Serie TV > JAG
Ricorda la storia  |       
Autore: germangirl    21/05/2015    7 recensioni
La mamma di Harm, preoccupata per la vita sentimentale del figlio, gli organizza un appuntamento al buio che… prenderà una piega inattesa.
Traduzione di "Don't ask!" di NettieC
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Imbarazzato? No.

Umiliato? No.

Inorridito? Nemmeno.

Harmon Rabb non riusciva a trovare un aggettivo che potesse definire nel modo più appropriato le emozioni che stava provando in quel momento. Decise che mortificato era il termine più adatto e si dedicò al suo compito successivo, ovvero ideare un piano per tirarsi fuori dalla situazione in cui era, possibilmente mantenendo un livello di dignità e grazia accettabile.

“Harm, stai bene?” gli chiese Kelly, la persona con cui stava condividendo quella cena, con la parlata strascicata tipica del sud.

“Ah, sì, tutto ok” mentì, mentre il cuore e il cervello stavano gareggiando per scovare una soluzione.

Sollevando il bicchiere, Harm deglutì più volte, senza ottenere alcun beneficio. E a nulla servì il gesto gentile di Kelly, che gli accarezzò una mano. Scuotendo la testa, Harm non poteva credere di trovarsi in quel pasticcio e, ancora peggio, sapendo che era stata proprio sua madre a ficcarcelo.

Quel “pasticcio” era un appuntamento al buio che la sua cara mamma gli aveva organizzato. Beh, tecnicamente, non era proprio un appuntamento al buio, poiché Kelly lavorava nella galleria d’arte di Trish e, secondo quanto diceva lei stessa, era single, piacevole e si trovava a Washington per un viaggio di lavoro. Trish sosteneva che Kelly fosse una persona davvero interessante e che, ne era certa, loro due sarebbero andati sicuramente d’accordo. Considerando le belle parole di sua madre, Harm aveva pensato che non ci fosse nulla di male in una cena, tanto più che Mac era in missione da un mese e non sarebbe rientrata prima del martedì successivo, lasciandolo libero da impegni.

Era stato Harm a scegliere il ristorante. “The Crown” era quello che lui e Mac preferivano e anche se era un po’ costoso, aveva un’atmosfera più intima e permetteva di conversare amabilmente senza dover gridare a causa del rumore assordante che stava invadendo sempre più locali di recente. Inoltre, faceva tutto questo come favore per sua madre e decise che la spesa extra gli avrebbe permesso di guadagnare dei punti bonus con lei. Ora, invece, avrebbe dato qualsiasi cosa per un fragore martellante, un ambiente impersonale e magari anche una botola sotto la sedia.

Kelly corrispondeva in tutto e per tutto a ciò che aveva detto Trish: il suo modo di parlare denotava cultura e buona educazione, aveva un fisico slanciato, capelli biondi, tratti somatici piacevoli, occhi chiari e un sorriso vincente. Sembrava che sua madre avesse fornito tutti i dettagli fondamentali tranne uno – Kelly era un uomo. Beh, a dire la verità due – Kelly era un uomo gay. E proprio in quel momento, Harm non voleva nemmeno sapere se la sua mamma pensasse che il suo stesso figlio fosse gay, in quanto troppo impegnato nell’ideare un piano di fuga.

“Non sono chi ti aspettavi, vero?” chiese Kelly alla fine, dopo che Harm non aveva aperto bocca se non per presentarsi appena si erano seduti l’uno di fronte all’altro.

“Uhm, no, non proprio” rispose onestamente Harm.

“Qualche motivo specifico?” domandò. “Tu sei esattamente come ti ha descritto tua madre, quindi mi immaginavo che la descrizione che ti aveva fatto di me fosse altrettanto accurata”

“Era abbastanza accurata” rispose, spostando lo sguardo ovunque tranne sul suo accompagnatore. “Ha solo tralasciato il dettaglio importante che sei un maschio”

“Oh!” Kelly spalancò gli occhi. “Stavi aspettando una donna?”

“Ah, sì” disse, annuendo . “Mamma parlava di questa serata come di un appuntamento e quindi, sì, mi aspettavo una donna”

“Ma tu sei gay” dichiarò semplicemente. “Almeno, questo è ciò che ha detto Trish”

“Lei cosa?” esclamò Harm, quasi strozzandosi con l’acqua che aveva bevuto.

