Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    20/05/2015    7 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: marzo 2016

44. Il ricatto



Ayumi si rendeva conto che la sua cecità aumentava ogni giorno di più, anche se le medicine che stava prendendo sembravano aver rallentato lievemente il processo. L’allenamento con sua madre era terminato e convincere Onodera a farla recitare, nonostante la grave malattia, non era stato affatto semplice.

Utako Himekawa aveva avuto un’idea geniale: dare una dimostrazione pratica di come Ayumi riuscisse a muoversi in un ambiente, apparentemente come una persona normale. Così avevano invitato il regista e Kei Akame nel magazzino dove si erano allenate per giorni e Ayumi aveva impersonato Akoya stupendo l’attore esperto tanto da farlo imbarazzare.

Onodera aveva seguito tutto con attenzione e alla fine, quando Utako gli aveva detto che sua figlia aveva un problema alla vista e che la situazione sarebbe solo peggiorata, il regista era sbiancato. Inizialmente aveva opposto una feroce resistenza per poi capitolare di fronte alle argomentazioni dell’attrice che non gli aveva lasciato via di scampo se non accettare.

Da allora il regista aveva tenuto lontano i giornalisti, non voleva certo che si accorgessero del suo problema e che rovinassero tutto. Dopo l’iniziale dubbio, Onodera aveva compreso appieno il potenziale recitativo di Ayumi e a quali risultati avrebbe potuto portare una maggiore sensibilità negli altri sensi. Quell’Akoya, pochi minuti di intensa interpretazione, era stata in assoluto la più completa che avesse visto finora.

Ayumi appoggiò l’asciugamano dopo essersi detersa il sudore dal volto, collo e braccia. I ricordi dei giorni precedenti l’avevano distratta. Era sera ormai, ma lei, ad abbandonare le prove, si sentiva quasi in colpa. Si rendeva conto da sola di essere sempre più vicina alla sua Akoya definitiva e questo la elettrizzava.

Maya, la nostra sfida è ancora aperta!

Sentì la consueta adrenalina salirle dal profondo, era pronta, e non si sarebbe tirata indietro per nulla al mondo! E “nulla”, includeva anche quell’arrogante di Peter Hamil. Il suo manager le aveva raccontato di aver ricevuto una telefonata da Masumi Hayami: il Presidente della Daito Art si era detto preoccupato per le sue condizioni e quando il manager aveva approfondito, aveva scoperto che era stato proprio il fotografo francese ad informarlo.

Inizialmente Ayumi si era talmente arrabbiata da pensare di lasciare del tutto la Ondine, aveva cercato Peter Hamil senza trovarlo in alcun modo e quando aveva deciso di aspettare che fosse lui a venire, il fotografo non si era mai presentato e questo l’aveva fatta infuriare ancora di più. Poi i giorni erano passati e il tempo l’aveva costretta a riflettere. Il francese l’aveva indubbiamente corteggiata cercando addirittura di imitare lo stesso sistema dei giapponesi che, l’aveva capito, gli era costato un grande sforzo avendo dovuto reprimere la sua reale natura. E poi c’era stata quella sera in cui l’aveva accompagnata a casa e l’aveva baciata sotto la pioggia.

Se n’era andato all’improvviso e lei si era sentita sola e abbandonata, come se avesse perduto una cosa preziosa. Ci aveva riflettuto a lungo, rifiutando l’idea di essersi realmente innamorata di lui. Inizialmente aveva creduto che fosse stato un errore raccontargli tutto del suo incidente; poi invece aveva dovuto rivedere la sua idea iniziale: Peter l’aveva ascoltata, sorretta, anche compresa, e lei si era potuta sfogare, allentando la tensione di cui era oggetto ogni minuto della giornata. Quando era con lui, sembrava dimenticarsi addirittura della sua cecità e ogni ostacolo le sembrava superabile.

Rimase in piedi, al centro del magazzino, chinò la testa e i fluenti capelli biondi ricaddero in avanti. La porta si aprì e lei sollevò la testa riconoscendo immediatamente l’intruso. Peter Hamil…

Nonostante la sua mente avesse inviato un impulso irritato, il suo cuore prese a battere incessante.

- Buonasera, signor Hamil - esordì lei con un tono freddo, degno dei loro primi alterchi. Il francese sorrise amaramente e avanzò nel grande magazzino.

- Buonasera, Ayumi - ricambiò lui - Mi riconosce al passo? Complimenti - la lodò, preparandosi alla sua invettiva. Dal tono della voce doveva aver scoperto del suo dialogo con Masumi Hayami. Dalla sera in cui l’aveva baciata non si era fatto più vedere e non era certo da lui fuggire da una donna. Da una ragazzina...

- Sta provando da sola a notte fonda? Non c’è nessun altro? - aggiunse continuando a camminare.

- Sono andati tutti via. Stavo semplicemente ripassando ciò che ho fatto oggi - rispose lei stizzita avvertendo la sua vicinanza, un’ombra indistinta nelle tenebre circostanti. Un intenso profumo di donna e liquore la investì e inspiegabilmente la sua rabbia aumentò.

- Signor Hamil… stasera è stato a qualche party? - indagò con voce sibilante dandogli le spalle per camuffare il suo imbarazzo.

- Sì, come ha fatto a capirlo? - Peter alzò un sopracciglio fissando la sua schiena rigida.

- Per via di un leggero… odore di alcol! - lo accusò lei con tono di scherno.

- Mamma mia! - rise lui - Avrà anche perso la vista, ma l’olfatto non le manca! -

- Signor Hamil! - gridò Ayumi, offesa e arrabbiata. Come osava piombare di sera durante le sue prove dopo quello che aveva fatto senza chiederle neanche il permesso? Ha parlato con il Presidente Hayami dei miei problemi! Signor Hamil… lei… e che schifo questo profumo di donna!

Ma la sua voce, dal tono dimesso e preoccupato, bloccò tutti i suoi pensieri.

- Mi scusi, Ayumi, ero in pensiero per lei - le confessò perdendo parte della sua sicurezza.

- Non ha bisogno di stare in ansia per me - replicò lei voltandosi e fissandolo duramente - E non si azzardi mai più a contattare il Presidente Hayami rischiando di rovinare tutto ciò che sto facendo! - sibilò in modo terrificante costringendolo a fare un passo indietro. I suoi occhi bruciavano intensamente e la sua espressione era contrita e gelida.

- Non posso non essere in pensiero dal momento che non so se la mia musa riuscirà a recitare o meno - obiettò lui senza arrendersi né lasciarsi intimorire dalla sua reazione. Era consapevole che lei l’avrebbe trattato freddamente, ma non era più riuscito a starle distante.

Ayumi rimase scioccata dalle sue parole, così sentite e piene di calore. La sua musa… non sono dunque niente altro per lui? Cosa significava allora quel bacio sotto la pioggia?

Andando contro al suo carattere e alle sue abitudini, spinta da quei sentimenti contrastanti e inspiegabili, lasciò che il cuore parlasse al posto della mente.

- Vuole mettermi alla prova, signor Hamil? - gli domandò suadente, cambiando completamente atteggiamento. Peter vide la sua espressione mutare e, incuriosito, stette al suo gioco.

- Alla prova? - indagò restando immobile.

- Sì, le dimostrerò che non deve stare in ansia per me - spiegò semplicemente con occhi brillanti - Spenga la luce accanto alla porta -

Peter eseguì raggiungendo il pulsante e quando fu tutto buio sentì la sua voce distante.

- Come va, signor Hamil? - domandò con tono neutro.

- È completamente buio, non vedo niente - intorno a lui il grande magazzino era avvolto dalle tenebre.

