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Autore: Biszderdrix    21/05/2015    3 recensioni
Come possiamo sapere se siamo pronti per le sfide del mondo? Come possiamo sapere se saremo all'altezza di ogni nemico? Ma soprattutto... se fossi tu stesso il tuo nemico?
L'intera saga di Dragon Ball e degli eroi che tutti amiamo riscritta dalle origini del suo stesso universo, per intrecciarsi a quella di un giovane guerriero, che porta dentro sé un potere tanto grande quanto terribile, dai suoi esordi fino alle sfide con i più grandi nemici, e la sua continua lotta contro... sé stesso.
Se non vi piace, non fatevi alcun problema a muovere critiche: ogni recensione è gradita, e se avete critiche/consigli mi farebbe piacere leggerli, siate comunque educati nel farlo.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO TRENTAQUATTRESIMO- SCONTRO FRA TITANI

Avevo osservato la scena, seduto fino a quel momento nel palazzo del Gran Maestro Re Kaioh.

Vegeta si era trasformato in super saiyan god, eppure ciò non era bastato: Broly aveva raggiunto la potenza di una vera e propria divinità.

«È stato il suo odio per Goku» disse il Gran Maestro. A lui fu tutto immediatamente chiaro: l’odio che ribolliva dentro di lui sarebbe dovuto uscire, ad un certo punto. E una volta uscito, la forza che da esso è scaturita ha permesso al suo potere leggendario di crescere a dismisura, rendendolo perfino un dominatore della morte stessa.

Vederlo combattere mi faceva venire i brividi: li vidi cadere tutti, uno ad uno, come moscerini.

E io cosa potevo fare? Rischiare di liberare Doomshiku ancora una volta, lasciando quindi come unica certezza la più totale distruzione dell’universo stesso?

Eppure, in quell’ultimo assalto di Vegeta, potei rivedere l’orgoglioso saiyan che mi disse, che rifiutarsi di combattere è la peggiore sconfitta per uno che vuole definirsi guerriero.

Riconobbi in ciascuno dei miei amici le parole di Bills: si prendevano rischi, anche inutili, pur di provare a difendere i loro amici, i loro cari, il loro pianeta.

I loro volti mi passarono in testa uno per uno, finché non ne giunsero due che mi colpirono particolarmente:

Il volto ormai familiare di Pamela, la bambina, poi ragazza, e poi donna che ho imparato ad amare.

E poi, il volto ancora ombroso di mio figlio: non l’ho mai visto in tutto questo tempo, e ormai ha compiuto tre anni. Per quel poco che ho visto di lui, ho riconosciuto quella stessa vitalità ed energia che mi hanno sempre fatto amare sua madre: e ora, stava tutto per essere spazzato via.

Non lo avrei permesso. Vidi per un’ultima volta il volto di mio figlio, atterrito dalla violenza di Broly, il che mi aiutò solamente a capire quale fosse la decisione migliore: era un rischio che era giusto prendere.

Un rischio che DOVEVO prendere.

«Maestro… mi lasci andare laggiù.» gli dissi, voltandomi verso di lui.

Lui mi guardò a sua volta, le lenti dei suoi spessi occhiali scuri riflettevano il mio volto, nel quale, per la prima volta, rividi una scintilla che non vedevo da parecchio tempo: ma l’espressione del Gran Maestro era comunque indecifrabile, non pareva né contrariato né entusiasta.

Semplicemente indifferente.

Attesi con pazienza il suo responso finché, dopo un lungo sospiro, disse: «Va bene, figliolo. GYU!»

Al suo grido il piccolo assistente comparve al suo fianco, e le istruzioni gli furono subito chiare: mi prese per la mano, e in un istante lo scenario cambiò.

Mi ritrovavo sulla Terra: il MIO pianeta, quello su cui sono vissuto e cresciuto.

Dovetti però rinunciare immediatamente alla contemplazione, avvertendo immediatamente come la battaglia stesse ancora infuriando poco lontano da me: Vegeta stava ancora tentando il tutto per tutto.

«Grazie, G-» dissi, voltandomi, con la sua improvvisa sparizione che non mi fece concludere la frase.

“Vabbè, meglio così, torna al sicuro” pensai, mentre presi il volo verso il campo di battaglia.

Arrivai appena in tempo: Broly aveva messo letteralmente k.o Vegeta. Tutti gli altri, Goku compreso, erano stremati al suolo, e faticavano ad osservare la scena.

Il resto del gruppo, Pamela e Keiichi compresi, si erano rifugiati poco lontano, su un’altra piccola altura, opposta a quella da cui li osservavo: potei percepire la disperazione che provavano in quel momento, con Broly pronto ad uccidere Vegeta.

Non potevo più nascondermi: caricai il mio attacco meno dispendioso, giusto per fargli intendere che c’ero.

