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Autore: report    04/01/2009    8 recensioni
Osservavo lui, dalla mia finestra, vedendolo sempre solo e la notte, speravo solo che il mio desiderio si avverasse.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Salve!!!!!
Bene, questa ONE ha partecipato al concorso natale - contest su Inuyasha di Roro, in attesa dei risultati, la pubblico….. Spero vi piacerà anche se natale è passato!
Risultati giunti...... sono arrivata 4!!!!!!!






Il colore del futuro









Potrebbero classificarmi come una povera pazza o una psicotica. Oppure guardarmi storto e vedermi come una spudorata guardona.
So che era sbagliato, ma non riuscivo ha farne a meno. Dovevo osservarlo, spiarlo, guardarlo.
Non sapevo nulla di lui, ma ero curiosa. Non solo perché stranamente abitava proprio davanti a me, ma perché era veramente bello e circondato da un alone di mistero.
Dal suo aspetto si poteva chiaramente capire che era un mezzo demone. Di nascosto da dietro la finestra, potevo scorgere quelle buffe orecchiette muoversi sul suo capo e il mio istinto, lo ammetto con imbarazzo, sarebbe stato quello di correre lì e strofinarle. Troppo carine.
Ormai sono tre mesi che lui si è trasferito lì e io da allora lo spio.
Potrei presentarmi, ma non ho mai il coraggio di farlo.
Ogni mattina, lui è accanto a me alla fermata dell'autobus, basterebbe un sorriso, una battuta tirata lì e saprei il suo nome e molte altre cose, ma non riesco mai ad aprire bocca.
Non so perché, ma mi mette suggestione.
Non è per il suo aspetto, l'essere mezzo demone non mi spaventa, ma sono i suoi occhi.
Occhi bellissimi certo, di un colore così acceso da abbagliare il sole stesso, ma allo stesso tempo così tristi, foschi, così... quasi disperati che mi bloccano…
In questi tre mesi ho cercato di vedere se nella sua casa potesse arrivare qualcuno, che ne so, un amico, un amica, un parente, ma niente, lui è sempre solo.
Sospiro sconsolata e continuo ad appendere le decorazioni all'albero di Natale. Quest' anno ho deciso per le decorazioni in stoffa, quindi ho comprato tutto nuovo. Cuoricini rossi, neri e bianchi con graziose decorazioni in bottoni. Bamboline vestite di rosso con tra le mani piccoli alberelli e bamboline più grandi che rappresentano una donna e un uomo vestiti da babbo natale. Sono sicura che sarà un albero bellissimo anche se Sango, la mia migliore amica dice che senza le palline non si può chiamare albero. Cocciuta!
Ad opera compiuta, sono soddisfatta della mia scelta e istintivamente mi volto verso la finestra e lui è lì. Sembra fissarmi, ma in realtà fissa il vuoto davanti a se. Mi ritrovo a pensare che non l’ho mai visto ridere, ma sono sicura che il suo sorriso sarebbe bellissimo.
Resto per un po' ad osservarlo, quando lui alza lo sguardo verso di me e mi guarda, in imbarazzo, mi getto quasi per terra, finendo su un paio d’addobbi e conficcandomi la punta di una piccola corna di renna in un palmo della mano.
“Ahi!” esclamo dolorante e mi rialzo di scatto scuotendo la mano e guardando nuovamente alla finestra. Lui non c'è più.
Perfetto adesso mi crederà pazza!
Le finestre della sua casa, sono tutte aperte, fuori ci saranno solo tre gradi, ma lui sembra non accorgersene.
Sbircio e non noto nessun albero, strano a Natale ormai mancano solo due giorni. Io sono in ritardo, ma lui... lui credo non lo farà neanche.
Sento il campanello e corro al citofono.
La voce di Sango, seguita da quella più forte di Miroku mi arrivano calde e morbide anche attraverso il citofono. Sorrido, aprendo il cancello e credo che dopo tutto non sarà un brutto Natale.
Questo sarà il primo da sola, lontana per lavoro dalla mia famiglia, dalla mia città o almeno è quello che ripeto continuamente per convincere anche me stessa, ma in realtà, non credo importi molto alla mia famiglia se io sono o no seduta alla loro tavola la sera di Natale, ma in questa nuova città sono riuscita comunque a trovare due buoni amici, strani, un po' pazzi, ma perfetti per me. Infondo sono un po' pazza anche io no?
Appena entrano, Sango mi abbraccia e poi corre verso l‘albero di Natale. Miroku mi regala un bacio sulla fronte e togliendosi la giacca e la sciarpa, si affianca a Sango per osservare l'albero. “Kagome devo ammettere che è perfetto!” annuisco “Visto! Ti avevo detto che gli addobbi erano perfetti!” e faccio per dire altro, ma la voce di Miroku mi perfora un timpano.
”Inuyasha!” urla con tutto il fiato che ha in gola, affacciato alla finestra e guardando... oh mio dio... guardando dritto davanti a se!



