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Autore: Ink Voice    20/05/2015    4 recensioni
Una breve one shot che avevo bisogno di scrivere, uno sfogo e una preghiera dopo anni sopportati ad ascoltare le canzoni del mio gruppo preferito, che mi ha aperto gli occhi sul mondo della musica, nei quali mi sono ininterrottamente chiesta il perché fossi costretta a dovermi rassegnare. Perché i Beatles non sono altro che un'illusione di un passato che non tornerà più e che sono costretta a rimpiangere, non avendo avuto la possibilità di conoscerlo e di amarlo davvero.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’altra giornata di scuola è andata. Una giornata bruttissima, tra parentesi, più per la noia che assale l’intera classe durante le lezioni che per altri motivi; non ci sono stati brutti voti o cattive notizie, per fortuna, ma fin troppe volte quel luogo maledetto ha un effetto soporifero su tutti.  Il tragitto fino a casa, poi, è sempre troppo lungo per poterlo sopportare in silenzio, soprattutto quando non si ha qualcuno con cui fare un pezzo di strada.
Ma ormai ho iniziato ad apprezzare questa mia situazione, delle volte anche a ringraziare di non avere nessun amico con cui parlare in questi momenti. Non perché mi piaccia isolarmi dagli altri o perché la mia vita sociale sia semplicemente inesistente, ma perché ho conosciuto qualche tempo fa un metodo per passare il tempo a mio parere migliore di chiacchierate demenziali con compagni di classe che non lasciano niente dentro di me, se non il ricordo di qualche fuggevole risata della quale, però, ho dimenticato dopo qualche momento il motivo per cui essa sia venuta a esserci dopo qualche battuta che non è rimasta impressa nella mia memoria.
Perciò cuffiette nelle orecchie e via; inauguro il viaggetto di ritorno con la playlist di canzoni esclusive, firmate dal gruppo che per primo è riuscito a insinuarsi dentro di me, fino a rendermi totalmente dipendente da esso.
I Beatles. Ecco cos’è il metodo per trascorrere il tempo che mi divide dal ritorno a casa, che non per questo motivo mi farà togliere gli auricolari e interrompere la magia in cui annego per minuti interi, purtroppo troppo brevi quando mi sento così bene e in pace. Un inudibile sospiro sfugge alle mie labbra appena dischiuse.

 
Pools of sorrow, waves of joy are drifting through my open mind
Possessing and caressing me

Quasi non mi accorgo dell’improvvisa lentezza che mi costringe a rallentare i miei passi, che iniziano a farsi più barcollanti e insicuri. Lo so bene, il perché. È la malinconia inevitabile che provo quando ascolto le loro canzoni, sapendo che essendo loro il mio gruppo preferito ho già deciso la mia condanna a non provare tante emozioni ed esperienze che altri ragazzi possono sperimentare quando vogliono.
Insomma, il loro gruppo preferito non si è sciolto quarantacinque anni fa e due dei membri non sono morti. Io invece ho commesso l’errore di innamorarmi di quelle voci, delle corde delle chitarre da loro pizzicate a formare melodie che sono entrate dentro di me, nelle quali ho trovato le emozioni da me provate sottoforma di musica.
Nonostante la lontananza nel tempo hanno raggiunto il mio cuore con una canzone o due, ascoltata quasi per caso grazie alla curiosità avuta a forza di sentire nominare quella band leggendaria. I migliori secondo alcuni, la perfezione per me. Non mi importa dei difetti che potevano esserci all’interno del gruppo, ciò che mi basta è che riescano a capirmi in ogni situazione, perché ogni situazione ha una canzone dei Beatles appropriata ad essa.

