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Autore: seamari    23/05/2015    5 recensioni
[BROLIN]
- Perché questa domanda? – Chiese allora Katie allarmata. – E’ successo qualcosa?-
Un sospiro.
- Si Katie. E’ successo qualcosa. – La voce leggermente rauca di Richard fece rabbrividire leggermente i tre ragazzi che quasi sobbalzarono quando Anthony si alzò di scatto, avvicinandosi ad uno scaffale e prendendo un pacco scuro tra le mani.
[...]
Ritraeva un gruppo di sei o sette ragazzi con bottiglie in una mano e quella che erano inequivocabilmente canne dall’ altra o tra le labbra.
Katie prese la foto subito dopo che era speculare alla prima ma zoomata su quattro dei ragazzi del gruppo.
I visi erano piuttosto nitidi ma fu solo alla terza foto, in primo piano, che Bradley sentì il cuore smettere di battere.
Colin era appoggiato ad una macchina nera, lucida, la testa leggermente inclinata all’indietro verso il tettuccio della Mercedes, con una canna tra le labbra e una Heinecken tra le mani.
Nella quarta foto c’era solo il suo viso dove si distinguevano gli occhi rossi e leggermente vitrei, quello destro contornato da un video violaceo vecchio di qualche giorno. Aveva un graffio sulla guancia che era coperta da un leggero strato di barba e il labbro inferiore spaccato.
Era irriconoscibile.
Buona lettura :)
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bradley James, Colin Morgan, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ed eccomi qui, all’inizio di questa one shot. Non mi dilungherò più di tanto ma ci sono due cosucce da spiegare. E’ una storia nata durante noiose spiegazioni di Italiano con un grande, immenso WHAT IF. Cosa succederebbe se Colin avesse subito una delusione talmente forte da stravolgerlo completamente? OOC. Assolutamente OOC per Col e Brad ma ho cercato di rapportarlo a due ragazzi un po’ più “della strada”.
Detto questo.. buona lettura.
 

To start again

 
 
Il grande amore ci fa paura perchè ci mette in una situazione di pericolo, perchè si diventa vulnerabili;
si perde la corazza che abbiamo nei confronti del mondo.
Perchè in amore si dà tutto e si può anche perdere, e perdere tutto.”

                                                                           - F.Ardant
 
 
- Cole? Dannazione Colin, alzati e torniamo a casa. SUBITO! –
Il ragazzo ridacchiò, sinceramente divertito. – E da quando tu mi dai ordini? – chiese serafico aspirando profondamente il fumo dalla canna.
Bradley lo guardò, serio. – E da quando tu sei diventato cosi stronzo? –
Non riusciva a credere a ciò che vedeva.
Il calmo Colin Morgan, il bravo ragazzo, quello responsabile e maturo si era trasformato in un teppista, arrogante, menefreghista e , a tratti, pericoloso.
Frequentava un nuovo gruppo di amici, un gruppo di deficienti in giacca di pelle nera che trascorreva le serate ubriacandosi e fumando canne.
No, quello non era Colin.. non era il suo Colin. E stava a lui, Bradley, riportarlo sulla retta via.
-Tutti cambiano Bradley, è la vita. Ma comunque non sono affari tuoi. –
- NON SONO AFFARI MIEI?- Esplose il biondo. – CAZZO COLIN MA TI VEDI? LO VEDI COME TI SEI RIDOTTO? CON UN GRUPPO DI UBRIACHI E CANNATI CHE FINO A TRE MESI FA TI DISGUSTAVANO! COME FANNO A NON ESSERE AFFARI MIEI? SEI IL MIO MIGLIORE AMICO, DANNAZIONE!-
Tra i due scese il silenzio. Bradley aveva il fiato corto mentre Colin non aveva aperto bocca. Guardò il biondo per qualche secondo, poi si alzò.
- Ero. –
Bradley lo fissò senza capire. – Cosa? –
- Ero il tuo migliore amico. Ora non siamo più niente. –
Lo guardò per l’ultima volta, poi girò sui tacchi e si allontanò, lasciando Bradley solo e con la consapevolezza che il suo migliore amico non c’era più.
 
