Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: ketyblack    22/05/2015    1 recensioni
DAL TESTO:[...Pioveva. Era sempre stato un buon auspicio per la loro squadra.
A questo pensava Shikamaru mentre affondava i tacchetti nella fanghiglia e dava manforte a Choji nella mischia ordinata.
Da buon stratega qual era riuscirono a guadagnare il pallone, Naruto in seconda linea spiccò una corsa da paura e segnò la prima meta della partita.]
Ed eccomi tornata con una nuova storia, stavolta sul rugby, mi sono immaginata che cosa succederebbe se i nostri eroi giocassero in una squadra! Una fanfiction senza pretese e leggera, ricca di scene di vita quotidiana dei nostri eroi tra pulizie, lezioni, e anche nuove storie, nuovi amori e tante tante risate! Lo so, forse è un po' forzato, ma vi consiglio di leggere e ne rimarrete stupiti... o forse no! a voi la scelta!
[ShikaxTema/ShikaxIno/KibaxTema, accenni a SasuxSaku]
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Touch down!

 

Capitolo 4: Di scarsi utility-back, nani e relazioni finite

 

Il venerdì era la serata della cena di vicinato, voleva dire semplicemente che una delle loro case sarebbe stata invasa da una mandria di persone affamate e stanche dalla settimana. Il venerdì nessuna preoccupazione, niente allenamenti o lezioni.

“Suigetsu, sei sicuro di non poter fare lo sforzo di giocare? Non ho cazzi di fare l'utility back, se sbaglio Kakashi il nazista mi fa fuori!” lo pregò Shikamaru. Purtroppo il compagno di squadra sarebbe dovuto tornare a casa propria per il matrimonio della sorella.

“Shika, lo sai che ti farei volentieri questo piacere, ma non posso proprio! È mia sorella, cazzo!” sbottò dirigendosi in cucina.

“Leva quelle mani dal sugo, idiota!” urlò un alquanto alterato Kankuro che per quella sera si era improvvisato chef. Brutto presagio.

“Ma Kanky, sono il tuo coinquilino prediletto!” fece Suigetsu in tono supplice. Il bruno non si lasciò incantare e aggrottò un sopracciglio nell'udire quel nomignolo tanto odiato.

“Vaffanculo! E Kanky vallo a dire a qualcun altro! Ti disintegro!” rispose lanciandogli un cucchiaio di legno dietro.

In salotto si erano tutti accomodati dove potevano, le loro case non erano molto grandi, e una squadra di rugby quasi al completo non era molto discreta e di spazio ne occupava eccome.

Jugo se ne stava in disparte leggendo un qualche libro filosofico, era un tipo che non parlava mai a sproposito, insomma, il saggio strambo del gruppo. Era temibile, aveva sempre uno sguardo assassino stampato in volto e in campo nessuno osava insultarlo o fargli qualche frecciatina. Nemmeno il coach Kakashi.

“Ehi, Jugo! Ti dispiacerebbe dare una mano?” gli disse Gaara alquanto stizzito con una pila di piatti in mano.

“Non è affar mio se non riesci nemmeno a portare dei piatti senza l'aiuto di qualcuno, nanetto.” rispose conciso senza nemmeno distogliere lo sguardo dal suo libro. L'aria si fermò, agli altri sembrò di stare nel vecchio west.

Gaara si avvicinò a Jugo, arrivandogli fino a pochi centimetri dal viso “Abbi almeno la decenza di guardarmi in faccia quando mi insulti!” disse il rosso con occhi carichi di odio.

Il gigante continuò imperterrito nella sua lettura “Non ti sto insultando! Sei un nano, è un dato di fatto!”

Il baccano che fino a pochi secondi prima regnava incontrastato nella stanza si era interrotto, al suo posto, adesso, un silenzio inquietante aleggiava nell'appartamento. L'atmosfera era talmente tesa che si aveva l'impressione di poter suonare l'aria come un violino.

L'ira aveva fatto diventare il colore del viso di Gaara identico a quello dei suoi capelli. Per questo nessuno fu sorpreso quando si gettò addosso all'omone, che, con uno scatto degno di un eroe di qualche fumetto schivò l'assalto del suo nanico compagno.

