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Autore: Seth_    20/05/2015    0 recensioni
Dal Testo:
Sbuffai lanciando la confezione del preservativo da qualche parte nella stanza, e accesi il computer per fare quella maledetta relazione di scienze. Ci mise dieci muniti il mio computer per accendersi, ed io, in tutto quel tempo, non riuscii a fare a meno di pensare che tutta la mia vita fosse un enorme “candid camera”:
I miei amici erano licantropi
Il mio ragazzo Edek aveva dato inizio all’attivazione di quella bomba incendiaria ch’ero io
Avevo traslocato ed i miei nuovi amici erano, guarda caso, licantropi.
La video chat si aprì ed il volto simpatico e disperato di Scott divenne grande quanto tutto lo schermo
-era ora!- disse –è da più di mezz’ora che ti cerco!-il suo tono autoritario non mi piaceva per niente, odiavo quando si comportava in modo eccentrico solo perché “lui era l’alpha”.
Genere: Romantico, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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I RICORDI DI ARADIA WHITE
 


 
Arrivai a casa con la presunzione che qualcosa, prima o poi, sarebbe migliorato. Infondo ero a casa, no? Lontana da tutti quegli esseri stupidi che per mesi mi avevano ripetuto “guarda che ti sbagli”…. Invece no. Avevo ragione io, come sempre.
I miei amici erano tutti licantropi…tranne Nadia, lei era un druido, e Luc, lui era un leone mannaro….ed Eris, lei era una kitsune… beh, erano tutti esseri sovrannaturali..
Cos’ero io? Oh, una semplice e stupida umana, fiera di esserlo tra l’altro, che aveva ingenuamente inseguito il suo sogno di avere una vita normale almeno in quella cittadina. C’ero riuscita? Proprio no.
A Londra, la mia città natale, avevo conosciuto un ragazzo con cui ero stata insieme qualche mese, ma indovinate un po’? era un licantropo. Trasferitami, quindi, a Barooce Wood avevo fatto conoscenza di una ragazza simpatica di nome Laura, che sospettavo avesse qualcosa di strano, e della sua combriccola di simpatici amici, rispettivamente: Eris, la sua ragazza; Luc, detto cespuglio per i suoi capelli; Nadia, senza un soprannome; Spartaco, chiamato da me il “fratellone” per l’incredibile somiglianza con mio fratello; Nicolay, detto fragolino; Flare, la mia migliore amica dopo Laura ed Edek, il fratello maggiore di Flare che tutt’ora non ho capito se mi odia o meno.
Attraversai il soggiorno sbuffando, mentre la casa dei miei nonni iniziava a puzzare sempre di più di fumo, e lì lo vidi. Era mio nonno, intento a cucinare una torta di mele mentre con i tamponcini al naso per il frequente sangue ballava sotto le note di Cristina Aguilera. Arrivai in cucina e lo salutai spegnendo la radio, per poi aprire le finestre ed il forno facendo uscire il fumo nero. Il  nonno sbiancò e corse a chiamare la nonna intenta ad affilare i suoi coltelli nella penombra. Nel caso ve lo stiate chiedendo sono parte di una antichissima e noiosissima combriccola di cacciatori. Figo uh? Beh, i miei amici non la pensavano uguale.
Tirai fuori la torta ormai carbonizzata e la poggiai su un piatto, aspettando che si raffreddasse, la guardai bene, per fortuna non si era bruciata molto, avrei dovuto solo grattare via qualche angolino duro e nero, ma per il resto, era commestibile. Mia nonna arrivò in cucina nello stesso istante in cui io uscii e m guardò sorridendo, salutandomi e chiedendomi come avessi passato la prima giornata di scuola nella mia nuova cittadina. Che avrei dovuto risponderle? Temevo di farla stare male, infondo si era messa tanto d’impegno per farmi trasferire lontana da quei lupi che mi avrebbe promesso sarebbero morti. Io li avevo avvertiti, ovviamente. Avevo chiamato ognuno di loro avvertendoli del pericolo immane…beh, Edek non lo avevo chiamato.. ma sua sorella si. Niente scuse. Non m sentivo in colpa. Bugiarda. Forse un po’ si. Pensai mentre mi legavo i capelli ricci in una coda alta salendo le scale portanti a casa mia, infatti, quando giunsi al piano superiore, un odore di candela allo strozzalupo invase le mie narici. Mi piaceva quell’odore. Peccato Edek i miei amici non la pensassero così.
“mi piacciono le sfide” mi bloccai appena impugnata la maniglia di quella ch’era la mia stanza. Quelle erano parole di Edek, le ricordavo bene. Chiusi gli occhi espirando e con lentezza aprii la porta. Quando riaprii gli occhi immaginai di vederlo sdraiato placido sul mio letto mentre sfogliava il mio quaderno pieno zeppo di fic imbarazzanti scritte da me
“non pensavo ti piacesse scrivere commedie erotiche” aveva ridacchiato. Io m ero avvicinata a lui tirando fuori il frustino con cui lo avevo colpito sul polpaccio “scendi dal mio letto, cane” gli avevo consigliato, vedendolo ringhiare mentre i suoi occhi si coloravano di rosso “e non fare quella faccia con me! Sei tu che entri sempre nella MIA stanza disturbando la mia quiete!” avevo risposto io mentre lo vedevo spostarsi per farmi spazio. Lui continuò a guardarmi in cagnesco, ed io, dopo un po’, scoppiai a ridere notando la sua espressione corrucciata.
“che hai da ridere?” aveva ringhiato ancora, ed io, mi ero avvicinata a lui abbracciandolo. Lui non si spostò, ed io per la prima volta, mi sentii in pace con me stessa “sei impazzita?” chiese lui rosso in viso, quando lo vidi. Aveva gli occhi marroni spalancati, le guance completamente rosse e la bocca socchiusa, io sorrisi ancora di più senza rispondere “non sai quanto ti-“


