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Autore: Manny_chan    20/05/2015    1 recensioni
La scomparsa di un daeva non passa certo inosservata, specie se conosciuto e importante.
Saren conosce cose che sarebbe meglio tacere per il bene di qualcuno a cui tiene molto...
[Os/Spin-Off di "Lealtà e Sangue"]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lealtà e Sangue'
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Urgente.

Non ufficiale.

Mentre seguiva Saren lungo i corridoi dell’ambasciata, Asran non riusciva a togliersi dalla mente quelle due parole.

“Devo vederti subito, è urgente”, gli aveva scritto l’elisiano. “E’ una missiva non ufficiale ed è meglio per entrambi che rimanga tale.”

La cosa non gli piaceva per niente.

E non gli piaceva nemmeno il fatto che stessero scendendo, abbandonando i corridoi superiori, per inoltrarsi nella parte più bassa e meno usata dell’ambasciata.

Così come il fatto che Saren sembrava arrabbiato e non gli avesse sorriso nemmeno una volta.
Non si era mai reso conto di quanto amasse quel suo modo di sorridergli, quando lo vedeva…


Non un solo rumore li raggiungeva più, ormai.
L’unico udibile era rimasto il lieve eco dei loro passi.

Quando Saren si fermò davanti ad una delle stanze degli interrogatori, facendogli segno di entrare, il brutto presentimento divenne pessimo.

Terribilmente pessimo.

Non gli giungeva del tutto in attesa, quella cosa, doveva ammetterlo, pensò mentre entrava nella stanza, guardando l’elisiano che chiudeva a chiave la porta, senza fare una piega.

Doveva succedere, prima o poi, che qualcuno iniziasse a farsi delle domande.

La stanza era poco illuminata -fortunatamente per i suoi occhi- e non arredata, ad esclusione di una scrivania ed una pesante sedia di legno, proprio di fronte ad essa.

Saren  si infilò le chiavi della stanza in tasca, buttando con malagrazia le carte che aveva con sé sul tavolo e facendogli segno di sedersi.

"È una cosa seria, siediti", disse, serrando poi nervosamente le labbra e tamburellando con le dita sul legno.

Asran guardò prima lui, poi la sedia. "Non siamo nel tuo ufficio, non è una convocazione ufficiale e nessuno sa che sono qui. Pensi che sia stupido?"

L'elisiano scosse la testa. "No, ma spero nel tuo buonsenso. Ho una situazione delicata tra le mani, posso risolverla così o posso rendere tutto ufficiale, a te la scelta."

Asran guardò di nuovo la sedia.

Sapeva perfettamente a cosa l'altro alludesse, purtroppo; si avvicinò con un sospiro, sedendosi ed appoggiando le mani ai braccioli. Come sospettava, non appena lo ebbe fatto, sottili filamenti di etere si avvolsero attorno a polsi e caviglie, vita e gola, immobilizzandolo completamente. "Lo sapevo...", sospirò. "È davvero necessario secondo te?"

"Sì", rispose seccamente Saren. "Perché ti conosco, Asran. E non ho intenzione di lasciarti andare via finché non sarò soddisfatto", disse, prendendo la sedia che stava dietro la scrivania, trascinandola di fronte all'altro e sedendovi a cavalcioni. "Saltiamo i convenevoli."

"Non lo stavamo già facendo?"

"Sai cosa intendo. Draedan, dov'è?"

Asran lo guardò , accennando una scrollata di spalle. "Non ne ho idea", rispose, in tono asciutto. "È con voi, no? Perché dovrei sapere dove sono i vostri daeva?"

