già cominciato a ‘caramellare’ parecchi cittadini per poi ingurgitarseli leccandosi le ditone rosa. Tutto questo accadeva mentre, al palazzo del Supremo, si stava per consumare quello che sarebbe stato il più grande equivoco che la storia dei sayan avrebbe mai ricordato.
 
 
Chichi, svenuta subito dopo aver saputo della presunta scomparsa di suo figlio Gohan, giaceva immobile su un lettino, assistita dalle amorevoli cure di suo padre. Goten e Trunks, dormivano come ghiri a causa del ‘metodo sayan’ che avevano subito, solo pochi minuti prima, proprio da colui che entrambi consideravano come loro padre, da sempre. Al palazzo del Supremo regnava un silenzio tombale, rotto soltanto dai singhiozzi di Bulma, che proprio non riusciva a farsene una ragione di aver perso la persona che, dopo suo figlio, amava più di ogni altra al mondo. Seduta in un angolo di una stanza in penombra del palazzo, teneva la testa affondata tra il petto e le ginocchia, che stringeva a sé circondandole con le braccia. Sembrava una bambina a cui era stato portato via il pupazzo preferito, solo per cattiveria, solo per vederla piangere.
“Popo, va a svegliare i bambini. Non ho più molto tempo e devono imparare la fusione prima che io me ne debba andare. Portali qui, questa stanza andrà benissimo, per l’allenamento”
Bulma sentì Goku spiegare all’assistente di Dende cosa doveva fare. Sentì i passi del suo migliore amico avvicinarsi proprio alla porta della stanza dove si era rifugiata, per cercare di placare il dolore per la perdita di Vegeta, senza alcun successo. Si asciugò in fretta le lacrime, ma subito ne comparvero di nuove, non appena vide Goku comparire sull’uscio.
Quando il sayan la vide, si avvicinò illuminando leggermente la stanza con la luce fioca sprigionata dalla sua aureola. Allungò una mano verso di lei per aiutarla ad alzarsi. Bulma gliela pose passivamente e si alzò senza opporre resistenza. Appena l’ebbe di fronte a sé, Goku le fece alzare il volto e le asciugò le lacrime prendendole il viso tra le mani e facendole una carezza, passandole entrambi i pollici sulle guance bagnate da lacrime salatissime, perchè provenienti dal profondo del suo cuore.
Le aveva fatto alzare il viso, per permettere a quei profondissimi occhi neri che lei conosceva benissimo di fissarsi nei suoi, ancora pieni di lacrime. Quando finalmente Bulma si decise incrociare il suo sguardo con quello altrettanto triste di lui, Goku le disse:
“Bulma, mi dispiace. Farò di tutto perchè possa tornare, te lo prometto. Ti prego, ora smetti di piangere, se Vegeta ti vedesse così pensi che non si dispiacerebbe? Si chiederebbe che fine ha fatto la Bulma Brief forte e tenace che non si arrende mai e che ha sempre conosciuto, non credi?”
“Io… io… non credo di farcela, Goku. Vegeta è la mia forza. Come posso fare senza di lui?” gli rispose lei ricominciando a singhiozzare.
“Vedrai che si risolverà tutto. Non so ancora come, né quando, ma ti prometto che farò l’impossibile per sistemare questo pasticcio, ok?”
Così dicendo Goku l’abbracciò. La strinse a sé permettendole di sfogare la sua tristezza sul suo petto. Le lacrime di Bulma bagnarono la sua tuta per interminabili minuti. In quell’abbraccio c’era tutto il calore emanato dal corpo del suo migliore amico e assaporare ancora una volta, dopo tanto tempo, quanto bene lui le volesse ancora, le diede finalmente un po’ di pace. Il sayan le accarezzava i capelli e le lasciava di tanto in tanto un tenero bacio sulla fronte.
Tutti innocenti gesti d’affetto che solo tra fratelli e sorelle possono essere così dolci e delicati.
Tutti gesti d’affetto che nessuna delle persone presenti in quel momento al palazzo del Supremo avrebbe equivocato, se avesse assistito alla scena.
Nè Chichi.
Nè Vegeta.
Nessuno.
Tutti conoscevano il rapporto di profonda amicizia che legava i due, paragonabile solo al rapporto nato pochi anni prima tra Chichi e Vegeta.
Tutti, tranne chi, un po’ per la troppo giovane età, un po’ per curiosità e, per ultimo, ma non meno importante, la voglia di scoprire il mondo degli adulti, quella scena non poteva di certo capirla.
Svegliati da Popo, Goten e Trunks non riconobbero né il posto dove si trovavano, né la persona che era andata a disturbare il loro sonno e, una volta destati, sfuggirono al controllo del buffo assistente di Dende, scappando e azzerando l’aura, per non farsi trovare. Vagarono per qualche minuto per l’immenso palazzo, alla ricerca di indizi per capire dove si trovassero.