Osservo le pareti della sala. Bianche. Non mi piacciono. Dovrei cambiare colore... forse... gialle... no salmone... bhò!
Da quando mi sono trasferito ho cambiato il colore delle pareti della camera da letto, un bel color crema e del bagno, azzurro, ma adesso mi mancano i muri della sala e della cucina... il bianco lo odio. Mi fa venire in mente il luogo in cui sono cresciuto e come il bianco che adesso osservo, disprezzo allo stesso tempo quel posto.
Mentre osservo il muro, penso alla scenetta di prima e un sorriso contorto si manifesta su mio viso. Quella ragazza è spudorata.
So che mi fissa, ma ancora devo capire perché.
Forse è curiosa della mia natura, bhè non sarebbe la prima che mi osserva come un pagliaccio ridendo alle mie spalle.
Continuo ad osservare il muro, poi sento il mio nome urlato. Mi guardo intorno non capendo chi lo sta urlando e poi vedo la finestra aperta davanti a me e un idiota farmi ciao ciao con la mano.
Non è possibile, quello è Miroku, ma non ci abitava quella curiosona lì?
Mi affaccio e lo saluto con la mano “Inuyasha cosa ci fai lì?” sollevo un sopracciglio “ci vivo perché?” e lui sorride “Ma no! Stai proprio accanto alla mia amica, dai vieni qua che ti presento la mia Sanguccia!” scuoto la testa “no grazie, sarà per un’altra volta!”
”Ma quale altra volta, va bene, allora resta lì che veniamo noi!” e prima che possa dire un enorme no, lui sparisce.
Perfetto, adesso verranno qua, che scocciatura!
Sento il campanello e vorrei non aprire ma negare di essere in casa sarebbe assurdo, così apro e poco dopo Miroku mi abbraccia.
Perché gli umani sono sempre così calorosi?
”Inuyasha che coincidenza fantastica no?”
”Eh!” rispondo io poco entusiasta e lui si sposta facendo spazio ad altre due persone.
Non ci posso credere.
“Bene. Inuyasha questa è la mia ragazza, Sango” e stringo la mano ad una bella ragazza sui 25 anni con due profondi occhi scuri e capelli castani, legati in un’alta coda che mi sorride gentile “piacere!” risponde e si sposta, così la vedo, ma lascio che Miroku continui “questa è Kagome, una nostra cara amica che abita proprio davanti a te!” e lei tenendo gli occhi bassi, mi allunga una mano, mano che però non prendo, ma apro la bocca “oh, ma sei un volto familiare. Assomigli tanto ad una ragazza che spia sempre in casa mia!” e la vedo diventare rossa e piegarsi nelle spalle “Io... no... sì... scusa!” balbetta e vedo Miroku fissarmi strano “voi vi conoscete?”chiede curioso e io scuoto la testa”No, forse mi sono sbagliato, non assomiglia molto ad un maniaco!” e lasciandoli entrare avanzo nella sala, facendoli sedere sui divani di pelle nera arrivati giusto un mese fa, ma che sembrano nuovi. In effetti, devo ammettere che oltre a me, loro sono i primi che si siedono.
Miroku naturalmente riprende a parlare “Sapete, Inuyasha lavora nel mio stesso ufficio, ormai facciamo coppia fissa vero amico?” e io lo fisso stranito. Perché questo ragazzo si è convinto che siamo amici? Ma più che altro, perché ci tiene così tanto ad essermi amico?
Come ha detto lavoriamo insieme e devo ammettere che è uno dei pochi con cui parlo, ma… strano ragazzo.
Mentre lui e la sua ragazza parlano, osservo la terza partecipante del gruppo. So che è la ragazza che mi spia, ma adesso neanche sembra lei o forse più semplicemente non rappresenta la persona che mi ero immaginato.
Che fosse carina, l’avevo notato, ma pensavo fosse un tipo curioso e morboso. Che avendomi davanti, mi avrebbe scrutato come una cavia, invece se ne sta seduta, con le mani in grembo a testa bassa.
La osservo e la trovo notevolmente bella. Lunghi capelli neri, leggermente mossi le circondano il volto e racchiudano la sua schiena. I suoi occhi sono scuri, ma anche così scuri, sono capaci di trasmettere un immenso calore.
Quando però alza l’improvviso la testa, sono spiazzato.