- In questo modo lei si trova nelle mie stesse condizioni - spiegò Ayumi soddisfatta - Da quando ho questo problema agli occhi mi sono sottoposta a specifici allenamenti per muovermi contando solo sugli altri sensi. Il rumore di una matita che rotola, quello fievole che si sente quando si sfoglia un libro, oppure i fruscii dei vestiti. Ce l’ho messa tutta per non lasciarmi sfuggire nemmeno il minimo suono e individuarne la provenienza. Ho cercato di misurare la distanza che mi separa dalle persone tramite i loro passi, di intuire i movimenti grazie allo spostamento dell’aria. Prima di tornare in questo studio, mi sono dedicata a questo genere di esercizi -

Peter udiva la sua voce, così ipnotica e apparentemente neutra, che bucava il buio fino a raggiungerlo. Ayumi… quanto deve averti prostrata questa situazione… Perché lotti così strenuamente rischiando di perdere la vista?

- Mi sono stati fondamentali per riuscire a muovermi nella mia situazione. Questo studio è delle dimensioni del palcoscenico che verrà usato per la “Dea Scarlatta”. Provi a muoversi immaginando di essere Isshin, signor Hamil! - lo sfidò lei.

- Senza vedere niente?! - domandò Peter guardandosi intorno.

- Akoya riuscirà sicuramente a raggiungerla - aggiunse lei rincarando la sfida.

- Ok! Ci proverò! - accettò il fotografo - Vedremo se lei riuscirà effettivamente a trovarmi in mezzo a questo buio! - iniziò a camminare lentamente finché non sbatté il ginocchio in qualcosa di duro e pesante.

- È inciampato in una scatola di legno? - ridacchiò Ayumi che aveva già individuato la sua posizione dai suoi soli passi.

Hamil borbottò qualcosa e riprese a camminare per confonderle le idee, poi ad un certo punto si fermò.

Il rumore dei passi è cessato!

- Mio caro… - proferì lei solenne, con la voce di Akoya - Ormai è finito il gioco del nascondino! Ovunque ti trovi riesco a capire dove sei! - gli comunicò Ayumi soddisfatta. Il cuore le batteva rapidamente e non vedeva l’ora di stupirlo. Peter si girò di scatto sentendo la sua voce così diversa.

La sua voce…. si sta avvicinando a me!

- Pensi che mi lasci sfuggire il rumore dei tuoi passi? - e Peter sussultò sentendola ancora più vicina - Pensi che io possa scambiare qualcun altro per te? Credi che io possa sbagliare? - proseguì, recitando Akoya, simulando un gioco a nascondino con Isshin.

Arriva diritta verso di me senza alcuna esitazione!

- Rimani dove sei! - esclamò Ayumi con tono divertito - Adesso ti prendo! - e allungò una mano afferrando di scatto la sua giacca. Peter sussultò e accese rapidamente l’accendino illuminando il volto radioso di Ayumi.

È... è meravigliosa… proprio Akoya che prova un amore puro per il suo Isshin…

- Preso! - gridò lei felice. Il sorriso che rischiarava il suo volto gli fece scorrere il sangue rapido nelle vene.

- Akoya… - mormorò spegnendo l’accendino e prendendole il volto fra le mani.

- Sì, mio Isshin, sono io… - sussurrò Ayumi avvertendo il calore sprigionato dalle sue dita, che in un attimo si fuse con quello fuoriuscito dal suo cuore.

Nel buio protettivo del magazzino e nel silenzio più assoluto, Peter la strinse a sé in un bacio appassionato. Questa volta Ayumi non si lasciò sconvolgere, aveva desiderato che lo facesse ancora da quando l’aveva visto entrare, poi il suo orgoglio e la sua insensata gelosia l’avevano fermata, ma quando l’aveva toccato ogni dubbio si era dissolto.

La giovane lasciò scivolare le mani sotto la giacca e gli circondò la schiena, inondandolo di brividi, così Peter si sentì autorizzato a fare altrettanto e audacemente toccò la sua pelle calda sotto la felpa. Ayumi si inarcò accostandosi a lui e il bacio si approfondì riempiendoli di emozione, mentre le loro braccia si stringevano nel tentativo di fermare quell’onda che li aveva travolti.

Il fotografo separò appena le labbra, i loro respiri rapidi si mescolarono: nonostante fosse buio, riusciva a vedere perfettamente la sua espressione stupita e appassionata.

- Ayumi… - sussurrò a fior di labbra, facendola fremere.

- Peter… - mormorò lei con la voce bassa - Lasciami recitare… ce la posso fare… non temere per me… il ruolo della Dea Scarlatta è troppo importante… lo capisci? - lo supplicò aggrappandosi alla sua camicia sulla schiena.

- Ho capito… basta… ho capito, amore mio - si arrese lui, anche se l’idea che lei potesse diventare cieca lo atterrì tanto quanto sapere che sembrava ricambiarlo pienamente. Se poteva aver interpretato il bacio sotto la pioggia come una risposta dettata dalla curiosità, quello che si erano scambiati in quel momento non lasciava adito a fraintendimenti.

Unì di nuovo le labbra alle sue, incapace di resistere a quell’attrazione così forte e intensa da fargli perdere ogni capacità di riflessione. Non mi importa che sia giovane… che sia giapponese… che sia famosa… Non permetterò a nessuno di portarmela via…

Ayumi lasciò che lui guidasse quel bacio così intimo e appassionato, sentiva le gambe cederle e brividi dovunque mentre dal suo cuore continuava ad uscire quel calore intenso e dilagante, come lava incandescente. È una sensazione incredibile… come sotto la pioggia, adesso in queste fitte tenebre… come due metà riunite… qualcosa di rotto in me che si è aggiustato… quel senso di vuoto che ho provato fino ad ora è scomparso!

- Avrei voluto essere anch’io un attore… - mormorò Peter interrompendo di nuovo quel bacio ardente - Invidio il tuo partner teatrale perché può avere tutti per sé i tuoi sorrisi… -

- Peter… - sussurrò lei cercando di non pensare alle sue mani che scorrevano languide sulla schiena.

- Non m’importa se scoppierà uno scandalo, se si tratta di una storia con te - aggiunse, e Ayumi lo sentì irrigidirsi, le sue mani afferrarle la felpa nei pugni chiusi - A te interessa? -

- No, per niente… - rispose sicura, arrossendo completamente. Per fortuna è buio… ma non mi interessa davvero…

Si alzò in punta di piedi e unì le labbra alle sue, vicinissime, che si tesero in un sorriso prima di aprirsi alla sua invasione curiosa. Peter stava cercando di mantenere un minimo di autocontrollo, ma la sua bocca era così dolce e arrendevole, le sue piccole mani si tenevano aggrappate a lui in tensione, come per paura di andare oltre, tanto da spingerlo ad essere un po’ più audace. Non aveva idea di come si comportassero i giapponesi in quel frangente, ma neanche volendo avrebbe potuto fermarsi.

Spinse le mani lungo la schiena, risalendo lentamente e sentendola fremere, viva e calda, sotto di lui. Lei aumentò il ritmo del bacio, come se chiedesse di più, così il francese lasciò scivolare una mano sul fianco e poi risalì di nuovo, arrivando fin sotto il piccolo seno. Ayumi lo abbracciò ancora più stretto, soggiogata dal quel sentimento che le riempiva l’anima e la faceva sentire forte e finalmente completa. Toccami… ti prego…

Peter, allargò la mano a coppa e dolcemente le cinse il seno. Lei rabbrividì così intensamente da fermare il bacio e lui scivolò lungo il suo collo candido, coprendolo con una scia rovente di baci appassionati.