I miei ricordi si dissolsero quando da sola, mi pizzicai il braccio. Dovevo smetterla di ripendare agli avvenimenti passati. Non era sempre stato quello il mio motto? Vivere ogni giorno il proprio presente senza preoccuparsi del passato. Mi sedetti sul letto appoggiando lo zaino a terra, mentre mi coricavo a pancia in su fissando il soffitto bianco tappezzato di stelline fosforescenti.
Il mio presente?
Una vera noia, consisteva nel mettermi a studiare ore ed ore matematica e scienze, aiutare quell’imbranato del mio compagno di laboratorio tramite videochiamata al computer e finire così la relazione assegnataci dall’insegnante. Ma io avevo davvero voglia di chiamare Scott ed aiutarlo  finire la sua parte di relazione?
Proprio no.
Mi girai sul fianco sospirando mentre gli urletti di mia nonna provenienti dal piano inferiore mi regalavano attimi di pura gioia. Volete che citi qualche sua perla? “NO! NO ANDREW! NON DEVI METTERTI IL BURRO SUL COSO!” ed il nonno “QUALE COSO??” e le “IL COSO CHE HAI APPENA COSATO LI!” lascio alla vostra immaginazione il resto.
Mi sedetti sul letto che cigolò peggio di una porta in un film horror, ed iniziai a guardarmi intorno sperando di cogliere qualcosa di interessante. Nulla. Solo un diario dell’anno scorso gettato a terra da cui fuoriusciva la confezione ormai strappata ed inutile di un preservativo. No, niente preservativo nella mia stanza, mi dispiace. Lo presi in mano rileggendo più volte quella scritta in nero sullo sfondo blu.

Edek aveva strappato la confezione con i denti, tirando fuori il preservativo trasparente. Mi sorrise passandomi l’involucro, ed io, ingenuamente, constatai il suo colore.
“è blu” gli dissi, ed il suo sorriso sembrò allargarsi. Ah no, scusatemi, lui è un CATTIVO-RAGAZZO lui non sorride, ghigna semmai. “il tuo colore preferito” aveva risposto, ed io ero arrossita “ed il colore dei miei occhi” aveva continuato chiudendoli per baciarmi, mentre si infilava lentamente il preservativo.