Gridai con forza il nome del mio attacco, che fu il primo che sviluppai, ormai più di dieci anni fa.

“Come vola il tempo…” pensai, guardando il super saiyan leggendario saltellare all’indietro per evitare la mia Tempesta Mortale, per poi fissarmi con aria piuttosto irritata.

A quel punto, guardai solo verso di lui: presi il volo per qualche istante, atterrando giusto al fianco di Vegeta, il cui potere divino era ormai esaurito. Mi voltai a guardarlo, facendogli un amichevole sorriso: poi gli tesi la mano.

«Ho pensato che un aiuto vi avrebbe fatto comodo…»

Il principe dei saiyan sputò, girandosi, per poi tornare a guardarmi, sogghignando a sua volta: «Quindi…. un cervello… che funziona… ce l’hai… eh?»

Risi, sommessamente. A quel punto mi voltai verso gli altri: «Tutto ok, gente?»

«Meravigliosamente…» disse Piccolo, che si stava faticosamente rialzando.

«Non intenderai affrontarlo, vero?» mi chiese subito Goku, zoppicante e ancora piuttosto scosso: era veramente difficile accettare quella visione, eppure eccolo lì, praticamente al tappeto.

Mi voltai, tornando a guardare Broly, che aveva stampato sul suo volto quel sorriso inquietante, in un misto di sadismo e arroganza: un sorriso che mi sembrava fin troppo familiare.

«Ho un’alternativa?» risposi a Goku, tenendo però lo sguardo fisso sul nemico.

La mancanza di una sua risposta mi fece capire che aveva accettato la cosa: aveva capito che ero ben consapevole di ciò che stavo per fare.

Insomma, era nettamente più forte di me, non c’erano discussioni: anche al mio limite, non ero di certo al livello di un super saiyan god. C’era solo una forma, che avrebbe potuto metterlo in seria difficoltà… ma quello era un rischio che avevo deciso di correre, ma che avrei preferito evitare.

«Allontanatevi, mettetevi in un posto più sicuro dove possiate quantomeno riprendere fiato.» dissi, con fermezza.

Stranamente, eseguirono senza battere ciglio. A quel punto, dopo che si posarono qualche centinaio di metri più in là, fummo solo io e la divinità della morte.

«E così, tu saresti Broly…» gli dissi, senza ottenere risposta «il leggendario super saiyan.»

Continuò a fissarmi, e a sorridere malignamente.
«Beh, devo farti i complimenti, hai raggiunto una potenza ragguardevole. E poi, devo dirti che per me poterti affrontare è come un sogno che si realizza: ci sono stato vicino tante volte, eppure io sono sempre mancato…»

A quel punto, il suo sorriso si allargò.

«Morirai comunque...»

«Mi sorprende anche la vastità del tuo vocabolario.» gli dissi, incrociando le braccia.

Broly continuava a sorridermi, fissandomi con quei suoi occhi vuoti, resi ancora più inquietanti da quelle strane occhiaie viola, come i suoi capelli.

«Devo dire che la tua trasformazione non è male, per niente.» gli dissi, guardandolo in quelle grandi orbite bianche «Ora, però, permettimi di mostrarti la mia.»

A quel punto, mi trasformai, facendo appello a tutta l’energia di Doomshiku della quale potessi usufruire: generai una forte onda d’urto, a causa del rilascio dell’aura, e potei immediatamente sentire i muscoli gonfiarsi più del solito.

Quando riaprii gli occhi, lo guardai ancora, e potei vedere che la sua espressione non era cambiata per nulla, anzi: il mastodontico saiyan ora teneva le enormi braccia incrociate, guardandomi con aria spocchiosa.

A quel punto, capì che era meglio fare la prima mossa: giusto per fargli intendere che facevo sul serio.

«Allora, Broly…» dissi, assumendo una posa da combattimento «Balliamo?»

Allora mi lanciai su di lui a tutta velocità, caricando un pugno che mi vidi immediatamente parato dal suo enorme polso: quei grossi e duri bracciali d’oro, poi, non miglioravano la situazione.

Ma proseguii, cercando di colpirlo con pugni e calci su ogni parte del corpo, saltando, abbassandomi, spostandomi di lato ma nulla, lui parava tutto.

A quel punto, fu lui a tentare di colpirmi: ma per sua sfortuna, io avevo potuto prevedere la sua velocità, e mi ero già scansato.

Il pugno che mi mancò creò un enorme buco nel terreno e fece tremare la terra.

Non feci neanche in tempo a stupirmi della cosa, che già mi vedevo costretto a difendermi: o meglio, a schivare, visto che quelle gigantesche mani avrebbero annichilito qualunque tentativo di parata.

