Imbarazzato?
No.
Umiliato?
No.
Inorridito?
Nemmeno.
Harmon
Rabb non riusciva a trovare un aggettivo che
potesse definire nel modo più appropriato le emozioni che
stava provando in
quel momento. Decise che mortificato
era il termine più adatto e si dedicò al suo
compito successivo, ovvero ideare un
piano per tirarsi fuori dalla situazione in cui era, possibilmente
mantenendo
un livello di dignità e grazia accettabile.
“Harm,
stai bene?” gli chiese Kelly, la persona con cui
stava condividendo quella cena, con la parlata strascicata tipica del
sud.
“Ah,
sì, tutto ok” mentì, mentre il cuore e
il cervello
stavano gareggiando per scovare una soluzione.
Sollevando
il bicchiere, Harm deglutì più volte, senza
ottenere alcun beneficio. E a nulla servì il gesto gentile
di Kelly, che gli
accarezzò una mano. Scuotendo la testa, Harm non poteva
credere di trovarsi in
quel pasticcio e, ancora peggio, sapendo che era stata proprio sua
madre a
ficcarcelo.
Quel
“pasticcio” era un appuntamento al buio che la sua
cara mamma gli aveva organizzato. Beh, tecnicamente, non era proprio un
appuntamento al buio, poiché Kelly lavorava nella galleria
d’arte di Trish e,
secondo quanto diceva lei stessa, era single, piacevole e si trovava a
Washington per un viaggio di lavoro. Trish sosteneva che Kelly fosse
una
persona davvero interessante e che, ne era certa, loro due sarebbero
andati
sicuramente d’accordo. Considerando le belle parole di sua
madre, Harm aveva
pensato che non ci fosse nulla di male in una cena, tanto
più che Mac era in
missione da un mese e non sarebbe rientrata prima del
martedì successivo,
lasciandolo libero da impegni.
Era
stato Harm a scegliere il ristorante. “The Crown”
era
quello che lui e Mac preferivano e anche se era un po’
costoso, aveva
un’atmosfera più intima e permetteva di conversare
amabilmente senza dover
gridare a causa del rumore assordante che stava invadendo sempre
più locali di
recente. Inoltre, faceva tutto questo come favore per sua madre e
decise che la
spesa extra gli avrebbe permesso di guadagnare dei punti bonus con lei.
Ora, invece,
avrebbe dato qualsiasi cosa per un fragore martellante, un ambiente
impersonale
e magari anche una botola sotto la sedia.
Kelly
corrispondeva in tutto e per tutto a ciò che aveva
detto Trish: il suo modo di parlare denotava cultura e buona
educazione, aveva
un fisico slanciato, capelli biondi, tratti somatici piacevoli, occhi
chiari e
un sorriso vincente. Sembrava che sua madre avesse fornito tutti i
dettagli
fondamentali tranne uno – Kelly era un uomo. Beh, a dire la
verità due – Kelly
era un uomo gay. E proprio in quel momento, Harm non voleva nemmeno
sapere se la
sua mamma pensasse che il suo stesso figlio fosse gay, in quanto troppo
impegnato nell’ideare un piano di fuga.
“Non
sono chi ti aspettavi, vero?” chiese Kelly alla
fine, dopo che Harm non aveva aperto bocca se non per presentarsi
appena si
erano seduti l’uno di fronte all’altro.
“Uhm,
no, non proprio” rispose onestamente Harm.
“Qualche
motivo specifico?” domandò. “Tu sei
esattamente
come ti ha descritto tua madre, quindi mi immaginavo che la descrizione
che ti
aveva fatto di me fosse altrettanto accurata”
“Era
abbastanza accurata” rispose, spostando lo sguardo
ovunque tranne sul suo accompagnatore. “Ha solo tralasciato
il dettaglio
importante che sei un maschio”
“Oh!”
Kelly spalancò gli occhi. “Stavi aspettando una
donna?”
“Ah,
sì” disse, annuendo . “Mamma parlava di
questa
serata come di un appuntamento e quindi, sì, mi aspettavo
una donna”
“Ma
tu sei gay” dichiarò semplicemente.
“Almeno, questo è
ciò che ha detto Trish”
“Lei
cosa?” esclamò Harm, quasi strozzandosi con
l’acqua
che aveva bevuto.
“Beh,
non ha usato proprio queste parole” iniziò, non
sapendo se essere imbarazzato o divertito dalla situazione e
dall’ovvio disagio
del suo commensale.