Jugo afferrò Gaara per il colletto della maglia “Allora bel bambino! Andiamo a fare un bel bagnetto?” disse mentre lo trascinava di forza verso il bagno.

Nel silenzio del soggiorno riecheggiavano i grugniti rabbiosi e i tentativi del rosso di divincolarsi dalla presa del gigante. Il tutto seguito dal tipico rumore dell'acqua della doccia.

Pochi minuti dopo entrambi riemersero dal bagno. Gaara era bagnato dalla testa ai piedi.

Nessuno sapeva esattamente se ridere o rimanere nel più religioso silenzio, per non scatenare nuovamente l'ira del ragazzo di Suna.

Rock Lee corse verso la cucina, sembrava che il tempo fosse immobile. Pochi secondi, o pochi anni dopo, tornò con un bicchiere d'acqua in mano che lanciò in faccia a Jugo.

Si poteva fiutare il terrore nell'aria.

“La scena del bambino che si fa il bagno non è credibile, se anche il genitore non si bagna un po'! Su! Ragazzi! Abbiamo una cena da preparare!”

“Ma vaffanculo!” ribattè Jugo annoiato, prima di cominciare una fragorosa risata, che presto venne seguita da tutti, Gaara compreso.

 

A fine cena, sempre se quello che aveva cucinato Kankuro poteva essere definita cena, erano tutti ubriachi, quattro casse di birra giacevano vuote e abbandonate. Neji era riverso per terra che cantava insieme a Rock Lee canzoni senza alcun senso in cui le parole dei testi venivano sempre sostituite con improperi o parolacce.

“Gentaglia, torniamo a casa, domani abbiamo allenamento!” disse in tono alquanto alticcio e malfermo Choji. Gli altri annuirono e cominciarono ad avviarsi. Capirono che qualcosa non andava quando dal bagno sentirono provenire dei suoni inconfondibili. Si guardarono intorno per capire chi mancasse all'appello, ma la risposta era fin troppo ovvia. Kiba.

“Che seccatura! Quel coglione stanotte mi terrà sveglio.” sbottò Shikamaru dirigendosi verso il bagno e tirando fuori l'Inuzuka per un orecchio.

“Ma Shikamaru, carino, lui! Ma la sua ragazza lo è ancora di più, anche se è una culona...” biascicò pulendosi la bocca con la manica della felpa. Il Nara non lo ascoltò, era solo ubriaco, non l'attraversò nemmeno una minima fitta di gelosia.

“Sì, certo. Adesso andiamo a casa, che ne dici?” lo prese sottobraccio aiutato da Sasuke che storse il naso sentendo l'olezzo di vomito “Ma certo! Tutti a scopare!” rispose alzando un pugno in aria e sorridendo ebete.

“Sì, tutti a scopare. Però prima sotto la doccia...” sibilò l'Uchiha parecchio contrariato. Gli avrebbe occupato il bagno per tutta la notte. Era stato spodestato dal suo regno.

La mattina dopo una sbronza è sempre una tragedia. Soprattutto se una sveglia spaccatimpani suona alle sette e mezzo.

“Shika... spegni! Porca...” sussurrò Kiba ancora mezzo addormentato e in coma. Il Nara aggrottò le sopracciglia e si alzò controvoglia. Tra poco sarebbe arrivata Ino, per quelle famose ripetizioni di fisica, le aveva detto di arrivare presto per non essere disturbati da nessun Larry morente, Naruto in mutande, Sasuke nel bagno o Kiba coglione.

La bionda arrivò puntuale, ancora mezza assonnata, ma impeccabile come sempre. Shikamaru l'accolse il pigiama, senza un minimo di ritegno.

“Buongiorno, Shika! Ti ho portato la colazione, ti ho sentito dire che hai sempre il frigo vuoto...” il ragazzo appena visualizzò il sacchettino bianco che Ino teneva in mano per poco non scoppiò in lacrime di gioia.

“Oddio, sposami, ti prego!” scandì le parole. Lei abbassò lo sguardo e gli porse il sacchetto. Lo aprì e annusò felice il profumo di pasticceria, sperò che non facesse da richiamo per gli altri coinquilini, altrimenti addio lezioni.

“Non chiedermelo così che potrei farci un pensierino! Ah, no, non vorrei essere uccisa dalla tua fidanzata!” rise sedendosi su uno sgabello malmesso della cucina.

