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Autore: Classicboy    22/05/2015    5 recensioni
Ovvero: Come Nico si trovò a raccontare di una ragazzina con un cappuccio rosso ed un semi-lupo che incontrano sulla strada per andare a trovare il fratello di lei: un ragazzo con una mucca nera, un pifferaio innamorato di una fanciulla rinchiusa in una torre, una ragazza-gatta con gli stivali, una principessa alla ricerca di un fornaio che dorme nella cenere ed un principe che poi si scopre essere un medico.
Liberamente ispirato al muical “Into the Woods”
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calipso, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Will Solace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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                 C'ERA UNA VOLTA AL CAMPO MEZZOSANGUE...

 

 

Al che se ne pensi, nonostante la dislessia, sono molti i semidei a cui piace leggere (sono perlopiù figli di Atena). Nico di Angelo è fra di essi.

La sua passione era nata quando era ancora bambino e fuggiva dalla triste realtà che lo circondava immergendosi in saghe fantasy di ogni genere e tipo.

Col passare del tempo aveva lasciato perdere i romanzi fantastici, legati alla sorella e a ricordi per lui ancora troppo dolorosi, ma la passione per la lettura gli era rimasta.

Ed era proprio leggere che in quel momento il figlio di Ade avrebbe voluto fare se non fosse stato per i membri della profezia dei sette che cercavano di calmare i loro figli.

“Percy, fa qualcosa!”

“No, Luke! Cattivo! Non si creano terremoti senza la supervisione di papà!”

“Percy!”

“Che c'è?!”

“Lascia stare, e Zoe, smettila di cercare di ingannare gli altri con la tua intelligenza!”

“Leo, nostra figlia è appena andato a fuoco!”
“E allora? Non è normale?”
“Non è normale no! Anche perché ha appena incenerito il tuo ultimo progetto!”

“Che cosa?! Elen!”

“Samantha Zhang, in quanto tua madre ti ordino di smettere di essere un uccello e di tornare giù! Frank, aiutami!”

“Non posso, Hazel! Torna qui Avery! Quanto detesto quando si trasforma in cane!”

“Piper! Tom mi ha appena fulminato!”

“Jason, te l'ho ripetuto mille volte di non fare a gara con tuo figlio su chi lancia meglio i fulmini!”

Nico non ce la faceva più. Quando era giovane pensava di sapere cosa fosse il rumore avendo in giro i sette, ma solo in quel momento, con i loro sei figli, capiva cosa significava “un gran casino”:

Incominciò a scervellarsi su come fare per riottenere un po di pace per poter tornare a concentrarsi sul suo libro, quando avvenne un flashback.

 

 

Tutto a un tratto ha dodici anni e sta correndo intorno a Bianca con le carte di Mitomagia in mano per attirare la sua attenzione e convincerla a giocare una partita.

Si erano da poco trasferiti alla scuola militare nella quale Percy e Annabeth li avrebbero presto trovati per condurli al Campo.

Ad un certo punto la sorella si stufa e pronuncia una semplice frase: “Nico, vuoi che ti racconti una favola?”

Lui si ferma sorpreso e la guarda: “No, non voglio nessuna favola. Io voglio giocare con te! Le favole sono noiose e le conosco già tutte!” e si mette a fare il broncio.

Bianca sorride furba: “Oh, ma questa non è una favola qualunque, questa ha per protagonista un giovane cavaliere di nome Nico che deve andare a salvare la sua dolce sorella da un perfida drago chiamato Dottor Thorn, e dalla sua serva, il perfido troll Jesset!”

Nico si ferma e la guarda con occhi rapiti sedendosi per terra di fronte a lei.

E Bianca incomincia a raccontare.

 

 

Nico ritornò nel mondo reale e sorrise leggermente. Che ci fosse o meno, sua sorella sarebbe sempre rimasta la sua guida.

Ma che cosa raccontare adesso a quei piccoli scalmanati? Era sempre stato pessimo ad inventare storie, preferiva riadattare quelle già esistenti. Ma dove trovare una favola in cui avrebbero trovato posto tutti quanti?

A questo punto gli venne in aiuto un'altra persona: Will Solace. Il suo stupendo, dolce ed irritante fidanzato, che lo aveva portato a vedere quell'orrendo musical (che poi alla fine però gli era piaciuto molto, ma non lo avrebbe mai e poi mai ammesso di fronte a lui) e che gli tartassava le orecchie con le sue canzoni ogni volta che andava a farsi la doccia e si metteva a cantare, era la sua salvezza.

