Yami:
Piccola
One-shot, posta dopo l’ultimo capitolo di Shadows of Death,
il
racconto a quattromani di noi autrici Yami_x_Dark.
Questo
è uno stralcio scritto per mano esclusivamente mia,
ma
che s’inserisce facilmente nella storia, come altri che verranno.
Il
personaggio protagonista che qui ha la parola è Goito,
che,
al contrario di quanto qualcuno possa aver pensato,
è
una sorta di Geisha del futuro ^^
Enjoy!
“Se qualcosa può andar male,
lo
farà.”
Murphy
Red Carpet
« Scarlet, vieni qui! »
Mi voltai, appena in tempo per vedere Safina
chiamarmi con un cenno della mano, prima di dileguarsi dietro ad una tenda.
Riunione.
Roteai gli occhi al soffitto, chiedendomi perché anche come
cortigiana dovevo partecipare a cose del genere.
Scostai gentilmente dalla mia spalla la mano dell’uomo a me più vicino,
sorridendo alla cerchia attorno a me : « Scusate… Mi
devo assentare per un breve istante, miei signori…» spiegai con calma al mio corteo
tutto al maschile.
Quelli mi mostrarono in sincrono tutti i loro sorrisi più pieni,
chiara intesa che avrebbero atteso in ogni caso. Fingendomi rincuorata,
accettai l’aiuto di un duca che mi porse la mano per alzarmi, gli sussurrai un
flebile grazie all’orecchio e raggiunsi le altre cortigiane dietro alla tenda.
C’erano tutte: le novelline, le belle e le brutte.
Tutte con un nome rigorosamente sibilante,
il che spiegava perché a lavoro non potevo farmi semplicemente chiamare
“Goito”. Era un nome troppo del volgo, dicevano.
Allora come mai ero l’unica sulla faccia della terra a
chiamarmi così? Meglio sorvolare.
« Scarlet, l’hai visto? » mi venne subito chiesto.
La tentazione di rispondere « COSA? » con un tono molto
improprio per quell’ambiente mi colpì all’istante. Riuscii a trattenermi,
limitandomi ad un elegante scuotere del capo.
Sarah, quella che aveva parlato, iniziò a ridere con tutte le
altre. Io guardai Safina, l’unica abbastanza sana di
mente del Padiglione, e lei mi fece cenno verso fuori, mimando “nemico”.
Alzai un sopracciglio, volgendo lo sguardo a Syllanda,
la cosiddetta madre di tutte noi:
« Posso sapere qual è il motivo di
tanto scompiglio, sorelle? » chiesi con scarso entusiasmo,già
pronta a ritornare dai miei clienti.
La tenutaria mi sorrise. Sempre sorrisi vedevo
da quelle parti.
« Nel nostro amato Padiglione dei Sussurri è appena entrato un
uomo, un giovane biondo che non è dei Regni Alleati,
ma che dice di essere qui in pace. »
Una ragazza nuova la interruppe, estasiata: « E’ così bello ed
affascinante! Mi ha sfiorato un braccio e mi sono subito sentita in Paradiso! »
Mi trattenei dal guardarla male, chiedendomi da dove saltasse
fuori quella piccola arrapata.
Syllanda rise
tranquilla, con quella risata che attirava tutti i passanti che invitava ad
entrare.
Doveva aver compreso la natura dei miei pensieri, giacché mi
guardava con aria divertita.
« Scarlet, dovresti occupartene tu.
Sembrano tutte impazzite per lui, non ce n’è una che non abbia
subitoli suo fascino. Finirebbero con mancare al loro dovere di accompagnatrici pur di restare a guardarlo per tutta la
sera. Ma parlando con lui mi è parso di comprendere che si trova
qui per molto più che rapire i nostri cuori…» mi spiegò calma, sotto le
proteste di tutte le presenti alla prospettiva che potesse toccare a me di
allietare quel nemico forestiero.
Nemico forestiero: la chiave per il sogno
proibito di tutte le cortigiane che avevo intorno, Safina
compresa. Io esclusa.
« Syllanda, perdona la mia mancanza di
rispetto, ma questa sera ho ben dieci clienti. Mi stanno aspettando là fuori,
servendosi da soli il tè che io dovrei versare. Non voglio mancar loro di
rispetto, scegliendo la compagnia di un uomo che non conosco
al posto della loro.» spiegai,misurando con esattezza
ogni mia parola. In realtà, volevo dire qualcosa tipo “ La clientela me la
tengo, la scopata ve la rendo.”
Troppo volgare per le donne presenti.