“Caffè? Senza sognati che io possa spiegarti qualcosa!” disse aprendo le ante della dispensa.

“Ottima idea!” rispose lei tirando fuori i libri dallo zaino e aprendo un quaderno con gli appunti ordinati.

 

Dopo colazione in casa regnava ancora il silenzio, sembrava tutto così irreale. Si erano spostati sul tavolino di vetro davanti al divano, dove sonnecchiava un gigantesco Akamaru.

“E così finisce la termodinamica, dai, dimmi che hai capito, ti ho anche fatto dei disegnini!” esclamò Shikamaru esasperato. Lei annuì, doveva ammettere che era parecchio difficile mantenere la concentrazione con un maestro del genere. Ora capiva come mai Temari ne fosse così gelosa.

“Sì, ho capito, sei bravissimo, complimenti! Quanto vorrei essere intelligente come te!” sospirò mettendo via la matita. Lui alzò lo sguardo e incontrò il suo, così azzurro, fin troppo!

“Sei intelligente anche tu. Devi solo applicarti e...sei anche bellissima.” gli uscì di getto. Ma perché? Ino era la sua amica d'infanzia, quella con cui andava a rubare le fragole al vicino di casa e con cui ne combinava di ogni.

“Oh... ti ringrazio. Beh, me lo dicono in tanti...” sorrise semplice, tenera. Lui allungò una mano verso i suoi capelli e infilò le dita in quei fili dorati. Erano morbidissimi.

“Stai benissimo con i capelli lunghi...” disse semplicemente riportando poi le mani sul tappeto. Anche i complimenti adesso? Shikamaru, ripigliati! Forse sei solo stanco perché è prestissimo e tu hai ancora la sbronza a vista.

“Mi stai dicendo che con i capelli corti ero un cesso?” gli chiese inquisitoria. Poi scoppiò a ridere per la faccia che Shikamaru aveva fatto. Dannate donne.

“Ma che centra! Avevi dieci anni! All'epoca ti guardavo con altri occhi e...” lei non lo lasciò finire.

“Beh, non mi pare proprio. In fondo il primo bacio l'hai dato a me, no?” socchiuse gli occhi, sadica. Dio, quanto assomigliava a Temari, o era il contrario? Che confusione! Lo stomaco cominciò a brontolargli in modo strano, e lei era troppo vicina.

Si alzò di scatto e corse in bagno, stranamente libero. Vomitò l'anima. Quando si dice il karma, aveva sfottuto Kiba tutta la notte e adesso era lui piegato in due abbracciato alla tazza.

 

Quando quella mattina Naruto aprì gli occhi rimase sconvolto dalla scena che gli si parava davanti, era così surreale, impugnò velocemente il cellulare per poter documentare tale evento con una foto. Il letto di Sasuke era vuoto, ed era appena mezzogiorno. Il moro sedeva alla scrivania, finora mai usata, in tuta e con un libro di microbiologia aperto, sembrava stesse leggendo! Sì, stava decisamente studiando, si era anche messo gli occhiali!

“Dobe, vaffanculo. Smettila di fotografarmi, gli esami sono vicini e non ho intenzione di perdere la borsa di studio.” disse in tono conciso e irritato squadrandolo da sopra le lenti. Aveva decisamente un che di ridicolo, non era proprio credibile con quegli occhiali.

“Hai visto, Larry? Sasuke è diventato un ometto!” esclamò in tono affettuoso il biondo prendendo il mano il suo animaletto.

“Levati dalle palle e non mi rompere.” sbottò l'altro di rimando.

Certo che gli appunti di quella Sakura erano proprio niente male, scritti in modo chiaro e lineare, riusciva a comprendere un qualsiasi concetto anche solo leggendolo una volta. E brava la rosa!

 

Nell'appartamento di fronte Suigetsu stava partendo con il suo borsone colmo di roba, incrociò Kiba per il pianerottolo e lo avvisò di non dar fastidio per nessun motivo a Kankuro, quella mattina era decisamente di pessimo umore.

“Si, vai tranquillo, divertiti al matrimonio e salutami tua sorella!” disse alzando una mano in cenno di saluto.