 
You’re asking me will my love grow
I don’t know, I don’t know

È quello che mi chiedo anche in questo istante; arriverà un momento in cui apprezzerò ancora di più quei suoni e quelle parole che su di me hanno un effetto eccezionale anche solo così? Oppure è possibile amare ancora di più le canzoni che si conoscono fin nei minimi dettagli, a forza di mandare testi a memoria e di cercare di eguagliare il sentimento con cui sono state composte, strimpellando con passione una chitarra o provando gli accordi delle canzoni più famose al pianoforte, come Hey Jude e Let it Be, ascoltate e cantate fino allo sfinimento?
So di poter trovare un rimedio ai miei problemi solo ascoltando quello che hanno da dirmi per consolarmi, che è sempre adatto e appropriato in ogni occasione. Se riusciranno a farmi stare ancora meglio di così quando le mie orecchie cattureranno una nota di una loro canzone, allora di sicuro raggiungerò il paradiso, la pace interiore o qualsiasi cosa che mi apparirà come assolutamente perfetto. È quello che spero; lo spero davvero.
Perché nonostante ascoltare le loro canzoni sia di enorme aiuto, avere la loro musica dentro di me a suonare in continuazione è tutt’altra cosa, ed è inutile aggiungere che sia mille volte migliore.
Un altro silenzioso sospiro sfugge dalle mie labbra mentre i miei passi sono ormai terribilmente lenti, ci metterò una vita per arrivare a casa ma non m’importa niente. Non so cosa mi stia succedendo, un’improvvisa malinconia sta dilagando in me se continuo a pensare a loro. Finora non si erano mai posti tanti problemi, ascoltavo le canzoni e basta, sentendo quella sorta di pace interiore e di enorme tranquillità, oltre che una grande rassicurazione nell’udire quelle voci familiari e quelle melodie sempre particolari.
Non so perché, ma è come se stessi realizzando solo adesso che loro non sono altro che un sogno.

 
But I just had to look, having read the book
I’d love to turn you on

È così. I Beatles sono stati anche una mia personale condanna all’eterna nostalgia di quei “bei tempi andati”, come direbbe ogni persona più anziana; gli stupefacenti anni Sessanta con la diffusione di costumi più libertini, le rivoluzioni sia in campo musicale, sia nella moda e sia nei comportamenti dei ragazzi e dei giovani adulti.
Io non vivrò mai l’emozione di un concerto dal vivo. Ho deciso di rassegnarmi all’idea di aver perso questa possibilità, che per me non rimane che un miraggio da poter vivere solo in un sogno. Quante volte vi ho ritrovati nei miei sonni, non sempre allegri per la vostra presenza che coincide con la realizzazione della mia più nera malinconia, della tristezza profonda di non avere alcuna speranza! È così frustrante doversi accontentare di voci registrate, giradischi consumati e CD rimasterizzati; quanto desidero poter cantare e gridare all’unisono con voi, è il desiderio di anni passati con le cuffie nelle orecchie, in cerca di un po’ di beatitudine in vostra compagnia!

 
Please come on back on me, I’m lonely as can be
I need you

John, George, potete sentirmi? Uno di voi due è in ascolto? Uno di voi sta ascoltando le mie emozioni, che pregano insieme al mio cuore di riavervi con me? Allora ditemi, perché ve ne siete andati? Non riesco a non pensare che entrambe le vostre scomparse potessero essere evitabili. Stringo i pugni al ricordo di un assassinio che non avrebbe dovuto esserci e di un cancro per il quale avrebbero potuto prendere prima dei provvedimenti.
Perché tu non ci sei più? Perché devo costringermi ad accontentarmi delle testimonianze di una canzone sulla tua esistenza, perché non posso vederti con i miei occhi? Perché non posso avere il permesso di farlo acquistando il biglietto di un concerto dei Beatles? Ormai per me è diventato normale desiderare di essere nato prima, forse lo è per molti tuoi fan; sarà un capriccio infantile di chi non riesce ad accettare la realtà, ma non riesco a rifiutarlo. Non posso negarmelo, da troppo tempo provo tutto questo. La nostalgia è diventata definitivamente parte di me e non mi è più possibile cancellarla, probabilmente non voglio nemmeno farlo perché so che fallirei.