- Ayumi… - sussurrò con voce roca, conscio di essere arrivato al limite della sua resistenza. Non voleva farla sentire a disagio, né costringerla a qualcosa di diverso da quello che già c’era stato, ma il suo corpo atletico e longilineo fremeva fra le sue braccia e i suoi sospiri accelerati non lo aiutavano a fermarsi.

- Peter… Peter… - chiamò più volte il suo nome, avvertiva il suo tentennamento, sapeva che esitava a causa sua, ma per lei era tutto chiaro e decise di farglielo sapere.

- Se dovessi sentire ancora una volta del profumo di donna su di te - gli sussurrò minacciosa in un orecchio - Io ti ucciderò - e affondò i piccoli denti nel lobo del suo orecchio.

Peter sussultò e, mentre un’intensa emozione lo travolgeva, riconquistò le sue labbra, che si schiusero immediatamente per lui facendolo impazzire. Le tirò giù la zip della felpa con mani rapide ed esperte, Ayumi credette di impazzire per l’audacia di quell’uomo e i piccoli brividi di paura che l’attraversavano per ciò che sarebbe accaduto di lì a breve.

Sei il mio Isshin, Peter Hamil… non mi importa che tu sia un uomo adulto… che tu sia francese, che tu abbia avuto altre donne… sei la mia anima gemella e non ti lascerò andare ora che ti ho ritrovato!



Mizuki appoggiò un giornale sulla scrivania del suo capo che stava apponendo delle firme su alcuni documenti.

- È stata una bella crociera? - gli domandò pungente, sapendo bene che si sarebbe irritato per la sua intromissione non desiderata.

Masumi alzò lo sguardo e vide il titolo del giornale. “La Daito Art Production all’attacco della Dea Scarlatta” e subito a seguire c’era un sottotitolo “Il Presidente Masumi Hayami tiene compagnia ad una delle due candidate al ruolo di Akoya”. Un’immagine di loro due che ballavano nel salone dell’Astoria faceva bella mostra di sé a centro pagina.

Signor Masumi… cos’è accaduto? Lei ha un’espressione completamente diversa da quando è arrivato in ufficio…

Masumi ignorò il giornale e tornò a mettere una firma, ma calcò la mano, incapace di celare i suoi veri sentimenti e un’ampia goccia di inchiostro macchiò il foglio. Mizuki sorrise compiaciuta e tirò su il giornale.

- Lo ristampi - le disse gelido, accartocciando il foglio e buttandolo distrattamente nel cestino. La segretaria continuò a sorridere e uscì dopo aver fatto un lieve inchino.

Era immaginabile che qualcosa sarebbe trapelato… ma non significa niente… non hanno nulla in mano, solo il fatto che abbiamo parlato e ballato…

Si alzò e raggiunse la grande vetrata. Immensi nuvoloni neri coprivano Tokyo, molto simili a quelli intorno al suo cuore. La malinconia che l’aveva avvolto da quando lei l’aveva lasciato con quelle parole sotto il tunnel del terminal non lo voleva abbandonare. I ricordi di quella notte e di quell’alba sull’Astoria sarebbero stati indelebili per sempre.

Sette anni… è davvero pronta a questo? Davvero mi ama? Mi sono lasciato andare ai miei sentimenti e lei… lei ha risposto… io… ancora non capisco come possa essere possibile… perfino il regista Kuronuma se ne è accorto? E Mizuki…

Come evocata dal suo pensiero, la segretaria rientrò con un nuovo documento e un’aria soddisfatta sul volto.

- Ecco, signor Masumi - e posò il foglio sulla scrivania, facendo per uscire nuovamente, ma la sua voce gelida la bloccò.

- Signorina Mizuki - esordì voltandosi verso di lei - Come mai sabato è andata ai Kid Studio e ha incontrato Yu Sakurakoji? -

Saeko rimase immobile, l’espressione concentrata, e gli rispose quello che si era preparata nel caso in cui lui fosse venuto a saperlo.

- Ho fatto un favore ad un’amica - ammise candidamente - Impedendole di commettere un errore -

- E questa risposta cosa significa? - indagò Masumi aggrottando la fronte.

- Esattamente ciò che ho detto - replicò lei per niente intimorita dal suo atteggiamento. Avrebbe potuto far aumentare la sua irritazione chiedendogli cosa ci facesse lui su quella nave, ma non calcò la mano.

- Lei deve sempre essere così criptica… - borbottò il suo capo, stupendola per quell’atteggiamento dimesso. Si mise le mani in tasca e tornò a guardare fuori - Mi lasci lavorare adesso -

Mizuki fece un lieve inchino e uscì con un tiepido sorriso sulle labbra - Io criptica…? -

Masumi si girò di scatto, ma la segretaria uscì chiudendo la porta.

Quella donna… è sempre stata troppo intuitiva…

Ripensò al giornale e all’articolo, mise una firma sul documento, prese il soprabito e uscì.



Era inutile continuare a rimuginare su quella crociera. Non era riuscito a chiudere occhio, si detestava per essere stato così inconcludente, odiava se stesso per non essere stato più audace, cosa che sicuramente aveva fatto Masumi Hayami. Maya era giovane e impressionabile e in qualche modo oscuro doveva essere riuscito a raggirarla. Era sicuro che lei non avrebbe potuto innamorarsi di un uomo del genere se non ci fosse stato qualcosa sotto. Eppure lui voleva quei diritti, Maya ne era al corrente da anni, lui non ne aveva mai fatto un mistero, ma nonostante ciò sembrava ricambiarlo.

Aveva fatto e rifatto quel ragionamento infinite volte, gli sfuggiva qualcosa, ne era sicuro, perché Maya non era certo una ragazza che si lasciava andare a situazioni del genere. Come può averla convinta? Quali mezzi avrà usato?

Spostò lo sguardo su di lei e fissò il profilo delicato e apparentemente anonimo. Tranne quando recitava: lì usciva la vera Maya, quella che normalmente era avvolta in un bozzolo di inadeguatezza che non riusciva a scrollarsi di dosso. A volte tremava, era insicura, poi metteva una delle sue maschere e si trasformava. Ma un uomo freddo e cinico come Masumi Hayami non avrebbe mai potuto vedere e apprezzare questo di Maya, a lui interessavano solo i diritti della “Dea Scarlatta”. Strinse i denti e i pugni lungo i fianchi, reprimendo quell’ondata di gelosia e rabbia che lo travolse.

La voce del regista lo riscosse da quei pensieri oscuri.

- … detto questo, è stato deciso di tenere una conferenza stampa insieme al gruppo del signor Onodera, domani, al teatro Shuttle X, dove sarà rappresentato lo spettacolo dimostrativo - continuò il signor Kuronuma dopo un’arringa infinita circa i progressi, rivolta a tutti gli attori - Ovviamente dovrete partecipare anche voi, Maya e Yu, intesi? - concluse, fermando lo sguardo su di loro.

- Sì! - risposero entrambi con determinazione.

- Inoltre, le prove sceniche allo Shuttle X, potranno essere eseguite per un giorno soltanto! Nello spettacolo dimostrativo saranno messe alla prova tutte le vostre capacità! - li informò il regista e un boato sconsolato si levò da tutti i presenti.

- Un giorno solo? - domandò esterrefatta l’attrice che interpretava la nonna di Akoya.

- Assurdo…! - si trovò concorde immediatamente un collega accanto.

- È pieno di macerie ed è in corso di demolizione! Non è affatto come un normale teatro! - si lamentò un altro attore.

- State zitti! - urlò Kuronuma insofferente alle lamentele - Non voglio sentire brontolare! Anche il gruppo di Onodera lavorerà nelle nostre stesse condizioni! -

Tutti gli attori tremarono di fronte alla reazione infiammata del regista e scese il silenzio.