“Beh, non ha usato proprio queste parole” iniziò, non sapendo se essere imbarazzato o divertito dalla situazione e dall’ovvio disagio del suo commensale.

“Quali parole ha utilizzato precisamente?” chiese, riflettendo sulla possibilità di uccidere la propria madre anche a distanza.

“Trish ha detto che hai avuto un sacco di storie con… uhm… come le ha definite… donne di poca sostanza. Relazioni che non sono durate e, visto che vai per la quarantina, si deve essere chiesta se non fossero solo una facciata” replicò onestamente Kelly.

“Ho 37 anni” precisò piccato. “E vedo una persona…” aggiunse, come ulteriore riflessione.

“Trish ne ha parlato” gli concesse Kelly, annuendo. “Una persona che si chiama Mac, giusto?” Harm annuì in risposta. “Ha detto che non ha mai incontrato o visto una foto di te e Mac e, anche se ne parli al femminile, Trish pensa che forse lo fai solo per farla stare tranquilla”

“Ma non è vero!” reagì bruscamente, incredulo per la piega che aveva preso quella serata. “Si chiama Sarah MacKenzie, è un Colonnello dei Marine ed è una donna” aggiunse, nel caso Kelly non avesse afferrato bene le prime due informazioni.

“Tutto chiaro, biscottino” disse Kelly con un cenno della mano. “A me non importa, ma forse dovresti parlare con tua madre”

Harm bevve un lungo sorso prima di rimettere il bicchiere sulla tavola. “Pensa davvero che io sia gay?”

“Non lo so” rispose, sollevando le spalle. “Credo stia cercando dei motivi per cui non ti sei ancora sistemato e non le hai ancora dato dei nipotini”

“E questo la porta a pensare che io sia gay… non che ci sia niente di male nell’esserlo” aggiunse velocemente.

Kelly fece una smorfia. “E scommetto che conosci un sacco di gay…” disse, aggiungendo la seconda parte della battuta che la maggior parte degli eterosessuali faceva quando qualcuno chiedeva loro se fossero gay.

“Sì, beh… no, a dir la verità” ammise Harm. “Ne conosco… una, conosco una persona che mi ha detto di essere lesbica… so che, statisticamente, dovrei conoscerne di più, ma nessuno ha mai detto niente e la Marina ha la politica del non chiedere, non dichiarare e in realtà non sono affari miei e…”

“Respira, Harm” gli consigliò Kelly, ridendo.

“Ascolta, non voglio essere maleducato o offensivo” dichiarò Harm lentamente. “Dopo tutto, il tuo stile di vita è affar tuo, proprio come il mio è mio. Sono solo un po’… un po’…”

“Confuso che tua madre abbia rivelato la tua omosessualità?” chiese, prendendo il proprio bicchiere.

“Sì” rispose Harm annuendo, prima di realizzare con quale affermazione si era appena dichiarato d’accordo. “No! Non ha rivelato la mia omosessualità perché io non sono gay… capito?”

“Se lo dici tu” rise Kelly. “Peccato” continuò con un sospiro. “Alto, capelli scuri, bello, avvocato, pilota… sei un bel bocconcino e mi sarebbe davvero piaciuto avere l’opportunità di mangiarti” Con le guance in fiamme, Harm non sapeva se essere lusingato o se nascondersi sotto il tavolino. “Ascolta” riprese Kelly. “So che per te tutto questo è difficile. Non me la prendo se vuoi andartene”

Con il primo sorriso sincero della serata, Harm accarezzò l’idea di fuggire dal ristorante ma aveva fame e decise che rimanere era la cosa più giusta da fare. Beh, era la cosa più educata da fare, considerando che Kelly non era del posto.