DUE SETTIMANE PRIMA
La villa di Anthony era.. colossale.  Bradley l’aveva sempre pensato.
Era magnifica, arredata in stile classico, molto da “Signor Giles” e con foto, tantissime foto con tutti i colleghi con cui aveva lavorato in quegli anni.
Bradley ne stava osservando una piuttosto recente, appesa sopra al camino del salotto. Ritraeva Anthony e Colin alla premiere di Testament of Youth, dove Colin si era presentato quasi all’ultimo minuto e aveva trovato colui che per cinque anni gli aveva quasi fatto da padre.
Anthony e Colin ridevano, uno di fronte all’altro, quasi abbracciati, la mano del ragazzo intorno al collo di Anthony. Era una foto bellissima e Bradley si sentì stringere lo stomaco al pensiero di quello che era successo un mese prima a quella dannatissima festa.
Non si vedevano da allora. Non lo aveva più sentito né aveva avuto sue notizie. La premiere risaliva ad una settimana prima della festa quindi non gli dava nessun indizio.
- Brad? –
Il dolce tocco di Angel lo riscosse dai pensieri.
- Anthony ci vuole di là, ci stanno aspettando. –
Il biondo annuì in silenzio, ringraziando con un sorriso e la seguì verso la sala da pranzo dove erano seduti Katie, Anthony e Richard.
- Sedetevi ragazzi. – Fece il padrone di casa indicando i posti vuoti accanto a Katie. Si sedettero in silenzio, Brad in mezzo alle ragazze, e aspettarono pazienti che uno dei due attaccasse a parlare.
- Beh ragazzi. – Iniziò Richard. – Non so se avete letto i giornali ultimamente ma oserei dire che abbiamo un piccolo.. problema. –
Bradley alzò un sopracciglio. Lui e la lettura erano il diavolo e l’ acqua santa per antonomasia, quindi l’affermazione di Richard era piuttosto surreale.
La faccia del biondo doveva essere piuttosto eloquente perché Anthony alzò per un attimo gli occhi al cielo, sconfortato.
- Richard, Anthony.. tralasciando la blasfemia di pronunciare “Bradley” e “leggere” nella stessa frase quale sarebbe il problema?- Chiese Katie intrecciando le mani tra le ginocchia.
- Beh, ecco.. – Head si morse il labbro inferiore, un pelino nervoso. – E’ una cosa delicata. – Esitò un momento. – Voi.. Quand’ è stata l’ultima volta che avete visto Colin?-
Nella stanza calò il silenzio. Katie e Angel spalancarono gli occhi per quella domanda del tutto inaspettata, alternando le occhiate da Richard a Anthony.
Bradley, invece, era rimasto immobile, una statua di ghiaccio. Solo sentire pronunciare il suo nome gli aveva mozzato il respiro per un secondo.
- Ehm.. – Iniziò Angel passandosi una mano tra i capelli. – Credo di non aver sentito Colin da più di un mese. Credo.. anzi no, sono sicura di averci parlato un paio di giorni dopo la premiere. Poi niente. –
- Lo stesso vale per me. – S’inserì Katie. – L’ ho chiamato per congratularmi del film e ci siamo visti.. ehm.. – Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio. – Intorno l’ otto o il nove di Gennaio. – Concluse gettando un’ occhiata a Bradley il quale inghiottì a vuoto un paio di volte prima di parlare.
- Io l’ho visto un mese fa, ad una festa a casa mia. –
- Un mese?- La voce sorpresa di Angel risuonò come un’ accusa. – Brad tu e Colin siete come fratelli! Com’ è possibile che non vi sentite da un mese? –
Ora lo guardavano tutti ma optò per un ostinato mutismo
- Perché questa domanda? – Chiese allora Katie allarmata. – E’ successo qualcosa?-
Un sospiro.
- Si Katie. E’ successo qualcosa. – La voce leggermente rauca di Richard fece rabbrividire leggermente i tre ragazzi che quasi sobbalzarono quando Anthony si alzò di scatto, avvicinandosi ad uno scaffale e prendendo un pacco scuro tra le mani.
Lo guardò giusto un attimo,  poi con un sospiro lo fece cadere sul tavolino davanti ai divani.
Quello che a prima vista Bradley aveva scambiato per un pacco era in realtà una piccola pila di foto legata da un elastico verde.
Fece per prenderla ma Katie fu più veloce. Sfilò l’elastico e prese la prima foto.
Ritraeva un gruppo di sei o sette ragazzi con bottiglie in una mano e quella che erano inequivocabilmente canne dall’ altra o tra le labbra.
Katie prese la foto subito dopo che era speculare alla prima ma zoomata su quattro dei ragazzi del gruppo.
I visi erano piuttosto nitidi ma fu solo alla terza foto, in primo piano, che Bradley sentì il cuore smettere di battere.
Colin era appoggiato ad una macchina nera, lucida, la testa leggermente inclinata all’indietro verso il tettuccio della Mercedes, con una canna tra le labbra e una Heinecken tra le mani.
Nella quarta foto c’era solo il suo viso dove si distinguevano gli occhi rossi e leggermente vitrei, quello destro contornato da un video violaceo vecchio di qualche giorno. Aveva un graffio sulla guancia che era coperta da un leggero strato di barba e il labbro inferiore spaccato.
Era irriconoscibile.
- Questa foto è stata scattata quattro giorni fa, in un vicolo in periferia. E’ stata mostrata in un giornale scandalistico di poco valore quindi la notizia non è trapelata. Io e Richard siamo intervenuti in tempo e abbiamo pagato la redazione perché non divulgasse altre informazioni o foto. – Spiegò Anthony a voce bassa. – Secondo quello che ci ha detto il direttore lo stavano tenendo d’occhio da almeno due settimane. –
- I ragazzi che stanno con lui fanno parte di una banda piuttosto conosciuta a Londra. Non danno fastidio a nessuno, sono pericolosi solo per loro stessi. –  S’intromise Richard. – Ma una settimana fa è scoppiata una rissa tra loro e un altro gruppo, a quanto dicono i paparazzi..  – Fece una pausa per sospirare. – E’ li che Colin si è fatto quelle ferite. –
Nella stanza era sceso un silenzio surreale.
Katie e Angel avevano una mano sulla bocca, sconvolte, gli occhi lucidi spalancati su quelle foto ma completamente immobili.
Bradley si sentiva completamente estraniato. La mente vagava a quella festa di qualche settimana prima dove aveva rovinato tutto. Dove aveva rovinato Colin.
Perché non era stupido.
Sapeva che se in quel momento il suo migliore amico non era quello di un tempo era solo colpa sua.
“Arriverà il giorno in cui l’incorruttibile Colin Morgan si convertirà al Lato Oscuro.”
“ Non vedi l’ora, vero?”
Il biondo chiuse gli occhi sentendo in gola un macigno che gli impediva di respirare. Quello non poteva essere il suo Colin, non poteva.
Fu solo quando Katie gliele prese che si accorse che le sue mani tremavano
- Bisogna fare qualcosa ragazzi. Non possiamo lasciarlo così. – Mormorò Richard con voce stanca.
- Ci pensiamo noi. – Rispose Angel in un sussurro mentre Katie annuiva impercettibilmente.
- Buona fortuna ragazzi. – Anthony li guardò uno per uno negli occhi. – Riportateci il nostro Colin. –
 