 
I don’t want to sound complaining
But you know there’s always rain in my heart

Sta iniziando a piovere. La mattinata è stata plumbea tutto il tempo e ora ha bisogno di sfogarsi. Anche io vorrei tanto farlo. Le mie gambe si sono definitivamente fermate, le prime gocce di pioggia scendono dal cielo.
Per te non è un problema se mi permetto di versare qualche lacrima di frustrazione, vero? Ti interessa se io, che a malapena riesco a sopportare una giornata senza ascoltare almeno una canzone che anche tu hai composto, mi lascio trascinare dalla tristezza? Tanto c’è la pioggia a nascondere il mio pianto silenzioso e figurarsi se la gente si accorge di una persona qualunque, anonima, unica solo per i suoi gusti musicali un po’ alternativi, come si suole dire, ferma nel mezzo del marciapiedi ad accogliere l’acqua del cielo.
E la terra sotto i miei piedi riceve, insieme ad essa, anche le innumerevoli gocce che sgorgano dai miei occhi socchiusi. Mi chiedo come mai tutto d’un tratto abbia iniziato a versare lacrime all’improvviso, senza immaginare fino a un momento prima che tante riflessioni avrebbero avuto risvolti tanto negativi. Probabilmente ho avuto bisogno di sfogarmi una volta tanto, pur facendolo in un momento sbagliato.
Ma tanto piove e nessuno noterà nulla. Però questo non sarebbe successo se tu non fossi morto, se tu non fossi solo un fantasma del passato, se non fossi già parte della storia quando vorrei ardentemente che questo fosse accaduto tempo dopo. Non prima che io scoprissi i compositori della colonna sonora della mia vita.
Inizio a correre verso casa. Digrigno i denti nel tentativo di fermare le lacrime penose e pietose che non danno segno di volersi fermare. Non ho l’ombrello, tanto per cambiare. Mio Dio, cosa diranno i miei genitori quando mi vedranno in queste condizioni…?
No, non mi interessa. Tutto ciò che voglio è trovare un modo perché questo non succeda più.
E sarebbe possibile, davvero, lo so. Lo sarebbe.

 
Se solo tu fossi ancora qui.

Ma temo sia giunta l’ora di smettere di piangere all’idea che tu ormai sia solo un’illusione.





Angolo ottuso di un'autrice ottusa.
Primo tentativo di scrivere qualcosa sui Beatles - che poi non racconta di loro come band, ma vabbè.
Ovviamente dovevo inaugurare il mio arrivo in questa sezione con qualcosa di triste e depresso, perché altrimenti non sarei io.
Be', che dire, le cose sono tante e non sono nemmeno sicura di essere riuscita a esprimere tutto quello che volevo in questa piccola - per i miei standard è breve... - one shot. Nell'intro della storia ho già spiegato cos'è questa cosa: è un piccolo sfogo di una ragazzina che aveva soltanto voglia di mettere su carta parte delle proprie emozioni quando ascolta una canzone del suo gruppo preferito, gruppo che è passato alla storia e che per questo è irraggiungibile.
Non so nemmeno se mi piaccia o no quello che ho scritto, però dovevo farlo. Dovevo provare a fare chiarezza in mezzo al mare di nostalgia e di malinconia che si ritrovano in questo racconto.
Un paio di note:
- nel testo non dovrebbero esserci aggettivi che si riferiscono all'"io" che abbiano un genere, spero non mi siano sfuggiti. Ho evitato di farlo in modo tale che chiunque potesse immedesimarsi nel protagonista senza doversi cambiare momentaneamente sesso (?).
- le canzoni sono una di John, una di George e così via. In origine avrei voluto mettere una canzone da ogni album seguendo questo zigzag tra compositori (??), ma poi non sarei riuscita a riempire gli spazi tra una e l'altra e sarebbe venuta fuori una cosa terribile, con poche frasi a paragrafo. Chi mi conosce sa che non mi piace questo tipo di roba ahahah
Bene, credo di potervi salutare. Spero vi sia piaciuta questa one shot, ne ho in programma - da molto più tempo di questa, in realtà - un'altra sempre sui Beatles, ma non so ancora come scriverla poiché i protagonisti saranno loro.
A presto, quindi, si spera!
Ink Voice
  
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