“Beh, ora che sappiamo che non è un appuntamento” sussurrò, giusto per non farsi sentire, “non c’è ragione per cui non possiamo goderci il cibo e qualche drink”

“Vero” concordò facendogli un cenno con la testa. “Però è davvero un peccato… quante cose potremmo fare con un uomo sexy come te sulla nostra sponda…”

Con il passare del tempo, Harm in realtà si trovò a pensare che la compagnia di Kelly era piacevole. Quell’uomo aveva un lato avventuroso che sua madre non aveva menzionato e spesso trascorreva i fine settimana e le vacanze ad arrampicarsi, fare immersioni, fare trekking, andare a vela e dedicandosi a una vasta gamma di attività all’aria aperta cui Harm spesso pensava ma non aveva mai avuto il tempo di fare. Prima di aver terminato il caffè, entrambi si erano offerti di coinvolgere l’altro nelle loro escursioni appena si fosse presentata l’opportunità.

Fuori dal ristorante, Kelly declinò l’offerta di farsi accompagnare in hotel, dicendogli che si trattava solo di una passeggiata di un paio di isolati. Si strinsero la mano e si salutarono, poi Kelly ritirò in ballo il primo argomento della serata.

“E’ un peccato che tu non sia gay” dichiarò con un sospiro. “Penso che saremmo stati grandi insieme”

“Ah sì, ok” borbottò Harm. “Beh, buonanotte”

Giunto a casa, Harm iniziò a camminare su e giù per il loft, indeciso se chiamare sua madre. Cosa le avrebbe detto? Cosa pensava quella donna? Era davvero convinta che fosse gay? Pensava davvero che Mac fosse un uomo? Riusciva a capire quanto fosse arrabbiato in quel momento? Poi pensò di non telefonarle, non prima del giorno successivo o di quello ancora dopo. Forse avrebbe aspettato che fosse lei a contattarlo e le avrebbe detto che avevano trascorso una serata fantastica e che avevano già in programma di incontrarsi di nuovo, cosa che tecnicamente era vera, e vedere quale reazione avrebbe avuto. Non avrebbe fatto cenno al totale disagio con cui era iniziato quell’appuntamento.

Optando per quest’ultima ipotesi, si fece una doccia e si infilò fra le lenzuola. Era immerso nei ricordi di quell’insolito appuntamento quando suonò il telefono. Era sua madre. “Kelly mi ha mandato un messaggio dicendo che avete passato una bellissima serata e ringraziandomi per averla organizzata” disse Trish senza nemmeno salutarlo, un approccio davvero non da lei, ma evidentemente aveva bisogno di arrivare dritta al punto.

“Lui ha ragione, mamma” disse Harm, enfatizzando lui. “Abbiamo così tante cose in comune”

“Davvero?” gli chiese. “Ne sei sicuro?”

“Certissimo” confermò. “E’ questo il motivo per cui ci hai fatto uscire insieme, no?” Fece un sorrisetto quando sentì un borbottio sconvolto all’altro capo della linea. “Non è vero, mamma?” ripeté, non avendo ottenuto alcuna riposta da sua madre.

“Beh… uhm… sì… penso di sì” rispose, scuotendo la testa.

“Devo ammettere di essere stato un po’ scioccato che tu mi avessi organizzato un appuntamento al buio con un uomo” continuò. “Ma le mamme sanno tutto, giusto?”

“Quindi, stai dicendo… cosa stai dicendo, esattamente?” domandò Trish, mentre la testa le girava vorticosamente.

“Beh, non avevo mai pensato di uscire con un uomo prima d’ora” disse. “Specialmente visto che sono impegnato con Mac e a lei non piace che usciamo con altre persone, ma se tu sostieni che Kelly è quello giusto per me, allora forse devo rivalutare il mio orientamento

“Harmon!” esclamò bruscamente. “Mi stai dicendo che sei omosessuale o no?”

“Fa qualche differenza?” controbatté, sfruttando il vantaggio. “Tu pensi che lo sia… quindi forse lo sono”

“Non penso che tu lo sia, davvero” rispose velocemente.