« Se Scarlet non lo vuole lo prendo
io!» disse una delle mie coscritte,entusiasta. Mi
guardò, ed io acconsentii con il capo, senza una sola esitazione.
« No, lo voglio io! Ha toccato ME per prima!» disse un’altra,
guardando Syllanda e me con aria disperata.
Mi ci volle un attimo per rendermi conto che non era l’unica ad
aver parlato.
Stavano tutte discutendo sul primato che avrebbe permesso ad una
di loro di stare con quel tipo che stava fuori ad aspettare all’entrata. Tutte.
Solo che la ragazzina che avevo ascoltato era la più vicina, indi per cui la più comprensibile.
La tenutaria rise nervosa, rimettendo tutte ai giusti ranghi. Designò
infine due ragazze, i cui nomi dovevano essere Salomè
e Shival, e le mandò dal giovane straniero, sotto lo
sguardo deluso di tutte le altre.
Soddisfatta, tornai dai miei clienti,
rivolgendo loro un cenno di scuse che accettarono ridendo.
« L’intero Padiglione raggruppato dentro
quella stanza! Ch’è successo, Scarlet?
» mi chiese un conte, bevendo dalla sua tazza.
Gli rivolsi un sorriso mendace, sedendomi tra un principe ed il
suo fidato: « Un giovane di mediocre aspetto ha varcato la nostra soglia. Ma è uno straniero, e tutte sono impazzite all’istante per
lui. » spiegai, esibendo loro un sorriso complice.
Risero tutti, chi sonoramente, chi con garbo.
Uno mi porse la tazza, guardandomi con interesse: « Non voi, a quanto sembrate lasciar intendere….» osservò,
ammiccante.
Di nuovo si levò un coro di risa, al quale mi unii sollevata: «
Orsù, principe Jader, non prendetemi in giro… Sapete che non amo deludere i
miei più fidati clienti. Non per uno straniero giunto da chissà dove! »
Riempii la tazza che il principe mi aveva dato, sotto lo sguardo
soddisfatto di tutti i presenti.
Una mano mi cinse i fianchi, gentile ed accurata come preferivo.
Mi voltai a guardare il giovane al mio fianco, il principe Elgar, sorridendogli con aria tranquilla: « Sì, mio signore…?».
Lui mi ravvivò i capelli, gentile, ed io lasciai cadere lo
sguardo sul divanetto poco distante a quello dove stavo
con i miei clienti. Lì c’erano Salomè, intenta a
versare del vino in un bicchiere, Tom, che si mangiava con quella solita boria
una delle tartine sopra al tavolo, e Shival, che gli
accarezzava i capelli con aria trasognata.
« Che?!» mi lasciai sfuggire,
strabuzzando gli occhi.
Guardai i miei clienti, estremamente
attenti all’espressione sbigottita dipinta sul mio viso, cercando di capire se
avevo o no le traveggole.
Tornai a guardare il tavolo, mettendo bene a fuoco quel trio:
Salomè, Tom, Shival.
Tom.
TOM.
Che cavolo ci faceva TOM nel
MIO Padiglione?!
Guardai la teiera davanti a me, cercando di non alzarmi per
andare a pestarlo a sangue.
Lui. Nel mio padiglione.
Sembrava non avermi notata, cosa che mi calmò almeno per quel
che riguardava il mio istinto omicida. Non mi aveva nemmeno salutata,
quindi era probabile che fosse lì per caso.
Almeno, in teoria.
Mi presi una tazza di tè, bevendolo tutto d’un
fiato.
“ Ti sta provocando,
Goito. Rifletti. Lo fa apposta. Ignoralo. Ignoralo o gliela darai vinta!” Mi
dissi, per poi rendermi conto che tutta l’eccitazione delle concubine era dovuta proprio a lui.
Risi nervosamente: chissà se aveva capito quanto scalpore aveva
causato il suo arrivo. Non esclusi il fatto che ci
avesse sperato. Dopotutto lui si faceva chiamare “Dio del Sesso”, figurarti
quanto sarebbe salito il suo ego a sapere una cosa del genere.
« Scarlet, state bene? Avete uno
strano ghigno dipinto sul volto...»
Mi scossi dai miei pensieri, sollevando uno sguardo stupito su
Jader: « Scusatemi, sono a posto. Non temete.» risi, fingendo
tranquillità.
Una nuova risata si levò dal mio tavolo, mentre il principe Elgar mi baciava a lungo il collo, sussurrandomi una frase
che potei udire solo io:
« Vi voglio mia, questa notte… »
Sorrisi, quasi disperata.
Odiavo il mio lavoro.
Fine
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avete apprezzato e non avete letto SHadows…prego!
Leggete!
Baci
Yami