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Autore: Juliet Leben22    23/05/2015    7 recensioni
Che burlesco destino gli avi hanno scelto per me.
Loro si sono amati, hanno avuto la comprensione delle stelle. Ma non io, non noi.
Riprendiamo la nostra corsa e in pochi minuti arriviamo a Casa.
Mi inchino immediatamente, non appena giungiamo al cospetto del Re.
Thranduil è seduto sul suo trono e non mi degna nemmeno di uno sguardo. L’ho deluso profondamente.
-Tauriel. Hai disubbidito ad un mio preciso ordine, mettendo in pericolo anche mio figlio Legolas, tuo principe. Se gli fosse successo qualcosa avresti subito qualcosa in più della mia delusione, ne sei cosciente?- scuote la testa – Non mi resta che esiliarti… solo così potrai espiare la colpa del tuo tradimento!-
Chino la testa. –Mio signore…-
-La decisione è stata presa. Ora va. – fa cenno con la mano.
-Mio signore, io vorrei spiegarvi…-
-Non è reale, Tauriel!- scandisce con una freddezza inaudita le parole- Ora va.-
Esco dalla stanza, con il cuore infranto e la consapevolezza che la mia Casa non sarà più Bosco Atro.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kili, Legolas, Tauriel, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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“You were everything that I wanted,
You were meant to be, supposed to be,
But we lost it,
All this time you were pretending.”
 