“Non è ciò che hai detto a Kelly” replicò. “Immagina la mia sorpresa quando ho scoperto che il mio appuntamento era con un uomo perché mia madre pensa che io sia gay”

“Potrei averlo detto ma non lo credo” ammise. “Ho solo pensato che ci fosse un motivo per cui non avevi ancora trovato la persona giusta per te e se per caso eri… omosessuale… allora magari avresti trascorso una bella serata con Kelly e saresti stato in grado di confidarti con me. Voglio dire, non lo direi a nessuno… conosco la politica del non chiedere, non dichiarare. Volevo solo che tu fossi felice, davvero felice, e se la tua felicità fosse con un uomo… allora a me andrebbe bene. Ti voglio tanto bene… in qualsiasi modo… lo sai, e…”

“Mamma” Harm intervenne per porre fine a quel vaneggiamento. “Per la cronaca, non sono gay… non che ci sia niente di male nell’esserlo. Kelly è un ragazzo in gamba e entrambi siamo appassionati di attività ricreative all’aria aperta. Ho una relazione con Mac e hai visto delle foto… la donna che hai visto nelle foto dei balli e dei battesimi è Mac”

“Su quelle foto c’era scritto Sarah e Harm” lo interruppe Trish.

“Sarah MacKenzie – Mac” spiegò. “E’ un nomignolo maschile ma, mamma, come puoi vedere dalle foto, non c’è proprio niente di maschile in lei”

“No, no, niente” gli concesse Trish. “Allora com’è che a 40 anni non ti sei ancora sistemato?”

Harm prese un respiro profondo. Era una domanda che lui stesso si era posto più volte di recente. “Per un sacco di ragioni, mamma” disse a voce bassa. “Una è la paura di impegnarmi” continuò, decidendo di essere onesto con lei e con sé stesso. “Forse la paura di essere abbandonato… di nuovo. Di non essere abbastanza per lei. Di… di non essere in grado di amarla come si merita…”

“Oh, tesoro” intervenne con un sospiro. “Lei… Sarah sa di queste paure?”

“Ne conosce alcune e ha altre paure a sua volta, quindi è un processo lento” rispose, meravigliato di come stesse avendo una conversazione aperta e sincera con sua madre a proposito della propria vita sentimentale. Oh, beh, quella sera dimostrava che c’era decisamente una prima volta per tutto. “Ma ci stiamo lavorando”

“Sono felice di saperlo, figliolo” commentò. “Mi piace già di più di quella Renee. Non sono mai riuscita a capire cosa ci trovassi in lei”

“Non era così male, mamma” dichiarò, prendendo le difese di Renee.

“Beh, l’unica volta che l’ho incontrata ho avuto l’impressione che fosse molto… artificiale” spiegò Trish, cercando di scegliere le parole più appropriate. “E siete stati insieme per quanto, un anno? Non riuscivo a capire l’attrazione. La tua per lei, intendo. So bene cosa vedesse lei in te”

“Renee è sempre stata brava a ottenere ciò che voleva e aveva deciso che voleva me. Mi amava… era innamorata di me… pensavo che questo sarebbe bastato” ammise, mentre la sua mente vagava lungo il viale dei ricordi.

“La amavi?” domandò Trish, quasi sussurrando.

“Sì, penso che in qualche modo la amassi” replicò sinceramente. “Ma non ero innamorato di lei e Renee lo sapeva”

“Siete stati insieme un anno e non eri innamorato di lei?” chiese esasperata.

“Come potevo esserlo?” controbatté. “Non si può essere innamorati di due donne contemporaneamente e…”

“Eri già innamorato di Mac?” suggerì e Harm rispose affermativamente. “Harmon, ma è successo cinque anni fa… e da quanto stai con Mac?”

“Tre mesi… due se togli l’ultimo mese in cui è stata in missione” rispose, chiudendo gli occhi e sospirando. Dio, quanto gli mancava.

“Sei innamorato di lei da cinque anni e…” iniziò, cercando di capire suo figlio.

“Lo sono da più di cinque anni, mamma” la interruppe. “Non ti so dire di preciso quando mi sono innamorato di lei, mi sembra di esserlo da sempre”

“Sono così contenta di sentirlo” dichiarò Trish con un sorriso. “Ciò che voglio più di ogni altra cosa al mondo è che tu sia felice, sistemato e appagato.”

“Grazie, mamma” rispose dolcemente. “Lo apprezzo molto”

“Allora, Mac… c’è qualche possibilità che io possa incontrarla?” gli chiese con un sorrisetto. Nel suo cuore sapeva che quella donna sarebbe diventata sua nuora e le voleva già bene.