Un altro pizzicotto. Guardai la macchia rossastra sul mio braccio scomparire lentamente, mentre ripensavo all’amplesso disastroso, consumato con l’unico ragazzo con cui NON avrei dovuto consumarlo; “poveretto” pensai istintivamente sorridendo imbarazzata. Che ne potevo sapere io che il mio corpo racchiudesse l’essenza dello strozza lupo? Un po’ lo avrei dovuto immaginare, ma non ci avevo mai dato peso nonostante tutto. Ripensai a quanto era stato doloroso e straziante il dolore provato al mio basso ventre, prima di sentirmi tutta formicolare ed iniziare la mia “effusione di Aradia”. Edek aveva iniziato a spingere ed il dolore si era tramutato in qualcosa di veramente insopportabile, qualcosa che non riuscivo a gestire “fermati” gli avevo chiesto, e lui, con sguardo imbambolato e demente, si era fermato qualche tempo, concedendomi un lieve tempo di ripresa n cui pensai “appena chiude gli occhi scappo a gambe levate” ma non lo feci.
Si, aveva fatto male, e per dei minuti il dolore mi parve straziante ed insensato. Perché doveva fare cos’ male?? Continuavo a chiedermi, poi, quando Edek iniziò a baciarmi ed accarezzarmi, sentii lentamente i miei nervi sciogliersi, ma non stava passando, poi, quando mi scostò una ciocca di capelli dal volto SORRIDENDO sinceramente,  noi riuscii a smettere di pensare a quelle pozze blu che il primo giorno mi avevano spaventata a morte. “stai bene?” chiese distruggendo l’incantesimo, ed io pensai seriamente di tirargli una sberla “no, fa male” ammisi, e lui, crucciato in chissà quale pensiero, scivolò sotto di me posizionandomi sopra per penetrarmi nuovamente. Continuai a sentire male, ma esso diminuì, e nel mio cervello, prove scientifiche cercarono di spiegarmi la cosa, ma non riuscii quando lo vidi mettersi seduto, appoggiare la schiena  al letto ed abbracciarmi mentre mi baciava il collo ed il decolté.
“ora?” aveva chiesto, ed io, con il respiro pesante, avevo sussurrato un “si” che gli diedero l’avvio per muovere i fianchi. In teoria, essendo
io sopra di lui, avrei dovuto dare gli ordini io, muovermi io su di lui e comandare le danze, ma ovviamente, la mia inesperienza giocò a suo favore anche quella volta. Si era disteso, infine, mettendomi le mani sui fianchi, mentre io, poggiavo le mie (piccole ed insignificanti) sul suo petto caldo. Solo allora mi accorsi di quanto dovesse battere forte il mio cuore, e mi stupii, avevo sempre creduto che per lui un amplesso valesse un altro, invece, li sembrava contenere lo spirito animale che risiedeva in lui, si stava impegnando, ecco; ed il suo sguardo al limite tra il perduto nell’empireo Dantesco e condannato alla concentrazione maniacale, mi fecero sorridere. Quando l spinte aumentarono, mi prese le mani stringendole nelle sue, mentre io, capito il meccanismo ed afflosciato il dolore, iniziavo a muovermi su di lui, sempre più velocemente stando ben attenta al suo volto. Era impagabile, pensai, mentre mi chinavo su di lui per baciarlo, e lentamente farlo scivolare fuori da me. Lui spalancò gli occhi deluso, per poi ghignare e riportarmi sotto di lui tra un bacio e l’altro. Lo vedevo sorridermi sulla pelle che baciava, quando la passione sopraffaceva la ragione, e  stringere le mie piccole mani tra le sue, prima di giocare a picchiettare con il suo pollice il mio, che contraccambiò la lotta. Io ridacchiai, e fu lì che mi penetrò nuovamente, facendomi sfuggire un gemito di dolore, sorpresa e piacere contemporaneamente. Lo vidi ghignare soddisfatto, ed io risposi al suo sguardo provocatorio con un sorrisetto malefico, uno dei miei, che tanto lo metteva di buon umore quando aveva accenni omicidi verso qualcuno.
Continuò a spingere sempre più voracemente, incrementando l’intensità e la velocità mentre riprendeva a baciarmi facendo scivolare le mia, dapprima sui miei seni, per poi raggiungere le natiche che strinse in modo spasmodico lasciandomi gemere sulle sue labbra. Lo sentii sorridere ancora sulle mie labbra una volta, prima di mordergli il labbro inferiore ad una spinta particolarmente più forte  profonda elle altre. Portai la testa all’indietro, lasciandomi accogliere dalla morbidezza dei cuscini mentre lui si apprestava a leccare, mordicchiare con attenzione e baciare il mio collo e le mie spalle. Sentii la mia schiena, appiccicata alle lenzuola per il sudore, venir sollevata da una sua mano che graffiò leggermente la superficie imperlata. Lo presi come un invito, e portai le mani alla sua schiena iniziandola a graffiare. Edek si lasciò sfuggire un gemito di piacere, ed io, lo guardai annuendo. Lo preferivo aperto a me, che chiuso nelle costrizioni che si stava imponendo.
Tutto cambiò.
Il ritmo diventò veloce, frenetico…quansi violento, ma nonostante tutto, non riuscivo a non godere di più. (Che fosse un fetish tutto mio? Probabilmente non lo avrei scoperto mai.) Lui si lasciava sfuggire ansiti e gemiti mentre io graffiavo e mordicchiavo ogni lembo di pelle che riuscissi a raggiungere stano in quella posizione. Poi venni, non urlai, come in tutte le fiction erotiche che avevo scritto. Pensavo che avrei raggiunto l’orgasmo idilliaco più fantasmagorico del mondo, invece sentii solo stringermi nel basso, e vedere le pupille del mio di Edek dilatarsi prima di baciarmi.
Every night, I dream you still here