Come prima, saltavo, mi abbassavo e mi spostavo di lato, questa volta per evitare i suoi pugni.

Mi resi conto di aver fallito non appena sentii un incredibile dolore al petto, con il respiro che mi mancò per qualche istante mentre volavo via.

Fortunatamente, riuscii subito a girarmi, e rallentare la caduta frenando con la mano sul terreno, mentre con l’altra mi massaggiavo il petto.

Alzai lo sguardo, aspettandomi un’altra carica: invece mi guardava , con il suo solito sorriso sadico, le braccia distese lungo i fianchi. Allora piegò il braccio destro, portando la mano all’altezza del petto, facendomi segno di venire da lui.

Mi invitava a insistere: bene, avrebbe avuto quello che voleva.

«Dammi solo un minuto.» gli dissi, mentre mi afferravo quello scomodissimo velo, per togliermelo immediatamente di dosso. Lo scagliai lontano, facendolo atterrare su una roccia, che andò in frantumi.

«Sai com’è, duecento chili sulle spalle non sono proprio il massimo quando si combatte…» dissi, cercando di apparire anch’io spavaldo di fronte a quello che, in quel momento, era sicuramente l’avversario più forte mai comparso.

Guardai per un attimo sulla sporgenza dove si erano messi al sicuro gli altri, che non avevano combattuto: il cuore mi batté ancora più forte quando vidi Pamela in prima fila che teneva in braccio Keiichi, mentre la determinazione cresceva in me.

“Vincerò. Per voi. Per voi tutti.” Pensai, prima di lanciarmi a tutta velocità sul super saiyan leggendario, ora potente come una divinità, contro il quale andavo con il potere di un demonio.

Gli arrivai addosso con un grido fortissimo, e questa volta mi parve di metterlo in difficoltà: iniziai ad investirlo di colpi senza mai fermarmi, levitando a mezz’aria per poter mirare perfettamente alla sua faccia.

Lo costrinsi ad arretrare di diversi metri, mentre continuavo a colpirlo.

Provai quindi a sferrargli un calcio rotante con la gamba destra, vedendomi però afferrato per la caviglia e scagliato lontano.

Questa volta, quando mi fui rimesso in piedi, non aspettò: fu subito addosso a me, a velocità impressionante. Io però mi proiettai esattamente dietro di lui, pronto a colpirlo alla testa con un colpo a due mani.

Per quanto fosse stato forte, non c’era possibilità che questo colpo non andasse a segno.

Fui però sorpreso quando mi ritrovai a colpirlo, e l’unica reazione che ottenni fu un banale movimento della testa, che parve assorbire completamente l’urto.

In quel momento lo sentii sghignazzare, prima di sentire un fortissimo dolore alle costole e di essere nuovamente scagliato via: mi aveva colpito con una potente gomitata.

Non feci in tempo ad alzare lo sguardo, che un potente uppercut mi spedì in aria di qualche metro. Il dolore che sentii in quel momento fu assurdamente indescrivibile: il collo si era piegato improvvisamente, e per qualche istante non vidi più nulla, tanto che non potei accorgermi del calcio che stava per riaccogliermi al suolo.

La mia schiena si curvò nel momento in cui mi colpì, e fu un dolore incredibile: a quel punto, mi lasciò cadere a terra.

Riuscii a prendere qualche respiro, prima di sentirmi afferrato per un braccio: a quel punto iniziò un meraviglioso viaggio nel dolore, mentre mi faceva sbattere ripetutamente sul terreno.

Finché il mio braccio non si allungò: a quel punto, il dolore assunse un nuovo significato, mentre sentivo la spalla uscire dalla sua normale locazione.

Fu allora che con un pugno mi scaraventò nuovamente a terra: i dolori erano ancora fortissimi, e feci fatica perfino a pensare.

A quel punto sentii i sensi abbandonarmi.

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Pamela guardò con orrore la scena.

Vide Daniel, il suo amico, il suo amato, il padre di suo figlio, appena tornato da chissà dove solo per proteggerli, venire trattato come una marionetta da quel mostro.

Si rendeva conto di non essere minimamente all’altezza, che non combatteva ormai da anni e che forse era anche fuori allenamento.

Ma doveva fare qualcosa.

«Pamela, che hai?» le domandò Crilin, in piedi a fianco a lei.

Non gli rispose, volgendosi piuttosto al figlio, rimasto attaccato ai suoi pantaloni: «Keiichi, tesoro, rimani con lo zio Crilin, d’accordo?»

«Dove vai, mamma?» le chiese il bimbo, preoccupato.

«Tu fa come ti dico.»

A quel punto, lo accompagnò forzatamente vicino a Crilin, che lo prese in braccio a sua volta.

«Ma che vuoi far- OH NO!» Crilin non fece in tempo a terminare la frase che Pamela si era già lanciata sul campo di battaglia.