“E voi vincete e fate vedere a quel coglione di Kakashi che cosa sapete fare!” rispose di rimando lui scendendo le scale.

L'Inuzuka bussò alla porta, pochi secondi dopo il maggiore dei Sabaku aprì la porta. Doveva proprio essere incazzato a morte.

“Ehi, Kanky, che succede? Va beh, non importa. Il tuo cognatino sta male, avete qualcosa contro la nausea? Altrimenti col cazzo che potrà giocare domani!” esclamò ridendo sotto i baffi alla vista delle orecchie dell'amico che si stavano tingendo di rosso porpora.

“Appena torna quello stronzo di Suigetsu me la paga! Kanky mi ci chiama solo mia nonna e tu non mi sembri proprio lei, quindi vaffanculo!” fece per sbattergli la porta in faccia. Kiba mise prontamente un piede in mezzo, per bloccarla. Si piegò in due dal dolore dalla potenza dell'impatto tra la porta e il suo povero 47 di scarpe. Ma lo voleva far fuori?

“Ammettilo che vorresti fare l'estremo! Però almeno non azzopparmi il giorno prima della partita! E dammi qualcosa per la nausea, almeno!” rispose irato l'Inuzuka massaggiandosi il piede dolente. Kankuro sbuffò e lo fece entrare. La casa era un disastro, non si vedevano né Gaara né Jugo all'orizzonte.

“Anche se gli starebbe bene a quello stronzo del Nara. È già tanto che lo lascio stare con mia sorella.” sibilò aprendo il cassetto dei medicinali e lanciandogli con potenza una scatoletta.

Kiba fissò un punto non meglio precisato del pavimento, già, doveva dimenticare quel sogno, e anche di averla guardata dormire sul divano. Non voleva certo rischiare di perdere un amico come Shikamaru e di guadagnare due mostri di cognati!

“Ah, comunque, la prossima volta che dormi con lei non te la faccio passare liscia, capito?” lo afferrò per le spalle e lo sbatté fuori di casa di peso sbattendogli la porta in faccia.

“Ma vaffanculo, animale! Non potevo incontrare Gaara?” sbottò alla porta chiusa massaggiandosi il piede dolorante.

 

“Ragazzine, buongiorno, ultimo allenamento prima del massacro di domani. Per prima cosa volevo complimentarmi con i due piloni della squadra che stanno facendo un ottimo lavoro. Abbiamo intoltre la fortuna di avere un tallonatore con una stazza di un barboncino, quindi siamo avvantaggiati. Per quanto riguarda il club dei cazzeggiatori di seconda e terza linea siamo spacciati. Non che dietro siamo messi meglio eh! Codino farà da utility back, solo che fa abbastanza schifo, il mediano di mischia mi inquieta con il suo sguardo, poi riguardo ai due nevrotici trequarti diciamo che riuscirebbero a placcare mia nonna al supermercato con difficoltà. In estremis abbiamo Rambo e il fratello grasso del tallonatore che si perdono in chiacchiere ogni tre per due. Non so come avete fatto ad essere terzi, sinceramente!” esclamò Kakashi in tono rassegnato. I ragazzi erano decisamente irritati e si stavano contenendo dal fargli una mischia proprio sulla testa. Ma perché non si limitava ad allenarli invece che sfotterli e basta? Che cosa si aspettava da una squadra universitaria, la serie A?

“Coach, come capitano mi permetto di parlare a nome della squadra e...” Shikamaru venne interrotto dall'uomo.

“Capitano con il dopo sbronza e le occhiaie può tenersi il suo discorsone per sé. Da oggi prima di ogni allenamento vi affiancherò un preparatore atletico, palestra, esercizi per mettere su muscoli. Basta birre e mangiate. Basta terzi tempi a buttarsi su buffet!” continuò come se Shikamaru non avesse nemmeno aperto bocca.

“E adesso allenatevi! Forza! Riscaldamento! Placcaggi! Non battiamo la fiacca!” e così dicendo partì di corsa anche lui seguito dalla sua rassegnata squadra.

 

La sera prima di ogni partita si respirava come un'atmosfera magica. Quella sera si respirava solo terrore misto all'odore delle ascelle di Naruto. Secondo il rituale portafortuna del biondo il giorno prima di una partita importante non ci si doveva lavare. Meno male che nessun altro l'aveva seguito in questa follia.