"Non prendermi per il culo, Asran", disse aspro il biondo, scuotendo la testa. "Pensi che  sia stupido? Nemmeno un mese prima un'asmodiana viene a cercare Draedan e puff, lui sparisce dalla circolazione", sbottò rabbioso. "Non ti sei più fatto sentire, nonostante ti avessi chiesto di farmi sapere il motivo per cui quella donna lo cercava, non ho più saputo nulla e poi come per magia appare un asmodiano che ha un messaggio per Draedan che, guarda un po’, scompare nel nulla. Non mi fai fesso, Asran. Voglio sapere che cosa è successo e, se Draedan è stato ucciso, voglio i nomi dei responsabili!”

L’asmodiano lo guardò, vacuo, stringendo appena le dita sul legno dei braccioli. “Cosa ti fa pensare che io sappia qualcosa?”
“Perché tu sai sempre tutto quello che accade a Pandemonium, non ti sfugge nulla.”

“Allora posso dirti con estrema precisione che non è accaduto nulla di strano. Se vi siete persi un daeva non è su di noi che dovete scaricare la colpa.”
Saren fece un verso rabbioso, alzandosi di scatto.

"Adesso ascoltami bene", sibilò. "Non ci credo nemmeno un po’, questa cosa è troppo sospetta. Ho tenuto tutto insabbiato, per il momento, ma se riferissi al concilio quello che so... Sarebbe un gran casino. Ci andresti di mezzo tu, la tua pupilla, potrebbero persino saltare i trattati!"

Asran distolse lo sguardo, lo sapeva, anche fin troppo bene. E non poteva permetterlo, costasse quel che costasse...

"Sono stato io", disse infine. "Sono stato io ad ammazzare Draedan."

"Non dire puttanate."

"È la verità."

Saren si alzò dalla sedia, avvicinandosi ad appoggiandogli le mani sulle braccia, stringendo le dita con forza. "Te l'ho già detto, non prendermi per il culo."

"Non lo sto facendo", rispose pacato Asran. "Se tu riferisci al consiglio quello che sai, io mi assumerò la responsabilità totale dall'accaduto."

"Se lo fai il concilio vorrà la tua testa."

"Probabile. Ma non ci andrà di mezzo nessun altro e non tireranno in ballo i trattati, non per l'azione di un singolo individuo."

Saren avvicinò il viso al suo. "E a me non ci pensi?", disse, rabbioso. "La tua pupilla, il tuo popolo, i trattati. Io non ho importanza in tutto questo?"

Si raddrizzò, con un verso rabbioso quando comprese che l'altro non aveva intenzione di rispondere. "Ma certo", esclamò, dando un calcio alla sedia, lanciandola via. "Come sempre, prima ci sono tutti gli asmodiani, in ordine di conoscenza, e poi giusto in fondo alla fila ci sono io, vero?!"

Asran scosse la testa con un sospiro. "È proprio per proteggere te che ora mi trovo in questa situazione."

"In che senso?", chiese l'elisiano, aspettando una risposta che non arrivò. "Oh, ho capito", ringhiò. "Aspetta che la aggiungo alle domande che non otterranno mai risposta!", esclamò, prendendo a camminare nervosamente avanti e indietro.

Asran lo seguì con lo sguardo, senza dire nulla. Non lasciava trapelare quel che stava provando, ma il suo cuore era stretto in una morsa di angoscia.

Le sue preghiere, in quel momento, erano rivolte a lady Triniel, la signora della morte, l'unica tra i lord nell'oscurità a cui poteva affidare la protezione di quella clandestina e proibita relazione…

 

Trasalì quando l'elisiano si fermò di scatto, con un sospiro sconfitto. "Che cosa dovrei fare io secondo te, ora?", chiese. "Cosa dovrei dire al Concilio?"

Asran sospirò piano. "La versione più accreditata qual'è?", chiese. "Quale ipotesi ritengono più plausibile?"

"Che Draedan abbia ricevuto un messaggio da un vecchio compagno e che abbia abbandonato il ruolo che gli avevamo concesso per tornare ad Asmodae."

"Allora continua ad appoggiare quella."