«Lascialo stare! LASCIACI STARE!» gridò, caricando un potente calcio alla testa di Broly.

Potente, o almeno così sperava: sembrava non sentire ogni colpo che provava a sferrargli, e continuava a fissare Daniel.

Finché non si girò, ma a quel punto Pamela era già ridiscesa a terra e, mettendosi in una posa che non aveva mai dimenticato, caricò rapidamente il suo attacco.

«Kame… hame… HA!» gridò, mentre dalle sue mani fuoriusciva una grande onda di energia che investì completamente Broly.

Pamela osservò il fumo diradarsi, sperando di avercela fatta.

E invece, il ghigno di un illeso Broly le ricomparve davanti, prima che il suo volto venisse ricoperto da un gigantesco palmo.

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«Pa… Pamela…» provai dire, nel dolore.

L’avevo appena vista, come aveva coraggiosamente attaccato Broly: se non fossi stato consapevole della drammaticità della situazione, probabilmente avrei riso a vedere quel guerriero a torso nudo, vestito con abiti antiquati, battersi con una ragazza vestita in pantaloni e camicetta.

Ma non trovai nulla da ridere in ciò che venne dopo: Broly la tenne stretta nel suo palmo, finché con un potente pugno non la scagliò lontano.

A quel punto, sentii dentro di me una furia incredibile, che avrei preferito non provare.

«Broly…» sussurrai, mentre sentivo le energie che, lentamente, tornavano.

Vidi Pamela per terra, con Vegeta accorso in suo soccorso, evidentemente l’unico ancora in condizione di farlo tra i guerrieri.

«Lasciala stare…» dissi, ancora molto piano, ma già provai a rialzarmi, nonostante la spalla mi dolesse incredibilmente.

Broly stava caricando un ki blast, nel frattempo, diretto su Vegeta, e su Pamela: a quel punto, le energie dentro me tornarono nuovamente, e mi rialzai in piedi.

«BROLY!» gridai, con tutta la furia che in quel momento pervadeva il mio corpo.

Lasciai che si girasse, a guardarmi, nuovamente. Io lo fissai, dentro di me un odio indescrivibile per quel mostro. A quel punto, mi ricordai la manovra per sistemare la spalla lussata, e la eseguii di fronte a lui.

Sta di fatto che non feci più caso al dolore, né al fortissimo CRAC che si sentì in quel momento: la mia aura cresceva sempre di più.

Sapevo a cosa stesse attingendo, ma sarei riuscito a controllarlo.

«Lasciala… STAREEEEEEEEEEEEEEEEE!» gridai con forza, facendo uscire un gigantesco quantitativo di aura, generando una grande onda d’urto. A quel punto, il dolore non c’era più.

Ero solo io, incazzato, contro quell’animale.

Lui rimase sempre lo stesso: con arroganza, allargò le braccia, e poi mi indicò il mento.

“Dai, tiramene uno” sembrava dirmi, mentre sul volto rimaneva, stampato, il suo solito sorrisetto sadico.

«Con piacere.» dissi, lanciandomi a tutta velocità su di lui.

Il pugno fu così forte che lo lanciai dall’altra parte della vallata: era quello che voleva, e lo aveva ottenuto.

Dovetti volare in mezzo ad una nuvola di detriti, ma gli fu immediatamente addosso: luì parò il mio calcio con il suo enorme braccio sinistro, ma io ero una furia, e tentai nuovamente di colpirlo con un pugno al mento, ma parò anche questo.

Notai sulla sua faccia lo stesso sorriso, ma questa volta, potevo leggere soddisfazione, mentre ci scambiavamo una lunga serie di colpi, intorno a noi una nuvola di detriti alzati dall’energia che rilasciavamo.

Dopo un piccolo slancio, lo “scalai” letteralmente con una serie di calci, andando a finire dietro di lui: mentre cadevo, provai a colpirlo con una gomitata al volto.

Ma lui fu più lesto, e mi afferrò per lanciarmi nuovamente davanti a lui: a quel punto fui io quello costretto a parare un potentissimo pugno, con l’unica differenza che io dovetti usare entrambe le braccia.

Prima che ne potesse tirare un altro, con un salto fui sul suo palmo, sbilanciandolo abbastanza da mettere la sua faccia all’altezza del collo del mio piede: lo scagliai lontano, mentre io continuai a salire in aria, finché non fui all’altezza perfetta.

«CANNONE DOOMSDAY!» gridai, lanciando velocemente il mio attacco.

L’onda che si generò dal piccolo globo fu enorme, e investì completamente il super saiyan leggendario.

Quando poi si diradò la gigantesca nuvola di polvere che si era formata, lui era comunque ancora lì, per mia grande sorpresa: ma questa volta la sua faccia pareva piuttosto irritata.