“Ohi, bionda, vedi di levarti dal mio posto sul tappeto!” esclamò Neji prendendolo per i piedi. Naruto non ebbe tempo di replicare che udirono la porta del bagno aprirsi e furono invasi da una bomba batteriologica: Sasuke aveva appena fatto il suo ingresso in scena.

“Ma che cazzo! Chiudi almeno la porta! Ma troppa fatica andare in bagno a casa tua?” tuonò Choji scappando in cucina. L'Uchiha non lo degnò nemmeno di uno sguardo e se ne uscì dall'appartamento. Shikamaru sospirò, almeno quella volta l'avevano scampata.

 

Quel giorno non stava piovendo, era un cattivo presagio. La squadra era decisamente sottotono e tutti guardavano speranzosi verso il loro capitano per poter trarre un sospiro di sollievo. Shikamaru si decise ad alzarsi dalla panca con uno sbuffo.

“Gente, non prendiamoci in giro. Kakashi ha ragione, non siamo preparati e io come utility back faccio davvero cagare. Per di più oggi c'è il sole, non abbiamo mai vinto con questo clima. Però cerchiamo di mettercela tutta ugualmente!” disse in tono piatto e per nulla motivante.

“Grazie, capitano, eh! Come farne a meno di un discorso simile...” sbuffò Sasori posando il borsone per terra.

In quel momento le porte dello spogliatoio si spalancarono, tutti si aspettavano di vedere il coach, ma quella che era appena entrata non ci assomigliava nemmeno lontanamente.

“Ehilà, Yamanaka!” esclamò Kiba mostrando in canini affilati in un sorriso suadente. La bionda gli fece l'occhiolino. Nello spogliatoio si cominciava a respirare testosterone. Ma lei ignara di tutto, o forse non proprio, raggiunse il capitano e gli porse un piccolo pacchettino.

“Per ringraziarti delle ripetizioni, buona fortuna, Nara!” esclamò gioviale correndo fuori dallo spogliatoio.

Shikamaru rimase con quel pacchettino sospeso a mezz'aria. Kankuro e Gaara avevano l'espressione di due cannibali che stavano per fare un banchetto.

Indeciso se fare lo gnorri o se aprire il pacchetto scelse la seconda opzione. Strappò malamente la carta verde scuro e ne estrasse un elastico blu e giallo, come la divisa della loro squadra con su impresso il numero 10, il suo. Sorrise nascondendo quel piccolo dono tra le mani. Aspettò che gli altri scendessero in campo per disfarsi la coda e rifarsela con il suo nuovo elastico. Sperando fosse un buon presagio.

 

Il primo tempo era bello che andato. Proprio come le voci di Ino e Sakura sugli spalti che facevano tifoseria spietata. Erano però tutti troppo concentrati per accorgersene. Kakashi era seduto sulla panchina con superiorità, ma perché si stava comportando da stronzo così? In fondo non era anche lui come loro qualche anno prima? In quel momento si alzò e cominciò a scalpitare verso i suoi ragazzi.

“Rambo! Chiudi lì in fondo! Stai facendo passare troppi attacchi! Bionda, placca bene lì davanti, per la miseria!” per la prima volta cercò di dare consigli invece di criticare a basta.

“Codino! Se mi sbagli questo calcio di punizione giuro che ti faccio mangiare tutta l'erba del campo!” lo minacciò mentre Shino gli stava posizionando il pallone per calciare. Meta.

 

L'impegno e la urla però non bastarono, si diressero nelle docce avviliti, per soli quattro punti erano rimasti inchiodati al terzo posto in classifica. Una vera delusione.

 

“Cazzo, la prossima dobbiamo vincerla per forza, altrimenti addio finale. Ragazzi, la prossima saremo più coperti e soprattutto non dovrò più fare da utility back, avremo Suigetsu tra le nostre fila e saremo più forti che mai!” disse Shikamaru da sotto la doccia.

“Evidentemente il portafortuna della biondina non ti ha portato bene...” osservò piccato Sai avvolgendosi in un asciugamano.

“O forse abbiamo fatto cagare e basta, non ti passa mai per la testa, eh, Sai?” rispose di rimando lui non ottenendo più risposta. Ma sì, vattene al diavolo anche tu. Chissà se Ino era già tornata a casa? Voleva almeno farsi perdonare per la corsa in bagno della mattina prima.