Chiuse il libro, si mise comodo e disse con quanto più fiato aveva in gola: “Ehi, piccole pesti! Volete che lo zio Nico vi racconti una favola?!”

L'attimo dopo ci fu il silenzio.

Tutti osservavano quel ragazzo tetro che si offriva di raccontare una storia per bambini ad un gruppetto di semidei che andavano dai sei ai dieci anni.

Lui sorrise. Era normale che fossero sorpresi, ed era meglio sfruttare l'occasione.

Recuperò per un attimo il suo entusiasmo fanciullesco e, dopo aver innalzato una muta preghiera ad Apollo e alle Muse, incominciò a chiamarli: “Su, avanti, sedetevi di fronte a me! Luke, Zoe, fate calare quell'onda. Elen, smettila di andare a fuoco. Sammy, Avery, tornate esseri umani. Tom, non fulminare più nessuno.

Avanti venite qui, perché la favola che sto per raccontarvi non è una favola come le altre. No: questa favola è conosciuta solo da poche persone, e le poche che l'hanno sentita non hanno potuto fare ameno di lodarla”

“E come si chiama, zio Nico?” chiese Tom, il figlio di Piper e Jason, nonché il più giovane del gruppo.

“E cosa succede?” domandò invece Zoe, la figlia più grande di Percy ed Annabeth.

Ormai si erano tutti seduti di fronte a lui in semicerchio, ed anche i genitori avevano preso posto, incuriositi da quell'imprevista svolta di eventi.

Nico ci pensò un po su, e parlò: “Oh, racconta di dei ragazzi, ed in particolare di due, un maschio ed una femmina, che, per andare a trovare il fratello di lei oltre ad un cupo bosco incontrano tutta una serie di curiosi personaggi!”

“Ma come si chiama?!” insistette Tom con voce petulante.

Il figlio di Ade sorrise furbo dopo aver lanciato un'occhiata alla sorella: “Hazel dal cappuccio rosso”

E Nico incominciò a raccontare...

 

 

C'era una volta in un villaggio una ragazzina di nome Hazel. Era molto carina e solare, tutti la conoscevano e tutti le volevano bene. In particolar modo era ricordata perché indossava sempre un cappuccio rosso. Per questo motivo tutti, non conoscendo il suo cognome, la chiamavano Hazel la Rossa.

La ragazzina aveva un fratello, che viveva al di là del bosco, oltre il prato di fiori, attraversato il laghetto delle ninfee. La sua casa era proprio vicino a tre grandi querce.

Ogni settimana lei andava a trovarlo con un cestino pieno di dolci, preparato da un amico: un fornaio di nome Jason Cenere, chiamato così per il fatto che dormiva tra le ceneri del suo camino. E non lo faceva perché fosse povero (lo era però), ma perché gli andava così.

Un giorno Hazel si preparò per andare a trovare il fratello nella sua casupola, e passò dal fornaio.

Quando entrò non c'era nessuno. Provò a chiamare: “Ehi, fornaio! Ci sei?!”

Si sentì un rumore, e dal retrobottega uscì Jason, più sporco che mai.

“Ma cosa ti è successo?” domandò Hazel tossendo e buttando via la polvere.

“Stanotte mi sono agitato e ho rotolato per tutto il camino” si giustificò lui, mentre incominciava a mettere da parte le pagnotte e i dolcetti.

“E perché? Stai forse male?” chiese lei, che era molto apprensiva con tutti, soprattutto col povero fratello che lei non lasciava mai in pace.

“No” rispose lui. Si avvicinò con aria complice, e, dopo essersi assicurato che nessuno gli ascoltasse, le sussurrò con un luccichio negli occhi: “Ieri sono andato al ballo reale, quello indetto dalla principessa per trovare marito”

“Come?!”
“Sì! E ho anche ballato con lei! Oh, Hazel avresti dovuto vederla, era bellissima! E il castello così elegante e pieno di luci!”

“E dove hai trovato il vestito? E la carrozza?”

“Ieri sera stavo per andare a dormire sconsolato perché non sapevo come andare alla festa. Ad un certo punto ho desiderato ardentemente di riuscire ad andarci ed è comparsa lei: la mia Fata Madrina!”
“Hai una Fata Madrina?”