- Ascoltatemi bene! Questa è un’occasione, per noi! - riprese con veemenza - In un luogo inusuale, fino a che punto sarà persuasiva una recitazione che non conta su scenografia e illuminazione? Le vostre abilità saranno messe a dura prova - spiegò lentamente - Come starete in quel contesto? Anche questo fattore verrà esaminato! Avete capito?! -

Sakurakoji fissò lo sguardo a terra. Riuscirò a recitare in un posto del genere? Che ansia…

Maya aveva lo sguardo assente, persa nelle sue riflessioni. Un luogo in rovina… che stanno demolendo… Un sorriso dolce ed emozionato le illuminò il volto.

- Cosa c’è, Maya? - la interrogò una delle colleghe - Solo tu sembri felice! -

- Beh, sarà divertente! - esordì lei tutta eccitata - Reciterò in un luogo diverso dal solito! Non vedo l’ora! -

Yu la guardò strabiliato. La sensazione di rabbia e tristezza non lo aveva ancora abbandonato, ma dovevano recitare insieme e i suoi sentimenti avrebbero dovuto restare chiusi nel suo cuore.

- Spensierata come al solito! - commentò la collega - È proprio da lei reagire così! -

- È ora di pranzo - disse Kuronuma guardando l’orologio. Batté le mani e la piccola folla si disperse.

Il regista lasciò la sala prove e raggiunse il suo ufficio, sedendosi di botto sulla sedia della sua scrivania. Appoggiò la testa allo schienale e lasciò che gli occhi vagassero senza una meta finché vide il titolo di uno dei giornali che gli venivano consegnati ogni mattina.

- Ma che…! - si alzò tenendolo strettamente in mano e urlò con quanto fiato aveva in gola, tanto che lo sentirono ben oltre le porte e la sala prove.

- Kitajimaaaaaaaa! -

Dopo qualche attimo la porta si spalancò e la giovane, terrea, fece il suo ingresso. Dietro erano visibili Sakurakoji e gli altri attori che masticavano parti del loro pranzo.

Il regista sollevò lo sguardo infiammato su Maya voltando contemporaneamente il giornale che stringeva fra le dita serrate.

- Cosa combini?! - domandò con un ringhio così minaccioso da far arretrare tutti. Maya fissò lo sguardo sulla pagina e un gelo improvviso la immobilizzò. Poi avvampò.

Se Kuronuma avesse avuto bisogno di qualche altra conferma, quell’espressione confutò ogni sospetto. Sospirò e abbassò il giornale, tornando a sedersi. Santo cielo… Kitajima… sei innamorata di quell’uomo veramente?… è davvero lui il tuo ammiratore?

- Voi! - urlò a quelli oltre la porta agitando frettolosamente una mano - Andatevene e chiudete la porta! -

Sakurakoji fece un passo dentro accompagnandolo con un lieve inchino.

- Le chiedo scusa - proferì - Desidero poter restare, c’è qualcosa che dovrei dire, in merito - aggiunse con espressione seria e concentrata.

Il regista lo fissò adirato, chissà perché era sicuro che anche il suo primo attore c’entrasse qualcosa. Ah… questi ragazzi…!

- Chiudi la porta, Sakurakoji! - urlò - Allora, Kitajima, mi vuoi dire che cavolo ci facevi su quella nave con il Presidente della Daito Art Production? - sibilò trattenendo a stento la rabbia che gli infiammava le vene - Hai idea di cosa significhi essere fotografata con un uomo come lui quando l’Associazione Nazionale e la signora Tsukikage hanno fatto di tutto per tenere lontane le compagnie teatrali dalla “Dea Scarlatta”? -

Maya tremava, in piedi, le mani chiuse a pugno e strette al petto, in una posizione di estremo pentimento. La sua espressione era vacua, spaventata e il regista non riusciva davvero a capire cosa fosse accaduto.

- Signore, mi scusi, è colpa mia, la prego, Maya non c’entra - si intromise Sakurakoji anche se non era stato interpellato. Il regista spostò lo sguardo adirato su di lui e lo invitò a parlare con un’occhiataccia.

- Avevo comprato due biglietti per l’evento teatrale che si svolgeva a bordo di quella nave, dove sarebbe stata rappresentata la storia della Principessa Splendente e ho invitato Maya a vederla con me, ma… - il giovane fece una pausa abbassando lo sguardo.

Kuronuma ricordò la strana presenza della signorina Mizuki sabato pomeriggio lì agli studi e quei documenti che avevano richiesto così tanto tempo.

- Non ce l’hai fatta a raggiungere il porto perché sei uscito tardi di qui… - sussurrò lentamente il regista facendo due rapidi conti. Sakurakoji annuì e Maya si voltò verso l’amico, incapace di proferire parola. Yu… io… il signor Hayami aveva ragione… non sono capace di stare in questo mondo…

- Kitajima… che è successo su quella nave? - le chiese senza troppi preamboli - Lo chiedo per proteggere te! - aggiunse addolcendo la voce.

Lei balbettò qualcosa di incomprensibile, poi si portò le mani al volto per trattenere quella sensazione di inadeguatezza che l’aveva sconvolta e infine si decise a rispondergli.

- Quando Yu non è salito sulla nave, mi sono sentita persa… - raccontò - C’erano tanti attori, uno di loro, di cui ho visto l’ultimo film!... - esclamò battendo le mani e Kuronuma accigliò lo sguardo in modo così minaccioso che lei si riprese subito - Mi… mi scusi… ecco, questo attore è stato così gentile da tenermi compagnia -

- Hai parlato con qualcuno? - volle sapere il regista per capire quanto fosse esteso il danno. Dapprima Maya scosse la testa con vigore, poi arrossì e abbassò la testa. Kuronuma si portò una mano alla faccia, disperato e attese che la sua prima attrice proseguisse.

- Solo con un uomo, il Presidente di una compagnia teatrale il cui nonno, a Nagoya, tanti anni fa, aveva messo in scena la “Dea Scarlatta” del maestro Ozaki e della signora Tsukikage… - proseguì tutta presa dal racconto - Ma in quel momento è arrivato il signor Hayami e da allora… - si bloccò, abbassando di nuovo lo sguardo, senza accorgersi dell’espressione di Sakurakoji che aveva seguito tutto in silenzio.

- Masumi Hayami… - sussurrò Kuronuma picchiettando le dita sulla scrivania e osservando la foto sul giornale - Che uomo singolare… -

- Io… - balbettò Maya non sapendo bene come continuare - Ho assistito allo spettacolo, che è stato bellissimo!, e poi alla discussione con registi e attori, ma niente altro! - si affrettò ad aggiungere arrossendo violentemente.

Niente altro, eh, Kitajima…? Peccato che la tua espressione così trasparente parli per te… Quindi… sembra che qualcosa sia accaduto… speriamo non abbia ripercussioni sulla tua Akoya…

Sakurakoji rimase in silenzio, rendendosi conto di quanto Maya difendesse strenuamente il suo segreto e la relazione che aveva con Masumi Hayami. Quell’uomo… ancora mi domando come sia potuta accadere una cosa del genere...

Kuronuma sollevò lo sguardo grattandosi la barba e li fissò duramente.

- Da oggi in avanti non voglio più avere a che fare con situazioni come questa! Sono stato chiaro? Mi sono stancato di rimediare ai vostri errori! Se non vi interessa niente dello spettacolo, ANDATEVENE VIA! - urlò, deluso e amareggiato da quel comportamento infantile. Maya spalancò gli occhi sentendo tutta la responsabilità per quell’azione sconsiderata e Yu abbassò lo sguardo irrigidendosi.

Il cellulare del regista, appoggiato sulla scrivania, squillò insistentemente. Kuronuma guardò il display e si portò tutte e due le mani alla faccia in un gesto disperato.