“E dai, Shika, prendila con filosofia, la prossima volta gli faremo il culo!” esclamò combattivo Naruto con un bel graffio in faccia. Gli avversari erano stati proprio dei macellai.

 

Uscendo dal campo notò due ragazze vicino agli spogliatoi. Erano Ino e Sakura. Maledetta rosa, ma perché doveva sempre seguire Ino come un cane?

“Ehilà, ragazze! Mi dispiace che abbiate dovuto vedere un simile sfacelo. Ma abbiamo avuto delle incomprensioni con il coach...” spiegò lui arrossendo inspiegabilmente. La bionda sorrise poggiandogli una mano sulla spalla.

“Volevo offrirti un caffè per chiederti scusa di ieri. Sai, la sera prima...” lei non lo fece finire.

“Ma certo, con piacere! Non giustificarti.” si affrettò a dire. Sakura la squadrò torva, le sembrava un salto nel passato, quando Ino usciva con chi più le pareva. Anche se doveva ammettere che di quello Shikamaru ne aveva sentito parlare tutti i giorni dal suo trasferimento a Iwa.

“Io allora andrei, devo chiedere a Sasuke se può restituirmi il quaderno di microbiologia, Ino, non fare scherzi, se dormi fuori avvisa!” disse la ragazza prima di individuare l'Uchiha e arrossire vistosamente.

“Beh, ha proprio scelto bene, non la cagherà mai.” sentenziò Shikamaru avviandosi verso il centro con Ino.

“Ma il famoso terzo tempo? Ero venuta anche per quello...” chiese lei.

“Kakashi ci ha vietato di partecipare, ci si complimenta con gli avversari e si va via, altrimenti non passiamo più dalle porte!” rise il Nara. La bionda piegò la testa notando come la felpa col cappuccio fasciasse come una seconda pelle tutti quei muscoli potenti. Si chiese perché non fosse mai uscita con un rugbista prima d'ora.

“Che crudeltà! Dev'essere proprio un sadico!” esclamò lei affiancandosi al ragazzo.

 

Intanto Kiba e Naruto erano appena tornati a casa. Si godettero il divano comodo, la musica elettronica a tutto volume e mangiare sul tappetto seminando molliche di pane dappertutto. Evviva il testosterone!

Mentre i due compari stavano guardando alla televisione l'ennesimo reality di dubbio gusto sentirono in lontananza qualcosa che vibrava.

“Ma che cazzo...Naruto! Vai a rispondere! Non è il mio!” urlò Kiba in tono molto gentile. Il biondo gli alzò il terzo dito.

“Il mio cellulare è qui, cazzone!” ringhiò chiudendosi in camera. Ma allora di chi cavolo poteva essere quel fastidioso aggeggio?

Entrò in camera sua e sentì distintamente la vibrazione di un cellulare provenire dall'ammasso informe di vestiti buttati sul letto di Shikamaru. Schifato spostò quella montagna di panni sporchi e il cellulare del Nara rivide la luce. Kiba guardò il display. Ovviamente, Temari.

“Sei proprio uno stronzo! Ti volevo dire in bocca al lupo e non hai nemmeno risposto, volevo solo sapere com'era andata. Se mi odi e non mi vuoi più sentire dimmelo!” urlò la bionda non appena premette il tasto “rispondi”.

“Ohi, Tem! Guarda che l'idiota ha dimenticato il cellulare a casa, sono Kiba. Appena torna gli dico di chiamarti...” disse lui pazientemente, adesso anche le sue urla si doveva sorbire. Fece per mettere giù, ma lei parlò.

“Scusami. È che sono un po' di giorni che ci sentiamo giusto due minuti e poi taglia corto...non volevo urlarti addosso, Kiba.” lui sussultò nell'udire il suo nome pronunciato da lei, era tutto così inedito. E Shikamaru che cosa stava combinando?

“Figurati, le donne amano urlarmi addosso! Tranquilla, te lo faccio rinsavire io quel cretino!” esclamò mettendo giù.