“Sì! Si è presentata come Rachel Eliazbeth Dare, e con un tocco di bacchetta e del fumo verde mi sono ritrovato con un vestito elegantissimo ed una carrozza per andare al ballo. Poi si è raccomandata: 'Fa attenzione! L'effetto del mio incantesimo durerà solo fino alle due di mattina' e quando le ho chiesto 'Ma come, fatina? Non dovrebbe durare solo fino a mezzanotte' ha risposto pratica 'Sì, ma stasera ho una pizza con le amiche e quindi non finiremo prima dell'una. Che c'è? Vuoi rovinarmi il divertimento finalmente che riesco ad ottenere una serata libera? È sempre così. Ma penso che in fondo sia colpa mia che ho deciso di rimanere zitella. Dai retta a me, Jason: se ti sposi, fa che sia una donna ricca, o ti troverai alla mia età ancora a lavorare' e poi se ne è andata dicendo con aria seria 'E ricorda Jason: una fidanzata ricca!' ”

“E ieri ti sei divertito?”

“Sì, come non mai. Anzi! Credo di essermi innamorato della principessa!” ed incominciò a danzare con una figura immaginaria, probabilmente la principessa dei suoi sogni, così Hazel decise di andarsene.

Arrivò ad un certo punto in mezzo al bosco. Era un posto buio e spaventoso, abitato dalle creature più strane ed impensabili: lupi parlanti, mucche parlanti, orsi parlanti (praticamente tutti gli animali erano parlanti), ma soprattutto i più temuti... i porcellini parlanti!

Fidatevi, non sapete cos'è il terrore finché non avete incontrato un porcellino parlante laureato in ingegneria!

Comunque Hazel, preoccupata e un po spaventata dalle ombre che si formavano in quel luogo, si addentrò nel folto della foresta.

Arrivata ad un certo punto sentì un fruscio dietro di sé. Si voltò, me non c'era nessuno. Andò avanti per alcuni metri, finché non lo sentì di nuovo, ma un'altra volta non c'era nessuno dietro di lei. Alla terza volta si stufò.

Si fermò, mise per terra il paniere e urlò: “So che c'è qualcuno che mi sta seguendo! Chi sei?”

Per un po ci fu silenzio, che le fece pensare che si fosse sbagliata, poi una voce disse esitante: “Nessuno. Non c'è nessuno che ti sta seguendo. E soprattutto non c'è nessuno alla tua sinistra sopra quella piccola altura”

Lei si voltò verso la suddetta altura dalla quale veniva la voce. Si avvicinò con fare deciso.

“Che stai facendo?! Ti ho detto che qui non c'è nessuno!” protestò allarmata la voce.

Lei sbuffò: “Ti ho sentito. So che ci sei!”

Una figura si alzò all'improvviso da lì, provò a fuggire ma inciampò e finì rotolando di fronte a lei.

Non appena con un gemito la misteriosa ed imbranata voce alzò la testa Hazel urlò.

Di fronte disteso per terra se ne stava un ragazzo, ma non era un ragazzo normale: dai corti capelli neri spuntavano due piccole orecchie scure coperte di pelliccia che fremevano per captare i suoni, i denti ed in particolare i canini erano allungati, le paffute mani erano anch'esse pelose e assomigliavano ad artigli e da dietro la schiena vedeva spuntare una lunga coda nera che fremeva di qua e di là per l'imbarazzo.

“Tu sei un lupo!” disse Hazel sorpresa, e fece per scappare.

“Aspetta, non andare via! Ti prego” la fermò il ragazzo lupo rialzandosi lentamente.

Lei lo fissò sospettosa. Le avevano sempre detto che i lupi erano pericolosi, ma quello sembrava più che altro... imbarazzato. Come se fosse un normale ragazzo che aveva appena combinato una figuraccia e voleva in qualche modo rimediare, piuttosto che una feroce belva assetata di sangue che voleva tenderle un'imboscata.

“Perché mi stavi seguendo?” chiese lei guardigna.

Lui rispose imbarazzato: “Te ne sei accorta solo oggi, ma io ti seguo sempre quando passi per questo tratto di bosco”
“Tu mi stalkeri!”
“No no, cioè sì, anzi io... Oh, senti: io ti seguo per impedire che ti succeda qualcosa. Questa parte di sentiero è insidiosa, non sai quanti porcellini ci siano in giro, ed io voglio proteggerti”
“Perché?”

“Perché... la prima volta che ti ho vista mi hai incuriosita: non avevo mai incontrato un essere umano, o più in generale un essere vivente. Solitamente me ne vado in giro da solo per il bosco. Comunque poi col passare del tempo hai incominciato ad affascinarmi sempre di più: canticchiavi, raccoglievi funghi, annusavi fiori, e così via ogni volta che passavi. Ogni cosa che facevi sembrava che ti rendesse felice. Così ho deciso di seguirti. Volevo vederti e capire come facessi ad essere sempre così allegra e spensierata. Ma adesso mi rendo conto di quanto il mio comportamento sia stato sbagliato. Scusami davvero. Non lo farò più” e fece per andarsene con le orecchie basse  e la coda tra le gambe, letteralmente.