Digrignai i denti a quella vista: sentivo ancora la furia crescere dentro di me.

«Schifoso…» sussurrai, ancora fermo a mezz’aria.

Continuò a fissarmi con quel broncio che nulla prometteva di buono.

Ma la vidi come una cosa positiva: quantomeno gli avevo levato quell’odioso sorriso di sadica arroganza, e forse ora mi avrebbe preso maggiormente sul serio.

Quindi era il caso di continuare: mi lanciai su di lui a tutta velocità, pronto a colpirlo nuovamente come prima. Sentivo il potere dentro me crescere a dismisura, mentre la sua figura, ancora con le braccia distese lungo i fianchi, si avvicinava sempre di più.

Ero ormai vicinissimo, il pugno pronto ad andare a segno…

Finché il suo gigantesco braccio sinistro non lo intercettò, fermando il mio slancio e costringendomi ad allargare le braccia, lasciandomi fermo e vulnerabile mezz’aria: allora, il suo gigantesco pugno destro mi colpì con forza allo stomaco, senza farmi volare via, ma costringendomi a piegarmi in avanti a causa dell’impatto.

Sputai con forza, il sapore amaro del sangue e la saliva mi permeavano la bocca.

«Adesso mi hai stufato.» disse, con spietata freddezza.

E quindi, iniziai a sentirmi tartassato da quella che pareva una serie infinta di colpi: sentivo i suoi pugni e i suoi calci che arrivavano potentissimi, e prima che potessi volare via, mi sentivo continuamente riafferrato e trascinato o su un gomito o su un ginocchio.

In quel momento, il dolore fu così forte che ad un certo punto non sentii più nulla.

Allora lo sentii fermarsi, mentre mi teneva per la testa: la visione ormai era sfocata, ma potevo vederlo sogghignare nuovamente.

A quel punto mi lanciò in aria: lo potei perfettamente sentire, con l’aria che mi riempiva l’ormai malconcia tuta.

Era quasi poetico, con il sole che ancora filtrava nel cielo reso scuro dal grande rilascio di energia, o almeno lo fu prima che una gigantesca figura si frappose, e prima di sentire un grande gomito sul collo, che mi spingeva con forza verso il basso.

«MUORI!» potei sentir gridare vicino a me.

Mentre scendevo, potei udire un altro grido: un grido, lungo, disperato.

Un grido femminile.

Poi arrivò l’impatto, e a quel punto non sentii veramente più nulla: l’unica cosa che riuscii a sentire fu solo l’ennesima, fortissima scarica di dolore quando un piede mi colpì con forza al costato.

Broly doveva aver spettacolarizzato l’atterraggio, effettuando una capriola con atterraggio sul suo nuovo materassino personale.

Mi accorsi che, però, ora aveva smesso: ma in quel momento, volli solo guardare il cielo.

Ma la rabbia dentro me cresceva.

Fallo…

Una rabbia potente, grande…

FALLO…

Capii immediatamente cosa stesse per succedere.

“NO!”

NON HAI ALTRA SCELTA, RAGAZZO.

“Non è vero…”

LO SAI MEGLIO DI ME IN QUESTO MOMENTO, VERMICIATTOLO.

Mi insultava pure, non gli bastava avere ragione. Ma in quel momento, potei intravedere un’altra strada.

“Tu non mi avrai, questa volta…”

PENSA QUELLO CHE VUOI, NON POTRAI FARE NULLA COMUNQUE!

“Questo lo pensi tu, bastardo…”

NON CI PENSARE…

“Sconfiggerai Broly, ma non farai del male a nessuno…”

SE PENSI CHE FINIRÁ COME NOVE ANNI FA, TI SBAGLI DI GROSSO!

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«Spazzatura.» disse Broly, dando le spalle al corpo apparentemente esanime di Daniel Ryder, voltandosi nuovamente verso Pamela e Vegeta, ora circondati anche dagli altri guerrieri: tra loro c’erano ora qualche centinaio di metri, ma per loro fu come guardarlo negli occhi da pochi centimentri, mentre caricava nuovamente il ki nel suo enorme palmo.

«È-È finita…» sussurrò Yamcha.

«M-Mamma…» singhiozzò il piccolo Keiichi, che si strinse ancora di più a Crilin.

Tutti osservarono con apprensione Broly, che ormai pareva non avere più ostacoli tra lui e la distruzione della Terra, e con essa, del tanto odiato Kakaroth.

Ma, all’improvviso, un fulmine cadde nelle vicinanze del vincitore della morte, che si voltò, sorpreso. Sorpresi erano anche i guerrieri, mentre i fulmini aumentavano d’intensità, e il cielo si faceva sempre più buio.

«Mamma, ho p-paura…» disse una preoccupata Marron, afferrando il braccio della madre.