Una stretta allo stomaco mi colse e la mia mano corse a stringere la piccola pancetta formatasi in quelle ultime settimane. Le mani iniziarono a prudermi, così come la cute e sentii l’istinto di grattarmi. Ma non dovevo farlo. Chiusi gli occhi mordendomi il labbro, e quando i sensi di colpa tornarono d accavallarsi ai miei ricordi, temetti che sarei scoppiata a piangere, di nuovo.
 
The ghost by my side, so perfect so clear.

Era successo tutto velocemente. Da qualche minuto ormai, Edek riposava con la testa appoggiata sui miei seni, mentre disegnava cerchi o linee curve sul mio addome, mentre io, riprendevo fiato baciandogli i capelli corvini e ritracciano con i polpa stretti le linee lasciate dalle mie unghie. Sorrisi espirando. “Edek” lo chiamai dolcemente, e lui, per la prima volta, baciò un mio seno sussurrando il mio nome come o avesse fatto altre milioni di volte in mia presenza “Aradia” assentì ed io sorrisi ancor di più “ti a-“ mi fermai. Qualcosa nel mio basso ventre si risvegliò ed io sentii le mie mani pizzicarmi, così come tutta la superficie del mio corpo. All’inizio pensai ad una sensazione passeggera, ma questa s’intensificò iniziando a armi male. Sentii nel mie vene scorrere qualcosa di forte e doloroso e mi raggomitolai sotto il preoccupato Edek nella speranza che si arrestasse. Ma non fu così. Edek mi chiese più volte, preoccupato perché stessi tremando e nello stesso istante in cui mi mise la mano sulla fronte per tastare se avessi la febbre sentii sulla mia pelle un’esplosione che lo cacciò via. Un’enorme fascio di luce mi accecò ed io, mi misi seduta di scatto sul letto stringendo convulsivamente le lenzuola. Tutto finì. Cercai Edek e lo vidi a terra reggersi la mano che prima aveva poggiato sulla mia fronte tutta bruciata. Egli mi guardò sconcertato mentre la sua ferita si rimarginava lentamente, ed io accorsi, scendendo dal letto per accertarmi di cosa fosse effettivamente successo. La sensazione ricominciò quando fui ad un pass da lui, ma non mi arrestai, volevo accertarmi che stesse bene, lui mi porse la mano, che io afferrai e quel fascio di luce tra le nostre mani lo fece urlare dal dolore di nuovo. Mi tirò su di se accidentalmente, ed io caddi a corpo nudo, sul suo, che si bruciò a contatto con le mia pelle. Capii. Capii e mi allontanai di scatto. Ero io la causa di tutto. Non sapevo perché, non sapevo cosa stesse succedendo, ma ero io che gli stavo procurando dolore. Lui ringhiò a terra, ed iniziò a divincolarsi sentendo il dolore scemare lentamente. Avevo le lacrime agli occhi, ero terrorizzata, il mio ragazzo Edek,quando si rialzò aveva il volto totalmente trasformato, con i canini sporgenti, gli occhi rossi iniettati di sangue, il volto sfigurato dal dolore ed i peli in eccesso sul suo viso. Sembrò ruggirmi contro, ma quando