Che cosa assurda.
Per mesi l’ho spiato e adesso sono lì nel suo salone e neanche alzo la testa.
Lui sa.
Lui sa che lo spio e questo non lo sopporta. L’ho capito dalle sue parole. Fredde, cattive. Non posso dargli certo torto.
Sospiro e finalmente alzo la testa, ma mi ritrovo a fissarlo dritto negli occhi e lui come colto sul fatto volta di scatto la testa. Ok… mi odia.
Lentamente mi alzo “Ok… io adesso dovrei andare. Grazie dell’ospitalità e… vado!” mi dirigo alla porta sotto lo sguardo di Sango e Miroku e con lui che mi segue “bene!” esclama e sento la porta chiedersi alle mie spalle.
Appena arrivo a casa, chiudo tutte le tende e tiro giù le serrande.
Vorrei sprofondare in una fossa senza fine.
Sprofondo su una delle sedie della cucina e adagio la testa sul tavolo.
Che figura atroce, però… però avevo visto giusto… è decisamente bello!

La mattina dopo, decido di sfruttare la vigilia di Natale per fare gli ultimi acquisti e le ultime spese.
Quando però arrivo alla fermata dell‘autobus, il sangue mi si gela nelle vene. Anche se sono coperta da un grosso capotto, sciarpa, cappello e guanti, sento un improvviso freddo pungermi l’anima, lui è lì.
Come il solito, se ne sta seduto sotto la pensilina ad osservare il l‘asfalto. Potrei avvicinarmi, adesso conosco il suo nome, ma proprio adesso dovrei nascondermi. Cerco di non farmi vedere e mi piazzo dietro ad un omone sui 200 kg che mi copre interamente.
Quando arriva l’autobus, sguscio come una biscia verso entrata e mi siedo con un sospirone, sospiro che mi muore in gola appena vedo il mio vicino .
“Inuyasha!” cinguetto con un tono decisamente alto e lui annuisse “Oh… Tu sei l’amica di Miroku giusto?”
“Sì… Kagome!” e mi deprimo un po’ pensando che già si era dimenticato il mio nome.
“Vai… vai in centro?” chiedo quasi balbettando e lui fa sì con la testa “scendo davanti al castello!” declama serio osservando fuori del finestrino e io sorrido “Anche io scendo lì!” e mi aspetto una risposta, ma lui mi ignora e lo fa per tutto il tragitto dell’autobus.
Alla nostra fermata, mi alzo e mi piazzo davanti alle porte, anche se non mi volto, so che lui è dietro di me, poi la calca ci spinge e dopo avermi urtato scende per primo.
Osservo la sua figura camminarmi davanti e non dico una parola. Guardo con stupore la gente fissarlo e poi capisco. Alcuni guardano il bel ragazzo dai lunghi capelli color della luna e dagli occhi dorati meravigliati dalla sua bellezza, ma altri lo fissano quasi disgustati. Osservano il mezzo demone.
Per un secondo abbasso la testa e mi dispiaccio per lui, ma questo mi distrae e così vado a sbattere contro un palo.
Dio assomiglio sempre di più a paperino, capitano tutte a me!
Mi strofino la testa e quando alzo gli occhi lui sorride davanti a me “Sai, credo che ci fosse anche prima!” e divento rossa come un peperone “Io… Ero soprappensiero!”