Il sole è alto quando vengo convocata dal mio Re. Sono cosciente di ciò che ho compiuto, del tradimento che lui vede in questa mia azione. Ma si sbaglia.
Cammino fiera, mentre il vento mi accarezza i capelli, scompigliandomeli. Ho ancora l’arco tra le mani e la freccia incoccata quando Legolas giunge a darmi l’avviso.
Sospiro e lo seguo, affrettando sempre più il passo, sapendo perfettamente che lui vorrebbe fare tutto l’opposto e parlare.
Non ci riesco, non ce la faccio.
Non so cosa mi stia succedendo in questi giorni, da quando sono arrivati i nani a corte… tutto è diverso.
Io sono diversa.
Mi sono comportata da stupida, accorrendo a Pontelagolungo. Eppure, una parte di me, quella incosciente, mi diceva di correre come l’aria e io l’ho seguita. Lui era lì, steso su un tavolo da cucina, mentre gemeva e si contraeva dal dolore, avvelenato. Quella dannata lama morgul era intrisa di veleno. Quando ho visto i suoi amici, i suoi famigliare al suo capezzale, mi sono sentita responsabile, visto che ero in grado di curarlo.
Stavo sbagliando tutto e lo sapevo ma quando lui ha proferito io…
Tu non puoi essere lei. Lei è molto lontana. Lei cammina nella luce delle stelle”.
Mi è mancato il respiro, mentre lui stringeva forte la mia mano. Come a volersi aggrappare a quella visione. Ma io ero reale.
Nessun elfo, nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere.  Nemmeno Legolas.
Mi sono accorta di come mi osserva da qualche tempo ed ero sicura di guardarlo allo stesso modo.
Mi sbagliavo.
-Tauriel…- sussurra, afferrandomi per un braccio e costringendomi a fermarmi.
Lo osservo in quegli occhi blu per un momento, poi distolgo lo sguardo.
-Perché lo hai salvato? E’ un’orrenda creatura! –
Sospiro. –Non lo so, Legolas… io non lo so.-
-E ne è valsa la pena? –
Annuisco. –Sarebbe morto!-
-Non era un nostro problema. Non lo è mai stato!- esclama.
-E’ una creatura vivente e noi proteggiamo le creature!-
-Proteggiamo il bosco e il nostro popolo. Non i nani.- ribatte sprezzante.
-Mi sembra di sentire tuo padre!- esclamo, esasperata.
Il suo volto si deforma in una smorfia. –Non è colpa sua se ti sei cacciata in questa situazione imbarazzante  e immorale.- sibila gelido.
-Leg… - cerco di fermarlo da dire cose molto più dolorose.
-No, Tauriel. Sai benissimo cosa accadrà e io non potrò proteggerti questa volta…- abbassa lo sguardo.
Quando eravamo piccoli ci guardavamo sempre le spalle, eravamo sempre assieme e abbiamo combattuto l’uno al fianco dell’altra per tanti anni.
Mi ricordo che durante la nostra adolescenza, gli avevo rubato un bacio e lui aveva riso. Ma non di me, del mio buffo approccio.  Abbiamo dimenticato subito l’effusione, rivelatasi un errore di gioventù. Io non lo amavo, se non come un amico, un fratello, una parte di me.
Suo padre, Re Thranduil, mi ha accudita fin da piccola e ha accettato che io vivessi a corte con loro, nonostante sia solamente un umile elfa silvana.
Legolas mi ha sempre difesa. Anche quando non avevo scusanti ed ero solo una giovane ragazzina ribelle.
Non mi ha mai giudicata e credevo che non l’avrebbe  mai fatto.
Ma ora, specchiandomi in quelle iridi, comprendo che lui non ha mai dimenticato quel bacio, quel contatto adolescenziale. Comprendo che lui mi sta guardando come se fossi sempre stata sua e ora stessi scappando.
È questo che sto facendo?
Sto scappando davvero dal mio popolo, da me stessa, dalle mie amate stelle?
Mai. Si sbagliano.
-So che non puoi capirmi e so di non poterti chiedere appoggio. Non questa volta, sarebbe troppo.- sospiro, convinta di essere presente alla fine della nostra eterna amicizia-Grazie di essere stato leale, mio signore. Non dimenticherò ciò che avete fatto per me.-
Mi rimetto a correre, sicura che il mio Re stia cominciando ad irritarsi per l’attesa.
Sfioro gli alberi come posso, come a ricordarmi ed imprimermi ogni cosa nella mente.
Amo Bosco Atro, è la mia casa, è la mia famiglia.
Non posso rinnegare chi sono e cosa ho fatto perché l’ho fatto per lui. Benché, io abbia deciso che non lo rivedrò mai più. A prescindere dalla condanna di Re Thranduil.
Mi volto ad ammirare il paesaggio e la città sull’acqua. Mi domando come stiano gli abitanti, dove andranno… forse Thranduil accetterà di aiutarli, forse…
Mi sto illudendo. Il mio signore mi vuole condannare proprio per essere accorsa al loro grido di aiuto quando le fiamme dell’inferno dilagavano ovunque.  Quando Smaug  è disseminato violenza, distruzione e morte.
Ricordo ancora il saluto dei nani di questa mattina… mi sembrava di scorgere rispetto nei loro occhi. Per me.
E nei suoi? Devozione.
“No, Tauriel… molto di più. Sei solo tu che non vuoi andare oltre. Perché? Perché rinnegheresti ogni cosa certa.”
Mi rimprovero spesso con questa cantilena, sperando che possa convincermi.
Rimembro il tocco della sua mano sulla mia come se mi stesse sfiorando ora…
Porto, senza nemmeno distogliere lo sguardo, la mano alla cintura per toccare la pietra… per avvertire la sua Promessa.
-Tauriel! Fermati!- alza la voce Legolas.
Lo guardo dalla roccia su cui mi sono posata per osservare il panorama e perdermi nei ricordi.
-Ti esilierà! Chiedigli perdono… lo farà…-
Ci spera più lui di me.
-Tuo padre ha dimenticato quanto sia forte l’amore…-
-Non dimenticherà mai mia madre.- sibila.
Scuoto la testa, sorridendo sghemba. –Non mi riferivo a tua madre…-
-Taci! Non parlare di quell’errore! Te lo proibisco, Tauriel!- esclama, arrabbiato.
Non vuole ricordare quanto re Thranduil abbia amato un nano. IL nano, se vogliamo dirla tutta.
Il nano che ora tenta di riconquistare con ogni mezzo la sua terra, la sua patria. Suo zio. Thorin Scudo di Quercia.
Questo fa di lui un Principe.
Che burlesco destino gli avi hanno scelto per me.
Loro si sono amati, hanno avuto la comprensione delle stelle. Ma non io, non noi.
Riprendiamo la nostra corsa e in pochi minuti arriviamo a Casa.
Mi inchino immediatamente, non appena giungiamo al cospetto del Re.
Thranduil è seduto sul suo trono e non mi degna nemmeno di uno sguardo. L’ho deluso profondamente.
-Tauriel. Hai disubbidito ad un mio preciso ordine, mettendo in pericolo anche mio figlio Legolas, tuo principe. Se gli fosse successo qualcosa avresti subito qualcosa in più della mia delusione, ne sei cosciente?- scuote la testa – Non mi resta che esiliarti… solo così potrai espiare la colpa del tuo tradimento!-
Chino la testa. –Mio signore…-
-La decisione è stata presa. Ora va. – fa cenno con la mano.
-Mio signore, io vorrei spiegarvi…-
-Non è reale, Tauriel!- scandisce con una freddezza inaudita le parole- Ora va.-
Esco dalla stanza, con il cuore infranto e la consapevolezza che la mia Casa non sarà più Bosco Atro.
Devo rimettermi sulle sue tracce e ritrovarlo.
 
