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Autore: Yami_x_Dark    05/01/2009    2 recensioni
Goito è una geisha. Concubina, donna di buon costume,molti sono gli appellativi che la gente le rivolge per il suo lavoro. Ha due vite, l'una come "Scarlet", l'altra come "Emanazione del Sangue". Ma le due vite non s'intersecano, eccezion fatta per quel giorno,in cui una sua conoscenza viene, casualmente, a portare scompiglio nel suo luogo di lavoro. E chi potrebbe essere, se non Tom? One-shot inseribile nella saga di Shadows of Death.
Genere: Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Yami:

Piccola One-shot,  posta dopo l’ultimo capitolo di Shadows of Death,

il racconto a quattromani di noi autrici Yami_x_Dark.

Questo è uno stralcio scritto per mano esclusivamente mia,

ma che s’inserisce facilmente nella storia, come altri che verranno.

Il personaggio protagonista che qui ha la parola è Goito,

che, al contrario di quanto qualcuno possa aver pensato,

è una sorta di Geisha del futuro ^^

 


Enjoy!

 

 

 

 

 

 

Se qualcosa può andar male,

lo farà.”

Murphy

Red Carpet

 

« Scarlet, vieni qui! »

Mi voltai, appena in tempo per vedere Safina chiamarmi con un cenno della mano, prima di dileguarsi dietro ad una tenda. Riunione.

Roteai gli occhi al soffitto, chiedendomi perché anche come cortigiana dovevo partecipare a cose del genere. Scostai gentilmente dalla mia spalla la mano dell’uomo a me più vicino, sorridendo alla cerchia attorno a me : « Scusate… Mi devo assentare per un breve istante, miei signori…» spiegai con calma al mio corteo tutto al maschile.

Quelli mi mostrarono in sincrono tutti i loro sorrisi più pieni, chiara intesa che avrebbero atteso in ogni caso. Fingendomi rincuorata, accettai l’aiuto di un duca che mi porse la mano per alzarmi, gli sussurrai un flebile grazie all’orecchio e raggiunsi le altre cortigiane dietro alla tenda. C’erano tutte: le novelline, le belle e le brutte.

Tutte con un nome rigorosamente sibilante, il che spiegava perché a lavoro non potevo farmi semplicemente chiamare “Goito”. Era un nome troppo del volgo, dicevano. Allora come mai ero l’unica sulla faccia della terra a chiamarmi così? Meglio sorvolare.

« Scarlet, l’hai visto? » mi venne subito chiesto.

La tentazione di rispondere « COSA? » con un tono molto improprio per quell’ambiente mi colpì all’istante. Riuscii a trattenermi, limitandomi ad un elegante scuotere del capo.

Sarah, quella che aveva parlato, iniziò a ridere con tutte le altre. Io guardai Safina, l’unica abbastanza sana di mente del Padiglione, e lei mi fece cenno verso fuori, mimando “nemico”.

Alzai un sopracciglio, volgendo lo sguardo a Syllanda, la cosiddetta madre di tutte noi:

« Posso sapere qual è il motivo di tanto scompiglio, sorelle? » chiesi con scarso entusiasmo,già pronta a ritornare dai miei clienti.

La tenutaria mi sorrise. Sempre sorrisi vedevo da quelle parti.

« Nel nostro amato Padiglione dei Sussurri è appena entrato un uomo, un giovane biondo che non è dei Regni Alleati, ma che dice di essere qui in pace. »

Una ragazza nuova la interruppe, estasiata: « E’ così bello ed affascinante! Mi ha sfiorato un braccio e mi sono subito sentita in Paradiso! »

Mi trattenei dal guardarla male, chiedendomi da dove saltasse fuori quella piccola arrapata.

Syllanda rise tranquilla, con quella risata che attirava tutti i passanti che invitava ad entrare.

Doveva aver compreso la natura dei miei pensieri, giacché mi guardava con aria divertita.

« Scarlet, dovresti occupartene tu. Sembrano tutte impazzite per lui, non ce n’è una che non abbia subitoli suo fascino. Finirebbero con mancare al loro dovere di accompagnatrici pur di restare a guardarlo per tutta la sera. Ma parlando con lui mi è parso di comprendere che si trova qui per molto più che rapire i nostri cuori…» mi spiegò calma, sotto le proteste di tutte le presenti alla prospettiva che potesse toccare a me di allietare quel nemico forestiero.

Nemico forestiero: la chiave per il sogno proibito di tutte le cortigiane che avevo intorno, Safina compresa. Io esclusa.

« Syllanda, perdona la mia mancanza di rispetto, ma questa sera ho ben dieci clienti. Mi stanno aspettando là fuori, servendosi da soli il tè che io dovrei versare. Non voglio mancar loro di rispetto, scegliendo la compagnia di un uomo che non conosco al posto della loro.» spiegai,misurando con esattezza ogni mia parola. In realtà, volevo dire qualcosa tipo “ La clientela me la tengo, la scopata ve la rendo.