***
Bradley guardava fuori dalla finestra di casa sua, ancora scosso dalla conversazione che aveva avuto con Colin.
Dio, non lo riconosceva più!
Un colpo alla porta interruppe i suoi pensieri.  Il biondo guardò l’orologio: erano le undici di sera. Chi diavolo era a quell’ora?
- James, apri questa porta prima che la butto giù! – Ed ecco la risposta:  la dolce voce di Katie si riconosceva sempre.
- Hai le chiavi, Katie. Apriti da sola,  lo fai sempre. Non farti scrupoli ora!- Rispose svogliato tornando a guardare fuori dalla finestra.
Sentì lo sbuffo dell’amica e il tintinnare delle chiavi; Due secondi dopo due figure avevano fatto irruzione a casa sua.
- Buonasera Katie. Angel. – salutò Bradley con noncuranza versandosi del bourbon nel bicchiere.
- Brad ti pare l’ora di bere? – Lo rimproverò Angel socchiudendo gli occhi..
Il biondo scrollò le spalle e non rispose buttando giù l’alcol tutto di un sorso.
- Posso sapere cosa vi porta qui a quest’ora? – chiese con una punta di sarcasmo.
Katie lo guardò seria sedendosi sul divano accanto ad Angel.
- So che hai parlato con Colin. Voglio sapere cosa vi siete detti. – spiegò decisa.
Bradley aspettò un po’ prima di rispondere. – Non ci siamo detti niente di importante. –
- Di sicuro ci hai parlato più di noi James. Sono settimane che non lo vedo quindi mi scuserai se sono preoccupata. Soprattutto dopo quello che ci hanno detto Anthony e Richard. –
- Katie non insistere, per favore.. –
- Ma cosa può aver mai.. –
- CRISTO KATIE COSA VUOI CHE TI DICA? CHE NON LO RICONOSCO PIU’? CHE MI HA DETTO CHE NON SIAMO PIU’ NIENTE PER LUI? ECCOTI SERVITA! SE NE E’ ANDATO, KATIE, COLIN MORGAN NON ESISTE PIU’! FATTENE UNA RAGIONE E VIVRAI MEGLIO! –
Tra i tre ragazzi calò il silenzio.
Angel aveva una mano sula bocca, gli occhi lucidi. Katie era immobile, ancora seduta sul divano.
- Così come te la sei fatta tu? Ora vivi meglio? – Sussurrò la McGrath.
A quella domanda Bradley non diede una risposta.
- Brad, c’è qualcosa che devi dirmi?- Katie si avvicinò all’amico posandogli una mano sulla spalla. A quel tocco Bradley chiuse gli occhi.
- Brad? –
Il ragazzo prese un profondo respiro passandosi una mano sul volto. -Un mese e mezzo fa io e Cole eravamo ad una festa con alcuni ragazzi che ho incontrato in America. Eravamo entrambi ubriachi e.. e.. – Il biondo smise di parlare con la voce spezzata. 
Non voleva ricordare..
- E? – Lo incalzò la voce dolce di Katie.
Bradley si alzò di scatto avvicinandosi alla finestra. - Ero ubriaco e Colin mi stava così vicino.. – La voce del biondo sembrava quasi disperata.
- Bradley – la McGrath cercò lo sguardo dell’amico. – Cosa è successo? –
Il silenzio in quella stanza era assordante. Era tutto ovattato. Non c’era il ticchettio dell’orologio né il rumore delle macchine che passavano a gran velocità sotto la finestra, non c’era il ronzio degli elettrodomestici e non si sentiva neanche il respiro dei tre giovani.
Silenzio.  Perfetto, assoluto silenzio.
- L’ ho baciato. –
 
UN MESE E MEZZO PRIMA
Colin guardò l’orologio: mancava qualche minuto alle tre di notte ma la festa non sembrava stare per terminare.
La musica a tutto volume aveva otturato le orecchie ma essendo brillo non ci faceva eccessivamente caso. In effetti, più che brillo era particolarmente ubriaco ma doveva ammettere che era nulla in confronto allo stato in cui stavano gli amici di Bradley e Bradley stesso. Erano tutti ammassati in salotto, vicinissimi alle casse e ballavano come se non ci fosse un domani, strillando alcune parole della canzone e alzando le braccia al cielo.
- Colin vieni qui! – Gridò una voce che riconobbe subito.
Bradley James, completamente sbronzo, gli si stava avvicinando con un bicchiere di birra in mano, il viso acceso dall’entusiasmo e gli occhi leggermente lucidi.
- Brad, avanti, non ci reggiamo in piedi.- Ridacchiò Colin quando il ragazzo gli passò le mani sulle spalle, barcollando.
- Credo di dover prendere una boccata d’aria. – Borbottò il biondo con la voce impastata.
- Andiamo fuori. – Propose il moro battendo più volte le palpebre per riacquistare un minimo di lucidità.
Oscillando e ondeggiando si avviarono verso l’uscita.  Ci misero un po’ ad aprire la porta ma alla fine arrivarono sani e salvi ai tavolini di legno in giardino.
- Siediti Brad. – Gli sussurrò Colin cercando di togliersi delicatamente il braccio dell’amico dalle spalle.
- No, non voglio sedermi. – Bofonchiò quello tenendosi stretto all’ irlandese.
- Ma se non ti reggi in piedi! –
- Non voglio sedermi. – Ripetè il biondo ostinato.
Colin sospirò, rinunciando a discutere con l’amico che già da sobrio era particolarmente testardo.
- Vuoi una sigaretta? –
Si girò verso Bradley che teneva in mano un pacchetto di Camel e un accendino azzurro.
- No. – rispose. – Lo sai che non fumo. –
- Puoi sempre cominciare.-  Mugugnò quello accendendo la sua sigaretta e dando il primo tiro.
- Non succederà. –
Il biondo sorrise, sarcastico.  – Arriverà il giorno in cui l’incorruttibile Colin Morgan si convertirà al Lato Oscuro. –
Il moro ridacchio. – Ti piacerebbe, vero? –
Bradley soffiò fuori il fumo guardandolo. – Sarebbe un piacevole cambiamento. –
A quella frase Colin si irrigidì impercettibilmente anche se il biondo era talmente ubriaco da non accorgersi di niente.
- Piacevole cambiamento. – Mormorò con la mascella rigida.
- Si.. vederti fuori dalle righe ogni tanto.. –
Piacevole. Bradley gli aveva implicitamente detto che avrebbe voluto che cambiasse perchè così com’era era troppo.. moscio. Perfetto.
- Io torno dentro. – Disse senza guardarlo in faccia.
- Aspetta! – Bradley lo afferrò per un braccio costringendolo a girarsi verso di lui.
Erano vicini.
Troppo vicini, pensò Colin.
I loro visi erano appena a qualche centimetro di distanza, così pochi da poter sentire l’uno il respiro dell’altro. Il fastidio di Colin era sparito così com’era iniziato lasciando posto ad un senso di confusione e intimorimento. Gli occhi di ghiaccio di Bradley fissavano con desiderio le labbra del moro e con la mano libera gli scostò alcune ciocche di capelli dalla fronte.
- C’è una cosa che ho sempre voluto provare. –
Colin trattenne per un secondo il respiro, incapace di pensare lucidamente a qualunque cosa che non fossero le mani del biondo.
- Brad..-
- E so che anche tu lo vuoi.-
Si fece ancora più vicino, poggiando la fronte su quella del moro.
Non erano mai stati così vicini, pensò Colin, neanche quando erano sul set o quando erano costretti a dormire entrambi su un letto matrimoniale in una camera d’albergo.
Mai.
E si sentiva strano adesso, la sbronza completamente scomparsa e l’amico così vicino. Da quanto tempo provava qualcosa per lui? Cole non lo ricordava nemmeno. Sapeva solo del senso di vuoto che sentiva nel petto da quando erano finite le riprese di Merlin. Vuoto che si colmava solo quando l’asino era vicino a lui.
E fu per questo motivo che, quando sentì le labbra di Bradley sulle sue, si sentì finalmente completo.
Erano morbide, fredde e calde nello stesso tempo ed incredibilmente dolci mentre lasciava che la propria lingua si intrecciasse in quella di lui.
Fu un bacio breve ma delicato e quando si staccarono avevano tutti e due il respiro leggermente accelerato. Rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi, consapevoli del significato di quel gesto. E fu l’attimo di un respiro, di un battito di ciglia, un lampo di incertezza negli occhi di Bradley che si allontanò di scatto dal corpo del moro senza riuscire a guardarlo.
Colin sentì la porta di casa sbattere e con un groppo in gola abbassò la testa, stringendo forte le mani tanto da conficcarsi le unghie nella pelle.
Ma non poteva lasciarlo andare in quel modo..
Si fece coraggio e rientrò in casa, deciso a parlare con lui. Lo cercò in mezzo alla ressa delle persone e chiese in giro, ma nessuno sembrava abbastanza sobrio da ricordare anche chi fosse Bradley James.
E fu allora che lo vide..
Stava salendo le scale che portavano al piano di sopra e il cuore di Colin perse un colpo:  attaccata al suo braccio c’era una bionda che conosceva molto bene. Era Georgia, la tizia con cui Bradley aveva avuto una storia tempo prima.
Ma fu quando li vide baciarsi che Colin capì quanto in realtà si fosse sbagliato su Bradley.
Come se chiamato, il biondo si staccò dalla ragazza e si girò verso la porta. I loro occhi si incontrarono per un istante ma fu Bradley il primo a distogliere lo sguardo. Prese Georgia per un braccio e la tirò su per le scale verso le camere da letto.
Colin assistette a quella scena in silenzio, gli occhi di ghiaccio e la mascella serrata. Si girò e uscì da quella casa, il respiro affannoso, il cuore a pezzi e con una sola convinzione:  era stanco. Stanco di essere il bravo ragazzo, quello timido e introverso, quello maturo e responsabile.
Se era questo quello che si otteneva allora era ora di cambiare.
 