 
 
Sto correndo verso la Montagna Solitaria e non sono sola. Legolas non mi ha abbandonata e in tal modo, suo padre ha preferito esiliarlo.
I loro rapporti sono stati burrascosi di questi tempi, ma non credevo giungesse a tanto.
-Perché l’hai fatto, Legolas? Avresti preso la corona tra qualche anno, saresti diventato un ottimo Re degli Elfi.- sospiro- Lui è il tuo Re!-
Annuisce. –Ma non comanda il mio cuore.-
Abbasso lo sguardo, cercando di allievare quel senso di colpa nei suoi confronti. Avrei potuto amarlo, avrei dovuto amarlo. Ma il volere delle stelle è sconosciuto. Forse, se quell’errore di gioventù avesse avuto seguito… No, suo padre lo avrebbe impedito.
Sospiro, riprendendo a correre.
Il mio amico è a conoscenza di molte cose. Dopo aver setacciato altri nascondigli di feccia Morgul,  siamo accorsi a Erebor, alla Montagna Solitaria.
Sono in pericolo e bisogna avvisarli.
Sta giungendo una guerra e si scatenerà l’inferno tra queste montuose zone.
Armi sguainate, lame che cozzano, frecce che vengono scoccate, urli di pietà e agonia… quanto dolore e quanto sangue lavano questa terra!
Nani e Elfi combattono gli uni al fianco degli altri, persino al fianco degli umani.
La guerra è un male che accomuna tutti.
Penso al mio e cosa farebbe se incontrasse il suo Re. L’unica persona che sia riuscita a farlo piangere.
Io e Legolas continuiamo ad avanzare, combattendo, difendendoci.
Non smetterà mai di proteggermi.
Accorriamo verso le alture, verso le torri di vedetta. Devo affrettare il passo, non possiamo rallentare e questi orrendi esseri non possono ostacolarci.
Legolas viene bloccato da alcuni orchi, io proseguo la mia corsa, giungendo in pochi minuti alla prima torre.
-Kili!- urlo nell’aria.
Nessuna risposta.
-Kili!- ripendo alzando ancor più la voce.
Lame che cozzano.
Momenti di silenzio e di guerra interminabili, colmi di dolore.
Credo che non riuscirò a resistere se…
-Tauriel!-
È la sua voce che spezza l’agonia e la scaccia.
-Tauriel!-ripete.
-Kili!-
E’ vivo.
Mi rimetto a combattere, uccidendo i miei nemici con più forza e carica di prima.
Possiamo farcela. Insieme.
-Questo morirà per primo. Poi suo fratello. E poi tu Scudo di Quercia.-
Sollevo lo sguardo e vedo Fili, suo fratello, cadere giù dal dirupo, dopo essere stato infilzato.
L’urlo di Kili riecheggia in tutta la montagna. O forse è solo una mia impressione.
Azog si para davanti a lui e cominciano a combattere. E’ agile e forte, ma il mio cuore mi dice che non ce la farà.
Non posso perdere la speranza.
Viene ferito innumerevoli volte e avverto che anche Thorin, suo zio, amante del mio Re, lo sta guardando da lontano.
Vorrei urlare, ma non riesco.
Il Profanatore ha infilzato Kili e ora il suo corpo giace vicino a me.
Mi abbandono ad un urlo colmo di dolore e mi accanisco sull’essere, sapendo di avere poche speranze.
Riprovo a colpirlo e ancora, e ancora, e ancora… è tutto vano.
Ti vendicherò, amore mio.
Un dolore acuto mi viene inflitto alla schiena, quando avverto le ossa cozzare contro la parete rocciosa. Il dolore è lancinante e i miei occhi si appannano, colmandosi di piccole stille di lacrime.
Mi abbandona lì, muovendosi verso Scudo di Quercia. Forse lui saprà affrontarlo come si deve.
Io ho fallito.
Mi avvicino a Kili con estrema difficoltà, ho il corpo completamente ammaccato.
Striscio a lui e gli prendo la mano tra le mie. E’ fredda. I suoi occhi, i suoi meravigliosi occhi nocciola, sono chiusi.
Mi sento spezzare in mille frammenti irrecuperabili. Non tornerà da me, questa volta. Non posso salvarlo.
Gli rimetto la pietra tra le mani.  -Avevi promesso…- sussurrò, tra le lacrime.
Leggeri passi dietro di me mi fanno alzare il capo e riconoscere il mio Re, che mi osserva.
-Se questo è amore… io non lo voglio.-
Mi osserva con fare quasi apprensivo, forse riconoscendosi in questo dolore che tanto lo ha attanagliato quando ero adolescente e che lo attanaglia ancora.
Si concede un ultimo sguardo rivolto verso il proprietario del suo cuore e Azog.
In quel momento mi accorgo che nessuno rumore stridulo echeggia nell’aria.
Mi volto di scatto e noto il corpo di Thorin Scudo di Quercia appoggiato ad una roccia.
Mi basta girarmi verso il mio Re per trovarvi dolore, smarrimento e nel contempo, forza.
-Perché fa così male?- deglutisco a fatica.
-Perché è reale.-
I suoi occhi mi guardano come se si posassero su una figlia.
Appoggio le labbra su quelle del mio amato, ormai violacee e gelide.
Gli sposto i capelli dal viso e mi sollevo da terra, a fatica.
Rivolgo l’ultima occhiata a Thranduil che quasi mi sorride.
Chino il capo.
Non posso tornare a casa ma la ricercherò nei miei amati boschi e riguarderò le stelle, sapendo che lui sta camminando tra esse.
Addio amore mio.
 
   
 
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