“Fossi in te presterei più attenzione, un palo è doloroso, ma se finisci sotto una macchina sarebbe peggio!” sorrido e lo vedo un secondo irrigidirsi “ti ringrazio per la premura, cercherò di evitare di morire schiacciata sotto un tir!” e lo supero, ma mi blocco subito davanti ad una vetrina.
“Ma allora è un vizzio…” e poi si cheta appena indico la vetrina. “Inquietante!” sussurra e io lo fisso “Bhè ora inquietante è un po’ esagerato no?” e lui mi fissa “quel’orso si muove in maniera assurda… !” e io continuo ad osservare l’orso meccanico che sembra fare sì con la testa. In effetti, la scelta non è stata molto azzeccata, ma non è colpa dell’orso, ma di chi l’ha messo lì. Con il muso spiaccicato contro la vetrina… sembra furioso!
“Bene, allora io vado di qua” esclama lui all’improvviso e senza che possa dire altro si allontana, ma io lo seguo.
Camminiamo separati da circa due metri per un po’, poi lo vedo fermarsi e girarmi “Hai intenzione di seguirmi per molto!” e scuoto la testa “Io… devi fare gli acquisti natalizi?”
“No! Se lo vuoi sapere io odio il Natale!” e si volta riprendendo a camminare.
“Ma su… il Natale è così bello. C’è la neve, anche se ancora deve cadere per me domani saremo sommersi. Poi ci sono le giornate passate con gli amici!”
“Non ho amici!”
“La famiglia!”
“Non ho famiglia!” e appena lo sento mi blocco “cosa?” chiedo titubante e lui si volta di scatto “Cosa non hai capito scusa? Io non ho nessuno e non m’interessa festeggiare il Natale con nessuno!” e si rivolta.
“Ma… se non chiamerai la tua famiglia loro saranno tristi!” e lo sento ridacchiare “La mia famiglia era mia madre, ma se chiamandola mi rispondesse mi preoccuperei, lei è morta anni fa!”



Appena dico l’ultima frase, spero di aver posto fine all’interrogatorio, ma il silenzio di tomba che sento alle mie spalle mi produce un brivido lungo la schiena. Mi volto e lei è lì, imbacuccata come se andasse sulle alpi che fissa impassibile il pavimento.
“Eih!” esclamo e quando alza gli occhi mi sento un verme.
Mi sta osservando con gli occhi lucidi.
“Scusa! Io non lo sapevo. Mi dispiace tanto!” e mi avvicino adagiando una mano sulla sua spalla “Ok… Ok… non fa niente non mi piangerai per questo vero?” e la vedo fissarmi “mi perdoni?” mi chiede sinceramente e io annuisco “Ok… eviterò di fare altre gaf te lo giuro Inuyasha!” e affiancandomi ripenso che il mio nome, sussurrato dalle sue labbra non è male.
Camminiamo per un po’ e la vedo entrare in almeno sette negozi in venti minuti. Mi chiedo come mi sono ritrovato con lei a fare gli acquisti natalizi.
Però quando mi trovo davanti ad una vetrina dove un piccolo carillon suona leggero una melodia che conosco mi blocco.
“Bello vero?” esclama lei felice e io annuisco senza rendermene conto “conosco questa melodia, avevo qualcosa di simile molti anni fa!”
“Davvero? E poi si è rotto?” e appena lo dice un vecchio ricordo riaffiora nella mia mente.