«Cosa diavolo sta succedendo?» chiese un sorpreso Tensing, domanda che vagò nelle menti di molti dei presenti.

Finché tutti si voltarono al rumore di detriti che si spostavano, e rimasero esterrefatti quando un barcollante Daniel Ryder fu nuovamente in piedi.

«Si! Vai così!» gridarono all’unisono Trunks e Goten, che videro però il loro entusiasmo soppresso dalle serie espressioni di tutti gli altri, che avevano gli occhi fissi sull’hatwa.

Broly si girò nuovamente a guardarlo, sogghignando, aspettandosi un altro atto di venale eroismo.

Ma Daniel Ryder si limitò ad alzare lo sguardo, quasi inconsapevole dei fulmini che aumentavano di intensità.

A quel punto, però, si piegò nuovamente su sé stesso, come in preda a forti spasmi, e la tempesta di fulmini cessò improvvisamente.

Broly osservava incuriosito quello che doveva essere il suo avversario, così come tutti i presenti.

Ma Goku e Vegeta, al contrario, furono gli unici a scambiarsi uno sguardo di reale preoccupazione.

A quel punto, ci fu un gigantesco spostamento d’aria, che converse tutta su Daniel: ed ecco che il giovane hatwa fu nuovamente in piedi, gridando come un ossesso, sfogando la sua aura enormemente, finché non generò un gigantesco bagliore bianco, che avvolse l’intera valle.

Ora era diventato praticamente invisibile: lo stesso Broly dovette coprirsi gli occhi, mentre arrivavano come ondate continui lampi di luce dall’ormai indistinguibile figura di Daniel, che continuava a gridare.

«Ma cosa gli sta accadendo?!» gridò Bulma.

«Non lo so, ma ora percepisco un’aura molto potente, e che sta continuando a crescere…» disse il maestro Muten, a cui non bastavano nemmeno gli occhiali da sole.

A quel punto le grida furono come soffocate da versi gutturali, profondi, animaleschi, mentre i bagliori si facevano quasi più intensi.

Qualche istante dopo, tutto cessò, e nella valle calò nuovamente il silenzio: tutti fissavano la grande nuvola di polvere che si era creata nel punto dove fino a quelche istante fa stava in piedi Daniel Ryder.

Non appena qualcosa fu visibile, lo scenario non fu comunque dei più gradevoli per i presenti: una nuova, mastodontica figura fece capolino dalla polvere. Poi, con un colpo di coda, la creatura allontanò la polvere, rivelandosi completamente: un rettile antropomorfo, la pelle di un blu scurissimo, e diverse placche ossee sul dorso.

Guardava tranquillamente Broly negli inquietanti occhi vuoti, con degli altrettanto inquietanti occhi rossi.

Gohan guardò l’essere in un misto tra il terrore e lo stupore: «Dite che quello è… è…»

«Noi non “diciamo” niente Gohan.» gli rispose bruscamente Vegeta.

Broly, a sua volta, fissava la creatura.

«È tutto inutile, non hai comunque alcuna chanche, verme. Un ultimo desiderio?» gli disse.

La creatura lo guardò per qualche istante, in silenzio.

Poi, parlò, con una voce profonda, suadente e potente, che echeggiò nell’intera valle: «Solo che tu risponda ad una mia domanda, leggendario super saiyan.»

Broly, la guardò, nuovamente incuriosito
.
Allora, il mostro gli volse un sorriso molto simile ai suoi, rivelando quindi anche la lunga fila di denti aguzzi, prima di esporre il quesito:

«Come scegli di morire?»

A quel punto, il mostro fu davanti a Broly in un istante, colpendolo. Il saiyan fu comunque lesto a parare, come riuscì a parare uno e un altro pugno.

Ma al momento di contrattaccare, la creatura sparì nuovamente, e il suo pugno andò a finire a terra, generando un piccolo terremoto e un profondo buco nel terreno.

Broly si guardò intorno, e fu nuovamente rapido nel percepirla e a spostarsi velocemente a lato, nel momento in cui la creatura comparve sopra di lui, colpendo il terreno con entrambe le zampe e generando un grande buco. Allora Broly provò nuovamente ad attaccarla, vedendosi parato il suo pugno.

La creatura provò quindi a sferrare dei calci al volto del saiyan, effettuando improvvisamente una verticale: risultati inefficaci, si rimise in piedi con un balzo e sparì nuovamente.

Broly si guardò nuovamente intorno, cercandola con lo sguardo: quell’essere era agile e veloce come nulla avesse mai incontrato. Ma soprattutto, era enormemente potente.

Se ne accorse giusto in tempo, quando la creatura era pronta a sferrargli un pugno, comparsa improvvisamente a mezz’aria e diretta su di lui.