Saren fece un sospiro aspro, scuotendo la testa e voltandogli le spalle, appoggiando le mani sul tavolo cercando di riordinare le idee. "Va bene", si arrese infine. "Va bene, farò così. Ma in cambio voglio sapere la verità."

"La verità?"

"Sì, la verità, non trattarmi come un imbecille, Asran, voglio sapere cosa è successo e chi è coinvolto."

L'asmodiano contrasse le dita in uno spasmo nervoso, mordendosi il labbro inferiore.

La verità.

"Mi stai chiedendo molto..."

"Tu mi stai chiedendo di più", ribatté Saren, avvicinandosi e prendendogli il viso tra le mani. "Tu mi stai chiedendo di mentire al concilio, di nascondere la verità alla mia stessa gente", mormorò avvicinando le labbra a quelle dell'asmodiano, senza però sfiorarle. "Io ti sto solo chiedendo di fidarti di me."

"Mettendo nelle tue mani informazioni che potrebbero nuocere ai miei fratelli."

"Sostanzialmente, sì."

Asran chiuse gli occhi, inspirando bruscamente. "Questo è sleale", mormorò.

"No", rispose l'elisiano. " Questo è il minimo che tu possa fare per dimostrarmi che non sto mettendo a rischio tutto quel che ho per un approfittatore che mi sta solo usando", disse aspro, allontanandosi. "Io mi fido di te, Asran, perché tu non riesci a fare lo stesso?"

L'asmodiano scosse piano la testa. "Probabilmente perché voi elisiani siete molto più propensi a tradirvi l'un l'altro", mormorò.

Saren picchiò una mano sul tavolo, in un gesto di stizza. "Smettila, per Aion, smettila di pensare a me come voi elisiani! Non sono gli elisiani, sono Saren, quello che ti scopi da dieci anni, ormai, nel caso te lo fossi dimenticato!"

Lo faceva incazzare come Worg quando faceva così!

Ci fu un lungo attimo di silenzio, prima che Asran riprendesse la parola.

"Hai ragione", mormorò.

Saren sbatté le palpebre, colto alla sprovvista. Non era mai successo che gli avesse dato ragione su qualcosa. "Ho ragione?", chiese, rendendosi conto di sembrare un imbecille, ma davvero non se l'aspettava. "Su quale delle tante cose che ho detto?"

Asran sbuffo lievemente, accennando un sorriso. "Un po' su tutto", mormorò. "A partire dal fatto che molto probabilmente Draedan è morto."

"Molto probabilmente?"

"È un daeva, sai meglio di me quanto sia difficile ammazzare uno ed essere sicuri che rimanga tale."

Saren annuì. "Lo so, lo so", ammise. "Come è successo?"

"Sua sorella."

"Sua...?"

"Sorella, sì", annuì Asran. "Il nome Caranil ti dice qualcosa?"

Saren inarcò un sopracciglio. "Il cagnolino di Draedan?"

Asran conficcò gli artigli nel legno dei braccioli. "Non era un cagnolino", ringhiò. “Caranil è un guerriero, un generale. Ed è il marito di Saphyria. Draedan lo ha portato via da Asmodae senza più memoria. Ecco cosa voleva lei."

Saren si passò una mano tra i capelli. "Se è così... Perché non siete passati per vie ufficiali? Potevate chiedere un incontro", sospirò.

"No. Era escluso. Passare da vie ufficiali avrebbe significato condannarlo a morte per tradimento. Il concilio di Pandemonium non è molto incline ad ascoltare chi è sospettato di averci tradito", negò Asran. "E non volevo che... insomma, avevo paura."

"Avevi...?"

“Paura."

"Tu?" Saren scosse la testa, incredulo. "Tu che hai paura di qualcosa?"