“Quali
parole ha utilizzato precisamente?” chiese, riflettendo
sulla possibilità di uccidere la propria madre anche a
distanza.
“Trish
ha detto che hai avuto un sacco di storie con…
uhm… come le ha definite… donne
di poca
sostanza. Relazioni che non sono durate e, visto che vai per
la quarantina,
si deve essere chiesta se non fossero solo una facciata”
replicò onestamente
Kelly.
“Ho
37 anni” precisò piccato. “E vedo una
persona…”
aggiunse, come ulteriore riflessione.
“Trish
ne ha parlato” gli concesse Kelly, annuendo. “Una
persona che si chiama Mac, giusto?” Harm annuì in
risposta. “Ha detto che non
ha mai incontrato o visto una foto di te e Mac e, anche se ne parli al
femminile, Trish pensa che forse lo fai solo per farla stare
tranquilla”
“Ma
non è vero!” reagì bruscamente,
incredulo per la
piega che aveva preso quella serata. “Si chiama Sarah
MacKenzie, è un Colonnello
dei Marine ed è una donna”
aggiunse,
nel caso Kelly non avesse afferrato bene le prime due informazioni.
“Tutto
chiaro, biscottino” disse Kelly con un cenno della
mano. “A me non importa, ma forse dovresti parlare con tua
madre”
Harm
bevve un lungo sorso prima di rimettere il bicchiere
sulla tavola. “Pensa davvero che io sia gay?”
“Non
lo so” rispose, sollevando le spalle. “Credo stia
cercando dei motivi per cui non ti sei ancora sistemato e non le hai
ancora
dato dei nipotini”
“E
questo la porta a pensare che io sia gay… non che ci
sia niente di male nell’esserlo” aggiunse
velocemente.
Kelly
fece una smorfia. “E scommetto che conosci un sacco
di gay…” disse, aggiungendo la seconda parte della
battuta che la maggior parte
degli eterosessuali faceva quando qualcuno chiedeva loro se fossero gay.
“Sì,
beh… no, a dir la verità” ammise Harm.
“Ne conosco…
una, conosco una persona che mi ha detto di essere lesbica…
so che,
statisticamente, dovrei conoscerne di più, ma nessuno ha mai
detto niente e la
Marina ha la politica del non chiedere,
non dichiarare e in realtà non sono affari miei
e…”
“Respira,
Harm” gli consigliò Kelly, ridendo.
“Ascolta,
non voglio essere maleducato o offensivo”
dichiarò Harm lentamente. “Dopo tutto, il tuo
stile di vita è affar tuo, proprio
come il mio è mio. Sono solo un po’… un
po’…”
“Confuso
che tua madre abbia rivelato la tua
omosessualità?” chiese, prendendo il proprio
bicchiere.
“Sì”
rispose Harm annuendo, prima di realizzare con quale
affermazione si era appena dichiarato d’accordo.
“No! Non ha rivelato la mia
omosessualità perché io non sono gay…
capito?”
“Se
lo dici tu” rise Kelly. “Peccato”
continuò con un
sospiro. “Alto, capelli scuri, bello, avvocato,
pilota… sei un bel bocconcino e
mi sarebbe davvero piaciuto avere l’opportunità di
mangiarti” Con le guance in
fiamme, Harm non sapeva se essere lusingato o se nascondersi sotto il
tavolino.
“Ascolta” riprese Kelly. “So che per te
tutto questo è difficile. Non me la
prendo se vuoi andartene”
Con
il primo sorriso sincero della serata, Harm accarezzò
l’idea di fuggire dal ristorante ma aveva fame e decise che
rimanere era la
cosa più giusta da fare. Beh, era la cosa più
educata da fare, considerando che
Kelly non era del posto.
“Beh,
ora che sappiamo che non è un appuntamento”
sussurrò,
giusto per non farsi sentire, “non c’è
ragione per cui non possiamo goderci il
cibo e qualche drink”
“Vero”
concordò facendogli un cenno con la testa.
“Però è
davvero un peccato… quante cose potremmo fare con un uomo
sexy come te sulla
nostra sponda…”
Con
il passare del tempo, Harm in realtà si trovò a
pensare che la compagnia di Kelly era piacevole. Quell’uomo
aveva un lato
avventuroso che sua madre non aveva menzionato e spesso trascorreva i
fine
settimana e le vacanze ad arrampicarsi, fare immersioni, fare trekking,
andare
a vela e dedicandosi a una vasta gamma di attività
all’aria aperta cui Harm
spesso pensava ma non aveva mai avuto il tempo di fare. Prima di aver
terminato
il caffè, entrambi si erano offerti di coinvolgere
l’altro nelle loro escursioni
appena si fosse presentata l’opportunità.