Seduto su un piccolo letto, ascolto la melodia che mia madre mi cantava fin da piccolo.
Adoravo sentirla cantare, ma adesso l’unica cosa che mi restava di lei erano i ricordi e questa melodia.
Asciugo una lacrima che mi scende dal volto e sento le voci farsi più vicino. Alzo la testa e vedo quei piccoli e cattivi bambini che mi prendono sempre in giro avvicinarsi a me. I ricordi si sovrappongano, ma alla fine il risultato è sempre quello. Il mio bel carillon rotto per terra e loro che gridano felici chiamandomi mostro.

“Inuyasha!” mi sento chiamare e mi volto rendendomi conto di dove sono. “Io… mi sono stancato di girovagare con te per questi stupidi regali! Ho altro da fare!” e detto ciò, mi allontano senza darle il tempo di dire altro.
Volto l’angolo e mi appoggio al muro, respirando e osservando il cielo diventare sempre più bianco. Credo lei abbia ragione, domani ci sarà la neve. Maledizione!”



Se né andato così velocemente che non sono riuscita a dire nulla.
La sua reazione è stata sproporzionata, ma non sono arrabbiata anzi, vorrei andargli dietro e chiedergli perché è così triste, furioso, ma lui credo non mi voglia accanto e appena lo realizzo, una grande tristezza mi invade l’anima.
Vorrei far parte della sua vita, ma la porta purtroppo è chiusa.
Torno a casa, con molti pacchi tra le mani e quando varco la soglia, osservo ancora le finestre chiuse. Tiro su le serrande, ma non apro le tende, né fisso le sue finestre, entrare nella vita di una persona che non ti vuole è difficile e forse dopo tutto è anche ingiusto.
Per tutto il giorno, preparo la cena per la sera. Saremo solo io, Sango e Miroku, ma sarà sufficiente per essere felici.
Ho preparato le lasagne al ragù, un bell’arrosto con patate al forno, crema di mascarpone e una tonnellata di biscotti fatti in casa.
Alle nove i miei ospiti arrivano. Appena apro la porta Sango mi sommerge con almeno sei regali.
“Non hai un tantino esagerato?” chiedo afferrandone tre e mettendoli sotto l’albero “No no! E dalla mole di regali che vedo anche tu ti sei data da fare!” e annuisco sorridente.
“La cena è pronta, ma ecco…. Dovrei andare a dare un regalo ad una persona!” e Miroku mi fissa curioso “e chi sarebbe il fortunato?”
“Ecco… ho comprato un pensierino per Inuyasha!” e lui si alza “Kagome, lascia perdere. Inuyasha è un bravo ragazzo, ma sul Natale e sulle relazioni in generale, secondo me ha dei problemi. In ufficio non ha neanche partecipato alla festa organizzata da noi!” e mi piego afferrando il pacchetto e stringendolo al petto “Ok… però io tento lo stesso!” e esco dirigendomi al suo appartamento con Miroku dietro mente Sango, tiene d’occhio la roba in forno.
Davanti alla sua porta, mi sento quasi terrorizzata, ma suono lo stesso.