Hazel aveva un cuore buono, e quando aveva visto quel lupetto aveva capito che non era malvagio, semplicemente si sentiva solo.

Lo richiamò: “Ehi, aspetta!”

Lui si girò con fare interrogativo: “Che c'è?”

“Che ne dici di accompagnarmi fino alla casa di mio fratello oltre al bosco? L'hai detto tu che volevi proteggermi, inoltre mi hai fatto notare che queste strade sono parecchio pericolose”

Lui sorrise con il suo sorriso lupesco e la raggiunse con due balzi: “Ma certo! A proposito, io sono Frank”

Anche lei si presentò e incominciarono a fare la strada insieme, fino ad arrivare in un punto in cui era in corso un'accesa discussione tra un ragazzo coi capelli neri piuttosto alto ed atletico con una mucca nera ed un ricco uomo molto magro coi capelli biondi color paglia, molto simile ad uno spaventapasseri.

“Insomma, ascoltami ragazzo. Ti sto proponendo un affare!” disse l'uomo. Aveva un'aria subdola e ad Hazel non piaceva.

“Non saprei signore” rispose il ragazzo con un'aria un po persa che faceva pensare che non fosse granché sveglio “Dei fagioli in cambio della mia mucca?”

“Oh, ma questi non sono fagioli qualunque. Questi fagioli hanno una magia!” e gli porse quelli che hai due ragazzi sembravano essere cinque normalissimi fagioli. Loro pensarono che nessuno con un po di sale in zucca sarebbe cascato in un trucco simile.

“Magia?! Che tipo di magia?!” chiese illuminandosi.

Come non detto, la loro prima impressione era stata esatta: quel ragazzo era decisamente ottuso.

“Una magia che supera qualunque descrizione! Adesso che ne dici? Cinque fagioli in cambio della tua mucca”

“Dico che...!”

“Fermi tutti!” intervenne Hazel. Lei detestava le ingiustizie, e quello che stava per commettere quel mercante era una truffa con la T maiuscola.

“Nessuno ha chiesto il tuo intervento, ragazzina” replicò acido il mercante, ma lei si limitò ad ignorarlo.

“Sta cercando di ingannarti” disse al ragazzo che la guardava confuso.

“Sei sicura? A me paiono davvero fagioli magici”

Era definitivo: era decisamente e innegabilmente la persona più sciocca che Hazel avesse mai incontrato. Probabilmente si sarebbe messo a parlare con la mucca l'attimo dopo.

“Tu che ne dici, Signora O'Leary? A te sembrano fagioli normali?”

Appunto: il ragazzo si era appena messo a dialogare con il bovino che, a quanto pare, si chiamava Signora O'Leary.

“Sì, fidati” disse Hazel esasperata.

“Non darle retta! Io ti sono amico, ed un'opportunità come questa non rimane a lungo”

“Aspetta un attimo!” disse Frank facendosi avanti e spaventando lo spaventapasseri che si ritrasse con un urletto da ragazzina “Io ti conosco: tu sei Ottaviano, l'imbroglione che gira per i boschi spacciandosi per mago, indovino e mercante di articoli magici”

L'attimo dopo quello fuggì.

“Aspetta! E il nostro baratto?!” chiese il ragazzo coi capelli neri raccogliendo i cinque semi.

I due con calma gli spiegarono che l'altro voleva ingannarlo. Lui li ringraziò e fece per andarsene, ma prima gli chiesero se volesse vendere la sua mucca al mercato. Lui rispose di no, che la stava semplicemente accompagnando in giro a fare una passeggiata. Se ne andò lasciandoli sbigottiti.

“Mi sa che quel ragazzo da grande farà esasperare molti insegnanti” disse il semi-lupo mentre l'altra annuiva.

Ripresero il viaggio e ripresero a parlare. Ben presto arrivarono in una radura, dove videro seduto su di un masso un ragazzo con in mano un flauto che suonava una triste melodia.

Hazel, preoccupata per l'altro che era così giù di morale (ricordo che era molto apprensiva), convinse Frank a fermarsi a parlare con lui per vedere cosa aveva.

“Ciao” disse avvicinandosi “Cosa succede? Perché sei così triste?”