Broly si girò a velocità sorprendente, parando con l’avambraccio sinistro il potentissimo colpo del mostro, generando un’onda d’urto incredibile, che fece franare qualche parete di roccia.

A quel punto si distaccarono per un istante, tornando ad osservarsi: se Broly pareva ora piuttosto preoccupato, la creatura pareva divertirsi un mondo.

Broly si lanciò contro di lei con furia, tempestandola di colpi che la creatura schivava solamente piegandosi.

Finché non ne schivò uno spostandosi lateralmente, ritrovandosi con il corpo del saiyan alla sua mercé: lo colpì con una gomitata, un pugno, e poi lo lanciò lateralmente con un colpo di coda.

Il tutto effettuando una sola rotazione su sé stessa.

Broly però non mollò, e questa volta riuscì a colpirla con un potente pugno sul muso: la creatura si ritrovò lanciata a grande distanza, con il saiyan subito dietro di lei.

Il mostro si rimise quasi immediatamente in piedi, e non appena Broly le fu addosso, le loro mani si presero mentre le loro aure crescevano intorno a loro.

Iniziarono a scambiarsi colpi, con Broly costretto a pararne da ovunque, vista la fastidiosa coda della creatura, e nel frattempo, prendevano quota, sotto gli sguardi sbigottiti degli altri presenti.

A quel punto, un forte pugno della creatura lanciò Broly via, e iniziarono a scontarsi in cielo, muovendosi a grande velocità, separandosi ad ogni impatto.

Finché non si ritrovarono come prima, le mani dell’uno nell’altro, in uno scontro d’aura.

Allora Broly si stizzì, e generò attorno a sé un enorme campo energetico, che lanciò via la creatura, facendole fare diverse capriole in aria: ne approfittò per lanciarle una piccola ma potentissima sfera di energia.

Fu allora che tutti rimasero di sasso: quando il ki blast raggiunse il mostro, quest’ultimo si trovava a testa verso il basso, ma ciò non gli impedì di afferrare il piccolo globo viola di energia con la mano sinistra e, nello stesso istante in cui riacquistava l’equilibrio, di chiuderlo tra i due palmi, generando una gigantesca esplosione.

Ora Broly lo fissava con grande preoccupazione, mista a forte irritazione, mentre il mostro lo guardava con la sua stessa arroganza, spostando leggermente il collo di lato mentre rilassava le braccia.

«Quindi è questa, la potenza di Doomshiku…» disse Piccolo, freddamente. Il resto del gruppo guardava in un misto di terrore e meraviglia, tranne una: Pamela guardava all’essere con curiosità, sapendo che pur sempre di lui si trattava.

O almeno, ci sperava.

Nel frattempo, Broly si lanciò nuovamente sul mostro: il suo pugno fu immediatamente parato, e lui dovette subito difendersi da un altro attacco.
Doomshiku, allora, lo colpì con la coda alle gambe, facendolo praticamente inciampare a mezz’aria. A quel punto, sempre con la coda, lo colpì nuovamente spedendolo a terra.

Broly fu lesto a rimettersi in piedi, parando un calcio diretto al suo volto, e afferrando il mostro per la caviglia, scagliandolo violentemente al suolo.

Doomshiku si liberò rapidamente della presa, facendo perdere l’inerzia a Broly con due schiaffi dati con la coda, e si rimise in piedi effettuando una capriola.

Il saiyan gli fu nuovamente addosso, questa volta con ancora più violenza: Doomshiku dovette sforzarsi per parare i suoi colpi.

Finché non giunse l’occasione perfetta: con un'altra schivata laterale, si ritrovò il braccio del saiyan davanti al suo muso e lo morse con forza, prendendolo per il bracciale, che si frantumò.

Broly gridò di dolore, cosa rara per lui: Doomshiku allora, mantenendo la presa stretta, lo lanciò in aria, scagliandolo in alto per diversi metri.

Con un scatto, lo raggiunse nuovamente, e mentre continuava a volare verso l’alto, lo colpì più volte e con forza allo stomaco, concludendo con una testata che non fece altro che spedire ancora più in alto il saiyan.

Ad un altezza ormai considerevole, Broly recuperò l’equilibrio.

Non lo poteva accettare; era diventato inarrestabile, eppure c’era ancora qualcuno in grado di opporsi a lui.

L’avrebbe pagata. Carissima.

Portò indietro il braccio ancora sano, caricando nel palmo il ki.

«PRENDI QUESTA!» gridò, lanciando una piccola sfera di ki viola.

La creatura ridiscese a terra, osservando. Allora Broly allargò ulteriormente il palmo, ingigantendo la piccola sfera, facendole raggiungere dimensioni mastodontiche: molto lentamente, un globo grande quanto una città si avvicinava lentamente alla Terra, con le prime sporgenze che già andavano in frantumi a causa dell’enorme spostamento d’aria.

