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Autore: BJgirl    23/05/2015    1 recensioni
"Ma Holmes era in grado di capire l'impossibile lasciandosi sfuggire le cose più ovvie"
Pre-Reichenbach
[EX "It's so overt it's covert"]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sera seguente, John sentì Sherlock uscire ad un orario indecente. Non si erano parlati per tutta la giornata, ma era già successo altre volte che litigassero. Certamente non per quel motivo. Il fatto che Sherlock fosse uscito senza di lui (doveva per forza trattarsi di un caso, a quell’ora della notte) fece rattristare John.
Il dottore decise di riprendere la lettura di un libro che aveva abbandonato da troppo tempo ormai. Nonostante fosse ancora leggermente arrabbiato con Sherlock, decise di aspettarlo sveglio.
Quando John  aprì gli occhi era ormai giorno. Un sole pallido illuminava timidamente Londra. Quando fece per muoversi, John sentì male alla schiena e alle gambe. Si era addormentato mentre leggeva e aveva passato la notte in una posizione decisamente scomoda. Ci mise più di cinque minuti ad alzarsi.
Scese in cucina per prepararsi del tea e mentre si avvicinava al lavello, scivolò su una pozza d'acqua che non aveva visto. Si aggrappò all'ultimo ad una sedia, evitando così di cadere rovinosamente a terra. La pozza d’acqua era nel bel mezzo della stanza. Guardò il soffitto ma non vide nessuna perdita.
"Sherlock" sospirò John, abbattuto.
Lasciò perdere l'idea del tea e andò verso la camera del detective. Bussò piano.
"Sherlock? Dormi?" chiese. Non ricevendo alcuna risposta bussò di nuovo, più forte. "Sherlock? Sei qui dentro?" mentre parlava, John aveva abbassato la maniglia e stava aprendo piano la porta della camera del detective.
Guardò il letto e vide un groviglio indefinito di lenzuola e coperte. Decisamente Sherlock era lì.
John si preoccupò involontariamente; Sherlock non dormiva mai fino a tardi (le rare volte che dormiva). Si avvicinò al letto e vide che il suo amico era coperto fino alla fronte. Gli poggiò una mano sulla spalla e lo scosse leggermente.
"Sherlock?" lo chiamò.
L'unica risposta che ricevette fu un debole lamento, che a causa di tutte quelle coperte risultava ancora più flebile.
John spostò la sua mano dalla spalla alla fronte del detective, per togliere tutto quello strato di coperte dalla suo viso. Solo allora si accorse che aveva i capelli bagnati e la fronte madida di sudore.
"Sherlock!" quasi urlò John, mentre con un movimento brusco tirò giù le coperte fino a scoprire le spalle del detective. Sherlock aveva il viso arrossato ed era in un bagno di sudore nonostante indossasse un pigiama leggero. John poggiò il dorso della mando sulla fronte del detective e senti chiaramente che scottava. Aveva la febbre molto alta, chissà da quanto era in quelle condizioni.
"Sherlock, cosa diavolo hai combinato?" chiese stizzito mentre faceva mente locale su dove fosse il termometro. Pregò che Sherlock non lo avesse distrutto per utilizzare il mercurio per qualche strambo esperimento.
"John" si lamentò Sherlock. "Ho freddo" disse mentre tentava di aprire gli occhi.
"E ci credo! Avrai almeno 38 di febbre. Sta' buono, torno subito." rispose John mentre usciva dalla camera. Andò in bagno, dove riempì una piccola bacinella con acqua fredda e vi immerse un piccolo asciugamano. Poi aprì il mobiletto accanto alla finestra e con suo grande sollievo trovò il termometro.
Prese tutto e tornò da Sherlock.
Il detective tremava visibilmente e aveva davvero una brutta cera.
John prese l’asciugamano e lo strizzò per bene, per poi piegarlo con cura e poggiarlo sulla fronte di Sherlock, che appena sentì il freddo scosse la testa (per quanto riuscisse) e lo fece cadere sul cuscino.
“Non cominciare” lo rimproverò subito John, raccogliendolo e poggiandolo di nuovo sulla fronte del detective.
Sherlock fece una smorfia ma non si mosse.
John prese il termometro e lo accese, poi alzò il braccio di Sherlock e posizionò il termometro sotto l’ascella. Abbassò il braccio e tenne la sua mano sul polso dell’amico, per evitare che si muovesse, e si sedette sul bordo del letto.
Mentre aspettava, John guardò Sherlock che respirava pesantemente.
“Perché non sei venuto a chiamarmi?” chiese John.