- Ci vuoi parlare tu, Kitajima? - ringhiò, mostrandole il display che indicava “Hayami Masumi DAP”. Maya fece un passo indietro, come se avesse di fronte un fantasma, mentre scuoteva vigorosamente la testa. Si girò, aprì la porta e scappò via senza che l’avesse congedata.

- Facile la vita, eh, Kitajima? - le urlò dietro il regista mentre intimava con gli occhi a Yu di uscire e chiudere la porta. Strisciò il dito sul display e rispose alla chiamata.



Aprì la porta dello studio e si diresse all’elegante mobile dei liquori senza neanche accendere la luce. Versò il liquido ambrato e profumato nel bicchiere basso e rotondo e lo bevve tutto d’un fiato. Si tolse la giacca e la cravatta e si buttò sulla grande poltrona davanti alla vetrata. Reclinò la testa all’indietro e chiuse gli occhi.

In quei due giorni era stato distratto e intrattabile. Con tutti. E pochi minuti prima si era reso conto del perché. Hijiri lo aveva chiamato per comunicargli alcune cose e per ultima che, come ogni sera, aveva seguito lei. Questa volta era tornata a casa da sola, Sakurakoji non c’era. Nel momento in cui Karato aveva chiamato, la stava guardando e lei stava entrando in casa. Qualcosa di profondo e bruciante gli era salito dallo stomaco, impedendogli di respirare.

Mi manca… terribilmente… e avrei voluto essere io lì, ad assicurarmi che stesse bene…

Inspirò profondamente e immediato lo colpì il ricordo dei momenti che avevano passato insieme. Quelle immagini, così vivide ed emozionanti, scacciarono la tensione e gli restituirono la serenità che tanto agognava.

La porta dello studio si aprì e qualcuno accese la luce.

- Masumi, sei rientrato - la voce di suo padre incrinò la quiete della stanza. Eisuke avanzò nello studio, spinto da Sujimoto che, ad un cenno del suo capo, lasciò silenziosamente la stanza, chiudendo la porta.

- Sì, padre - rispose pacatamente Masumi riaprendo gli occhi di malavoglia e alzandosi lentamente dalla poltrona. Eisuke alzò un sopracciglio, osservando il suo aspetto trasandato.

- Stai bene? - indagò il genitore seguendolo con lo sguardo mentre si sedeva alla scrivania.

- Sì, sono stanco - ammise Masumi per la prima volta, lanciando un’occhiata annoiata alle buste impilate con ordine da qualche collaboratore efficiente. Eisuke aggrottò la fronte.

- Sei ancora vestito, devi uscire? - si informò, stranamente interessato.

- Sì, incontro un regista - rispose blandamente, aprendo qualche busta controvoglia. Anche a casa, solo lavoro…

- Non hai cenato - constatò, il tono della voce che iniziava ad irritarsi.

- Non ho tempo adesso - tagliò corto il figlio aprendo un’ennesima busta.

- Ti sei divertito in crociera? - chiese Eisuke avanzando davanti alla scrivania. Masumi alzò la testa, per nulla sorpreso, aveva già pronte le risposte per lui.

- Ho partecipato ad un evento - spiegò ingoiando il nervoso per doversi ogni volta giustificare. Non ti basta tutto quello che do di me alla Daito?

- E Maya Kitajima, come sta? - domandò velenoso, gli occhi che brillavano incuriositi.

- Sta bene - gli rispose sorridendo e appoggiando la lettera che teneva in mano e di cui non aveva ancora letto una riga - Il suo partner non è riuscito a salire sulla nave e quando ho visto il Presidente Tanaka girarle intorno ho pensato di farle da cavaliere - aggiunse, riprendendo in mano la lettera, ma suo padre non si accontentò.

- Le è piaciuto lo spettacolo? - gli chiese e Masumi rialzò nuovamente lo sguardo, incuriosito.

- Molto - ammise, al ricordo di quei momenti - È stata una buona rappresentazione della Principessa splendente - valutò col suo solito modo schietto.

- L’hai trattata bene? - gli domandò tenendo lo sguardo negli occhi azzurri di suo figlio. Masumi si appoggiò lentamente allo schienale della poltrona e alzò un sopracciglio.

- Devo veramente rispondere a questa domanda? - chiese, seriamente sbalordito. Padre… che succede?

- Masumi! - lo redarguì lui sporgendosi in avanti sulla sedia a rotelle - Mi devo preoccupare? - il figlio lo guardò per un attimo, poi appoggiò i gomiti alla scrivania e incrociò le dita.

- Hai visto la foto sul giornale? Non eravamo una coppia perfetta? Perfino il titolo dell’articolo era perfetto - gli fece notare cercando di mantenere un’espressione neutra.

- È un bene che tutti sappiano che nonostante il vincolo dell’Associazione Nazionale, la Daito Art Production è in prima linea e non si arrende! - Eisuke sembrava molto convinto - Avete parlato dei diritti della “Dea Scarlatta”? - incalzò subito dopo.

- No - rispose gelido Masumi - Non c’è stata occasione - aggiunse riprendendo in mano la lettera. Scorse alcune righe rapidamente, era diversa da quelle che riceveva abitualmente, non aveva intestazioni né firma. Man mano che leggeva, Eisuke lo vide sempre più concentrato.

- Masumi, che succede? - domandò, irritato per essere stato interrotto.

- Niente… - borbottò lui abbandonando la lettera sulla scrivania e alzandosi - Le solite lettere minatorie - guardò l’orologio e si riabbottonò la camicia. Rimise la cravatta e la giacca mentre suo padre prendeva in mano quella lettera.

- Devo andare, ci vediamo domani, buonanotte, padre - lo salutò uscendo dalla stanza.

Eisuke lesse la lettera due volte domandandosi se ci fosse qualcosa di cui preoccuparsi. Sapeva che suo figlio, esattamente come lui anni prima, riceveva periodicamente lettere e minacce di ogni tipo, ma quella aveva un tono particolare.

“Chi la fa, l’aspetti. Devo ammettere che non è stato facile, ma ho trovato un collegamento fra l’attrice Maya Kitajima, Masumi Hayami e delle bellissime rose scarlatte. Sono un uomo di poche pretese e sono convinto che troveremo un accordo, altrimenti tutto ciò che ho scoperto finirà sui giornali e chiunque potrà così chiarirsi le idee su chi sia il misterioso benefattore che, negli anni, ha sostenuto e aiutato finanziariamente l’attrice che in questo momento si contende il ruolo di uno dei più redditizi drammi in circolazione. Incontriamoci domani sera presso la stazione di Shibuya.”

Eisuke espirò e fissò la porta chiusa dello studio da cui era uscito suo figlio in tutta fretta, poi chiamò Sujimoto.



La notte ormai aveva preso il sopravvento sulla città. Tokyo cambiava incredibilmente: i suoi neon, l’abbigliamento della gente, i tipi di locali che restavano aperti, la downtown di Shinjuku quasi completamente buia. Diresse l’auto al chiosco sotto il ponte, ormai diventato il ritrovo abituale con l’eccentrico regista. Era consapevole del rischio che correva parlandoci, ma doveva rassicurarlo che la sua prima attrice non era in pericolo, che quell’incontro era stato fortuito e che non era sua intenzione tormentarla per i diritti della “Dea Scarlatta”.

Non era certo di riuscire a mantenere la sua maschera di indifferenza dopo ciò che era avvenuto ed era anche il motivo per cui, letta quella lettera, era fuggito dallo studio e da suo padre. Aveva già chiamato Hijiri riferendogli quanto letto e insieme avevano convenuto che potesse essere il giornalista che aveva redatto quell’articolo qualche giorno prima. Come avesse potuto scoprire qualcosa era un mistero, ma Masumi gli aveva chiesto di rintracciarlo.