«Ma che fa?!» sbraitò Vegeta «Se ne sta li fermo! Quella cosa distruggerebbe in un sol colpo due intere galassie!»

«Aspetta.» gli disse Goku, lo sguardo ancora fisso sulla creatura, mentre ormai il viola colorava l’ambiente circostante.

Doomshiku rimase fermo, osservando la gigantesca sfera avvicinarsi, mentre Broly rideva come un pazzo di fronte alla sua imminente vittoria.

Fu in quel momento, che Doomshiku caricò improvvisamente la sua aura, facendo inorridire i presenti per ciò che gli fece percepire, e si lanciò contro la sfera, mentre tutti guardavano allibiti.
Broly smise improvvisamente di ridere, mentre Doomshiku entrava letteralmente dentro il mastodontico globo mortale: la sfera iniziò come ad avere degli spasmi, finché non si piegò su sé stessa, generando una gigantesca esplosione.
Tutti però riuscirono a vedere cosa accadde dopo.

Tutti, tranne Broly, che non fece nemmeno in tempo a reagire, che un pugno lo colpì nuovamente al mento: Doomshiku era uscito praticamente illeso e si era lanciato a tutta velocità sul saiyan, e iniziò nuovamente a tempestarlo di pugni.

Concluse, piegandosi all’indietro, colpendolo con un doppio calcio, che spinse il saiyan ancora più in alto e aiutò Doomshiku a tornare in basso.

Quando entrambi riacquistarono l’equilibrio, Doomshiku distese immediatamente il braccio destro, aprendo il palmo: in un attimo, un piccolo globo di Ki iniziò a formarsi dentro ad esso.

In quel momento, accaddero cose che lasciarono stupefatti tutti i presenti: i pochi alberi e arbusti che avevano retto lo scontro appassirono e seccarono nel giro di qualche secondo;  un fiume poco lontano da lì si asciugò nel girò di pochi secondi; il terreno stesso si scurì e si crepò in molti punti, formando tante piastrelle di un desertico pavimento.

«Che succede?!» gridò una spaventata Chichi.

Tutti si guardavano sopresi dai cambiamenti improvvisi nell’ambiente attorno a loro.

«Sta usando l’energia del pianeta.» disse Piccolo, che se ne rese conto all’istante.

Ad un certo punto, quando il globo fu abbastanza grande da occupare tutto il suo palmo, il terremoto si fermò.

«Permettimi di scegliere per te, allora.» disse la voce potente di Doomshiku, mentre alzava il braccio verso Broly, la cui prima vera espressione impaurita era nascosta dalla distanza.

Allora Doomshiku tese il braccio e aprì il palmo, generando un’onda di dimensioni gigantesche, larga quasi quanto il precedente colpo di Broly, ma la cui potenza era nettamente superiore.

Broly guardò atterrito quella giganetsca luce biancastra che si avvicinava a sempre maggiore velocità verso di lui, e sperò che nessuno potesse vedere l’espressione dle suo viso in quel momento. Il super saiyan della leggenda rivide nuovamente la morte, quando il raggio lo investì, distruggendolo: questa volta, non sarebbe più nemmeno andato all’aldilà. Ma questo lui non lo sapeva.

Broly venne trascinato fin nello spazio profondo, dove esplose, e la detonazione fu visibile anche sulla Terra, quando un gigantesco cerchio di energia ricoprì improvvisamente il cielo. Il colpo di Doomshiku, carico di energia, arrivò a disintegrare perfino la sua anima.

Il Dio della Morte cadde, per mano del Demone dell’Apocalisse, che sorrise, soddisfatto, mentre distendeva il braccio lungo il fianco.


NOTE DELL’AUTORE
Breve ma intenso… avrei preferito che lo scontro tra Broly e Doomshiku mi uscisse più lungo, ma credo che comunque sia uscito bene, voi che dite?

Comunque questo sarà l’ultimo capitolo per un bel po’, e questa colta sarà veramente un bel po’: se volete il perché lo troverete nelle note al capitolo 33.

Una cosa che mi preme sapere: questa storia sta girando? Nel senso, non sono in molti a recensirmi (ringrazio i miei recensori fidelizzati) ma dai numeri che posso vedere questa storia deve avere parecchi lettori! Non so se molti di voi attendano il completamento, e per quello ci vorrà parecchio, ma avere maggiori opinioni anche in corso d’opera può essere molto stimolante! E dopo questa tiritera ribadisco che ogni tipo di recensione è ben accetta dal sottoscritto: sarò pacato come Gianni Morandi su Facebook nel raccogliere i vostri feedback!

Dragon Ball è proprietà di Akira Toriyama.

Alla prossima!
   
 
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