Fuori
dal ristorante, Kelly declinò l’offerta di farsi
accompagnare in hotel, dicendogli che si trattava solo di una
passeggiata di un
paio di isolati. Si strinsero la mano e si salutarono, poi Kelly
ritirò in
ballo il primo argomento della serata.
“E’
un peccato che tu non sia gay” dichiarò con un
sospiro. “Penso che saremmo stati grandi insieme”
“Ah sì, ok”
borbottò
Harm. “Beh,
buonanotte”
Giunto
a casa, Harm iniziò a camminare su e giù per il
loft, indeciso se chiamare sua madre. Cosa le avrebbe detto? Cosa
pensava
quella donna? Era davvero convinta che fosse gay? Pensava davvero che
Mac fosse
un uomo? Riusciva a capire quanto fosse arrabbiato in quel momento? Poi
pensò
di non telefonarle, non prima del giorno successivo o di quello ancora
dopo.
Forse avrebbe aspettato che fosse lei a contattarlo e le avrebbe detto
che
avevano trascorso una serata fantastica e che avevano già in
programma di incontrarsi
di nuovo, cosa che tecnicamente era vera, e vedere quale reazione
avrebbe
avuto. Non avrebbe fatto cenno al totale disagio con cui era iniziato
quell’appuntamento.
Optando
per quest’ultima ipotesi, si fece una doccia e si
infilò fra le lenzuola. Era immerso nei ricordi di
quell’insolito appuntamento
quando suonò il telefono. Era sua madre. “Kelly mi
ha mandato un messaggio
dicendo che avete passato una bellissima serata e ringraziandomi per
averla
organizzata” disse Trish senza nemmeno salutarlo, un
approccio davvero non da
lei, ma evidentemente aveva bisogno di arrivare dritta al punto.
“Lui
ha ragione, mamma” disse Harm, enfatizzando lui.
“Abbiamo così tante cose in comune”
“Davvero?”
gli chiese. “Ne sei sicuro?”
“Certissimo”
confermò. “E’ questo il motivo per cui
ci
hai fatto uscire insieme, no?” Fece un sorrisetto quando
sentì un borbottio
sconvolto all’altro capo della linea. “Non
è vero, mamma?” ripeté, non avendo
ottenuto alcuna riposta da sua madre.
“Beh…
uhm… sì… penso di
sì” rispose, scuotendo la testa.
“Devo
ammettere di essere stato un po’ scioccato che tu
mi avessi organizzato un appuntamento al buio con un uomo”
continuò. “Ma le
mamme sanno tutto, giusto?”
“Quindi,
stai dicendo… cosa stai dicendo, esattamente?”
domandò Trish, mentre la testa le girava vorticosamente.
“Beh,
non avevo mai pensato di uscire con un uomo prima
d’ora” disse. “Specialmente visto che
sono impegnato con Mac e a lei non
piace che usciamo con altre
persone, ma se tu sostieni che Kelly è quello giusto per me,
allora forse devo
rivalutare il mio orientamento”
“Harmon!”
esclamò bruscamente. “Mi stai dicendo che sei
omosessuale o no?”
“Fa
qualche differenza?” controbatté, sfruttando il
vantaggio. “Tu pensi che lo sia… quindi forse lo
sono”
“Non
penso che tu lo sia, davvero” rispose velocemente.
“Non
è ciò che hai detto a Kelly”
replicò. “Immagina la
mia sorpresa quando ho scoperto che il mio appuntamento era con un uomo
perché
mia madre pensa che io sia gay”
“Potrei
averlo detto ma non lo credo” ammise. “Ho solo
pensato che ci fosse un motivo per cui non avevi ancora trovato la
persona
giusta per te e se per caso eri… omosessuale…
allora magari avresti trascorso
una bella serata con Kelly e saresti stato in grado di confidarti con
me.