***
- James, dannazione, fai piano! Finirai per farci sentire!- Sibilò piano Katie accucciandosi meglio dietro al muretto di mattoni.
- Guarda che qui l’unica persona che potrebbe farci scoprire sei tu! – Sussurrò di rimando il biondo trovando la posizione più comoda per nascondersi.
Angel tirò una pacca leggera agli altri per farli tacere e poi si sporse sopra il muro per osservare la scena.
Nel vicolo buio di fronte a loro un gruppo di una decina di ragazzi, tra maschi e femmine, chiaramente ubriachi, stavano ridendo a gran voce ad una battuta sparata da qualcuno di loro. Cessato il coro di risate i tre ragazzi dietro al muretto sentirono chiaramente il discorso che avevano appena iniziato.
- Allora Greg.. questa è la lista: Morris, Drakers, McNill e quel cazzone di Jacobson. –
- Che si fotta Jacobson, lui non è un problema. Piuttosto.. ha piazzato Morris e Drakers e quei due non ci vanno piano. – Disse il tizio che rispondeva al nome di Greg. – Direi che questo turno se la giocano sicuramente Neal e Seth.-
Un coro do ovazioni accolse l’ultima frase e Bradley da lontano vide distintamente due tizi scambiarsi il cinque.
- Per quanto riguarda McNill non sono preoccupato.  Il nostro Matt saprà dargli il filo da torcere. Giusto Matt?-
Il ragazzo tirato in causa ghignò. – Ci puoi scommettere. – E subito ci furono altre ovazioni.
- Ma di che diavolo stanno parlando? – Sussurrò Angel preoccupata.
- Non lo so ma non sembra niente di buono. – Rispose Bradley a denti stretti.
Katie, al contrario, si morse un labbro, agitata. – Ho già sentito parlare di un tizio di nome Morris. Faceva parte di una banda simile a questa e si facevano chiamare i “The Giants” . Ogni settimana usavano organizzare corse clandestine vicino King’s Cross.-
Angel e Bradley la guardavano a bocca aperta. – E tu come diavolo fai a saperlo?-  Chiese quest’ultimo.
La McGrath stava per rispondere quando la voce di Greg riprese a parlare.
- Beh, a quanto pare rimane libero un posto. Chi si offre?-
- Spiacente capo. – Fece una voce. – Questa volta passo. –
- Anche io. – Aggiunse qualcun altro. – L’ultima volta mi sono rotto due dita della mano e non ho una buona presa. –
Da lontano videro il “capo” annuire. – Nessun altro?-
Ci fu un mormorio collettivo per alcuni istanti, accompagnato da un rumore di vetro infranto, segno della rottura dell’ennesima bottiglia di birra.
Poi una figura avanzò lentamente.
- Vado io. –
Bradley, Katie e Angel trattennero rumorosamente il fiato.
Quella voce.. l’avrebbero riconosciuta ovunque.
- Ottimo Morgan. Così si fa! –
Nonono. Bradley scosse la testa sconvolto. Corse clandestine.. no.. era troppo!
- Andiamo via. – Disse Angel. – Forza Brad! Abbiamo visto abbastanza. –
A malincuore i due ragazzi si alzarono e la seguirono. Bradley azzardò un’ ultima occhiata verso il gruppo: stavano ancora bevendo e fumando per brindare alla prossima corsa.
All’ improvviso uno di loro, come se lo avessero chiamato, si girò verso la strada buia.
Colin e Bradley rimasero fermi pochi secondi guardandosi negli occhi, quelli del biondo pieni di incredulità, quelli del moro freddi e indifferenti.
Un attimo dopo Colin gli diede le spalle tornando a prestare attenzione ai suoi amici e non si voltò più.
 