Scacciò ogni timore, doveva avere la mente lucida e puntualmente perdeva le sue capacità ogni volta che pensava a Maya. Sorrise e fermò l’auto, scese e si rese conto che il regista era seduto alla panca del chiosco e probabilmente stava bevendo del sake caldo.

- Buonasera - salutò scostando la tenda di protezione. Kuronuma si voltò e sollevò il bicchiere.

- Buonasera a lei - sembrava particolarmente allegro e soddisfatto e Masumi sospettò che il motivo del suo compiacimento fosse proprio lui stesso. Si sedette e il venditore gli versò da bere.

- Come procedono le prove? - lo interrogò Masumi prendendola alla larga.

- Bene. Domani mattina abbiamo una conferenza stampa allo Shuttle X - replicò Kuronuma fissando il bicchiere.

- Ne sono a conoscenza - annuì il giovane Presidente della Daito.

- Lei parteciperà? - gli chiese subito il regista guardandolo di sottecchi.

- No - Masumi scosse la testa - Solo giornalisti, le compagnie sono state tenute fuori - lo informò con il tono di chi è completamente disinteressato. Il regista ridacchiò.

- Avanti, mi dica perché ha voluto incontrarmi di persona, avrebbe potuto spiegarmi ogni cosa stamani per telefono - lo interrogò - Mi fido di lei, lo sa - aggiunse con tono solenne.

- Davvero? - Masumi scoppiò a ridere - Sarebbe il primo in assoluto! -

- Oppure pensa che io sia… - ma il giovane davanti a lui sollevò una mano, improvvisamente serio.

- Non c’è necessità che prosegua - lo fermò - Non c’è un motivo particolare, solo che questa per me è una situazione nuova. È la prima volta che sono costretto a giustificare un mio comportamento, di solito mi tengo ben distante da situazioni di questo genere - gli spiegò lentamente.

- In effetti, è la prima volta che vedo un articolo su un giornale discutibile, che parla direttamente di lei per un pettegolezzo e non per una sua conquista commerciale - sorrise il regista - Perché è solo un pettegolezzo, vero? - e si voltò verso di lui.

- Maya Kitajima stava parlando con il Presidente Tanaka delle Produzioni Tanaka - spiegò con tono neutro - Suo nonno rappresentò la “Dea Scarlatta” a Nagoya quando Ichiren Ozaki la portò in giro per il Giappone e stava proponendole di fare la stessa cosa, come se avesse già vinto la sfida con Ayumi Himekawa -

Kuronuma annuì, in effetti tornava con quello che gli aveva raccontato Kitajima. Eppure, mentre lei era arrossita di colpo, lui sembrava una statua di marmo, tale era la completa assenza di emozioni su quel volto eburneo. Molto, molto bravo, signor Hayami… vediamo se riesco a far cadere la sua maschera...

- Quindi, sostanzialmente, lei l’ha aiutata - valutò il regista scrutandolo attentamente.

- Proteggo un probabile investimento futuro, lei non farebbe la stessa cosa sapendo che stiamo parlando del più proficuo astro nascente del teatro giapponese? - lo interrogò Masumi mantenendo quel tono da affarista.

Il regista si fece riempire nuovamente il bicchiere e si voltò verso di lui mettendosi a cavalcioni della panca. Non si sarebbe perso per niente al mondo i prossimi venti secondi.

- Maya Kitajima è indubbiamente molto promettente, io per primo me ne accorsi quando la scelsi per “Lande dimenticate” - annuì - E, dalla fotografia su quel giornale a tutta pagina, si è fatta anche molto carina - e scoppiò a ridere. Masumi rimase immobile, senza commentare.

Ecco… ora è pronto per la prossima domanda…

- Come non notare la bellissima parure…? - e vide un lampo passare per quei glaciali occhi azzurri - Rose di zaffiro e diamanti, davvero squisite… chissà come li ha avuti… - a quel punto Masumi dilatò gli occhi per un secondo, prima di riacquisire il suo autocontrollo, ma a Kuronuma bastarono come conferma a tutti i suoi sospetti. Sinceramente a lui non importava niente della vita sentimentale di quel ragazzo né tanto meno della sua prima attrice, finché questo non inficiava sulle prove per lo spettacolo. Inoltre era convinto che Sakurakoji non si sarebbe dato per vinto tanto facilmente. Il giorno prima l’aveva visto gingillarsi con una scatolina blu e non faticava a intuire cosa potesse essere.

- Signor Hayami - esordì con un sospiro poggiando il bicchiere vuoto - Io sono un uomo pratico, e sono convinto che lei lo sia altrettanto, probabilmente è abituato a trattare con altri tipi di persone, ma io sono diverso - Masumi lo fissò mantenendo quel silenzio inquietante - Manca davvero poco alla “Dea Scarlatta” e vorrei che Maya Kitajima mantenesse tutta la sua concentrazione - e piantò i suoi occhi neri e profondi in quelli azzurri dell’uomo davanti a sé.

- Perché? Teme che io voglia sabotare il suo spettacolo distraendo la sua prima attrice? - lo schernì con un sorriso ironico, mantenendo quella posizione rigida.

- Lei è il proprietario della Ondine - valutò il regista - Se Ayumi dovesse vincere, i diritti passerebbero in mano a lei. Non ha alcun motivo per proteggere Maya Kitajima, a meno che, ovviamente, non ci sia qualche altra ragione... - e lasciò in sospeso la frase. Lo stava solo provocando, ma la reazione che lui ebbe lo convinse definitivamente che l’integerrimo Masumi Hayami si fosse innamorato follemente dell’insignificante Maya Kitajima. E chissà da quanto tempo…

- Per me il palcoscenico è sacro - replicò Masumi freddamente - Il mio intento è solo poter mettere in scena un giorno la vera “Dea Scarlatta”! - troppo tardi si accorse della veemenza delle sue parole, del tutto fuori luogo in quel frangente. Kuronuma alzò un sopracciglio e finse una mezza ubriacatura che non aveva affatto.

- Ehi, signor Daito, non si scaldi tanto! Maya Kitajima è un’attrice con un talento unico e, se non perderà la strada e verrà sorretta da qualcuno dell’ambiente, diventerà una star! - esclamò con voce roca, vuotando completamente il bicchiere che il venditore aveva silenziosamente riempito - Se fossi un produttore teatrale, la vorrei anch’io nella mia scuderia, a prescindere dai diritti della “Dea Scarlatta”! - e scoppiò a ridere sonoramente.

Masumi lo fissò perplesso, incerto se ringraziarlo silenziosamente per la sua delicatezza o se invece credere alle sue accuse e agire di conseguenza. Ho provato a costringerla ad un contratto… ma non collaborerà mai con la Daito… forse adesso non a causa mia… ma sicuramente per mio padre…

Una tenerezza struggente dilagò dal suo cuore al ricordo di ciò che era accaduto solo due giorni prima, rendendolo in grado di vedere sotto un occhio diverso la reazione del regista. Kuronuma vide, per la prima volta, due stati d’animo diversi avvicendarsi sul volto di quell’uomo schivo e riservato. Si susseguirono come lampi, ma lui era lì, in attesa, proprio per leggere quei segnali che solitamente sfuggivano a tutti. Signor Hayami… non ci crederà… ma io parteggio per lei… Sarebbe l’uomo perfetto per Maya Kitajima… potrebbe proteggerla da un mondo che lei conosce molto bene in modo che il vortice che la circonderà a breve non la risucchi e riesca invece a emergere come quella stella che merita di diventare… e magari, a quanto pare, potrebbe anche amarla nel modo giusto…

- Mi scuso con lei, signor Hayami - sollevò di nuovo il bicchiere - Ho esagerato e non era mia intenzione - la muta condivisione di intenti rimase sospesa nell’aria finché Masumi, con un sorriso, sollevò il bicchiere e lo svuotò.

