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Autore: M4RT1    23/05/2015    1 recensioni
56th Hunger Games | Distric 8 | OC!Characters
Leandro "Tim" Tiraz ha diciotto anni e si prepara per l'ultima Mietitura della sua vita, in piedi sotto il cielo plumbeo del suo Distretto. Non sa che una minuscola possibilità in quel mare di bigliettini può togliergli anche il diritto di guardare le nuvole.
Dal II Capitolo:
Tributo, già. [...] Come Teseo. Lui combatté contro il Minotauro, io soccomberò sotto i miei coetanei. Lui uccise un mostro, io non sono riuscito neppure a guardare il mio migliore amico negli occhi.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Altri tributi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avviso ai lettori: i personaggi presenti in questa storia sono stati creati da me e restano di mia proprietà, così come l'Arena. Non mi appartiene invece il contesto generale, di proprietà di Susanne Collins, autrice della saga "Hunger Games". ©

 

E se il cielo scompare

 
But innocence is gone
And what was right is wrong

["Bleeding out" - Imagine Dragons]


Mi svegliano le loro voci. All'improvviso sono seduto al centro della piccola insenatura, le dita graffiate a sangue dalle pietre e il respiro mozzo: ci sono delle persone. A giudicare dalle voci, devono essere tre o quattro e di sicuro ci sono due ragazze. Una sola parola mi rimbomba nelle orecchie: Favoriti.

Ricordo i Favoriti della scorsa edizione. Erano cinque, tutti addestratissimi e superfighi, tipo eroi o cose simili. Sapevano fare qualunque cosa: arrampicarsi, cacciare, combattere, curarsi - ma soprattutto sapevano uccidersi. E cacchio se lo facevano bene. Quindi spero non mi trovino, dato che non so fare nulla di tutto ciò, invece.

Facendo meno rumore possibile, recupero la pietra acuminata con cui mi sono fatto male ieri sera e la stringo tra le dita, provando a darmi coraggio. Nella mia testa immagini truci si susseguono senza sosta: il sangue, le lame, gli occhi vitrei del Tributo ucciso davanti ai miei occhi, al Bagno di Sangue. Ho paura. Trattengo il respiro man mano che sento i passi avvicinarsi a me, sempre più rumorosi e minacciosi.
Mi preparo.

Mi preparo a cosa? Non lo so, forse a morire. Di certo a correre. Non a combattere, non ne sono capace e- e lo farei? Ucciderei un altra persona, se ne avessi l'opportunità? Se servisse per tornare a casa? Probabilmente sì. Non riesco a mentire a me stesso: forse lo farei; non serve a niente dire di no, dire che risparmierei la vita a uno degli ostacoli che mi separa da casa. Eppure, continuo a pensare di essere io il loro ostacolo, io l'insetto piccolo e inutile da schiacciare.

Quando il gruppo arriva a un paio di metri da me, lacrime silenziose cominciano a solcarmi il viso: le sento, calde, che mi scivolano sul naso e sulle labbra, salate e poi fredde, gelate dall'aria umida che tira qui nell'Arena. Stringo ancora la pietra, ma le mani mi tremano così tanto che probabilmente non riuscirei a usarla. 

E' questo morire? Sentire i passi dei tuoi assassini avvicinarsi e non riuscire nemmeno a respirare?

"Forza, Jew! Smettila di lamentarti!"

Stanno ridendo, loro. Mi passo il dorso della mano sulla faccia e cerco di ricompormi: non piangerò davanti a ragazzini ghignanti. Non lo farò, giuro. Morirò a testa alta.

Sto quasi per palesarmi, lo zaino stretto al petto come scudo e la pietra tra le mani, quando mi rendo conto di qualcosa che mi fa levitare il petto fino alla gola: se ne stanno andando. Non mi hanno visto. Mi sono sfilati davanti - Jew, Silver, Ky, Lynn e uno sconosciuto dai capelli nero pece - e sono passati oltre, tronfi, sicuri di essere soli. Se al mio posto ci fose stato qualcun altro, allora probabilmente sarebbero morti. Ma ci sono io. Sono fortunati, i Favoriti.

Prima che me ne renda conto sto già correndo nella direzione opposta alla loro, la mia arma improvvisata in mano e gli occhi spalancati nella penombra.

 
***

Non so come riesco a trovare Rym. Eppure, dopo mezza giornata di cammino e paura, riconosco la sua coda di cavallo saettare in lontananza, dietro un enorme masso. In un momento sono da lei: so che è folle, che potrebbe uccidermi o, peggio, che potrebbe essere un'altra ragazza, ma è più forte di me. Ho bisogno di credere che sia lei e che sia disposta ad accogliermi, ad allearsi con uno come me.

E lei lo fa. Mi racconta di essere stata sola, di aver avuto paura nel sentire i colpi di cannone. Per un istante, mi chiedo se abbia mai sperato di trovarmi - ma poi, perdendomi nel primo viso amico e nella stanchezza di una giornata di marcia, rinuncio a chiederglielo.

"Chi altro è morto?" domando invece, e mi sorprende il mio tono piatto. Lei sembra pensare la stessa cosa, perché per un momento i suoi occhi si incupiscono e una ruga le compare sulla fronte; poi però è come se si rassegnasse alla cosa: fa spalluccie, torna a contare le provviste e risponde: "Il ragazzo del Dieci è stato ucciso stamattina. Ero nascosta in una grotta, l'ho visto" mi dice.

Ricordo di aver sentito un colpo di cannone poco dopo aver cominciato a muovermi, in effetti. Ma ne ricordo anche un secondo, probabilmente verso mezzogiorno. "E poi?" chiedo quindi.

"La ragazza del Quattro" continua Rym. Questa volta posa i pacchi di carne secca per terra e non mi guarda negli occhi. 

"Come fai a saperlo?" sussurro. Non voglio costringerla a rivangare qualche ricordo troppo spiacevole, ma è importante sapere chi l'ha uccisa e come, per proteggerci. Rym però continua a non rispondere: mi guarda per un secondo, gli occhi chiari così diversi dai soliti da farmi quasi paura, e torna a fissare il pavimento. "Allora?" chiedo io, di nuovo. Immagino di suonare un po' insensibile, ma il suo silenzio mi inquieta più di qualsiasi risposta.

E poi si decide a parlarmi ed è a quel punto che capisco che è tutto cambiato. Che il mondo non esiste più, o forse sono io a non essere più come prima; o magari è solo che tutto sta cambiando e io non voglio. O forse è lei che è cambiata, magari sta impazzendo o lo sto facendo io. Ma che, in definitiva, non c'è più nulla di normale in tutto questo. Nulla.

Perché Rym mi guarda con gli occhi umidi e, stringendo tra le mani un coltellino a serramanico, sussurra: "L'ho uccisa io."



N.d.A: mi scuso per il capitolo breve, ma la scelta non è casuale: a mio avviso è un punto della storia fondamentale, quindi ci tenevo a postarlo a parte per evitare che si perdesse nel resto della narrazione U_U
Grazie a tutti!
  
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