***
- Bene, bene, bene. –
Era notte fonda. King’s Cross era illuminata da poche luce dei lampioni londinesi e le due bande erano una di fronte all’altra, minacciose ma piene di adrenalina.
- Questa sera si sfideranno The Giants  e The Shadows, quattro rappresentanti per ogni squadra scelti precedentemente. Due alla volta gli sfidanti cavalcheranno le moto e il primo che fa il giro completo vince. Quattro rappresentanti a banda, quattro corse. Chi avrà il numero più alto di vincite avrà in palio mille dollari. Tutto chiaro? –  La ragazza finì di parlare guardando i due gruppi con un sorriso malizioso poi, con fare provocante, si avvicinò ad uno dei ragazzi che si trovava al centro del due gruppi.
Colin era tra la sua banda, il volto coperto da un cappuccio scuro e gli occhi fissi sugli avversari di fronte a lui. Sentiva l’adrenalina in corpo e non vedeva l’ora di salire sulla moto e sfogare tutto quello che gli rodeva dentro.  Sentiva il cuore buttare furioso e il respiro affannoso al pensiero dell’imminente annebbiamento della mente. Voleva disperatamente smettere di pensare.
La mente volò direttamente a Bradley e alla sera della festa e le viscere si strinsero improvvisamente in una morsa. Chiuse i pugni respirando forte, rabbioso per come il suo corpo reagiva al solo pensiero dell’ex collega.
Gli mancava. Immensamente. Inutile negarlo.
Lo aveva intravisto qualche sera prima nel vicolo dove era riunito il suo gruppo e per un istante i loro occhi si erano incontrati. Come aveva fatto a sostenere lo sguardo di ghiaccio del biondo Colin non lo sapeva;  la litigata che avevano avuto la settimana prima l’ aveva scosso, anche se non l’aveva dato a vedere. Sapeva che gli altri erano preoccupati per lui, per la sua carriera e per la sua vita ma il moro, semplicemente, si era stancato di seguire la ragione e la razionalità. Entrambe non l’avevano portato a niente. Anzi, ironia della sorte, era stata una sbronza colossale ad abbattere momentaneamente quel muro e soprattutto, pensò Colin, era stato proprio Bradley a prendere l’iniziativa. Chiuse gli occhi ricordando il momento in cui le loro labbra si erano toccate. Era stato meraviglioso, dolce e allo stesso tempo rude e l’aveva portato all’estasi in un attimo. Sentire Bradley in quel modo era stato inebriante, soprattutto per il moro che da anni aveva perso la testa per il collega. Le corse clandestine erano solo un mezzo per ritrovare l’adrenalina che aveva assaporato quella sera.
-Colin. –
Una voce femminile lo riscosse dai pensieri. Si ritrovò davanti la ragazza che aveva parlato prima per spiegare la corsa. Si chiamava Megan, se ricordava bene.
- Dimmi Meg. – Disse senza prestarle particolare attenzione.
- C’è qualcuno che dice di conoscerti. Si chiama.. Bradley, credo. Ti dice niente?-
Colin si gelò sul posto. Non poteva essere. Aveva sicuramente sentito male.
- Morgan, dannazione, non mi far venire là a prenderti a calci e vieni qui! –
Si, era senz’altro Bradley James, l’unica persona che poteva atteggiarsi nella vita reale come l’alterego principe di Camelot. Si girò lentamente sotto lo sguardo curioso di Megan e, senza un’espressione in viso, scorse Bradley trattenuto a forza da due della sua banda, il volto contratto dalla rabbia e gli occhi gelidi.
- Lasciatelo. – Disse piano continuando a guardare il biondo.
I due si allontanarono lentamente gettando un’ ultima occhiata a Bradley per poi non prestare più attenzione alla scena.
Bradley si avvicinò al moro, deciso e con i pugni chiusi. Si fermò ad un passo da lui senza lasciare un attimo i suoi occhi.
- Hai delle nuove guardie del corpo vedo. –
- Cosa vuoi Bradley? – Lo interruppe Colin. Non lo voleva sentire, gli faceva male anche solo vederelo, non poteva sopportare un’ altra conversazione con lui.
- Riportarti a casa. – Rispose lui semplicemente.
Una breve risata senza allegria uscì dalla bocca del moro.
-Vai via Bradley. Ti ho già detto la settimana scorsa quello che penso. Non ho intenzione di ascoltarti ancora. – Si girò per andarsene ma si sentì afferrare il polso da una morsa e si immobilizzò.
- Lasciami Bradley. –
- No. Voglio che per una cazzo di volta rimani qui e mi lasci parlare. –
Il moro si girò a guardarlo, furibondo. – Quello che tu vuoi a me non interessa. Ho passato anni dietro i tuoi “voglio questo”, “voglio quello” . Ma chi ti credi di essere James? Lasciami andare subito! –
E Bradley lo lasciò andare, lentamente. Sospirò passando una mano tra i capelli, gli occhi chiusi.
- Colin – Mormorò appena cercando gli occhi dell’ ex amico. – Ti prego.  Ho bisogno di spiegarti, ho bisogno che tu sappia la verità. Dopo potrai anche continuare ad odiarmi. – Non ce la fece a sostenere lo sguardò gelido dell’ irlandese e per un attimo i suoi occhi tentennarono verso il basso.
Colin rimase immobile, non annuì né si allontanò. Intrecciò le braccia al petto e Bradley lo interpretò come un invito ad andare avanti.
Stava per parlare quando un suono vicino distrasse entrambi: era una sirena, un’ inconfondibile sirena della polizia.
Si scatenò il putiferio.
Entrambi le bande cominciarono a scappare da tutte le parti, chi sulle moto chi a piedi ma in un attimo almeno una ventina di agenti li avevano circondati.
Colin e Bradley non poterono fare altro che rimanere fermi mentre i poliziotti immobilizzavano rudemente le loro mani dietro la schiena. Fecero per scortarli via quando una voce li fermò.
- Aspettate. – I due ragazzi e i due agenti si girarono verso quello che doveva essere il capo della pattuglia.
 – Tu sei Bradley James, vero? – Il biondo esitò un attimo lanciando un’ occhiata a metà tra l’ allarmato e il rassegnato a Colin.
–Si, sono io. –
Il poliziotto annuì appena. – Lasciatelo andare. E’ lui che ci ha avvertiti. –
Colin si girò di scatto verso Bradley, gli occhi spalancati. – Li hai avvertiti tu? – mormorò sconvolto.
L’ agente che lo teneva fermo gli diede uno strattone per farlo avvicinare alla volante. Il moro non provò nemmeno ad opporre resistenza; stava ancora fissando Bradley con occhi accusatori.
-Cole.. –
Bradley cercò di andargli incontro ma gli agenti che gli avevano appena tolto le manette lo bloccarono. Guardò il moro entrare in macchina, impotente, in senso di colpa che lo corrodeva. La volante svoltò l’angolo e sparì e Bradley rimase lì, a guardare la strada vuota, consapevole che dopo quella serata Colin non lo avrebbe mai perdonato.
***
Bradley James guardava il suo non più amico  che fischiettava tranquillamente, incurante della situazione.
- Colin. –
Il ragazzo lo ignorò bellamente continuando a preoccuparsi degli affari suoi.
-Cole, per favore. – Sospirò il biondo passandosi una mano sul volto stanco.
L’ altro smise di fischiare, la bocca piegata in un ghigno divertito. – Bradley, Bradley, Bradley.. che ci fai qui? Non ti hanno arrestato. Questo non è il posto dei bravi ragazzi. –
- Non è neanche il tuo di posto. Non del ragazzo che conoscevo. –
- Non so più come dirtelo. Quel ragazzo non esiste più. –
Bradley deglutì a vuoto, il Pomo d’Adamo che si alzava e abbassava nervosamente. – E tutto questo per cosa? Per quello che è successo a quella stupida festa? –
Sul volto di Colin non c’era più traccia di un sorriso. Si alzò in piedi avvicinandosi il più possibile a Bradley. Strinse tra le mani le sbarre fredde di ferro che lo separavano dal ragazzo. - E cosa è successo a quella festa? Ricordamelo un po’. – Ringhiò.
James abbassò per un istante lo sguardo, incapace di incontrare quegli occhi così freddi e gelidi.
- Ti ho baciato. –
Le mani di Colin si strinsero di più, talmente tanto da farsi, talmente tanto da farsi sbiancare le nocche.
-E poi? Cosa hai fatto dopo? – Sibilò rabbioso.
- Sono andato a letto con Georgia. –
Bradley non ce la faceva a guardarlo. Si stava sentendo male.
- Sei andato a letto con Georgia. – Ripetè Colin in un sussurro. – Dopo che hai baciato me. Sapevi cosa.. provavo per te e te ne sei fregato. –
Il corpo del moro era scosso da tremiti di rabbia, la mascella serrata e le unghie conficcate nella pelle.
- Colin mi disp.. –
- NON MI DIRE CHE TI DISPIACE! – Urlò Colin colpendo il muro con un pugno. – NON VOGLIO SENTIRE CHE TI DISPIACE! NON VOGLIO SENTIRE LE TUE SCUSE! TI SEI TOLTO UNO SFIZIO CON ME E FANCULO A QUELLO CHE PROVAVO IO! SEI UN EGOISTA, BRADLEY1 –
- E credi che per me sia stato facile? Eh? Mi sono spaventato Colin! Non sapevo cosa diavolo poteva significare quel fottuto bacio!- Ribattè di rimando il biondo, disperato.
- E quindi hai deciso che era meglio andare a letto con la prima che passava trenta secondi dopo? Che era meglio evitarmi per settimane?-
Bradley lo guardò finalmente negli occhi, avvolgendo la mano di Colin stratta tra le sbarre con la sua.
-  Mi dispiace Colin. –
Il moro prese un respiro.  – Lo so. – Allontanò la mano dalle sbarre in modo di sciogliere il contatto con la stretta di Bradley. – Ma non basta.  –
 
