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Autore: Jessica Fletcher    20/05/2015    10 recensioni
Nel "nero" Christian dice ad Ana che la sua mamma adottiva, Grace, gli era sembrata un angelo la prima volta che l'aveva vista.
Nel primo capitolo ho provato ad immaginare il loro primo incontro incrociando i punti di vista di entrambi.
Nei seguenti traccerò (se ci riesco) la storia del piccolo Christian prima dell'adozione.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carrick Grey, Christian Grey, Elliot Grey, Grace Trevelyan Grey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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un angelo biondo

Un angelo biondo di nome Grace

POV Christian


No, non toccarmi!
Non mi toccare, non voglio che mi tocchi!
Voglio la mamma! Dov'è? Dov'è la mia mamma?
Perché non sono con lei ?

Come vorrei gridarle queste parole, ma non posso, non ci riesco.
Mi mancano le parole, non le ho più. Le ho nella mia mente, ma non riesco a farle uscire fuori.
Voglio andare dov'è la mamma, se si è svegliata e non mi vede poi si arrabbia.
Io non voglio che si arrabbi.

La signora mi vuole prendere in braccio, ma io non voglio.
Così mi divincolo, mi muovo velocemente per cercare di scappare.
Ma lei è più forte di me, mi riacciuffa.

Aspetta un momento, cos'ha in mano?
Sembra un siringa, come quella che usano per fare la puntura.
Ma io non la voglio la puntura, non sono malato.
Vorrei dirglielo, ma non ci riesco.

Lei prende la siringa ...
no, non voglio, non voglio!
... e me la infila nel braccio.
Improvvisamente, ho sonno, tanto sonno.
Gli occhi mi si chiudono e mi addormento.

Mi risveglio in una stanza tutta bianca. C'è una strana luce, anche lei bianca, luminosa, molto forte. Sono steso su di un lettino e ho una coperta e un cuscino tutti per me.
Quando sono a casa con la mamma tante volte non dormo sul letto. Tante volte lei è con dei signori, la notte, e io non dormo nel letto con lei, ma sul divano nell'altra stanza.
Invece qui ho un letto, morbido, morbido, tutto per me.
E ho anche la mia copertina azzurra.
Sono comodo e starei bene, ma ho fame.
Tanta tanta fame.
Ho qualcosa infilato nel braccio che mi  butta dentro goccioline d'acqua. Così non ho sete. Ma ho voglia di un panino con l'hamburger, come mi fa la mia mamma ... solo che qualche volta c'è l'hamburger e altre volte c'è solo il pane e la salsa rossa piccante.
Altre volte non c'è nemmeno quello e resto senza mangiare.
Così ho fame, come ora.

Vorrei gridare che ho fame, che voglio un panino, o  dei biscotti, ma non ci riesco. Riesco solo a fare degli strani versi, come quelli della scimmia che ho visto una volta in tivù.
Però la porta si apre ed entra ... un angelo?

Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, come l'angelo nel disegno che la mamma tiene attaccato al muro.
Si avvicina a me, mi sorride.
Fa per prendermi la mano, ma io la tiro indietro.
Non toccarmi!
"Cosa c'è piccolo? Non vuoi darmi la manina? Giuro che non ti faccio del male, voglio solo sentire se hai la febbre, sentirti il polso."

Scuoto la testa, faccio segno di no, stringo forte la mia copertina azzurra; ho paura.
"Ma io ti devo visitare, piccolo. Devo vedere se sei ammalato, devo sentire il battito del tuo cuoricino. "
La sua voce è dolce come qualche volta quella della mamma quando non è arrabbiata, o quando non fuma quelle strane cose, o quando non viene lui  a farla stare male.
L'angelo si avvicina di nuovo, fa come per aprirmi questo strano vestito bianco che ho addosso, ma mi scosto terrorizzato. Non deve toccarmi.

"Non vuoi proprio che ti tocchi, vero?"
Faccio segno di no con la testa.

"E non parli ...."
Ancora faccio segno di no con la testa.
"Ma mi senti, vero?"
Adesso faccio segno di sì.

"Allora, senti, piccolo Christian, è così che ti chiami, vero?"
Muovo la testa avanti e indietro. Sì, sì è così che mi chiamo.