“ Era pericoloso” rispose Sherlock, con voce rauca e leggermente più bassa del solito.
“Cazzate. Non ti sei mai fatto problemi. E comunque non mi riferivo a ieri sera, di questo ne parleremo dopo, come parleremo del perché ci sia una pozza d’acqua in cucina. Intendevo perché non sei venuto a chiamarmi quando sei rientrato in queste condizioni” rimbeccò John.
“Non volevo svegliarti” Sherlock parlò così debolmente che John si sporse involontariamente verso di lui, nel tentativo di sentire meglio.
Il dottore aprì la bocca per ribattere, ma fu interrotto da Sherlock che continuò “Sei stato sveglio più di una notte per colpa mia e i turni in ambulatorio sono più pesanti ultimamente. Non mi sembrava il caso di svegliarti per una sciocchezza”
John rimase muto per qualche istante a fissare la testata del letto.
Era davvero sorpreso dal comportamento del suo amico. Si ricordò di come si era comportato solo qualche giorno prima per i postumi della bevuta. ‘Devo chiamare Greg e farmi raccontare cosa è successo di preciso’ si appuntò mentalmente il dottore. John tornò a fissare Sherlock. Sembrava leggermente più calmo, nonostante fosse ancora sudato, rosso in viso e scosso da brividi.
Il termometro suonò facendo sussultare John. Lo sfilò delicatamente. Il display segnava 38.6.
“Vado a prepararti qualcosa da mangiare” disse John mentre di alzava.
“Non ho fame” protestò Sherlock
“Lo sai che non mi interessa” rispose John mentre si allontanava lungo il corridoio.
Arrivato in cucina, John riempì un pentolino con dell’acqua e lo mise sul fuoco. Prese un pacco di pastina e si sedette su una sedia ad aspettare.
Pensò a Sherlock in quelle condizioni e si sentì una specie di crocerossina. Il pensiero lo fece ridere.
Sherlock era sì arrogante, pieno di sé, non aveva né tatto né empatia, ma John in quel momento fu certo che sotto sotto Sherlock aveva un gran cuore.
Si mise a riflettere su tutte quelle volte che Sherlock aveva fatto qualcosa di inusuale solo per lui, solo per John.
Come quella banalissima sera quando avevano ordinato cinese. John stava per farsi una doccia quando arrivò il cibo e notò con disappunto la mancanza di salse. Poggiò i sacchetti sul tavolo e disse a Sherlock che, se voleva, poteva mangiare anche mentre lui era in doccia.
Uscì una mezzora dopo, notando come ci fosse un sacchetto vuoto e due ciotoline piene di salse accanto al sacchetto pieno. Sherlock era andato a comprare le salse mentre lui era in bagno. John ci arrivò solo il mattino seguente.
Sherlock non aveva mai dato importanza a ricorrenze o anniversari. Non si preoccupava del Natale (festa che invece John adorava), perché si sarebbe dovuto interessare a qualcosa di banale come un compleanno?
‘E’ una cosa inutile, John!’ il dottore poteva quasi sentire il tono scocciato di Sherlock.
L’anno precedente John aveva organizzato una cena a Baker Street per festeggiare il suo compleanno. Aveva invitato Mrs. Hudson (in realtà era stata proprio la loro padrona di casa a proporgli l’idea), Greg, Molly, Mycroft (più che per piacere si sentì obbligato, anche se a dirla tutta in fondo – ma davvero in fondo- provava simpatia per il maggiore degli Holmes), Sally e Philip (più per far piacere a Greg) e Jessica, la sua ultima fiamma.
La signora Hudson gli aveva regalato un set per il tea, Greg e Molly dei libri, Mycroft la promessa di lasciarlo in pace per un po’, Sally e Philip un maglione con degli animaletti (John qui colse una punta di ironia) e Jessica..beh, Jessica gli aveva promesso il più bel regalo che potesse permettersi (presentandosi alla porta con una coccarda sul vestito), salvo poi scappare via dopo l’ennesimo sproloquio di Sherlock.
Ma fu proprio il regalo di Sherlock a lasciarlo senza parole. Il giorno del suo compleanno fu costretto a lavorare fino al primo pomeriggio. Era davvero in ritardo- doveva ancora fare la spesa e cucinare tutto.
Quando entrò a Baker Street rimase senza parole nel vedere Sherlock circondato da buste piene di ingredienti mentre maneggiava pentole e padelle. Per qualche secondo John fu preso dal panico, con il costante terrore che la cucina potesse saltare in aria da un momento all’altro.