- Ma l’avverto - aggiunse assottigliando lo sguardo - Se Kitajima avrà dei problemi con la recitazione, verrò a trovarla personalmente… - marcò minacciosamente l’ultima parola, per poi scoppiare a ridere di gusto.

- Non deve preoccuparsi di questo, non ho alcuna intenzione di fare niente, soprattutto adesso che lo spettacolo è così vicino - lo rassicurò Masumi accendendosi una sigaretta.

- Già… lo spettacolo… - mormorò Kuronuma rimettendosi seduto - Dovrebbe vederla, signor Hayami… la sua Akoya è sfolgorante… cattura lo sguardo, incatena il cuore, ti fa innamorare… - sussurrò fra sé e sé facendo ondeggiare il bicchiere vuoto.

Masumi non ebbe alcuna difficoltà a immaginarla in quella veste. Quando gli aveva recitato quelle battute così profonde, perfino la sua voce era stata diversa, calda e ammaliante, travolgente, ipnotizzante. Guarderai lui ogni giorno così? Reciterai a lui quei versi con tanta passione?

- Ha trovato un equilibrio con il suo partner? - domandò con tono apparentemente disinteressato. Il regista si voltò lentamente.

- Insieme daranno vita ad una “Dea Scarlatta” unica - ammise con tono solenne - Manca solo quell’ultima scena… la più difficile… ma sono sicuro che riusciremo a trovare il modo giusto per rappresentarla. Se Kitajima troverà la strada, Sakurakoji la seguirà a ruota… quando lei sale sul palcoscenico, si appropria della scena e gli altri devono starle dietro… - gli spiegò, sempre con quello sguardo assorto e riflessivo, come se stesse parlando da solo.

Masumi osservò l’espressione rapita del regista e rivide esattamente la signora Tsukikage. Anche lei lo aveva messo in guardia, di fare attenzione, di non incrinare quel delicato equilibrio che permetteva a Maya di recitare il ruolo più importante della sua vita, ma su quel ponte, al suo tocco, con quelle parole sulle labbra, non era stato in grado di trattenersi e aveva ceduto ai suoi sentimenti, esattamente come aveva fatto lei. Si somigliano tantissimo Kuronuma e la signora… è una coincidenza davvero unica… Onodera non ha alcuna speranza contro questo regista geniale…

Quell’ultimo pensiero sembrò ripagarlo di tutte le scorrettezze che il regista della Ondine aveva fatto negli anni e a cui lui si era sempre opposto, a partire dal boicottaggio di Gina e i cinque vasi azzurri fino allo spostamento del giorno di prove per Takekurabe. Sono sicuro che sia stato lui… eppure Maya l’ha sempre battuto, nonostante le sue scorrettezze, la sua recitazione è stata capace di vincere su pubblico e giuria…

- Sono ansioso di vedere il vostro spettacolo - e gli sorrise, alzandosi.

- Potrebbe venire ai Kid Studio, un giorno - gli suggerì con noncuranza. Masumi si bloccò, con la mano che teneva sollevata la tendina.

- Credo che lei si stia divertendo molto alle mie spalle, signor Kuronuma - gli fece notare, serio.

- Non mi permetterei mai, signor Hayami! - replicò fintamente offeso il regista mostrandogli un sorriso smagliante.

Masumi scosse la testa sorridendo e se ne andò, mentre il regista lo seguiva con lo sguardo attento e un sorriso sornione stampato in faccia.



Mizuki varcò la soglia del bar dove lavorava Rei Aoki e si guardò lentamente intorno. Venne accolta immediatamente da una giovane cameriera che la fece sedere ad un tavolino vicino ad una finestra. Pochi attimi dopo il suo sguardo incrociò quello franco e allegro della giovane attrice, che la raggiunse sedendosi davanti a lei.

- Buonasera, signorina Mizuki! - la salutò, fregandosi le mani sul grembiule - Posso portarle qualcosa? -

- Buonasera - ricambiò la segretaria con un lieve cenno del capo - Sì, grazie, un tè e una fetta di torta al limone -

Rei raddoppiò l’ordine e chiese al suo capo qualche minuto, erano comunque quasi in orario di chiusura. Lui borbottò un po’, ma Rei era un’ottima lavoratrice e quindi acconsentì.

La giovane appoggiò tutto sul tavolino e dedicò tutta la sua attenzione alla segretaria.

- Non vorrei causarle qualche problema facendole perdere tempo - affermò bevendo dall’ampia tazza.

- Non si preoccupi, il mio capo borbotta e basta - e le strizzò l’occhio. Mizuki sorrise e appoggiò la tazza fumante sul tavolo.

- Come vanno le sue prove? È difficile il ruolo di Heathcliff? - si informò con interesse, dopotutto la Daito avrebbe potuto decidere di mettere sotto contratto anche lei, un giorno…

- È un personaggio complesso… - ammise sospirando - Ma il regista è contento della mia interpretazione - le sorrise e mangiò altra torta.

- Come sta Maya? - chiese abbassando la voce e Rei sollevò lo sguardo sporgendosi un po’ in avanti.

- Sospira in continuazione, ha lo sguardo perso, borbotta da sola… - riferì sussurrando - E questo sarebbe abbastanza comune per Maya, se non fosse che ieri mattina, mentre facevo il bagno, il vapore sullo specchio ha evidenziato due M occidentali e un cuore! - ridacchiò Rei arrossendo e Saeko fece esattamente la stessa cosa. La giovane attrice prese un tovagliolo di carta e, con la penna con cui prendeva le ordinazioni, disegnò ciò che aveva visto, poi sollevò compiaciuta il disegno, continuando a ridacchiare.

- Io… non ci credo… - mormorò la segretaria arrossendo lievemente mentre fissava i simboli tracciati.

- Sì! Sono rimasta cinque minuti come una scema davanti allo specchio! - Rei accartocciò il tovagliolo e rise di gusto.

- Però… devo dire… che ha un certo senso artistico… - borbottò compassata Mizuki tossicchiando lievemente.

- È sicuramente successo qualcosa! - esordì entusiasta Rei sempre tenendo la voce bassa - Lei ha saputo niente? -

Mizuki sollevò lo sguardo subito seria.

- Lei ha idea di come sia il signor Masumi in ufficio? - e alzò un sopracciglio - Mi farebbe più compagnia un orso… - ammise - L’unica costante di questi tre giorni è che è venuto a lavoro tardi -

- Tardi? - ripeté Rei stupita, non era certo un atteggiamento che avrebbe associato ad un uomo del genere. La segretaria annuì lentamente.

- Non ha mai parlato di Maya neanche una volta, e questa è un’altra anomalia, perché in un modo o in un altro riusciva sempre a infilarla nei discorsi… - aggiunse pensierosa Mizuki - Però ha scoperto che ho tenuto occupato Sakurakoji sabato pomeriggio… -

- Può averlo saputo solo da Yu stesso… forse al porto… - valutò Rei portandosi due dita al mento - A proposito - aggiunse subito - Non mi sono ancora complimentata con lei, il suo piano sembra aver funzionato perfettamente! -

Mizuki sorrise ma il suo sguardo si oscurò poco dopo e Rei sussultò intuendo che ci fosse qualcosa che non andava.

- Sì, Sakurakoji non è riuscito a salire su quella nave - ammise - Ma non so perché il signor Masumi ci sia andato... - rivelò la segretaria sempre assorta e pensierosa.