mi vide piangere, si calmò. Lui rimase a terra, ricoperto da un lenzuolo, io tenni un cuscino a coprire le mie nudità, mentre cercavo di fare mente locale sul cosa mi stessa accadendo. Edek annusò l’aria prima di sibilare qualcosa contrariato. Io non capii, e mi avvicinai a lui, senza però toccarlo. Il suo viso iniziò a tornare umano.”odori si strozza lupo” mugugnò disgustato, ed io mi passai una mano fra i capelli cercando di smorzare la situazione “come sempre, no?” sorrisi.
Il suo sguardo non ammetteva repliche, non che in genere ne ammettesse, ma quella sera, non riusciva proprio ad alleggerirsi “non odori più come prima” la sua voce sembrò rompersi sull’ultima parola, ed io mi sedetti affianco a lui, che si sistemò con la schiena sul muro. Lo aggiunsi. “non so cosa ti sia successo, ma..” iniziò a dire, io lo guardai, sentivo ancora le lacrime uscire dagli occhi, ma non feci nulla per fermarle. Il suo petto riportava ancora i segni di una leggera ustione che però lo aveva colto di sorpresa nonché spaventato. E per me lo stesso.
Mi passai una mano sul viso e feci per aprire bocca, quando la sua mano afferrò la mia stringendola forte. Io cercai di ritrarmi, sentendo subito un forte odore di bruciato e vedendo la sua espressione tutt’altro che tranquilla. Mi mollò la mano.
“Aradia” disse il mio nome pensieroso, io guardai la sua mano semi-corrosa dall’ustione e fui tentata di prendergliela per medicarla, ma non potendolo toccare, mi alzai di scatto cercando velocemente i nostri vestiti. Presi i miei, e guardai i suoi stesi a terra, se li avessi toccati lo avrebbero compromesso? Nel dubbio li lasciai li. “Aradia Incendiaria” sussurrò ancora, mi voltai, era il nome della pianta più pericolosa dello strozzalupo. Non dissi niente, io annuii e lui fece lo stesso iniziando a vestirsi. Ciò che era successo, era già stato previsto, ma io, ovviamente, non ci avevo dato peso. Cercai sulla mia scrivania prove che potessero potare all’articolo ce già avevo letto in precedenza e lui mi seguì. Fu quando trovai il diario dei miei nonni che lui mi raggiunse iniziando a scartabellare al posto mio. “vai a farti una doccia” disse duro, io non mi mossi “per ora non mi vengono in mente altre idee” spiegò, ed io capii, feci per uscire dalla camera quando mi fermai sull’uscio. Edek teneva in mano il diario di mia nonna ed i suoi occhi blu erano concentrati su tutti gli scarabocchi che avevamo deciso di ignorare quando me l’era stato regalato. Lo sentii borbottare qualcosa che non compresi, quindi richiamai la sua attenzione dalla porta “stai bene?” chiesi, lui si toccò l‘addome e mi mostrò la mano risanata prima di guardarmi preoccupato e deglutire “tu, piuttosto?” lo guardai ed abbassai lo sguardo, no annuii, ne risposi, semplicemente mi girai per andare in bagno a lavarmi.