Lui smise di suonare e la guardò emettendo un lungo e teatrale sospiro: “Ahimè, mia giovane fanciulla, il mio nome è Leo ma tutti mi conoscono come il Pifferaio Magico, perché col suono del mio flauto sono in grado di controllare bestie e persone”

“Davvero?”

“Certamente!” poi puntò Frank, sorrise e si mise a suonare una musichetta allegra. All'istante il lupo si mise sull'attenti e prese a marciare sul posto a ritmo di musica.

“Dai, piantala!” disse Hazel con un sorriso.

Lui smise e si guadagnò un occhiataccia da parte del lupo: “Ma tu non eri triste?”
“Io sono come il fuoco, l'attimo primo scoppietto allegro, l'attimo dopo languo nelle mie ceneri” e riprese a suonare la melodia più triste che avessero mai sentito.

“Ma come fai ad emettere suoni così belli?”

“È tutta una questione del legno che si usa e di quanto fiato si emette” e si lanciò in un lungo e pedante monologo pieno di aspetti tecnici sulla maturazione e lavorazione del legno dei flauti. Un attimo prima che Frank cadesse addormentato Hazel decise prontamente di interromperlo: “Allora! Hai detto che languisci tra le tue ceneri? E perché?”

“Sono innamorato di una stupenda ragazza. Vive al di là del bosco, oltre una colina fiorita. La sua stanza è in cima ad un'alta torre senza porte né scale”

“E come fai per andare a trovarla?”

“Mi apposto sotto la sua finestra, suono una melodia e chiamo: 'Calipso, Calipso, gettami i tuoi capelli!' e lei getta la più bella chioma color rame che esista al mondo”

Frank scoppiò a ridere: “Calipso, Calipso!” disse facendogli il verso “Che nome è mai questo? Non ho mai sentito una storia del genere. Secondo me te la sei inventata!”

Leo si alzò arrabbiato: “Non è vero, e te lo posso provare! Ecco: qui in testa ho ancora il bernoccolo che mi fece quando, la prima volta che andai a suonare sotto la sua torre che credevo essere deserta, mi gettò prima in testa una tinozza d'acqua gelida e poi, visto che non mi decidevo ad andarmene, la tinozza e vari utensili da cucina. Quel giorno ricavai un bel set di pentole”

“Una ragazza adorabile” disse lui perplesso che l'altro l'amasse dopo che lei aveva rischiato di mandarlo dal medico.

“Lo so” e con un sospiro si rimise a sedere e a suonare.

“Senti, perché non torni da lei?” chiese la Rossa dolcemente.

“Perché la sua perfida e pericolosa nonna, la strega Gea, la tiene segregata lì e non vuole farla uscire”

“E tu allora raduna un esercito di animali col tuo flauto e salvala” disse lei come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Il Pifferaio si illuminò: “Hai ragione, farò così! Grazie, grazie mille! Calipso, aspettami!” e si fiondò verso l'amata al settimo cielo.

Hazel guardò Frank: “Avevi ragione, in questi boschi si fanno incontri molto particolari”
“Te l'avevo detto” e ripresero il cammino.

Ad un certo punto videro un giovane in un laghetto che chiamava aiuto.

Fecero per andare a soccorrerlo, ma furono fermati da una voce che disse: “No, fermi, così rovinate il mio piano. È vero che ne ho uno di riserva perché i gatti hanno sempre un piano B, ma sarebbe seccante attuarlo dopo tutto quello che ho fatto per il padroncino”

La voce proveniva da dietro un cespuglio. Dalle sue fronde spuntava una ragazza, ma era molto simile a Frank: aveva dei lunghi capelli biondi ricoperti da un cappello a testa larga e da esso spuntavano due orecchiette triangolari color biondo miele, era di statura piuttosto bassa arrivava circa allo stomaco di Hazel, da dietro la schiena spuntava una lunga coda tigrata, indossava dei guanti e ai piedi (questo era davvero assurdo) portava degli stivali di almeno due taglie più grandi.

“Chi sei tu?” chiese la ragazza dopo che quello strano gatto li aveva fatto cenno di nascondersi lì.

Lei si esibì in un elaborato inchino: “Io sono Annabeth, la gatta con gli stivali. Quello che vedete nel lago è il mio padroncino Luke. È un bravo ragazzo, ma è perdutamente innamorato della principessa del regno vicino Talia. Inoltre è un poveraccio che non potrà mai e poi mai pretendere alla sua mano. Così io ordito un piano per far sì che si incontrino e si innamorino. Così facendo lui vivrà felice al suo fianco ed io sarò servita e riverita come non mai in quanto sua gatta, circondata da libri e manicaretti” e unì maleficamente la punta delle dita mormorando sottovoce 'eccellente, eccellente!', credendo che gli altri non potessero sentirla.