Troppo volgare per le donne presenti.

« Se Scarlet non lo vuole lo prendo io!» disse una delle mie coscritte,entusiasta. Mi guardò, ed io acconsentii con il capo, senza una sola esitazione.

« No, lo voglio io! Ha toccato ME per prima!» disse un’altra, guardando Syllanda e me con aria disperata.

Mi ci volle un attimo per rendermi conto che non era l’unica ad aver parlato.

Stavano tutte discutendo sul primato che avrebbe permesso ad una di loro di stare con quel tipo che stava fuori ad aspettare all’entrata. Tutte. Solo che la ragazzina che avevo ascoltato era la più vicina, indi per cui la più comprensibile.

La tenutaria rise nervosa, rimettendo tutte ai giusti ranghi. Designò infine due ragazze, i cui nomi dovevano essere Salomè e Shival, e le mandò dal giovane straniero, sotto lo sguardo deluso di tutte le altre.

Soddisfatta, tornai dai miei clienti, rivolgendo loro un cenno di scuse che accettarono ridendo.

« L’intero Padiglione raggruppato dentro quella stanza! Ch’è successo, Scarlet? » mi chiese un conte, bevendo dalla sua tazza.

Gli rivolsi un sorriso mendace, sedendomi tra un principe ed il suo fidato: « Un giovane di mediocre aspetto ha varcato la nostra soglia. Ma è uno straniero, e tutte sono impazzite all’istante per lui. » spiegai, esibendo loro un sorriso complice.

Risero tutti, chi sonoramente, chi con garbo.

Uno mi porse la tazza, guardandomi con interesse: « Non voi, a quanto sembrate lasciar intendere….» osservò, ammiccante.

Di nuovo si levò un coro di risa, al quale mi unii sollevata: « Orsù, principe Jader, non prendetemi in giro… Sapete che non amo deludere i miei più fidati clienti. Non per uno straniero giunto da chissà dove! »

Riempii la tazza che il principe mi aveva dato, sotto lo sguardo soddisfatto di tutti i presenti.

Una mano mi cinse i fianchi, gentile ed accurata come preferivo.

Mi voltai a guardare il giovane al mio fianco, il principe Elgar, sorridendogli con aria tranquilla: « Sì, mio signore…?».

Lui mi ravvivò i capelli, gentile, ed io lasciai cadere lo sguardo sul divanetto poco distante a quello dove stavo con i miei clienti. Lì c’erano Salomè, intenta a versare del vino in un bicchiere, Tom, che si mangiava con quella solita boria una delle tartine sopra al tavolo, e Shival, che gli accarezzava i capelli con aria trasognata.

« Che?!» mi lasciai sfuggire, strabuzzando gli occhi.

Guardai i miei clienti, estremamente attenti all’espressione sbigottita dipinta sul mio viso, cercando di capire se avevo o no le traveggole.

Tornai a guardare il tavolo, mettendo bene a fuoco quel trio:

Salomè, Tom, Shival.

Tom.

TOM.

Che cavolo ci faceva TOM nel MIO Padiglione?!

Guardai la teiera davanti a me, cercando di non alzarmi per andare a pestarlo a sangue.

Lui. Nel mio padiglione.

Sembrava non avermi notata, cosa che mi calmò almeno per quel che riguardava il mio istinto omicida. Non mi aveva nemmeno salutata, quindi era probabile che fosse lì per caso.

Almeno, in teoria.

Mi presi una tazza di tè, bevendolo tutto d’un fiato.

 “ Ti sta provocando, Goito. Rifletti. Lo fa apposta. Ignoralo. Ignoralo o gliela darai vinta!” Mi dissi, per poi rendermi conto che tutta l’eccitazione delle concubine era dovuta proprio a lui.

Risi nervosamente: chissà se aveva capito quanto scalpore aveva causato il suo arrivo. Non esclusi il fatto che ci avesse sperato. Dopotutto lui si faceva chiamare “Dio del Sesso”, figurarti quanto sarebbe salito il suo ego a sapere una cosa del genere.

« Scarlet, state bene? Avete uno strano ghigno dipinto sul volto...»

Mi scossi dai miei pensieri, sollevando uno sguardo stupito su Jader: « Scusatemi, sono a posto. Non temete.»  risi, fingendo tranquillità.

Una nuova risata si levò dal mio tavolo, mentre il principe Elgar mi baciava a lungo il collo, sussurrandomi una frase che potei udire solo io:

« Vi voglio mia, questa notte… »

Sorrisi, quasi disperata.

Odiavo il mio lavoro.

Fine

 

 

 

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Se avete apprezzato e non avete letto SHadows…prego! Leggete!

Baci

Yami

  
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