- Non era stato invitato a quell’evento? - provò Rei, immaginando che fosse plausibile, ma Mizuki scosse la testa.

- Sono a conoscenza di tutti i suoi impegni e questo non ne faceva parte… - mormorò fissando la fetta di torta che non aveva ancora toccato.

- Allora forse è stata proprio lei a convincerlo - ipotizzò la giovane con un’alzata di spalle - Domani mattina ci sarà una conferenza stampa allo Shuttle X e il regista Kuronuma parteciperà insieme a Maya e Sakurakoji. Lui ci sarà? - domandò infine, finendo la torta.

- No - replicò secca Mizuki - Solo giornalisti, le compagnie sono state tenute lontane -

- La “Dea Scarlatta” è vicina… - mormorò Rei, abbassando lo sguardo e la segretaria la vide preoccupata.

- Maya ha qualche problema con le prove? - le domandò controllando distrattamente il display del suo cellulare.

- Dal poco che mi ha detto e che ho carpito dalle sue conversazioni con Yu, solo con la complessa scena finale fra Akoya e Isshin - riportò l’attrice e Mizuki aggrottò la fronte.

- Il sacrificio… - sussurrò assorta - Maya, nonostante sia innegabilmente giovane, è sempre riuscita ad approfondire incredibilmente i suoi personaggi e a trovare la giusta maschera da indossare - Rei l’ascoltò in silenzio dato che l’austera segretaria sembrava in vena di confidenze - Quando la conobbi più approfonditamente, diventando la sua manager, ciò che sapevo di lei era quello che i giornali riportavano, oppure proveniva dal tam tam dell’ambiente e soprattutto dalla visione che aveva di lei il nostro ammiratore… -

- È una ragazza straordinaria… - ammise Rei annuendo - Me ne accorsi appena l’incontrai - sorrise dolcemente e finì tutto il tè.

- Sembra emanare un magnetismo particolare che conquista le persone - valutò Mizuki parlando lentamente - È spontanea, diretta, gentile, genuina… - sorrise - Io non sono mai riuscita a fronteggiare lui come fa lei… proprio non so dove trovi il coraggio a volte -

- Maya è fatta così, affronta le cose a testa bassa ed è istintiva, come con il teatro - Rei aveva lo sguardo lucido d’emozione - Recita con una passione unica e mette tutta se stessa nei personaggi che interpreta! -

- Spero solamente che non accada qualcosa e che il nostro… come lo chiamate? Ah sì, principe tenebroso, non commetta qualche errore - Mizuki sorrise mestamente. Mise il cellulare in borsa e fissò risoluta la giovane.

- Sono convinta che non arrecherà alcun danno a Maya, qualsiasi cosa sia accaduta su quella nave - rispose Rei determinata - L’ha protetta per sette anni, non le rovinerà la carriera ora -

- Questo è un mondo squallido e pieno di gente cattiva. In fondo siamo tutti pedine e spesso c’è qualcuno che gioca una partita di cui non siamo a conoscenza e quando veniamo mangiati è ormai troppo tardi - si alzò infilandosi il soprabito e Rei l’accompagnò alla porta.

- Se dovessi venire a conoscenza di qualcosa le manderò un messaggio - l’aggiornò l’attrice, facendo un lieve inchino.

- Io farò la stessa cosa - annuì la segretaria ricambiando il saluto.

Si addentrò sul marciapiede affollato nonostante l’ora e non notò l’uomo in nero che la seguiva con discrezione.


Masumi rientrò quando la villa di suo padre aveva ormai tutte le luci spente. Lui era sicuramente a letto e anche i domestici che vivevano nella dépendance perché era tutto buio. Raggiunse il suo studio e fece praticamente gli stessi gesti che aveva fatto poche ore prima: si tolse la giacca e la cravatta gettandole sul divanetto al centro, si versò da bere, si accese una sigaretta e camminò lentamente fino alla grande vetrata.

Fuori c’era solo la luce della luna ad illuminare il giardino e i suoi deboli raggi mantenevano l’oscurità nella stanza, che gli dava grande sollievo. Da quando era sceso da quella nave, sembrava aver cambiato completamente prospettiva riguardo le cose che lo circondavano. Contro ogni logica, il suo desiderio più profondo si era avverato. Le semplici ma chiare parole di Maya, precedute da quelle battute, avevano aperto una porta sul futuro, qualcosa a cui lui non aveva mai pensato.

In realtà io… io non avevo mai considerato una eventualità così remota perché la credevo impossibile… E ora cosa farai, Masumi? Vi siete detti di aspettarvi… come fronteggerai tuo padre? Come gli impedirai di farle del male?

In quell’attimo di calma il suo cuore prese a battere, dapprima flebile, poi sempre più veloce, mentre il ricordo di quelle ore si materializzava davanti ai suoi occhi unito a quella speranza per il futuro.

Stare con me…

Sorrise nel buio e si sedette alla scrivania. Quella lettera minatoria giaceva ancora lì, aperta, chissà suo padre cosa aveva pensato. Cosa starai facendo adesso, ragazzina?

Guardò l’orologio che segnava le ventitré, sicuramente non era in sala prove ed in effetti Maya, in quel momento, era seduta alla sua scrivania, le luci spente. Rei non era ancora tornata e il silenzio ammantava tutto. L’unica cosa che sentiva era il suo cuore che, come un tamburo, picchiava nel suo petto. Ci portò una mano sopra, cercando inutilmente di placarlo. Aveva provato a restare concentrata nelle prove e quando aveva avuto necessità di recitare Akoya appassionata o abbattuta, era ricorsa ai suoi sentimenti e quando, come in quel momento, era da sola, lasciava che uscissero dirompenti perdendosi nei ricordi.

Quella fibrillazione piena d’emozione si fuse all’angoscia dilagante che le esplose nello stomaco. Amore e rinuncia… proprio come Akoya… gli ho chiesto di aspettarmi… e mi ha detto che avrei dovuto attendere anche lui… parlava del matrimonio? Come ho potuto dirgli tutte quelle cose…? Non mi riconosco più… Cosa farò da ora in avanti? Come potrò salire su quel palcoscenico e…

Abbassò la testa sconsolata, appoggiandola alle braccia piegate sulla scrivania, e chiuse gli occhi. Chissà che stai facendo adesso…? Mi manchi così tanto… Sarà così anche per te?

Un nodo le serrò la gola e ricacciò le lacrime che bruciavano dietro le palpebre. Aprì lentamente il primo cassetto della scrivania e, nel buio del suo studio, Masumi fece esattamente la stessa cosa. La luce della luna si rifletté sull’argento e sul vetro blu del delfino nel cassetto di Maya e su rose di zaffiri e diamanti in quello della scrivania di Masumi.

Mi dispiace Yu…

Pianse sommessamente lacrime amare per l’ironia della situazione: aveva un bel ragazzo pronto ad amarla per sempre, gentile, presente, comprensivo ma che lei non riusciva a ricambiare, e un uomo, adulto, distante come le stelle, che le aveva dichiarato il suo amore fin da quando era solo una ragazzina con mazzi di rose scarlatte e lei… lei non aveva capito nulla.

Collegati da quel filo rosso del destino che li univa da sempre, Masumi, nelle tenebre del suo studio, sollevò delicatamente la collana e il diamante al centro della rosa di zaffiro amplificò la poca luce lunare.

Brilla come i tuoi occhi, Maya…

Lasciò che ondeggiasse appena, seguendo con lo sguardo quel movimento ritmico e, per la prima volta da che aveva memoria, permise al suo cuore di battere senza sosta, spinto dal ricordo di lei, senza sopprimere quel sentimento dirompente.


   
 
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