 

Nel frattempo il cretino in questione se ne stava amabilmente stravaccato al parco gustandosi un tramezzino al pollo. Adorava starsene tranquillo dopo le partite. Lui e Ino erano in silenzio da parecchio tempo, anche lei era sdraiata sul prato, accanto a lui.

“Ti ricordi quando andavamo al parco di Konoha a guardare le nuvole? Eravamo così carini!” esclamò lei dandogli un lieve colpo sulle costole.

“Io non ho mai smesso. Quando te ne sei andata ho passato almeno un paio di giorni a guardarle da solo, in completo silenzio.” raccontò lui con un mezzo sorriso. Sentì distintamente le piccole mani di lei accarezzargli un braccio, e ogni singolo muscolo contrarsi al suo passaggio. Lui aprì gli occhi e la vide vicinissima al proprio viso.

“Chissà che cosa sarebbe successo se fossi rimasta, magari sarei stata la tua ragazza...” sussurrò troppo vicino alle sue labbra. Inaspettatamente Shikamaru le passò una mano dietro la nuca e l'avvicinò a sé. Fu decisamente diverso dal loro primo bacio. Le certezze del Nara si frantumarono nel momento in cui la sentì accarezzargli il collo e baciarlo di rimando. Ma perché dopo tutto questo tempo, Ino?

Durò forse pochi secondi, o forse ore. Quando si staccarono da quel contatto inaspettato non dissero una parola, semplicemente si alzarono dall'erba e si avviarono verso casa, per mano. Il Nara guardava quella mano così piccola e curata, così diversa da quella che stringeva da sei anni.

 

Sasuke era appena tornato a casa, stava combattendo per non strozzare Kiba e Naruto che, come al solito, non si facevano gli affari propri. Eccoli lì, sul divano, con tanto di Larry e Akamaru, con quei sorrisetti maliziosi che lo facevano imbestialire.

“Allora? Ma quanto tempo ci hai messo per darle un quaderno?” chiese l'Inuzuka pregustandosi già dettagli piccanti. Sasuke lo fissò inarcando in sopracciglio, povero idiota.

“Per non parlare di come ti guarda... oddio provo pena per lei... altri cuori spezzati all'orizzonte!” si lagnò ancora Kiba. L'Uchiha sbuffò sonoramente. Già aveva i dolori di tutta quella pessima partita, in più doveva anche sentire le cazzate di quei due microcefali.

“Sono selettivo, Kiba. Non mi faccio la prima che passa. Quello è più nel tuo stile.” sibilò Sasuke sbattendo la porta della sua stanza. Quei due coglioni, sempre a pensare male, sfortunatamente non c'era nulla di cui pensare male, quella Sakura era una specie di zerbino, nemmeno lui avrebbe avuto cuore di approfittare di lei in quel momento di magra.

 

Pochi minuti dopo anche Shikamaru rincasò, aveva un sorriso ebete stampato in faccia, sembrava avesse sniffato pittura. Posò il giubbotto su una sedia e si bloccò alla vista di tre figure che lo fissavano truci dal divano.

“Ok... che diavolo è successo?” chiese incerto verso i tre coinquilini. Kiba si alzò e lo guardò sprezzante, gli lanciò il cellulare malamente.

“Chiamala. Ricordati ogni tanto che sei fidanzato, eh!” era parecchio arrabbiato. Ma da quando gliene fregava qualcosa di Temari? Non gli stava sulle palle? Si chiese Shikamaru.

“Ehi, guarda che la sento ogni giorno, mica mi dimentico!” sbottò il Nara scorrendo l'elenco delle chiamate perse e cominciando a sudare freddo. Non si era nemmeno accorto di aver dimenticato il cellulare a casa. Che imbecille.

“Ma, da quello che mi ha detto quando ho risposto direi di no. Da quando è ricomparsa la Yamanaka sei sempre con la testa da un'altra parte. Devi fare una scelta e lo sai anche tu.” disse conciso voltandogli le spalle.

Ma da quando Kiba era diventato così saggio? Di solito era il più cazzone della compagnia...ma certo! Probabilmente si era innamorato di qualcuna!

“Non guardare me, ha ragione!” Naruto sostenne fermamente le parti di Kiba.

“Solo perché non è mai stato con una più di due giorni... vado a chiamare la mia ragazza...” disse calcando più del solito l'ultima parola. L'Inuzuka non ci vide più. Ma come cazzo si stava comportando?