I due si guardarono: quella gatta era una vera e propria manipolatrice.

“Ehm... okay” disse Hazel mentre si allontanavano pian piano “Noi ora dovremmo proprio andare. In bocca al lupo”

“Ehi!” protestò Frank, credendo che l'altra si riferisse a lui “Io non mangerei mai e poi mai un gatto, un essere umano, o una creatura metà gatto metà essere umano!”

“Frank, è un modo di dire. Significa buona fortuna” spiegò tranquillamente Hazel.

“Oh” borbottò l'altro rosso.

“Sì sì, andate pure” fece la gatta che nel frattempo osservava la scena mormorando con delle fusa “Presto avrò tanti libri, ma tanti tanti libri. E potrò mettermi a studiare architettura. Eccellente eccellente!”

I due fuggirono.

Dopo un po videro arrivare incontro a loro una figura a cavallo.

“Avete per caso visto uno splendido fanciullo in giacca elegante passare da queste parti?” chiese la nuova e bellissima venuta.

La ragazza la riconobbe all'istante: “Santo cielo! La principessa Piper!” e si affrettò ad inchinarsi al suo cospetto buttandosi letteralmente ai suoi piedi.

Frank la guardò interrogativo. Lui era una creatura del bosco e pertanto non aveva familiarità con principi, re e monarchie. Però fece anche lui come l'amica e si buttò per terra con fare teatrale.

La principessa fece un gesto di saluto con la testa: “Allora, l'avete visto?”

“Dipende, potrebbe descriverlo?”

Le si illuminarono gli occhi: “Oh, è forse di quanto più incantevole io abbia mai visto! I suoi capelli sono biondi come il sole d'estate. I suoi occhi sono come il cielo in una mattina di primavera. La cicatrice sulle sue labbra sembra una falce di luna in una notte d'inverno” e continuò con questa solfa.

“Mi sa che è proprio partita” mormorò Frank ad Hazel.

“Non preoccuparti. So come farla smettere. Principessa!”

Lei si interruppe la descrizione del suo gomito, a suo parere, identico alle foglie che cadono d'autunno e la guardò: “Sì?”

“Io so chi è il ragazzo di cui state parlando”

“Davvero?! E chi è?!”

“Prima però voglio che sappiate che è diverso da come era ieri sera. Potrebbe sembrarvi quasi ributtante”

“Non mi interessa! L'amore non sta negli occhi di chi guarda ma nel cuore di chi ama!” proclamò decisa la principessa facendola sorridere.

“Bene, volevo accertarmi che il vostro fosse vero amore. Ora mi stia a sentire: non si faccia ingannare! Il ragazzo che sta cercando è in grado di preparare un particolare tipo di pane chiamato 'Pane di rosa' ed è l'unico in tutto il regno. Quando verrà avanti il pretendente non dovrete fare altro che chiedergli di preparare questa varietà” e gli porse la pagnotta del tipo che aveva appena pronunciato.

“Oh, grazie. Grazie!” disse con degli urletti molto poco regali la principessa prendendo la forma e andandosene a cavallo lasciandoli soli.

“Bene, proseguiamo?” chiese Frank all'altra che si trovò d'accordo.

Bene presto arrivarono (finalmente!) in prossimità della casa del fratello.

“Bene, tre grandi querce” disse Frank con le orecchie abbassate per la tristezza “E mi sa che qui le nostre strade si dividono. È stato un vero piacere accompagnarti al di là di questo folle bosco”

“Anche per me è stato un piacere. Ma perché non entri a mangiare qualcosa? Scommetto che piaceresti molto a mio fratello!” esclamò lei che non voleva che quel tenero lupacchiotto, per cui ormai sentiva di provare una certa simpatia, se ne andasse.

“Beh, ecco io...”

“Oh Hazel! Grazie al cielo sei arrivata!” lo interruppe la voce della governante della casa, una tipina piuttosto bassa che aveva il nome di Reyna Nana (ma se provavi a chiamarla così ti trovavi col naso rotto e qualche osso fratturato).

“Reyna, che succede?” chiese Hazel preoccupata.

“Il signorino Nico, ha addentato una melagrana e l'attimo dopo è caduto per terra privo di sensi. Temo che sia stato avvelenato!” rispose con le lacrime agli occhi.