"Bene, allora, ce la fai a levarti il camice?"
Non capisco, cos'è il camice?
"Non sai cos'è il camice? E' questo"
E l'angelo tocca una manica di questa cosa bianca che indosso .... mi tiro indietro e comincio ad aprire i bottoni del ... camice, si chiama camice...

Me lo tolgo di dosso, l'angelo mi guarda, sgrana gli occhi, spalanca la bocca e ..
 "Dio mio" dice.

Ha chiamato Dio, allora è davvero un angelo!


POV Grace

"Dio mio!"
Non è possibile, povera creatura, cosa gli hanno fatto?

Guardo questo bambino davanti a me e sto facendo uno sforzo per trattenere le lacrime.
Ne ho visto di bambini maltrattati, feriti nell'anima e nel corpo, ma non ci si abitua mai.
E' impossibile, per chi ha un minimo di cuore, poter accettare una cosa come questa.

E' magrissimo, pelle e ossa. Sulla sua cartella clinica c'è scritto che ha quattro anni ma ne dimostra a malapena due, mi domando se sia mai stato adeguatamente nutrito in tutta la sua piccola vita.
Non vuole farsi toccare da nessuno e non parla.
Santo cielo, non parla!
Capisce; quando gli si chiede qualcosa è in grado di rispondere correttamente, ma non  con la voce, bensì a gesti.

Deve essere traumatizzato a morte: ha gli occhioni sbarrati e stringe a se quasi convulsamente quella copertina azzurra, tutta sudicia, ma che è come uno scudo per lui.

Si è aperto da solo il camice e ... santo cielo.
Mi aspettavo, sì, qualcosa di brutto, ma non una cosa del genere.
A parte la malnutrizione, evidentissima, ha le ossa che gli sporgono fuori dalle costole e dal bacino in un modo impressionante, reca segni evidentissimi di botte e cinghiate, alcune di queste recentissime, e, mio Dio è terribile, inequivocabili segni di bruciature da mozzicone di sigaretta. Riesco a contare almeno sette piccole cicatrici bianche sul suo petto.
Mi domando quale animale possa avere fatto questo!
Ad un bambino così piccolo, poi.
A una creatura innocente.

Signore, perché?
Perché hai permesso questo?

Come vorrei poterlo abbracciare, coccolarlo, confortarlo.
Fargli capire che non ha niente di cui avere paura, niente da temere.
Che è al sicuro.
Ma non posso, non posso nemmeno sfiorarlo che lui si ritrae.

Ho fatto fatica a visitarlo, non appena cercavo di avvicinarmi per palpare l'addome, lui si divincolava come un forsennato e si lamentava, terrorizzato, come un animaletto preso alla tagliola.
Non so nemmeno se sono riuscita a visitarlo secondo i protocolli, ho fatto il meglio che potevo, di più non potevo fare.
E' andata un po' meglio con lo stetoscopio, il contatto non era diretto e, quando gli ho fatto sentire direttamente il battito del suo cuoricino nello strumento, ha anche accennato un sorriso.
Ha un bellissimo sorriso e, a ben guardarlo, sarebbe anche uno splendido bambino se non fosse così magro e denutrito e per quegli occhi così tristi.

Sento per lui una gran pena e al tempo stesso un'enorme tenerezza.
Questa povera creatura, quante ne avrà passate?

E ora bisognerà dirgli che la sua mamma non c'è più; sarà un nuovo choc per lui.
Anche se era una madre indegna, lui la deve avere amata lo stesso, forse era il suo unico punto di riferimento.
Non so proprio come dirglielo, non sopporto il pensiero di farlo soffrire ancora.

Dio, certe volte lo odio questo lavoro!


Okay, allora ... ho scritto questa storia che può stare da sola, come one-shot, ma anche avere una continuazione.
Chiedo a voi se volete che io vada avanti, sempre parlando del piccolo Christian e dei suoi primi contatti con la famiglia adottiva o se non ve ne frega niente, in tal caso lascerei perdere.

Che ne dite?
Vi interessa?
Vado avanti?

Fatemi sapere
Sempre love

Jessie

PS: ho scritto che Christian a 4 anni riesce a slacciarsi da solo il camice. Potrà sembrare poco verosimile ma, fermo restando che di cose poco verosimili in 50 sfumature ce ne sono tante, lui stesso dice di essere stato un bambino molto autosufficiente. Poi è un genio e, quindi, alla fine non è poi tanto inverosimile che riesca ad aprirsi da solo il camice. Non trovate?


  
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