“Stai attento, eh! E che cazzo sono quei brillantini sul collo della felpa?” gli saltò addosso. Chissà da quanto tempo andava avanti con quella storia.

“Ehi, non ci ho fatto un cazzo con Ino! Mi ha solo dato un bacio!” urlò il Nara ormai atterrato. Aveva mentito, in realtà era stato lui a baciarla e non si sentiva minimamente in colpa. Ma l'avesse saputo prima si sarebbe evitato tutte quelle seccature.

“E adesso ho intenzione di dirlo a Temari, voglio essere corretto.” concluse velocemente scrollandoselo di dosso come una bambola di pezza.

 

In un altro condominio si affrontavano problemi analoghi. Hinata si stava bevendo una tazza di tè ascoltando le ultime news delle due coinquiline.

“Mah, ho cercato di abbordarlo con la storia del quaderno, ma dopo mezz'ora è tornato a casa e sembrava non mi guardasse nemmeno...” si lagnò Sakura con la testa tra le mani. Ino invece era seduta sulla poltrona del salotto con gli occhi velati di tristezza.

“Shikamaru mi ha baciata. Mi sento una stronza...lui è fidanzato.” sussurrò più a sé stessa che alle amiche. Le era capitato spesso di uscire con qualcuno che fosse fidanzato, ma quella volta era diverso, gli altri non erano Shikamaru.

 

Un'ora. Questo fu il tempo che Shikamaru ci mise per calmare Temari al telefono. Un'ora di insulti, di pianti e grida. Un'ora in cui crollò definitivamente il mondo che il Nara conosceva da lì a sei anni. La sua Temari l'aveva lasciato, per sempre e senza alcuna possibilità d'appello. Si era rintanato in un angolo della stanza, come se si potesse nascondere facilmente un omone della sua stazza, e si accese una sigaretta ignorando del tutto le regole della casa che concedevano di fumare solamente sul terrazzo.

Kiba aveva origliato tutta la conversazione e si sorprese nell'essere triste per l'amico, però, anche rincuorato per qualche strana ragione. Forse non era stata Ino la causa scatenante di quella rottura, era stato il tempo, la routine e la loro giovane età.

Bussò alla porta e senza ottenere risposta entrò. Con fare fraterno di avvicinò a lui dandogli una pacca sulla spalla e rubandogli un tiro di sigaretta.

“Mi dispiace, amico.” disse semplicemente. Non c'era proprio nulla da dire in quei casi. Shikamaru annuì e in quel momento gli fu tutto chiaro, era sempre stato così palese.

“Tem non merita uno che non sa quello che vuole e che la considera una seccatura, merita uno come te, Kiba...” ammise con sé stesso il Nara, non aveva mai saputo darle tutto quello che si meritava, che fidanzato pessimo.

“Ma smettila, la trippona non sarebbe capace di gestirmi! Mica sono una mezza sega come te! Dai, andiamo a farci una birra, offro io!” esclamò Kiba aiutandolo a tirarsi su.

 

L'ANGOLO DI KETY

 

Ma saaaalve miei carissimi lettori, ecco qui il capitolo di questa settimana, scusate se non è troppo lungo ma spero vi possa piacere ugualmente! Ultimamente sono parecchio occupata, spero però di continuare ad aggiornare regolarmente, spero che possiate apprezzare i miei sforzi!

 

Un grazie speciale va come sempre a Kiarana che mi segue sempre e mi fa sentire che la storia interessa a qualcuno xD a parte gli scherzi la ringrazio davvero per le sue indispensabili recensioni!

 

Un grazie gigante anche a coloro che hanno messo la storia tra le preferite o le seguite, ma anche chi legge solo ma non recensisce (anche se preferirei lo facesse xD)

 

Ma adesso nuovi interrogativi si pongono all'orizzonte: Sasuke tornerà il tanto sospirato teen idol o continuerà ad occupare il bagno e basta? Gaara prenderà qualche centimetro così almeno lo sfotteranno un po' meno? Kiba si dimenticherà per sempre di quel sogno?

 

Prossimo aggiornamento: sabato 30 maggio.

 

Alla prossima carissimi!

 

ketyblack

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: ketyblack