“Cosa stai facendo?” chiese al detective, che era talmente concentrato da non aver fatto caso all’arrivo del dottore.
Sherlock sussultò e si girò di scatto.
“Sbaglio o questa sera avremo la casa invasa?” chiese mentre dava di nuovo le spalle al dottore.
“Si, ma non capisco cosa c’entri con te che..” John fece dei movimenti con la mano ad indicare Sherlock e la cucina.
“Credevo che saresti tornato tardi. Non mi va di sentire Anderson borbottare perché non è tutto pronto. In più, se arrivano e mangiano subito, se ne andranno anche prima” borbottò Sherlock.
Tutto quello che arrivò alle orecchie di John fu un grande ‘Buon compleanno’.
Nessuno seppe mai che tutta la cena fu merito di Sherlock.
Il rumore dell’acqua che bolliva riportò John alla realtà. Mentre versava della pastina nel pentolino e aggiungeva un pezzo di dado, sentì le guance fargli leggermente male. Solo allora si accorse di star sorridendo. Sorrise ancora di più, scuotendo la testa.
 
Trovò Sherlock così come l’aveva lasciato. Poggiò il piatto e il cucchiaio sul comodino, poi prese un altro cuscino e lo sistemò dietro la schiena di Sherlock mentre lo aiutava a mettersi seduto, il tutto corredato da numerose moine del detective.
“Non posso mangiare, mi fa male la gola” cominciò Sherlock, in tono lamentoso.
“Ancora meglio, è caldo e non può farti che bene” rispose John con un sorriso. Stavolta non l’avrebbe avuta vinta.
Sherlock sbuffò e mise il broncio.
‘Adorabile’ pensò John, scacciando però il pensiero non appena si accorse di averlo formulato.
Si sedette sul letto, prese  piatto e cucchiaio e si preparò ad una lunga battaglia.
 
Dopo un quarto d’ora, Sherlock aveva ingoiato solo qualche cucchiaiata. Stremato, John rinunciò.
Poggiò di nuovo il piatto e il cucchiaio sul comodino e diede a Sherlock una medicina per far abbassare la febbre, poi lo aiutò a stendersi.
Sherlock si sdraiò su un fianco dando le spalle a John, che rimase in piedi vicino al letto. Decise di uscire lasciando la porta aperta. Non fece in tempo a fare qualche passo lungo il corridoio che si sentì chiamare.
“John?”
Tornò indietro e si affacciò nella stanza di Sherlock.
“Dimmi” disse, trovando il detective che lo osservava con una strana espressione.
“Ecco, io…” cominciò Sherlock, abbassando gli occhi “Mi chiedevo se..”
“Avanti Sherlock, parla” disse John mentre di appoggiava alla porta incrociando le braccia.
“Se ti andava di restare un po’ qui..” continuò Sherlock, mentre alzava di nuovo lo sguardo.
John non ci pensò nemmeno.
“Ma certo” disse sorridendo, mentre si avvicinava al letto. Si sedette con la schiena poggiata alla testata, guardando Sherlock. Lo vide sorridere leggermente prima di chiudere gli occhi.
In quel momento, capì quella cosa ovvia che tanto gli sfuggiva.
Sherlock.
Era Sherlock la chiave di tutto. Quel pazzo che non aveva nulla di normale, che aveva riempito la sua vita. Letteralmente.
John pensò a tutte le volte che aveva stilato una lista delle cose che cercava in una relazione. Si accorse, notevolmente terrorizzato, che le aveva già trovate tutte. In Sherlock.
Cercava comprensione (chi più di Sherlock Holmes era capace di capirlo- e dedurlo- con tanta facilità?), stabilità ma non monotonia (con Sherlock di sicuro non ci si annoiava mai, eppure si ritrovavano sempre, anche dopo litigate furiose), cercava qualcuno su cui potesse contare sempre (Sherlock aveva rischiato più volte la sua vita per lui) e di cui potersi fidare ciecamente. Avrebbe messo davvero la sua vita nelle mani di Sherlock?
“L’ho già fatto molto tempo fa” sussurrò, mentre con la mano sfiorava i riccioli neri del detective, che ormai dormiva tranquillo.
Fece per alzarsi, ma Sherlock emise un lamento di protesta. John tornò ad appoggiarsi sul letto, dicendosi che in fondo non sarebbe stato poi così male passare altri cinque minuti così. E poi, aveva tante cose su cui riflettere e un certo detective da sorvegliare.




Salve! Spero che vi piaccia questo capitolo :)
Un grazie grande grande ad Always221B per le recensioni :]
A presto!
Bjgirl
  
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