“Chi sta male?” pronunciò in quel momento una possente voce alle loro spalle.

Si voltarono e videro un bellissimo ragazzo, aveva i capelli biondo scuri e gli occhi azzurro ghiaccio. Il fisico era abbronzato e muscoloso. La voce calda e soave emanava sicurezza e conforto. Insomma: era proprio un gran bel tipo!

“Sei un principe” mormorò Hazel con voce sognante.

“Ho un dio” replicò Reyna che lo guardava con aria persa.

Lui rise: “No no, sono solo un umile medico. E forse posso provare a guarire il vostro amico”
“Sì” esplosero le due ragazze facendogli strada dentro casa.

In un letto con una cupola di cristallo giaceva un ragazzino con i capelli neri e la pelle pallida. Il dottore gli si avvicinò.

“Questa è la melagrana avvelenata” disse Reyna porgendogli il frutto.

Lui lo annusò: “Non è avvelenata, è semplicemente guasta. Vi hanno ingannato vendendovi una melagrana marcia”

“Quella brutta imbrogliona di Era. 'Ma sì, ti giuro che sono buone' diceva, e invece! Arpia! Aspetta che venga qui di nuovo e...”

“Ma come si può guarire?” chiese Hazel fermando l'amica dai suoi intenti omicidi.

“Con la respirazione bocca a bocca” disse lui. Si avvicinò al letto, spostò la cupola e lo baciò.

L'attimo dopo Nico aprì gli occhi e gli tirò un pugno sul naso.

“Ahia! Ma perché?!” chiese offeso il povero medico.

“Prova a baciarmi di nuovo e giuro che ti stendo!” esclamò il moro rosso un viso.

“Nico, lui ti ha appena salvato la vita” lo calmò dolcemente Hazel.

L'altro la guardò interrogativo, poi guardò il biondino e arrossì: “Oh, scusami tanto. Non lo sapevo. Per farmi perdonare che ne dici di fermarti a prendere il tè?”

“Con piacere” rispose lui col naso sanguinante ed un sorriso a trentadue denti.

“Grande! A proposito, come ti chiami?”
“Will”

“Bel nome” e continuarono. Hazel, notando l'intesa tra i due, posò il cestino su di un tavolo e uscì chiudendo piano la porta sentendo le risate felici del fratello e del suo nuovo amico.

“Allora, come è andata?” chiese Frank che per tutta la durata della visita era rimasto fuori casa.

“Molto bene. Si è ripreso ed ora sta chiacchierando con quel ragazzo!”

“Ottimo” disse l'uomo lupo, che poi si fece subito triste. Ora non avrebbe più potuto vederla. Finita quella giornata sarebbe tornato ad essere il solitario lupacchiotto che gira pe i boschi e che ogni settimana va a spiare quella giovane ragazza e impedisce ad altri di importunarla. Perché, se non si era capito, in realtà Frank amava Hazel “Allora sarà il caso che io me ne vada e...”

“Che ne dici di accompagnarmi da Nico anche nelle prossime settimane?!” chiese ad un tratto Hazel rossa in volto e ad una tale velocità che l'altro faticò a comprenderla. Aveva passato una bella giornata in sua compagnia, inoltre lui le piaceva molto.

L'altro si illuminò ed incominciò a scodinzolare felice: “Con molto piacere!”

Si affiancarono e si diressero verso casa con il sorriso sul volto.

E da quel giorno Hazel e il lupo stettero sempre insieme vivendo per sempre felici e contenti.

 

 

I bambini fissarono per un attimo Nico. Avevano tutti quanti la bocca aperta per lo stupore. Il ragazzo si sentì a disagio nel avere tutte quelle sei paia di occhietti puntate addosso.

Poi tutto ad un tratto Sammy si alzò e corse ad abbracciarlo.

“Grazie mille per la storia, zio Nico. È stata la più bella che io abbia mai sentito” disse con un sorriso semi sdentato la bambina, presto raggiunta dagli altri che gli si strinsero attorno e gli fecero i complimenti.

Il figlio di Ade, dopo un attimo di smarrimento, sorrise e gli abbracciò a sua volta: “Grazie a voi per essere stati un pubblico così attento. Ma ora su, andate a dormire. È tardi”

I bambini, dopo parecchi gemiti di protesta, seguirono i genitori nelle camere.

Dopo aver sbrigato le faccende filiali, i Sette e Calipso si trovarono di fronte a Nico e si misero a fissarlo assumendo un fiero cipiglio e incrociando le braccia sul petto.

