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Autore: Giuliacardiff    22/05/2015    0 recensioni
“Devo farlo.
Lui mi ha salvato e io devo restituirgli il favore.
Perché anche lui come me è stato abbandonato.
Sarò io a salvarlo dalla solitudine perché solo io conosco il dolore e la solitudine che scaturisce dal non essere amati.
Solo io … salverò il mio aguzzino.”
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti
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Fin dalla nascita, io sono stato … indesiderato.

Mia madre era per metà giapponese e metà ispanica, mentre mio padre era il figlio legittimo dell’impero romano.

Mi avevano concepito per sbaglio, ma avevano deciso di continuare la gravidanza. Quando nacqui la mia presunta madre si mise a piangere.

Ma le sue non erano lacrime di felicità, ma bensì amare lacrime di pentimento. Fin dal mio primo respiro mia madre mi odiava, più di una volta nella mia breve infanzia, lei mi disse che al primo sguardo aveva capito che sarebbe stato meglio se non fossi mai nato.

A soli due anni avevo imparato a vivere da solo. Dopotutto sono sempre stato intelligente e in una situazione del genere tutti diventerebbero indipendenti.

Passò solo un anno prima che quella donna partorisse un altro figlio. All’inizio lo odiavo perché rispetto a me,lui era amato, cosa che a me non era mai successa.

Anche solo parlarmi era obbrobrioso. Io, in quel periodo … ero solo. Passarono altri due anni prima che una persona mi parlasse. Quella persona era il mio fratellino.

Il mio odiato fratellino … la sua prima parola fu mamma, ma dopo che ne capì il significato l’unica parola che usciva dalle sue labbra era fratello. Lui è stata la prima persona a trattarmi da essere umano.

Mi porgeva la sua splendida manina e mi sorrideva ingenuamente. Iniziai ad adorarlo.

Non provavo più odio nei suoi confronti, ma solo un’irrefrenabile senso di appartenenza e protezione. Il mio unico obiettivo era proteggerlo. Non mi importava di nient’altro.

Pian piano mi avvicinai a mio fratello, ma i nostri genitori non erano d’accordo. Iniziarono a trattarmi come uno schiavo, dicevano menzogne sul mio conto, mi deridevano, mi picchiavano, volevano rendermi inoffensivo.

Ma io non ero del loro stesso avviso. Feci di tutto per sopravvivere, ma … ad un certo punto lui iniziò ad ignorarmi.

Anche lui mi trattava come tutti gli altri, anche lui mi odiava, mi aveva abbandonato. Fu in quel periodo che accadde l’inevitabile.

Loro si erano stancati della mia sola presenza, perciò decisero di fare quello che quattro anni prima non erano riusciti a fare.

Uccidermi.

Una sera, di ritorno a casa, presero un coltello e … mi colpirono. Anche se ero spaventato, riuscii a schivare il colpo.

Non ricordo molto poi … so solo che un attimo dopo loro erano stesi a terra in una pozza di sangue, lui li scuoteva urlando i loro nomi e io ero sanguinante, ma cosciente e in piedi. Il coltello insanguinato era nelle mie mani.

Lui mi guardò con odio e prendendo il coltello dalla mia mano mi trafisse ripetutamente, provocandomi alcune ferite lievi e altre più profonde.

Ero in punto di morte, non c’era fine più patetica per uno come me, odiato fin dalla nascita. Fu in quel momento che sentì la sua voce, una voce forte, ma anche molto triste.

Mi chiese se volessi vivere tra le fiamme dell’inferno o morire con la pace eterna. A quel tempo vivere o morire non era importante, anche adesso non noto la differenza, decisi di continuare a vivere per espiare i miei peccati, peccati di cui non avevo nessuna colpa.

Capii subito il mio sbaglio. Vivere non significava più niente, la morte mi era indifferente, non distinguevo più le mie emozioni. Odio, gioia, istinto, dolore, sofferenza … non conoscevo più niente.

Lui mi insegnò cosa significasse sopravvivere, combattere, la soddisfazione nell’uccidere. Io non ho mai avuto principi, né virtù o un ben chè minimo di moralità.

Avevo iniziato di nuovo a vivere, anche se il mio cuore era fermo da non so quanti mesi. Rincontrai mio fratello, non ricordava più niente perciò creai falsi ricordi in lui, il minimo indispensabile. Il grande impero romano mi fece ereditare il suo potere.

Tutto era come voleva lui, io ero solo una pedina: lui era il re ed io la regina. Dovevo solo aspettare il momento in cui sarei tornato utile a colui che mi aveva dato una ragione per esistere.

 

“Devo farlo.

Lui mi ha salvato e io devo restituirgli il favore.

Perché anche lui come me è stato abbandonato.

Sarò io a salvarlo dalla solitudine perché solo io conosco il dolore e la solitudine che scaturisce dal non essere amati.

Solo io … salverò il mio aguzzino.”

 

  
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