"Sorprendentemente capita anche a me, sì", rispose asciutto l'asmodiano. "Non per me, per Saphyria. Quando qualcuno che ami ti tradisce in modo così profondo, rimane una cicatrice indelebile. La sorella di Draedan è impazzita dopo il suo tradimento, volevo proteggerla, per quanto possibile", sospirò. “Avevo paura di scoprire che davvero Caranil era vivo e che ci aveva tradito. Non sapevo come l’avrebbe presa.”
“Così ha deciso di venirsi a riprendere il marito di persona”, concluse Saren per lui. "C'è una cosa che non mi torna però", aggiunse. "Tutto questo è successo sotto il tuo naso senza che te ne accorgessi?"

Asran voltò lo sguardo, sfuggendo alle iridi azzurre dell'elisiano. "Ho detto io a Saphyria di cercare La sorella di Draedan", ammise. "Sapevo che l'avrebbe condotta da lui."

"Cosa...? Tu sapevi cosa stavano facendo e le hai lasciate fare?"

"Esatto."

Saren scosse la testa, incredulo. "Io non... Perché?! Sapevi che questa cosa poteva finire molto male, per quale motivo sei stato così... scriteriato da permettere una cosa del genere?", lo sgridò, letteralmente, scuotendo la testa. "Quale è la cosa così importante da farti commettere qualcosa di così imprudente?"

"Tu."

"... Cosa?"

Asran accennò un pallido sorriso. "Strano vero, che abbia messo a rischio tutto questo per un elisiano?", disse, scuotendo la testa. "C'era qualcuno, che sapeva di noi due."

"Chi?"

"Questo non chiedermelo."

Saren fece per ribattere, ma alla fine lasciò perdere. "D'accordo, te lo concedo", sospirò, scuotendo la testa e appoggiando i palmi delle mani al tavolo. Poi ce li picchiò sopra con forza. "Tu non hai idea di quanto sia incazzato con te, in questo momento", sbottò.

"Se ti aspetti delle scuse per aver causato la morte di Draedan", ribatté Asran, "sappi che non ho alcuna intenzione di fartele."

“Con tutto il rispetto per i morti, ma non me ne frega assolutamente nulla di Draedan”, rispose l’Elisiano, voltandosi. “L’avrò incontrato una decina di volte in tutto, non è una di quelle persone di cui sentirò la mancanza”, disse, omettendo di dire che un paio di quelle volta ci era pure andato a letto. Lo raggiunse, appoggiando la fronte a quella dell’altro. “Sono arrabbiato perché hai fatto di testa tua senza dirmi niente.”
“Non è stata una decisione facile da prendere.”
“Lo so, e so che l’hai fatto per proteggermi. Ma so proteggermi da solo, voglio che, se dovesse succedere qualcosa che potrebbe coinvolgere entrambi, tu me lo dica, chiaro?”

Arsan sospirò, annuendo piano. “Cristallino”, sospirò, mugolando appena quando Saren appoggiò le labbra alle sue, facendogli inarcare il collo e violandole con la propria lingua.
Tese i muscoli, divincolandosi e fremendo dalla voglia di avvinghiarsi a lui. “Vuoi liberarmi ora, per cortesia?”, sibilò, riprendendo fiato.
L’elisiano rise sommessamente. “Stai scherzando? E quando mi ricapita l’occasione di averti così inerme tutto per me?”. lo provocò, lasciando scivolare una mano tra la stoffa dei vestiti dell’altro, insinuandosi fino al suo sesso e accarezzandolo lentamente. “Convocazione non ufficiale, nessuno sa dove siamo esattamente… sarebbe da stupidi non approfittarne…”
“Ma non eri arrabbiato?”, ribatté Asran con uno sbuffò, inarcando la schiena mentre sentiva la propria virilità risvegliarsi, sotto quelle attenzioni. “Sei un maledetto bast…”

Non riuscì a concludere la frase.
Saren si avventò sulle sue labbra, zittendolo e coinvolgendolo in un bacio soffocante mentre le sue carezze si facevano più veloci e mirate, fino a portarlo all’apice. Sentirlo dimenarsi impotente contro di lui lo eccitava da maledetti.