Ad un tratto, percorrendo l’ennesimo porticato che dava su un magnifico giardino fiorito, Goten si bloccò davanti alla porta della stanza in cui il suo papà stava amorevolmente consolando la mamma del suo amichetto e lo fermò chiamandolo sottovoce:
“Trunks, Trunks, vieni… sento l’aura del mio papà provenire da dentro questa stanza. Vediamo cosa fa.”
I due bambini si affacciarono al piccolo davanzale della finestra che dava sul giardino e, quando videro i due teneramente abbracciati, sbatterono le palpebre due o tre volte facendosi comparire in volto un’espressione molto, ma molto perplessa.
Qualche istante dopo, di accovacciarono sotto il davanzale e, guardandosi, scoppiarono entrambi a ridere, mettendosi le manine sulla bocca, per non farsi sentire.
Quando l’attacco di risolite terminò, Goten guardò l’amichetto e gli chiese:
“Ma cosa fanno, Trunks? Si danno i bacini?”
“E sì eh! Ѐ così che fanno i grandi, non lo sai?” rispose Trunks pieno di sé.
“Davvero? E poi cos’altro fanno?” chiese Goten che, ovviamente, non poteva sapere come si comportano un uomo e una donna, visto che per tutta la sua vita aveva vissuto con sua madre e suo fratello.
Goten non aveva mai visto sua madre abbracciata a nessuno che non fosse stato suo padre, giusto quei trenta secondi, prima dell’inizio del torneo.
Vegeta non l’aveva mai fatto, o almeno, mai di fronte a lui a Trunks e a Gohan.
Per ultimo c’era Gohan che aveva appena conosciuto Videl e Goten lo aveva visto insegnarle a volare e a creare una sfera luminosa nelle mani, ma niente di più.
Il povero bambino non poteva sapere e nemmeno capire che ciò che il suo amichetto gli stava per dire era la più grossa castronata che si potesse mai inventare.
Con aria di sufficienza, Trunks si schiarì la voce e gli disse:
“Beh, ma non sai proprio nulla allora. Non sapevi cosa fosse un mago e ora non sai che tuo papà e mia mamma stanno facendo l’amore?”
“L’amore? E che significa?” chiese il bambino grattandosi la testa con il tipico gesto che avrebbe fatto suo padre.
“Mamamama Goten?!? Possibile che tu non lo sappia? Quando un papà e una mamma fanno così, poi viene un bambino, nella pancia della mamma!” spiegò Trunks come se fosse una delle verità assolute della Terra.
“Un bambino?” ripeté interdetto Goten.
“Certo! Come credi che nascano i bambini? Non penserai mica che si trovino sotto i cavoli, vero? Già, ma forse tu sei ancora piccolo per sapere queste cose. Non come me che frequento già la scuola”
“Hey, non sono piccolo, sai? Ho solo un anno in meno di te… ma… Trunks? Ma allora se la tua mamma avrà un nuovo bambino, sarà mio fratello o tuo fratello?” chiese Goten totalmente fiducioso che il suo amichetto fosse a conoscenza dell’intero scibile umano.
“Beh, ma che domande, di tutti e due no? Ma io sono il nuovo principe dei sayan, quindi deciderò io come si chiamerà e gli allenamenti che dovrà fare e quando potrà venire da te e…
“Bambini? Cosa state facendo lì sotto?” chiese la voce di Goku proveniente dalla finestra appena sopra le loro testoline.
“Ugh… niente… niente…” dissero i due bambini imbarazzatissimi, all’unanimità.
“Forza allora, venite, non ho più molto tempo e devo insegnarvi la fusione, prima di tornare da Re Kaio”
I due bambini fecero spallucce, come se fossero totalmente indifferenti a quanto gli era stato appena imposto di fare. Avevano ben altro per la testa, ovvero, come chiamare il loro ormai certo fratellino.
I primi due tentativi di fusione furono di fatto un totale disastro. I due bambini non riuscivano a concentrarsi e, di tanto in tanto, si scambiavano qualche parere su nomi assurdi, sparati completamente a caso. All’ennesimo errore, Goku si arrabbiò parecchio e li sgridò severamente:
“La volete finire o no di dire tutti questi nomi? Si può sapere di chi state parlando? Guardate che fra poco me ne dovrò andare e solo se riuscirete a portare a termine una fusione decente, potrete sconfiggere quel mostro. Avete capito?”
I due bambini si erano quasi messi a piangere, per come Goku li aveva sgridati, ma poi, ricordandosi degli insegnamenti di Vegeta: ‘I sayan non piangono mai davanti ad altri sayan’, erano tornati immediatamente seri. Si erano concentrati veramente tanto e, finalmente, avevano portato a termine la fusione portando alla luce l’essere che avrebbe potuto distruggere Majin Bu: Gotenks, nome che i bambini scelsero all’unanimità, per il loro ipotetico fratellino.



 
   
 
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