“Beh, che c'è?” chiese il moro prima di essere subissato dalle proteste.

“Io non sono iperprotettiva!”

“Non penso di essere così imbranato”

“Io non ho comportamenti così femminili, e non dormirei mai e poi mai nella cenere!”

“Strano che ti mi abbia messo nella tua storia, perché PENSAVO DI NON ESSERE IL TUO TIPO di personaggio!”

“Io non sono bipolare e non mi lancio in pedanti monologhi!”

“Non odiavo Leo così tanto da lanciargli addosso un intero set di pentole”

“Io non sono una manipolatrice né tantomeno mi lancerei in dei discorsi da cattivo così cliché”

“Ed io non sono fissata così tanto con Jason da arrivare ad elogiarne il gomito!”

“Avete finito?” chiese lui impassibile. Quando gli altri annuirono lui sospirò e rispose: “Bene: Hazel tu sei estremamente iperprotettiva, Jason a volte i tuoi comportamenti portano a dubitare della tua eterosessualità, Frank ti ricordo che tu hai provocato un indigestione di noccioline ad Annibale l'elefante, Percy e basta con sta' storia, Leo tu ti lanci di continuo in lunghi e pedanti monologhi, Calipso da quanto ci ha raccontato Leo tu una volta gli hai lanciato contro un set di pentole io ho solo riportato i fatti che mi sono stati riferiti, Annabeth tu non te ne rendi conto ma manipoli chiunque ti sia accanto, Piper sul serio vuoi che ti risponda?”

Gli otto lo guardarono in silenzio, poi anche loro gli si avventarono contro e lo abbracciarono. Nico stavolta rimase talmente stupefatto che non riuscì a muoversi. Poi loro si staccarono dicendo che dovevano andare a dormire. Un attimo prima di andarsene Hazel gli diede un bacio sulla fronte e gli sussurrò: “Tu sei uno zio fantastico, ed un fratello di cui andare fieri”

Rimasto solo l'italiano sperò di avere così la possibilità di tornare a concentrarsi sul libro, ma, appena aperto, questo fu prontamente requisito da due mani abbronzate. Seccato alzò gli occhi e vide un ragazzo coi capelli biondi e gli occhi azzurro ghiaccio.

“Come sta oggi il mio paziente preferito?!” trillò Will.

“Solace, restituiscimi subito il libro” ringhiò Nico in risposta tirandosi in piedi.

L'altro sorrise e lo mise in alto in modo che il più piccolo non potesse prenderlo: “Come si dice, re degli spettri?”

Il figlio di Ade allora sorrise, gli si avvicinò e lo baciò. Il biondo rimase un attimo interdetto ma poi rispose a quel semplice bacio.

“E questo per cosa era?” domandò malizioso il figilo di Apollo.

Nico sorrise sinceramente: “Questo era per ringraziarti di essere un pedante fidanzato che ha la passione per i musical ambientati nel mondo delle favole. Grazie a te ho passato una delle più belle serate della mia vita” e riprese a baciarlo, contento di potersi godere il suo 'e visse per sempre felice e contento'.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

E supercalifragilistichespiralidoso a voi, cari lettori che sono arrivati alla fine di questa storia!

Con l'avvicinarsi della fine della scuola la mia creatività e il mio tempo libero risorgono dalle Porte della Morte, dove erano state confinate da depressione e impegni scolastici, ed ecco come nasce una folle One Shot ambientata nel mondo delle favole. Per scriverla mi sono liberamente ispirato al musical “Into the Woods” a cui sono molto legato perché l'anno scorso l'ho portato con la compagnia teatrale di cui faccio parte (lunga storia, lasciamo perdere).

Parlando dei personaggi: lascerò che siate voi a commentare i ruoli, ma sappiate che il tutto era inizialmente nato come un Frazel AU!Fairytail.

I bambini: i nomi alcuni possono sembrare strani. Luke e Zoe non c'è bisogno di commentarli; Elen è ispirato a Elena di Troia, nome voluto da Calipso; Samantha “Sammy” non c'è bisogno di spiegare mentre Avery è il figlio di Frank ed Hazel per il quale se volete su Tumblr troverete anche delle fanart; Tom invece è ispirato al nome del famoso nonno Cherokee di Piper.
Se credete che ci siano ripetizioni pensatelo come un racconto orale, in cui pertanto le ripetizioni sono più che ammesse.

Penso di aver detto tutto. Lasciate un commento e comunque grazie per aver letto.

   
 
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