Quando lui apre la porta lo vedo fissarmi sorpreso.
Fortunatamente Miroku rompe la tensione “Amico! Buon Natale!” e entra come se niente fosse, con me dietro. Ci fermiamo nel corridoio e noto un piatto e una piccola teglia di lasagne sul tavolo.
È solo la sera della cena di Natale.
Lui e Miroku parlottano un po’ e io perdo di mente il mio intento di lasciare il regalo e andar via e faccio l’ennesimo errore, ma questo credo che lo pagherò caro.
“Inuyasha se sei solo vieni a mangiare da noi!” e lui si volta di scatto verso di me “No grazie!”
“Dai, stare solo per Natale è brutto no?” e lui adesso mi fissa quasi furioso “Non mi serve la tua pietà Kagome, né quella di nessun altro. Mi piace stare solo, amo stare solo anzi stavo benissimo fino a quanto non siete venuti voi. Perché questa smania di volermi con voi, cosa c’è, dovete mostrare ai vostri amici che accettate anche dei mezzi demoni alla cena di Natale? È la vostra parte di benevolenza annuale? L’ho già fatto e mi sono bastate le cene che organizzavano all‘orfanotrofio, adesso torna dai tuo amici e lasciami in pace maledizione! Non m’interessa stare con te, non m’ interessa essere tuo amico o cosa diamine tu voglia. Sei solo una pazza che mi spia dalla finestra!” e mi fermo solo perché sento la pressione della mano di Miroku sul mio braccio e allora mi rendo conto della mia sfuriata e di aver decisamente esagerato.
Ho detto cose che non pensavo o almeno non le pensavo di lei.
Kagome è immobile davanti a me. Il suo corpo trema come una foglia e posso chiaramente sentire l’odore delle lacrime.
“Io… non volevo… perdonami!” e detto questo la vedo correre via con Miroku dietro.
Resto per non so quanto tempo immobile davanti alla porta aperta e poi osservo il pacchetto che lei ha lasciato sul mobile accanto alla porta. Era venuta per darmi un regalo.
Un regalo a me? Ma perché?
Non mi conosce, non sa niente di me, quel poco di tempo che abbiamo trascorso insieme non sono stato di cero un simpaticone.
Perché quella strana ragazza sembra voler per forza entrare nella mia vita?
Perché questo mi terrorizza?
Afferro il pacchetto e stacco con cautela il nastro rosso e verde che lo tiene chiuso. Osservo la scatola beige e quando la apro le mie mani per un secondo tremano.
Il carillon.
Mi ha comprato il carillon che abbiamo visto stamani in centro.
Lo apro e la melodia di mia madre inonda la stanza.
Lei adesso non approverebbe la mia vita, i miei modi così… solitari.
Lei che piangeva con me, che era triste quando vedeva che tutti mi denigravano e mi additavano, lei che non era preoccupata di morire, schiacciata da quella orribile malattia che l’ha portata via troppo giovane, ma odiava lasciarmi solo, solo in un mondo ostile. Lei che però mi sussurrava sempre quelle parole che ritenevo assurde.

