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Autore: Hustler 182    22/05/2015    1 recensioni
Achille & Patroclo
La creatività che si risveglia a scuola, durante le ore di epica
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FILIA EROICA

Stavano seduti davanti al fuoco scoppiettante posato su un letto di ceppi ardenti. Entrambi fissavano con occhi smarriti le fiamme rosse, senza però guardarle davvero, attorno a loro regnava il silenzio, rotto solo di tanto in tanto dal rumore delle onde che si infrangevano pigramente contro gli scogli in quella notte tranquilla in cui Eolo aveva deciso di far riposare i venti nelle loro case.
«Patroclo... Non andare, ti prego» mormorò Achille, puntando lo sguardo sull'amico.
Questi si scosse un attimo dai suoi pensieri e fece incontrare i suoi occhi con quelli dell'altro ragazzo.
«No Achille, io a differenza tua non riesco a starmene con le mani in mano mentre la mia patria va in rovina per mano di Ettore e dei suoi Troiani. Io darò tutto me stesso in battaglia, finché ne sarò in grado» rispose Patroclo, risoluto.
Ignorò il sospiro di Achille e stava giusto per riperdersi nei suoi pensieri, quando il Pelide parlò di nuovo.
«È troppo forte, Patroclo, non riuscirai ad avere la meglio, ti ucciderà.»
«Non è forse questa la sorte che spetta a noi, valorosi combattenti?»
Achille sospirò di nuovo e non rispose. Non voleva che l'amico affrontasse Ettore durante la battaglia, era sicuro che l'avrebbe perso per mano del troiano e non voleva assolutamente. Per lui Patroclo era speciale. Lui era diverso, gli voleva bene... Lo amava, probabilmente. Fu forse il pensiero che quella sarebbe stata l'ultima notte che avrebbero passato insieme a fargli compiere quel gesto che tante volte aveva desiderato fare, senza trovarne mai il coraggio. Posò una mano sulla guancia di Patroclo e gli fece girare la testa verso di lui, poi gli fu facile chinarsi e far scontrare le loro labbra. L'amico non si ritrasse, anzi, si beò di quel piacevole contatto per più di quanto avrebbe potuto
immaginare Achille.
«Patroclo... Io ti amo. Non puoi lasciarmi per combattere. Possiamo scappare dalla Grecia, possiamo andare a vivere da
un'altra parte, insieme, felici. Scappiamo, Patroclo, in fretta» disse il biondo.
L'altro rimase basito e non riuscì a spiccicare parola per qualche secondo.
«La nostra storia d'amore è impossibile, e va troncata sul nascere. Domani a quest'ora potrei essere solo un cadavere, e tu non potrai amare un cadavere» replicò poi.
«Tu... Se davvero vuoi combattere, tu devi promettermi che uscirai vivo dal campo di battaglia. Promettimelo, Patroclo, fallo!» lo implorò il Pelide.
«Stai delirando, Achille. Sai bene che non posso promettertelo, altrimenti lo farei, poiché anch'io t'amo, e vorrei starti vicino per sempre, ma presto o tardi la morte renderebbe vane questa promessa.»
Scoppiarono a piangere entrambi mentre si stringevano quasi possessivamente. La disperazione fece sentire loro il bisogno di unirsi ed appartenersi, fu quindi quella la notte in cui entrambi conobbero realmente l'amore, mentre i loro corpi nudi sulla sabbia si accarezzavano lentamente. Fu quello il primo momento in cui entrambi riuscirono a dimenticarsi della guerra e della morte.
 
                                                                                                    ***
 
«E quindi, in bocca al lupo, Patroclo. Tieniti lontano da lui, rimani ai margini del campo di battaglia» furono le ultime raccomandazioni di Achille.
«Crepi...»
Unirono le loro mani, si scambiarono un altro tenero bacio e Patroclo si allontanò dall'accampamento per non tornarvi mai più. Achille tornò all'interno della nave e cominciò a pregare gli dei perché facessero tornare l'amico vivo. Purtroppo però, Antiloco lo raggiunse per dargli la brutta notizia. Patroclo era stato ucciso dal forte Ettore dopo aver combattuto valorosamente ed aver dimostrato grande coraggio. L'eroe biondo cominciò a rotolarsi a terra, piangere e strapparsi i capelli assieme alle sue schiave, anche loro scosse per la morte del giovane eroe. Preoccupata per i lamenti del figlio, la ninfa Teti riemerse dalle acque e si sedette sulla riva del fiume, accanto al figlio diletto. Questi le raccontò della vicenda e le chiese una nuova armatura per andare in guerra e uccidere Ettore, rivendicando così l'amico. Sentiva infatti che la sua vita non aveva più senso senza di lui. La madre non fu contenta della decisione del figlio, poiché aveva deciso di vivere una vita gloriosa ma breve, tuttavia fece forgiare delle nuovi armi ad Achille e gliele consegnò il mattino successivo. Immediatamente Achille corse sotto le mura di Troia per il duello contro Ettore, e immensa fu la sua gioia quando lo vide cadere a terra, colpito dalla sua stessa lancia. Quanto alla profezia del troiano sulla sua imminente morte, Achille se ne infischiò bellamente: gli sarebbe stato lieto morire e ricongiungersi con Patroclo lassù, in un posto migliore.

*SPAZIO ME*
Perdonatemi questo delirio nato in un'ora di epica particolarmente noiosa. Ogni critica (negativa o positiva) sarà ben accetta :P
  
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