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Autore: Himeno    20/05/2015    4 recensioni
Due ragazzi che non conoscono ancora l'amore e che sono uno il contrario dell'altro, possono innamorarsi? Angelo e Diavolo. Il loro amore potrebbe nascere a causa di un gioco? la mia prima ff su questo cartone favoloso! Leggete e ditemi che ne pensate^^ kiss
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love Game'
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Capitolo 33

 

Wow… è stata la notte più bella, più magnifica, più sensazionale, più indimenticabile – sì, insomma avete capito - della mia vita. Mi sono svegliata da poco e fuori è ancora buio. Sono rimasta a guardare il volto dormiente di Sulfus con aria sognante per poi spostare lo sguardo lungo il suo corpo coperto a malapena dal lenzuolo. Arrossii. Era davvero stupendo ed era mio.

Ero crollata quasi subito dal sonno dopo che lui mi ha pulito nella mia intimità ancora un po’ indolenzita. Non mi meravigliavo che le donne facessero a gara per averlo almeno per una notte nel loro letto. Questo pensiero mi fece venire una fitta di gelosia e decidi di distoglierlo subito. Non volevo fare quei pensieri mentre ero tra le sue braccia. Questo momento era solo nostro. Troppo bello per poterlo rovinare con la mia stupida gelosia.

Mi strinsi di più a lui e provai a rimettermi a dormire. Sarà stato il calore del suo corpo, il respiro che mi accarezzava i capelli, il suono del suo cuore che batte a rilassarmi ma fui accolta di nuovo dalle braccia di Morfeo in un istante.

 

Correvo con il sorriso sulle labbra. Ero felice. Tutto intorno a me era bellissimo. L’erba morbida mi accarezzava i piedi nudi a ogni passo e i colorati fiori di campo accompagnavano la mia corsa.

Indossavo un vestito leggero bianco con le maniche a sbuffo e la gonna svolazzante mi arrivava all’altezza delle ginocchia.

Qualcuno mi rincorreva e mi chiamava. Era un richiamo dolce dalla sfumatura seducente. Sulfus.

Stavamo giocando e lui stava per raggiungermi.

-Tanto non mi prendi!- esclamai quasi senza fiato.

-Questo è tutto da vedere- mi rispose lui ridendo.

Rallentai non facendocela più e a quel punto mi prese. Cademmo per terra ridacchiando come scemi. Era strano vedere questo lato di Sulfus così tenero. Prima era sempre scorbutico e odioso e adesso sorrideva e mi trattava in maniera gentile e premurosa. Possibile che l’amore era in grado di fare ciò? Anch’io mi sentivo cambiata e grazie a lui.

Rimasi distesa in quella magnifica superficie variopinta a respirare il profumo dei fiori e a guardare il cielo azzurro sopra di noi. Non c’era una nuvola, solo il sole cocente.

Lui si mise sopra di me poggiandosi sui gomiti per non pesarmi troppo addosso.

-Ehy- gli sorrisi. La felicità sprizzava da tutti i pori.

-Ehy- disse con un tono roco e malizioso per poi baciarmi il collo poi il solco tra i seni.

-Non mi lascerai mai, vero? Starai sempre al mio fianco, Sulfus?-

A quel punto smise un attimo di baciarmi per poi guardarmi negli occhi pieni di amore e desiderio per me.

-Te lo giuro. Per quanto valga la mia parola di diavolo, ti prometto che starò sempre con te- mi rispose serio per poi aggiungere in tono divertito. -Non sarà facile liberarsi di me, ti starò addosso finché non mi supplicherai di lasciarti andare. E anche in quel caso non credo che lo farò-

-Neanch’io voglio che tu lo faccia. E non succederà mai che io ti supplichi di allontanarti da me- allungai una mano per accarezzargli il viso per poi stampargli un lieve bacio sulle labbra a cui lui rispose subito con passione.

-Ti amo, Raf-

-Ti amo, Sulfus-

Poi a un tratto lo scenario cambia. Non sono più in mezzo a un campo fiorito ma intorno a me c’è il buio. Sono ancora distesa ma non c’è più Sulfus sopra di me a baciarmi. Che cosa succede?

Mi rialzo in fretta e mi guardo in giro. Niente.

Vedo solo nero ma riguardo un'altra volta da una parte all’altra finché non vedo una figura in lontananza. Mi da le spalle ma sono sicura che è il ragazzo che amo.

-Sulfus!- lo chiamò mentre corro verso di lui. Non si gira verso di me, non si muove.

Continuo a chiamarlo e quando sto per raggiungerlo, alla fine si volta a guardarmi. E’ Sulfus ma sembra più un ombra del Sulfus che conosco. Non è quello che mi stava amando sotto il sole in quel prato.

Mi blocco e poi dal suo volto inespressivo vedo uscire delle lacrime.