***
- Sali in macchina. –
- No. –
- Sali in macchina Colin! –
- No.
Bradley ringhiò. – E’ stata Katie a pagarti la cauzione. Potresti mostrare almeno un po’ di gratitudine salendo su quella cazzo di macchina!-
Colin non diede segno di averlo sentito. Si sistemo meglio la giacca di pelle nera per poi cacciare dalla tasca un pacchetto di sigarette, prenderne una e infilarsela in bocca. Sotto lo sguardo gelido del biondo aspirò profondamente e buttò fuori il fumo con lentezza.
-Tralasciando il fatto che è stata colpa tua se sono finito in prigione non ho chiesto io a Katie di pagarmi la cauzione. – Replicò il moro con la voce leggermente arrocchita dal fumo. – Non devo niente a nessuno. –
Detto questo gli voltò le spalle e s’incamminò verso una strada laterale. Bradley rimase immobile per cinque secondi buoni, poi con uno scatto si riebbe, gli occhi pieni di una furia gelida.
- Non scapperai un’altra volta. –
Lo raggiunse velocemente e lo afferrò per un braccio, costringendolo a voltarsi. Lo spinse contro il muro con poca delicatezza e con decisione gli levò la sigaretta dalla bocca buttandola a terra.
- CHE CAZZO FAI, SEI IMPAZZITO? – Urlò Colin cercando di liberare il braccio. – MOLLAMI JAMES! –
- Tu adesso mi stai a sentire. – Gli sibilò di rimando il biondo. –Avrai tutte le ragioni del mondo per avercela con me ma adesso stai diventando ridicolo. – Gli mise una mano contro il petto, bloccandolo ancora di più.
- VAFFANCULO JAMES, LASCIAMI! – Si liberò con uno strattone, il volto deformato dalla rabbia. – E’ FINITO IL TEMPO IN CUI STAVO BUONO  E SOPPORTAVO LE TUE STRONZATE!-
- Oh, allora è questo che stai facendo?  Mi stai punendo per le mie stronzate? – Bradley allontanò la mano dal suo petto per passarsela tra i capelli. – Tu non stai punendo solo me. Stai punendo te stesso! Stai mandando a puttane la tua carriera e la tua vita per uno stupido bacio!-
La risata glaciale di Colin gli bloccò il respiro per un attimo.
- Stupido bacio. – Ripetè piano. – Dopo tutto quello che è successo.. dopo tutto quello che hai fatto.. hai il coraggio di chiamarlo stupido bacio. – Aveva il respiro affannoso, come se si stesse trattenendo dal prenderlo a pugni.
- Lo sai che non era quello che.. –
- NO, NON LO SO! – Esplose il moro. –  QUANDO AVREI DOVUTO SAPERLO? QUANDO TI SEI SCOPATO GEORGIA? QUANDO SEI SPARITO PER SETTIMANE? QUANDO?- Lo scatto d’ira lo aveva fatto avvicinare al biondo. Erano vicinissimi, i respiri che si confondevano. Rimasero in quella posizione per un lunghissimo momento poi Bradley sospirò, allontanandosi di qualche passo.
- Ho fatto una cazzata. – Mormorò. – So di averla fatta. Non sarei dovuto andare a letto con Georgia e non avrei dovuto evitarti. Ho sbagliato e mi dispiace.-
Bradley sembrava un bambino in quel momento. La voce leggermente spezzata, gli occhi bassi, e le spalle curve. Lo stomaco di Colin si strinse a quella vista. Represse l’impulso si abbracciarlo e consolarlo e gli si avvicinò quasi esitando e poi prese un respiro, come per farsi coraggio. –Brad, ho bisogno di sapere. Ho bisogno di una risposta. – Gli sollevò il mento con le dita, con delicatezza, in modo da guardarlo in faccia.
- Voglio sapere cosa ha significato per te quel bacio. – Colin sentì il cuore battere forte nel petto. Cercava di apparire calmo ma in realtà aveva una tempesta dentro, le viscere attorcigliate e un magone in gola. Bradley tremò appena sentendo le dita del moro sul suo volto e con estrema lentezza alzò un braccio afferrandogli il polso con dolcezza per poi condurgli la mano sul suo petto, sopra il cuore.
- Ascolta. – Sussurrò guardandolo negli occhi.
Colin smise di respirare a quel gesto così intimo e quando sentì il battito accelerato del biondo sotto le dita schiuse appena le labbra in preda ad ogni sorta di emozione possibile.
- Lo senti? Batte così ogni volta che parlo con te. Ogni volta che ti vedo, ogni volta che sei accanto a me. Il mio cuore reagisce alla tua presenza e cerco in tutti i modi di controllarmi. Ma.. –Fece una breve pausa. – Quella sera, alla festa, non ce l’ho fatta e.. beh, sai com’è andata a finire. – Bradley prese un lungo respiro come per farsi coraggio. – Ho avuto paura. Paura perché quel bacio aveva avuto il potere di depistarmi come niente aveva mai fatto. Con Georgia non ha significato nulla ma mi ha fatto capire una cosa. – Smise di parlare per un attimo, cercando nel volto qualche segno di incertezza o qualcosa che lo incitasse a proseguire. Il moro, dal canto suo, era impietrito. Bradley non si apriva mai così tanto nel parlare di sentimenti e sentire quelle cose da lui lo stavano letteralmente facendo impazzire.
- Cosa hai capito? – Sussurrò cercando di tener ferma la voce con ben pochi risultati quando vide il biondo avvicinarsi a lui con decisione.
- io non sono gay Colin. Io amo le donne, amo il loro fisico e amo andare a letto con loro. Ma.. – Si affrettò ad aggiungere vedendo Colin abbassare gli occhi, ferito. – C’è qualcosa che amo di più. O meglio qualcuno. – Si corresse avvicinandosi ancora di più. – E sei tu. –
Non ci fu neanche l’attimo di un respiro. Gli poggiò la mano sul petto e lo spinse con forza contro il muro per poi avventarsi sulle sue labbra. Lo baciò con rabbia, come un assetato nel deserto e, quando sentì la bocca di Colin schiudersi e le loro lingue incontrarsi si spinse ancora di più su di lui, passandogli una mano tra i capelli scuri.
Se il primo bacio era stato morbido e cauto era rude, passionale.
Si staccarono un secondo, il tempo di respirare e poi Colin si riavventò sulle labbra del biondo, mordendogli piano quello inferiore strappandogli un gemito basso.
Si separarono qualche attimo dopo, entrambi col respiro spezzato e con le fronti che si toccavano, come se non avessero il coraggio di stare lontani troppo a lungo.
- Possiamo dire che sono Colinsessuale. – Mormorò Bradley poco dopo con un ghigno soddisfatto.
Il viso di Colin si aprì in un sorriso luminoso, gli occhi leggermente lucidi. – Guai a te se fai ancora qualche altre stronzate. –
Invece di rispondere il biondo gli diede un altro bacio a fior di labbra. – Morgan, sia chiara una cosa. Da questo momento esistiamo solo noi due, nessun altro. Io sono tuo e tu sei mio. – I suoi occhi erano fuoco, lo stavano scaldando dentro, quasi bruciandogli il cuore.
-Siamo come Merlin e Arthur.. due lati della stessa medaglia, ricordi?-
Colin ghignò. – Quindi posso chiamarti asino?-
- Provaci e vedrai cosa ti combino. –
E quasi a dimostrazione lo attirò a sé e lo baciò di nuovo, dolcemente.
-Non mi scapperai più Morgan. –
 
