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Autore: Yume No Akuma    23/05/2015    2 recensioni
"Voglio solo poter uscire da questo mondo fatto di finzione e vernice... non voglio restare da sola."
{ Ib | finale: A painting's demise | POV: Mary }
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mary, Un po' tutti, Weiss Guertena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sono nata durante un giorno di pioggia, in uno studio pallido come il mio creatore, spoglio e triste come la sua anima. Il pennello iniziò creando il mio volto, rendendolo roseo e adornato da un piccolo e gentile sorriso; i miei occhi azzurri e ridenti, la mia chioma bionda che sembrava risplendere come oro ricadeva mossa sulle spalle, lui mi ha creato così e a me piace. Sono stata plasmata secondo una strana fantasia, forse frutto di un attimo di follia…o forse del desiderio di poter avere una figlia come me. Allora, porterò a termine il mio compito. Sì, ho deciso, sarò la figlia perfetta, mi amerà e donerò gioia a chi mi ha dato la vita.

Passo tutto il giorno a giocare e a disegnare, ma mi piace farlo, dare sfogo alla mia fantasia infantile è una cosa positiva per la mia età, no? Sono brava, non chiedo mai nulla e faccio sempre del mio meglio. Eppure…eppure non mi sento amata. In realtà, non so cosa significhi “amare”, quindi è anche possibile che io in verità lo sia. Mi sento sola. Lui non mi parla mai, perché m’ignora in questo modo? A un tratto sento un tonfo provenire dalla stanza accanto, come se una sedia sia caduta, però non posso andare a vedere cos’è successo…spero solamente che mio padre stia bene.


Sono passati tre giorni e ancora non vedo mio padre. Che stia dormendo? Non ho sentito la porta chiudersi, ciò vuol dire che non è uscito. Ora però sento qualcuno bussare, qualcuno sta urlando di aprire ma non capisco chi sia. Dopo pochi minuti entrano nella casa due signori, con una strana uniforme addosso, ma chi sono? Sembrano preoccupati. “Morto?” cosa vuol dire…morto? Sono entrati anche in questa stanza, stanno leggendo qualcosa: una lettera che mio padre ha scritto prima di suicidarsi? Che cosa vuol dire “suicidarsi”?

Da altri tre giorni non vedo più nulla, è tutto buio, non riesco a capire dove sono. Mi hanno detto che non valgo niente e mi hanno messa al buio, ma io voglio solamente uscire da questo luogo, io ho paura del buio. Mio padre mi ha creata così, dopotutto. Lo voglio. Voglio mio padre, voglio il mio creatore, non voglio restare qui da sola. Questo posto…è strano…sembra cambiare ogni istante, non è più quella tranquilla stanza illuminata dalla luce del sole durante i pomeriggi estivi. Questo posto sembra l’interno della mente dell’uomo che mi ha dato la vita.

Ora però sono riuscita a uscire…


Ho sentito delle voci, probabilmente c’è qualcuno ed io non sono davvero sola. Probabilmente potrò uscire da questo mondo. Già, questo mondo è fatto solo di cose dipinte o costruite da lui, qui non vi è nulla di reale; però io voglio essere reale, voglio essere una bambina come quelle che vedevo passare ridacchiando fuori dalla finestra. Voglio giocare in compagnia, ridere e scherzare. Non voglio restare qui, per favore, che qualcuno mi aiuti. Devo assolutamente raggiungere l’esterno, e ora so come fare.

Eccola, la persona che mi salverà. Com’è carina, non è poi così diversa da me. Ha dei capelli lisci color del legno e due occhi rossi come il sangue: sono strani, è vero, ma quel rosso è davvero molto, molto carino. Insieme con lei c’è un uomo che assomiglia tanto a mio padre…mi fa venire un po’ di nostalgia. Però non ci devo pensare! Il suo sguardo sveglio e determinato non potrà salvarlo da questo mondo spaventoso e magnifico; lui che è così simile a chi mi ha abbandonato in questo luogo rimarrà intrappolato qui, cosicché io possa uscire e vivere la mia vita. Vivere. VIVERE.

Però, come sono gentili entrambi. Potremmo anche essere una famiglia, infondo…no, non devo farmi strani pensieri. Devo pensare solamente a uscire da questo luogo, devo pensare solo a raggiungere la luce del giorno. Eppure sento qualcosa di strano, è come se quel dannato ragazzo sospettasse di me. Ha forse paura che io faccia del male alla fanciulla con la rosa rossa tra le mani? Come potrei mai farle del male? Le ho promesso che saremmo uscite insieme e che avremmo giocato al di fuori di questo incubo, allora perché lui non si fida? Non vuole…morire?


DANNATO! Mi ha scoperta, ha scoperto il mio segreto...ma tanto presto anche lui se ne andrà, resterà intrappolato in questo mondo. E se anche riuscisse a farla franca, lo ucciderò con le mie stesse mani. Nessuno mi impedirà di uscire di qui, nessuno! Eheh, come pensavo…ora anche lui fa parte di questo mondo. Eppure…perché anche la mia amica se ne resta lì immobile? Dobbiamo uscire, insieme, ce lo siamo promesse, perché non vuole venire? No…nemmeno lei mi vuole bene…stupida! La lascerò qui!


Ora sono da sola. Completamente da sola. Per fortuna questo mondo è mio amico, esso vuole farmi uscire. A questo mondo non importa se sono un quadro o una bambina reale, gli abitanti di questo mondo vogliono solamente che io esca. Amo canticchiare, perciò lo faccio anche adesso, mentre cammino piano verso il mio brillante e inesorabile destino. Sono così emozionata di poter uscire! Voglio vedere e assaggiare tutto, e soprattutto mangiare quelle cose rotonde, tutte colorate e dolcissime, come si chiamano? Ah sì: macarons. All’improvviso sento qualcosa dietro di me: dei passi lenti e pesanti, come se qualcuno stesse seguendo la mia ombra da lontano. – Ib? – sussurro, ma non ottengo nessuna risposta. Continua a camminare, stringendomi le braccia al petto: sicuramente è un’illusione della mia mente, andrà tutto bene. Una scritta fatta con l’inchiostro blu, proprio sul muro di fianco a me, appena ho quasi raggiunto la mia meta: “torna indietro, Mary”recita. No, io non tornerò indietro, voglio uscire! Ignoro quella scritta e raggiungo il quadro che sarà la mia porta verso il nuovo mondo.


“Mondo Fabbricato. Una volta entrati, non si torna indietro. Tutto il tuo tempo qui sarà perso. Salterai ancora dentro?”


La cornice oro come i miei ciuffi scompare ed io entro, finalmente pronta. Corro all’impazzata lungo i corridoi della galleria, raggiungo la porta…ma questa non si apre. Fuori, il cielo, il paesaggio, tutto è rosso come il sangue. Mi guardo intorno e mi accorgo che non c’è nessuno, che sono rimasta da sola in questo luogo spettrale. Intanto sento i passi farsi sempre più vicini, mentre le luci si spengono e tutti si fa sempre più buio. Ho paura, ho ancora più paura. Perché non c’è nessuno? Perché sono di nuovo da sola? Urlo, piango, cerco di chiamare i miei amici che ho abbandonato, ma nessuno risponde, è come se oramai fossi abbandonata al mio destino. E’ forse questo tutto ciò che sono? Non sono altro che un oggetto, non sono altro che una fantasia? Non potrò…mai…essere…reale? Sento le lacrime bagnarmi il viso, scendere lungo il collo e infine raggiungere la mia gonna spiegazzata color smeraldo. Infine tutto diventa buio e inesorabilmente inconsistente.

  
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