-Mi dispiace-

Solo quelle due parole gli escono dalla bocca per poi essere inghiottito dalle fiamme uscite all’improvviso dall’oscurità. Questione di un attimo e me lo vedo sfuggire via lasciandomi sola in mezzo a un cerchio di fuoco.

Urlo il suo nome nella speranza che ritorni ma non serve a niente.

-SULFUS!-

 

E a quel punto mi sveglio. Ho la fronte madida di sudore e il respiro affannato. E Sulfus è vicino a me nel letto che mi guarda preoccupato.

 

**************************

 

Mi svegliai di soprassalto. Il mio nome urlato da lei mi ha fatto raggelare il sangue nelle vene.

In un attimo sono lì che la guardo con preoccupazione. Lei si volta verso di me con la faccia sconvolta e non posso fare a meno di accoglierla tra le mie braccia.

-Calmati Raf… Tranquilla, ci sono io qui con te- dissi cercando di calmarla.

-Sulfus…- fa uscire il mio nome come un soffio. Come se gli costasse fatica parlare.

-Sono qui- la accarezzai piano. Ero un po’ impacciato ma, cazzo, era la prima volta che consolavo qualcuno. Non mi capita tutti i giorni di abbracciare e coccolare una ragazza figuriamoci una in lacrime. Ma lei è colei che amo. Colei che ha il mio fottuto cuore.

Sentii che pian piano si stava rilassando e il respiro tornava regolare. Chissà che le sarà preso? Che cosa avrò sognato di così terribile?

-Va meglio?-

Lei annuì e si allontanò un poco da me per guardarmi in viso.

-Che cosa è successo?- le chiesi.

-Un sogno. Stavamo… stavamo in un prato fiorito a rincorrerci, siamo caduti e ci stavamo baciando sdraiati sull’erba…-

-E questo ti ha fatto urlare di paura?- le chiesi alzando un sopracciglio. Sapevo che non era quello ma volevo sdrammatizzare un po’. Lei non gradisce e mi lancia un occhiataccia.

-Ok ok, continua- la esortai.

-Poi tutto cambia. Si fa buio e intorno a me non c’è nessuno. Mi rigiro in continuazione finché non ti vedo. Sei a molti passi di distanza da me e mi dai le spalle, ti chiamo ma non mi rispondi né ti giri a guardarmi-

-Hai sognato che diventavo una specie di zombie?-

-Non sto scherzando Sulfus! E’ stato terribile-

-Ci credo. In versione morto vivente non devo essere uno schianto-

-Cretino! Non è quello il punto. Io vengo verso di te, infine ti giri e mi dici solo che ti dispiace. Dopo ciò vieni inghiottito dalle fiamme ed io rimango sola- rabbrividisce.

-Ehy angelo- le sorrido per poi prenderle il viso tra le mani. –E’ stato solo un brutto sogno. Io sono qui in carne ed ossa e non vedo fuoco in giro-

-Ma…-

-Non succederà che io ti lasci sola. Mai più, chiaro?- le dissi guardandola serio. Non la sto prendendo per il culo. Giuro che non la lascerò mai più. Abbiamo sofferto già abbastanza lontani l’uno dall’altra e un altro allontanamento sarebbe fatale per entrambi.

Fa un bel respiro e poi mi dona un timido sorriso. -Ok, mi fido di te-

-Bene. Tuttavia… se vuoi ti dimostro quanto sono vivo in questo momento- dissi con un sorriso malizioso facendola sdraiare. La sovrastai e cominciai a lambirle il collo.

Lei gemette e mise le sue braccia intorno al mio collo.

-Ti fa ancora male?- le chiesi ripensando che magari le doleva ancora sotto per via della verginità perduta. Per le palle di Lucifero! Sono diventato un vero smidollato ma non posso fare a meno di preoccuparmi per lei. Potrò continuare a comportarmi da demonio bastardo con gli altri ma con lei no. Raf ormai è il mio tallone di Achille e allo stesso tempo colei che mi da forza.

-N-no-

-Ti andrebbe un secondo round?-

-Come posso rifiutare a una proposta così allettante?- disse guardandomi con malizia.

Mi piace questa Raf peccaminosa. Non pensavo di creare un mostro di sensualità in una sola notte tuttavia mi sono ricreduto.

-Esatto, non puoi- le risposi. Ho di nuovo fame di lei. Prendo un altro preservativo e ci divertiamo di nuovo ad andare in paradiso. E, credetemi, se il paradiso fosse quello, ci andrei in quattro e quattr’otto. Anche se per me ormai le sue porte sono ben sigillate.

Al diavolo, mi basta avere accesso al corpo e al cuore di Raf e nient’altro è importante per me. Lei è mia e nessun’altro oserà toccarla. Non sono mai stato possessivo nei confronti di una donna. Ho avuto femmine di diverse età - tranne quelle over 50, ho un limite anch’io – ma mai, dico mai, mi sono sentito legato a loro. Solo una scopata e via per darci qualche ora di piacere e basta. Ma con Raf era amore e la sentivo mia come, sono certo, lei mi sentisse suo. Chiunque avrebbe provato a separarci, lo avrei rovinato con le mie stesse mani.