 
When I awake, you disappear,

Ricordo perfettamente che sotto la doccia presi la mia spugna più dura e mi strofinai la pelle con forza fino a riempire ogni io punto di graffi che sotto l’acqua calda della doccia bruciarono febbrilmente, esattamente come prima. Capii. Edek era entrato nel bagno. Infatti, lo chiami per nome e questo, rispose. “ogni volta che ti avvicini ricomincia” avevo detto preoccupata lui mugugnò “sul diario c’è scritto che sarebbe successo prima o poi” io gli chiesi di leggere a voce alta, e lui, si sedette sul water affianco alla doccia. La mia pelle tremò ma non dissi nulla “quando il suo sangue sgorgherà per mano di un licantropo il suo potere si attiverà, bruciando quel demone liberando tutti noi” la sua voce era più dura durante tutta la letta della frase, poi, dal nulla, scoppiò  ridere.
“che c’è?” chiesi. Ero preoccupata da morire e quello se la rideva come nulla fosse. Già, che divertente! Aveva preso fuoco quando lo avevo toccato ed io preoccupatissima avevo solo peggiorato le cose cercando di toccarlo ancora! Più divertente di così si MU.O.RE.
“tecnicamente non è stato per
mano mia” riuscì a dire finito di ridere. Io mi schiaffai la mano sulla faccia arrossendo. Doveva essere un incubo. Non potevo spiegarmi l’assurda situazione sennò.
“ridi ancora?!” sbottai da sotto la doccia “cosa ridi! Non potremmo toccarci mai più!” urlai ancora, aprendo stavolta, l’acqua fredda, cercando di calmarmi. Lui smise di ridere e sentii un verso strozzato come chi ha appena visto andare in frantumi il coperchio del vaso di Pandora, nelle sue mani.
Back to the shadows

Sbuffai lanciando la confezione del preservativo da qualche parte nella stanza, e accesi il computer per fare quella maledetta relazione di scienze. Ci mise dieci muniti il mio computer per accendersi, ed io, in tutto quel tempo, non riuscii a fare a meno di pensare che tutta la mia vita fosse un enorme “candid camera”:
I miei amici erano licantropi
Il mio ragazzo Edek aveva dato inizio all’attivazione di quella bomba incendiaria ch’ero io
Avevo traslocato ed i miei nuovi amici erano, guarda caso, licantropi.
La video chat si aprì ed il volto simpatico e disperato di Scott divenne grande quanto tutto lo schermo
-era ora!- disse –è da più di mezz’ora che ti cerco!-il suo tono autoritario non mi piaceva per niente, odiavo quando si comportava in modo eccentrico solo perché “lui era l’alpha”. Io sbuffai aprendo il libro di scienze sopra la tastiera
-non potevi prendere la bici e venire direttamente da me?- replicati, e lo vidi sbiancare attraverso la webcam
-e rischiare di prendere fuoco? NO, grazie!- rispose, io scossi la testa divertita. Avevo scoperto fin dal primo giorno il branco, grazie ai miei… poteri? Ed una delle prime regole che mi erano state imposte dal branco era “non toccarci”. Ovviamente Stiles se n’era uscito con un battuta dicendo che lui era speciale perché poteva toccarmi senza farsi nulla, ed io, gli avevo battuto il cinque gridando un “VIVA GLI UMANI!” provocando lo sbuffare di Derek. Ci ripensai, non avevo mai fatto caso a quanto quei due nomi si assomigliassero, così come i loro caratteri…mi fermai.. no, Derek era più responsabile e simpatico
-Edek…Derek..- sorrisi dimenticandomi di essere in video-chat con Scott
-che?- fece lui dall’altra parte del computer ed io mossi la mano mimando di far finta  di nulla
-pensavo ad un amico- risposi restando sul vago. Però, pensai, che tutto sommato il mio presente non faceva così schifo quanto credevo. Infatti, con ancora la sensazione di Edek sulla pelle, ripensai a quella irripetibile, per mia fortuna, serata, ed al bacio che mi aveva dato prima di andarsene, nonostante avesse potuto bruciarsi “poteva andare peggio” aveva detto stranamente di buon umore, io pensai fosse per tirarmi su di morale, infatti, prima di lanciarsi dal primo piano aveva finito la frase “poteva succedere nel bel mezzo della scopata” ed io lo avevo spinto giù dalla finestra vedendolo poi atterrare agilmente a terra, salutarmi con la mano, e salire sulla sua moto.
-Aradia? Ci seii??- chiedeva Scott in video chat, ed io sorridendo, risposi alla prima domanda sul differenziamento molecolare.



 
With all I hold dear..
 

 
Bella a tutti,
lo so, dovrei scriver un casino di long ma…non ce la faccio.
Non assalitemi vi prego, in più l’impero di Carlo V (nel libro di storia) mi sta praticamente assalendo da parte vostra..ergo, shalli. La canzone è Still Here delle Digital Daggers
Buona notte a tutti
-Fault
   
 
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