Voglio dire, non lo direi a nessuno… conosco la politica del
non chiedere, non
dichiarare. Volevo solo che tu fossi felice, davvero felice, e se la
tua
felicità fosse con un uomo… allora a me andrebbe
bene. Ti voglio tanto bene… in
qualsiasi modo… lo sai, e…”
“Mamma”
Harm intervenne per porre fine a quel
vaneggiamento. “Per la cronaca, non sono gay… non
che ci sia niente di male
nell’esserlo. Kelly è un ragazzo in gamba e
entrambi siamo appassionati di
attività ricreative all’aria aperta. Ho una
relazione con Mac e hai visto delle
foto… la donna che hai visto nelle foto dei balli e dei
battesimi è Mac”
“Su
quelle foto c’era scritto Sarah e Harm” lo
interruppe
Trish.
“Sarah
MacKenzie – Mac” spiegò.
“E’ un nomignolo maschile
ma, mamma, come puoi vedere dalle foto, non c’è
proprio niente di maschile in
lei”
“No,
no, niente” gli concesse Trish. “Allora
com’è che a
40 anni non ti sei ancora sistemato?”
Harm
prese un respiro profondo. Era una domanda che lui
stesso si era posto più volte di recente. “Per un
sacco di ragioni, mamma”
disse a voce bassa. “Una è la paura di
impegnarmi” continuò, decidendo di essere
onesto con lei e con sé stesso. “Forse la paura di
essere abbandonato… di
nuovo. Di non essere abbastanza per lei. Di… di non essere
in grado di amarla
come si merita…”
“Oh,
tesoro” intervenne con un sospiro. “Lei…
Sarah sa di
queste paure?”
“Ne
conosce alcune e ha altre paure a sua volta, quindi è
un processo lento” rispose, meravigliato di come stesse
avendo una
conversazione aperta e sincera con sua madre a proposito della propria
vita
sentimentale. Oh, beh, quella sera dimostrava che c’era
decisamente una prima
volta per tutto. “Ma ci stiamo lavorando”
“Sono
felice di saperlo, figliolo” commentò.
“Mi piace
già di più di quella Renee. Non sono mai riuscita
a capire cosa ci trovassi in
lei”
“Non
era così male, mamma” dichiarò,
prendendo le difese
di Renee.
“Beh,
l’unica volta che l’ho incontrata ho avuto
l’impressione che fosse molto…
artificiale” spiegò Trish, cercando di scegliere
le parole più appropriate. “E siete stati insieme
per quanto, un anno? Non
riuscivo a capire l’attrazione. La tua per lei, intendo. So
bene cosa vedesse
lei in te”
“Renee
è sempre stata brava a ottenere ciò che voleva e
aveva deciso che voleva me. Mi amava… era innamorata di
me… pensavo che questo
sarebbe bastato” ammise, mentre la sua mente vagava lungo il
viale dei ricordi.
“La
amavi?” domandò Trish, quasi sussurrando.
“Sì,
penso che in qualche modo la amassi” replicò
sinceramente. “Ma non ero innamorato di lei e Renee lo
sapeva”
“Siete
stati insieme un anno e non eri innamorato di
lei?” chiese esasperata.
“Come
potevo esserlo?” controbatté. “Non si
può essere
innamorati di due donne contemporaneamente e…”
“Eri
già innamorato di Mac?” suggerì e Harm
rispose
affermativamente. “Harmon, ma è successo cinque
anni fa… e da quanto stai con
Mac?”
“Tre
mesi… due se togli l’ultimo mese in cui
è stata in
missione” rispose, chiudendo gli occhi e sospirando. Dio,
quanto gli mancava.
“Sei
innamorato di lei da cinque anni e…”
iniziò,
cercando di capire suo figlio.
“Lo
sono da più di cinque anni, mamma” la interruppe.
“Non ti so dire di preciso quando mi sono innamorato di lei,
mi sembra di
esserlo da sempre”
“Sono
così contenta di sentirlo” dichiarò
Trish con un
sorriso. “Ciò che voglio più di ogni
altra cosa al mondo è che tu sia felice,
sistemato e appagato.”
“Grazie,
mamma” rispose dolcemente. “Lo apprezzo
molto”
“Allora,
Mac… c’è qualche possibilità
che io possa
incontrarla?” gli chiese con un sorrisetto. Nel suo cuore
sapeva che quella
donna sarebbe diventata sua nuora e le voleva già bene.