 

Quando riusciamo ad alzarci dal letto è ormai mezzogiorno inoltrato. Dalla fame di sesso siamo passati a quella del cibo e appena ci vestiamo, andiamo dritti in cucina.

Troviamo Tilda intenta a cucinare e quando si gira verso di noi sussulta. L’abbiamo colta di sorpresa, non si era proprio accorta che eravamo entrati.

-Oh ragazzi, che spavento mi avete fatto prendere. Siete entrati a passi felpati?- ci chiese.

-Scusaci, Tilda. E’ che… abbiamo una fame enorme e perciò siamo venuti qui direttamente- disse Raf.

-Ci credo che avete fame. Come se non sapessi che cosa avete fatto finora. Tutti chiedevano di lei, signorino, perché siete scomparso durante la festa. Lo sapranno tutti ormai dove eravate scomparso e con chi- sbuffò.

Io le lanciai un’occhiataccia. Avevo bisogno di cibo non di prediche.

Raf, vicino a me, arrossì, per poi biascicare qualcosa a proposito dell’andare un attimo in bagno.

Rimasti soli, Tilda comincia a fissarmi. Ok, mi sto incazzando.

-Dillo chiaro e tondo quello che vuoi dire invece di guardarmi come se fossi un violentatore di vergini. Ti ascolto-

-Spero che siate stato gentile con lei e che non la stiate prendendo in giro. Non se lo meriterebbe-

-Sto facendo sul serio stavolta-

-Veramente?-

-Sì. La amo come non ho mai amato nessun’altra. Ieri ho aperto gli occhi, non riusciamo a vivere senza l’altro-

-Bella scoperta. Ci ero arrivata prima di lei, signorino-

-La solita vecchia brontolona- sbuffai per poi guardarla serio. –Mi conosci da parecchi anni, Tilda. Sai del mio passato e di conseguenza perché sia stato così difficile per me ritornare a credere nell’amore-

-Lo so. E sono felice che finalmente si sia liberato dell’ombra di suo nonno e di sua madre. So che pensava di non meritarsi l’amore di Raf, ma si sbagliava. Lei è buono come lo era il fratello di suo nonno e come lo era…- si bloccò ma sapevo chi stava per nominare.

-Mio padre, vero?- finii la sua frase con il volto inespressivo. –Anche tu lo hai sempre saputo, avrei dovuto immaginarlo-

-Non è come pensa. L’ho scoperto per puro caso, origliando una conversazione tra il padrone e Marcus. Quest’ultimo mi scoprì e mi fece promettere di non farne parola con nessuno. Sono stata una tomba per tutti questi anni solo per rispetto ad un amico. Tante volte siamo stati tentati di dirglielo ma alla fine ci è sempre mancato il coraggio-

E’ questo che mi fa rodere ancora di più. Il fatto che se non avessi scoperto quella foto in camera di Marcus non avrei mai saputo la verità. Sarei vissuto nell’ignoranza per sempre. Ma ormai che senso ha rinfacciarglielo?

-Gli somiglio, vero? Per i capelli e i lineamenti, intendo-

-Sì. Era un giovane molto bello. Ha preso molto più da lui che dai Zolfanelli. Non è vero che è la copia di Paul-

-Per mia fortuna-

-Ero come una zia per lui ed era così felice della tua nascita. Quando Temptel gli diede la prima ecografia, la fece vedere anche a me e a Marcus. Toccava il cielo come un dito e non faceva che dire “Questo è mio figlio, il mio piccolo Sulfus”-

Cazzo, perché mi sta dicendo questo adesso? Mi fa ancora più male sapere che lui mi amava così tanto e che non ho potuto godere del suo affetto smisurato. Con lui sarei diventato una persona migliore, ne sono certo.

-Me l’ha detto anche Marcus ma è inutile rivangare il passato. Lui non c’è più e in me scorre anche il sangue del suo assassino- le dissi con aria afflitta.

-Signorino…- non riuscì a continuare che sulla soglia della cucina, si presentò Marcus con delle valigie.

-Marcus, che diavolo hai intenzione di fare?- gli chiese la cuoca.

-Quello che è giusto. Me ne vado-

E a quel punto, il mio cuore ebbe una stretta.

 

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Eccoci qua! Odio essere ripetitiva però mi dispiace del ritardo. Sono stata parecchio indecisa su come strutturare il loro risveglio e poi mi è uscito fuori anche questa piccola chiacchierata tra Sulfus e Tilda. Siamo quasi agli sgoccioli ma prima succederà un ultima cosa che riguarda il sogno di Raf. Insomma, non le ho fatto avere un incubo per niente :P Ringrazio tutti quelli che mi seguono e che mi auguro di non deludere mai. Se ci dovesse essere qualcosa che non va, errori che vi danno fastidio, non esitate a dirmelo.

A presto!

Himeno

   
 
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