***
UN MESE DOPO
Il fuoco nel caminetto scoppiettava piano. Era una bella fiamma calda e allegra che illuminava debolmente il volto dei due ragazzi seduti sul divano.
- Credevo non se ne andassero più. –Sospirò Bradley stringendosi il moro più addosso. – E’ stata una lunga serata. – Aggiunse con un lamento.
Colin sorrise a quella frase infantile. – Sono rimasti solo un paio d’ore Brad. E poi li abbiamo invitati noi all’inaugurazione della casa, non ti puoi lamentare.-  Si girò a guardarlo in faccia, soffermandosi a osservare le ciocche di capelli biondi che gli ricadevano sulla fronte per poi passare agli occhi, di un blu così intenso da far venire il mal di pancia.
-Mi lamento eccome. Quei quattro sono peggio di comari zitelle con gatti e centrini di pizzo. –
- Sinceramente non ce li vedo Anthony e Richard a spettegolare su di noi.. –
- Stai scherzando spero! – Esclamò Bradley scostandosi appena per guardare il moro in faccia. – Ricordi quella voce che girava per il set durante la quinta stagione? Quella di Katie e Alexander insieme? –
Colin annuì appena. – Non dirmi che l’hanno messa in giro loro.. –
Il biondo gli gettò un’occhiata eloquente. –Che ti avevo detto? Gatti e centrini di pizzo. – Si risistemò sul divano avvicinandosi al moro.
Per un po’ nessuno dei due parlò. Rimasero a fissare il fuoco scoppiettare, ognuno perso nei propri pensieri.
Dopo qualche minuto fu Colin a rompere il silenzio.  – Ci pensi? Siamo qui, ora, a casa nostra. Avresti mai detto che sarebbe finita così? – Chiese in un sussurro.
- Se avevo mai immaginato una scena simile?- Bradley esitò un attimo. – Beh, ammetto di averlo sognato più volte e di aver perso il sonno altrettante volte mentre tu ti disintossicavi ma.. non avrei mai immaginato che potesse diventare realtà. – Concluse con un sorriso dolcissimo.
-Che asino che sei. –Ridacchiò Colin allungandosi per strappandogli un bacio sulle labbra. Fece per scostarsi ma Bradley gli bloccò il viso con le mani per approfondire il bacio. Il biondo schiuse le labbra per lasciare che le loro lingue si incontrassero e, appena accadde, un brivido percorse la spina dorsale di entrambi. I respiri si fecero più veloci, i battiti accelerati, gli ansimi che coprivano lo scoppiettio del fuoco e i gesti sempre più urgenti.
-Brad. –
Il ragazzo zittì il moro con un bacio mentre le mani vagavano sulla sua vita, tra gli addominali e sotto i jeans.
- Brad.. non qui.. andiamo.. in camera.. – Ansimò Colin cercando di allontanarsi senza metterci molto impegno. Il biondo annui appena, alzandosi e trascinando l’altro verso la camera.
-Brad. – Lo chiamò ancora.
Bradley si girò incontrando gli occhi entusiasti e vogliosi di Colin e capì.
- Ti amo Colin Morgan. –
La luce del camino s’indebolì sempre di più finchè l’ultima fiamma non si spense del tutto lasciando solo un piccolo sbuffo di fumo.
- Ti amo anche io asino. –
 