“Ci
sono molte possibilità, mamma” rispose con un
sorriso. “E’ la donna per me e finché
non faccio danni o non passo all’altra
sponda, lei sarà sempre al mio fianco”
“Oh, Harm” disse
Trish commossa. “Non
ti ho mai sentito parlare in questo
modo”
“E’
perché non abbiamo mai parlato in questo modo”
rispose,
cercando di trattenere uno sbadiglio.
“Vero”
gli concesse. “Ma dovremmo… parlare più
spesso
delle cose importanti della vita”
“Sono
d’accordo” dichiarò. In passato, avrebbe
reagito
con una smorfia e gli sarebbe pesato condividere con sua madre delle
sensazioni
così personali, ma la telefonata di quella sera era stata
una vera rivelazione.
Al
secondo sbadiglio di Harm, Trish decise di porre fine
a quella chiacchierata.
“Beh,
ti lascio andare a dormire e, Harm, mi dispiace per
Kelly e… per tutta quella storia” si
scusò.
“Va
tutto bene, mamma, so che avevi le migliori
intenzioni” le concesse. “Ma magari la prossima
volta potresti parlare
direttamente con me”
“Lo
farò” rispose, con un cenno del capo che Harm non
poté vedere. “Te lo prometto”
Si
salutarono con affetto e Harm riattaccò il telefono e
si stese nuovamente sul letto. Quanto avrebbe voluto che Mac fosse con
lui in
quel momento. Da quando si conoscevano, da colleghi e amici, aveva
sempre
sentito la sua mancanza quando era fuori città o quando
erano ai ferri corti,
ma ora stavano insieme e gli mancava in modo profondo e disperato.
Più di una
volta aveva chiamato il suo appartamento solo per sentire la sua voce
nella
segreteria telefonica.
Eppure,
mancava ancora una settimana, otto giorni per
essere precisi. Lo sapeva perché questo era il suo primo e
il suo ultimo
pensiero ogni giorno, senza contare che Mac gli aveva installato una
app sul
telefono con un orologio che faceva il conto alla rovescia per quando
sarebbe
tornata. Una volta al giorno gli arrivava un messaggio che gli
ricordava quanti
giorni mancassero… ed erano sempre troppi.
Chiudendo
gli occhi, pensò a cosa avrebbero potuto fare
se fosse stata nel suo letto. Era facile immaginare che le avrebbe
tolto tutti
i vestiti con mosse lente e sensuali – oppure che glieli
avrebbe semplicemente
strappati di dosso. Poi avrebbe dedicato buona parte della notte, e il
resto
della sua vita, ad adorare ogni singolo avvallamento ed ogni singola
curva del
suo meraviglioso corpo.
Con
un ritrovato senso di orgoglio virile e un desidero
schiacciante per la donna che significava il mondo per lui, Harm
sbadigliò
prima di lasciare andare la sua mente verso un luogo molto piacevole.
Appagato,
eppure insoddisfatto dal suo girovagare, Harm
si girò e sbadigliò ancora una volta. Poco
più di un minuto dopo venne
disturbato da qualcuno che bussava alla porta. Brontolando fra
sé, Harm afferrò
la vestaglia per nascondere l’evidenza del suo processo
mentale e si avviò
all’ingresso.
Aprendo
l’uscio, fu deliziato dalla vista di Mac. Non le
dette nemmeno l’opportunità di parlare,
né di entrare nel loft: la prese fra le
sue braccia e la baciò in modo tenero, appassionato,
profondo e molto, molto accurato.
“Wow!”
fu tutto ciò che Sarah riuscì ad articolare
quando
finalmente lui la lasciò andare e le accarezzò il
volto. “Wow! Dovrei rientrare
a casa prima più spesso. A cosa devo questa
accoglienza?”
Harm
la strinse di nuovo e la baciò ancora una volta.
Contemplando tutto ciò che era avvenuto quella sera, disse
semplicemente: “Non
lo chiedere”
Nota
della traduttrice
Adoro
il modo di scrivere di NettieC perché sa dosare bene ironia,
tenerezza,
sensualità e un grande affetto per i propri personaggi,
tanto da poterli
prendere bonariamente in giro.
Lei
è stata tanto carina da concedermi di tradurre in italiano
anche questa sua
storia, che potete trovare qui: https://www.fanfiction.net/s/9589353/1/Don-t-Ask
Spero
di essere riuscita a rendere giustizia all’originale.
La
prossima settimana arriva la seconda e ultima parte!
Grazie
per avermi dedicato il vostro tempo ed essere arrivati fino qui.
Un
abbraccio,
Deb