Approfittando del fatto che, ebbro di piacere, Asran non fosse fisicamente in grado di malmenarlo, sciolse i filamenti eterei, liberandolo e afferrandogli nuovamente il viso per baciarlo, mai sazio.

"Sai", mormorò, "non mi è mai successo di essere io quello dalla parte della ragione."

Lo afferrò per il bavero della veste, trascinandolo sul pavimento e salendovi a cavalcioni. "E' la prima volta che sei tu ad essere in torto... e visto che quando è il contrario tu me la fai sempre scontare dovresti avere la decenza di permettermi di fare altrettanto", ridacchiò, mordendogli il collo.

L'asmodiano lo guardò, il respiro affannoso, come se stesse valutando di dargli fuoco. Alla fine, invece sospirò. "Mi sembra accettabile... che cosa vuoi?"

"Davvero?"

"Sì, muoviti, dimmi cosa vuoi prima che cambi idea."

Il biondo accennò un sorrisino malizioso. “Hai sempre fatto il bello e il cattivo tempio, hai sempre deciso tu ritmo e posizione… oggi vorrei che facessi il sottomesso e basta”, ridacchiò, finendo di spogliarlo.
“Il…?”
“Il sottomesso, hai capito bene.”

Asran gli lanciò un’occhiata quasi risentita, poi sbuffò, scuotendo la testa e rigirandosi sotto di lui, fino a dargli le spalle. “E’ questo che intendi?”, chiese sarcastico.
“Una cosa del genere, sì…”, uggiolò Saren, rischiando di mettersi a sbavare come un miol davanti ad un biscottino. Accarezzò languidamente le spalle dell’asmodiano, scendendo lungo la schiena, mordendo e baciando la pelle azzurrata fino a raggiungere l’invitante rotondità delle natiche, afferrandola rudemente e strusciandovi il bacino.

Allungò una mano per afferrare i capelli di Asran, infilando le dita in quella morbida matassa del colore del cielo notturno, poi le strinse, tirando e costringendolo ad inarcare la schiena. “Come ho detto”, sussurrò contro il suo orecchio, spingendosi dentro di lui. “Sapevo che sarebbe stato un asmodiano a fare qualche casino”, lo prese dolcemente in giro, lasciando poi ogni riferimento alla politica al di fuori dal letto, come da accordo.
Anche se non era esattamente un letto, quello...



 

*    *    *    *

“Le chiavi.”
“Come?”
“Ho detto le chiavi.”
Saren sospirò, lasciando andare di malavoglia l’asmodiano, che stava cercando di divincolarsi da lui da due minuti buoni. “Non dirmi che vuoi già andartene”; sbuffò, conoscendo già la risposta.
Asran raccolse i suoi vestiti. “Ovvio”, disse. “Probabilmente tu fai bella presenza tutto il giorno e basta, ma io lavoro, la gente si accorge se manco troppo a lungo.”
L’elisiano accennò un sorriso, afferrando i suoi pantaloni e prendendo la chiave, lanciandogliela. “Allora ci vediamo, la prossima volta che qualche asmodiano farà di nuovo qualche cazzata”, lo salutò.
Asran roteò gli occhi, avvicinandosi e dandogli un bacio, uno sfiorare appena di labbra. “A presto…”, sussurrò, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza.
Saren ridacchiò di nuovo, raccogliendo i suoi vestiti con più calma. Scappava sempre via così…
Al pensiero però di quello che aveva rischiato, pur di non coinvolgerlo in quella storia, ogni suo dubbio su cosa provasse realmente Asran per lui, svaniva.
Non si rischiava così tanto, per una scopata occasionale…
Fischiettando sì rivesti e, di umore decisamente migliore a quando ci era entrato, uscì dalla stanza degli interrogatori, per tornare ai suoi doveri...

 
   
 
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