*
Ci vogliono anni per capire cosa e chi si vuole nella vita.
Anni per capire a cosa e a chi sei disposto a rinunciare per ottenere quello che vuoi.
Ma quando lo capisci tutto diventa realtà.
Non arrenderti mai.
Continua a lottare per chi ami perché un giorno, quando la battaglia sarà finita, ripenserai ai momenti che hai vissuto, ai gesti che hai compiuto e le scelte che hai preso e che ti hanno condotto a tutto questo.
Tra le decisioni sbagliate e le parole soffocate c’è una piccola luce.
Seguila.
Il motivo della tua esistenza è lì, dietro l’angolo e ti aspetta.
Aspetta solo te.

“Mentre parliamo, il tempo, invidioso, è già volato via.
Cogli l’attimo, facendo il meno possibile affidamento a quello che verrà. “

                                                              - Orazio
 
 
                                                                                 Fine.
 
 
Dediche e Ringraziamenti.
Dedicato a:
  • Asia.  Ogni mia fanfiction è dedicata a lei. La mia migliore amica, la mia persona, la mia soul mate,    l’altro lato della medaglia.
  • Miriam e Valentina. Le mie Blue Ladies, le mie amiche shipper e fanatiche di fandom come me.
  • Giulia. Il mio anore. Con la “n”. Colei che contatto a fine di ogni puntata per sclerare e piangere a tutte le ore.  La mia crocerossina preferita. La mia amica non Merthur e Brolin che sto cercando di convertire.
  • Ad ogni Merthur e Brolin shipper. Noi che sogniamo a occhi aperti e continuiamo a sperare sempre in un happy ending.
Ringraziamenti a:
  • Lea. Per il suo supporto, per aver creduto in me anche quando non ci credevo io, per essersi appassionata e perché è stata la prima che sono riuscita a convertire al mondo shipper e fanfiction.
  • Domenico. Nonostante non faccia parte di “questo mondo” si è entusiasmato e mi ha spinto costantemente ad andare avanti e a non arrendermi. Se ho pubblicato questa ff è solo per merito suo.
  • Prof di Italiano. Non nel modo in cui penserete. No, le sue lezioni soporifere mi hanno acceso l’ispirazione in una fredda giornata di Novembre e aiutato a concludere questa storia in una calda di Aprile. L’ ho scritta quasi sempre durante le sue ore e sempre e solo a scuola. Il minimo è ringraziarla.
  • Emrys___. Musa ispiratrice grazie alle sue stupende storie che mi sono entrate nel cuore.
  • Fandom Merlin. Una famiglia meravigliosa che, nonostante la serie sia finita da tempo, continua a ridere, piangere e sclerare.
  • Bradley e Colin. I ragazzi più.. non ci sono parole. Rimarranno sempre nel mio cuore qualunque cosa faranno. Hanno fatto parte di una serie che mi ha cambiato dentro ed è solo merito loro.
 
Semplicemente.. GRAZIE!
Maar
  
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