“Ci sono molte possibilità, mamma” rispose con un sorriso. “E’ la donna per me e finché non faccio danni o non passo all’altra sponda, lei sarà sempre al mio fianco”

“Oh, Harm” disse Trish commossa. “Non ti ho mai sentito parlare in questo modo”

“E’ perché non abbiamo mai parlato in questo modo” rispose, cercando di trattenere uno sbadiglio.

“Vero” gli concesse. “Ma dovremmo… parlare più spesso delle cose importanti della vita”

“Sono d’accordo” dichiarò. In passato, avrebbe reagito con una smorfia e gli sarebbe pesato condividere con sua madre delle sensazioni così personali, ma la telefonata di quella sera era stata una vera rivelazione.

Al secondo sbadiglio di Harm, Trish decise di porre fine a quella chiacchierata.

“Beh, ti lascio andare a dormire e, Harm, mi dispiace per Kelly e… per tutta quella storia” si scusò.

“Va tutto bene, mamma, so che avevi le migliori intenzioni” le concesse. “Ma magari la prossima volta potresti parlare direttamente con me”

“Lo farò” rispose, con un cenno del capo che Harm non poté vedere. “Te lo prometto”

Si salutarono con affetto e Harm riattaccò il telefono e si stese nuovamente sul letto. Quanto avrebbe voluto che Mac fosse con lui in quel momento. Da quando si conoscevano, da colleghi e amici, aveva sempre sentito la sua mancanza quando era fuori città o quando erano ai ferri corti, ma ora stavano insieme e gli mancava in modo profondo e disperato. Più di una volta aveva chiamato il suo appartamento solo per sentire la sua voce nella segreteria telefonica.

Eppure, mancava ancora una settimana, otto giorni per essere precisi. Lo sapeva perché questo era il suo primo e il suo ultimo pensiero ogni giorno, senza contare che Mac gli aveva installato una app sul telefono con un orologio che faceva il conto alla rovescia per quando sarebbe tornata. Una volta al giorno gli arrivava un messaggio che gli ricordava quanti giorni mancassero… ed erano sempre troppi.

Chiudendo gli occhi, pensò a cosa avrebbero potuto fare se fosse stata nel suo letto. Era facile immaginare che le avrebbe tolto tutti i vestiti con mosse lente e sensuali – oppure che glieli avrebbe semplicemente strappati di dosso. Poi avrebbe dedicato buona parte della notte, e il resto della sua vita, ad adorare ogni singolo avvallamento ed ogni singola curva del suo meraviglioso corpo.

Con un ritrovato senso di orgoglio virile e un desidero schiacciante per la donna che significava il mondo per lui, Harm sbadigliò prima di lasciare andare la sua mente verso un luogo molto piacevole.

Appagato, eppure insoddisfatto dal suo girovagare, Harm si girò e sbadigliò ancora una volta. Poco più di un minuto dopo venne disturbato da qualcuno che bussava alla porta. Brontolando fra sé, Harm afferrò la vestaglia per nascondere l’evidenza del suo processo mentale e si avviò all’ingresso.

Aprendo l’uscio, fu deliziato dalla vista di Mac. Non le dette nemmeno l’opportunità di parlare, né di entrare nel loft: la prese fra le sue braccia e la baciò in modo tenero, appassionato, profondo e molto, molto accurato.

“Wow!” fu tutto ciò che Sarah riuscì ad articolare quando finalmente lui la lasciò andare e le accarezzò il volto. “Wow! Dovrei rientrare a casa prima più spesso. A cosa devo questa accoglienza?”

Harm la strinse di nuovo e la baciò ancora una volta. Contemplando tutto ciò che era avvenuto quella sera, disse semplicemente: “Non lo chiedere”

 

Nota della traduttrice

Adoro il modo di scrivere di NettieC perché sa dosare bene ironia, tenerezza, sensualità e un grande affetto per i propri personaggi, tanto da poterli prendere bonariamente in giro.

Lei è stata tanto carina da concedermi di tradurre in italiano anche questa sua storia, che potete trovare qui: https://www.fanfiction.net/s/9589353/1/Don-t-Ask

Spero di essere riuscita a rendere giustizia all’originale.

La prossima settimana arriva la seconda e ultima parte!

Grazie per avermi dedicato il vostro tempo ed essere arrivati fino qui.

Un abbraccio,

Deb

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > JAG / Vai alla pagina dell'autore: germangirl