Un giorno ti ameranno come ti amo io. Ameranno il tuo essere speciale perché ameranno tutto di te. Stai attento Inuyasha a non farti sfuggire il vero amore. Se distoglierai lo sguardo troppo presto potrebbe sfuggirti via.

La musica si ferma e la realtà mi colpisce in pieno. Devo scusarmi con lei.
Corro fino al suo appartamento non rendendomi conto che fuori, la neve sta incominciando a ricoprire tutto.
Busso, suono, ma nessuno mi apre. Strano.
Mi volto e vedo Miroku alle mie spalle “Miroku scusa! Ho esagerato devo scusarmi con lei!” ma lui scuote la testa “Non è tornata!” risponde di getto e lo fisso ad occhi spalancati “In che senso scusa? Dove è andata?” e lui scrolla le spalle e in quel momento osservo la neve.
“Non è uscita vero? Era senza cappotto, con quel vestito… Miroku!” e lui si volta “Non c’era nessuna cena di amici Inuyasha, solo noi tre. Lei… da quando è arrivata qui ci ha sempre detto che la sua famiglia è lontana e non potevano vedersi per le feste, ma non l’hanno mai chiamata in tutti questi mesi. Credo che dopo tutto, anche se per motivi diversi, voi siate molto simili. Voleva solo che tu non fossi da solo!” e senza pensarci lo supero ed esco all’esterno notando che ormai la neve sta ricoprendo tutto.
Sento il suo odore, non è forte, ma posso capire la direzione in cui è corsa via.
Incomincio a correre per le strade buie della città quando arrivo vicino ad uno dei parchi. Mi guardo intorno e non sento più il suo odore, la neve sta rivestendo tutto.
Mi appoggio ad una panchina, riprendendo fiato e poi la sento.
Un lamento, un singhiozzo.
Cammino lentamente e quello che vedo mi stringe il cuore.
Lei è immobile, seduta per terra sotto un grosso pino. Tiene le gambe al petto, avvolte dalle braccia, starà gelando.
“Kagome!” sussurro e lei alza di scatto la testa e vedo le lacrime.
Sta piangendo per me.
Nessuno… dopo mia madre ha mai pianto per me.
Pianto le ginocchia per terra, davanti a lei e la fisso “Kagome, qui si gela!” ma lei non si muove “ascolta, mi dispiace per prima, è che… non sono abituato alle buone azioni della gente!” e lei tira su con il naso e io senza rendermene conto sorrido.
Sembra una bambina, ma è una dea. Bellissima.
Allungo una mano e accarezzo i suoi morbidi capelli e lei si getta contro il mio busto piangendo a dirotto.
La stringo e per la prima volta da molto tempo non sento freddo.
Non il freddo dell’inverno, quello è normale, il mio è il freddo dell’anima.
Dall’età di sei anni, sono cresciuto in un istituto dove ogni giorno venivo picchiato e denigrato. Sono sopravvissuto diventando freddo e cattivo, non rendendomi conto così, di aver dato ragione a loro. Di aver così perso la mia parte umana, di ritrovarmi comunque solo e questa vota per colpa mia.
La sua voce, mi arriva chiara e gentile, anche dopo quello che gli ho fatto, non sembra furiosa né delusa.
“Non volevo denigrarti Inuyasha!”
“Lo so!”
“Mi dispiace tanto di averti spiato, solo…” e si ferma staccandosi da me e osservando l’erba ai suoi piedi “io… non sapevo come poterti conoscere!”
“Volevi conoscere me?” annuisce “Perché?” e anche se siamo in penombra, illuminati solo da un lampione, la vedo arrossire e un idea assurda mi balena nella mente.
“Io… ti vedevo sempre solo, assorto nei tuoi pensieri e non volevo che stessi solo… volevo che stessi… ecco… con… me!” e sgrano gli occhi “Tu sei pazza!” esclamo serio e lei mi guarda abbattuta “No, aspetta Kagome non pazza in quel senso.. Cioè…!” ma non finisco la frase che lei mi abbraccia, così riprendo coraggio “Tu spiavi me, ma io spiavo te lo sai vero? Non lo ammetterò mai, neanche a me stesso un ‘altra volta, ma… siamo due guardoni!” e adesso sorride in quel momento il mio cuore sembra più leggero, no anzi, lo è davvero, averla qui tra le mie braccia mi rende… felice.
La mia insicurezza, però erutta di nuovo dalla mia mente. “Adesso torniamo a casa, i tuoi amici ti stanno cercando preoccupati e se mi vuoi ancora, starà con te questa sera!”
“No!” sento uscire dalle sua labbra e chiudo gli occhi sconfitto. Mi sta bene, l’ho trattata malissimo e adesso devo pagare le mie colpe.
“No! Se verrai stasera, dovrai stare con me per sempre!” e mi stacco da lei sconvolto “Ma… Kagome” ma lei mi fissa seria.
Mi ritrovo come imbambolato ad osservare i lineamenti del suo viso. I suoi occhi bellissimi, le sue guance morbide, e quelle labbra così invitanti…. Che non posso resistere.
Mi avvicino e bacio quella bocca. Un bacio leggero, titubante, ma quando le sue mani si adagiano sulle mie guance, premo il mio corpo contro il suo e approfondisco quel contato che sa di calore umano, di sentimenti nascosti e che adesso sono i nuovo scoperti. Un bacio che all’improvviso cancella l’oblio e porta la luce.
“Resterò!” sussurro abbracciandola e mi alzo allungando una mano verso di lei che però non afferra.
“Scusa, è che ho avuto un piccoloo incidente”



Non afferro la mano di Inuyasha e lui la ritrae subito “Scusa, è che… sono caduta” e si ripiega verso di me “Ti sei fatta male?” e scuoto la testa “NO! Insomma, solo una storta!” e allungo la gamba destra fasciata dal mio stivale nero a tacco basso e lui apre la cerniera, tastando la ferita. Non sento il dolore, ma solo le sue mani che mi sfiorano la pelle.
“Non è gonfia, un po’ di ghiaccio e passerà tutto. Quindi…” e mi solleva di peso, prendendomi in collo.
“Non importa!” sussurro in imbarazzo e lui scuote la testa “Fammi almeno fare questo. Tu non cammini, stai congelando e tutto per colpa mia. Ti porterà a casa in collo, non c’è altro da dire. Rilassati!”
Faccio come mi dice e adagio la mia testa sul suo petto. Sento il suo cuore battere forte e mi domando come sono riuscita a combinare tutto questo.
Spiavo dalla mia finestra questo strano ragazzo che senza rendermene conto mi era entrato nel cuore, così senza neanche che me ne rendessi conto. Ma forse, sono questi gli amori più veri no?
L’amore arriva all’improvviso, nelle situazioni più improvvise e questa lo è decisamente.
Quando entriamo in casa, Sango si precipita da me “Sta bene Kagome?” annuisco e gli spiego l’incidente alla caviglia.
Vedo Sango e Miroku perforare con lo sguardo Inuyasha, furiosi e allora intervengo “Lui… noi coi siamo chiariti!” ma loro non sembrano molto convinti, poi guardo l’ora, le undici e quarantacinque. “Oh è quasi Natale!” urlo sedendomi sul divano e Inuyasha corre verso la porta “Torno subito e poi… ci sederemo tutti al tavolo!”
Riappare poco dopo con tra le mani il mio regalo e mi si siede accanto.
“Questo è un regalo bellissimo Kagome, tu non sai quanto e… io purtroppo non ho niente per te!”
Scuoto la testa e adagio un dito sulle sue labbra “Il mio regalo l’ho avuto. Tu sei qui e se manterrai la promessa del parco, sarà un bellissimo regalo e non solo per Natale”
Lui cattura il mio dito con le labbra e annuisce “quello sarà un regalo che non scarterò mai, ma infondo credo che anche quello sia un regalo solo per me, tu non ci guadagni molto”.
“Bhè allora diciamo che è un regalo per noi due no?” e lui sorride, confermando le mie idee sul suo sorriso. È bellissimo.
Sento il rintocco delle campane e appoggiandomi a lui mi alzo, stringendo tra le mani il bicchiere colmo di spumante che Sango mi ha portato.
“Buon Natale a tutti e che questo Natale non possa mai essere dimenticato!” esclamo felice mentre due calde braccia mi avvolgano a se.



Stringo a me con calore una persona entrata nella mia vita come un fantasma. Di nascosto, di soppiatto, ma mai avrei immaginato dopo due giorni un finale così.
Dopo tutto credo che lascerò le pareti della mia casa bianche.
Odiavo il bianco in ogni sua specie, specialmente il bianco candido della neve, ma adesso…. Osservo il manto bianco ricoprire la città, mentre seduto ad un tavolo, affronto la mia vita non più da solo. Forse i miracoli di Natale esistano davvero o forse, più semplicemente, mamma, non mi sono distratto e ho recepito il tuo messaggio, ho preso al volo il mio futuro trovando chi ama tutto di me.




Ok……. Sono curiosa….fatemi sapere come mi è venuta!
BACIONI!
   
 
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