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Autore: GingerAylin    23/05/2015    2 recensioni
“Ha detto che gli dispiace molto, ma proprio non riusciva a liberarsi. Un caso importante..” le aveva detto John mettendole una mano sulla spalla, lei annuì, anche se cercò di trattenere le lacrime che volevano rigarle il volto
“Certo, è naturale” aveva risposto lei
“Sono certo che lo risolverà velocemente, e verrà qui per darti gli auguri”
“Sappiamo entrambi che lui non ama questo genere di cose..”
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mary Morstan, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfic su Sherlock e Molly. Naturalmente è OOC, e spero che vi piaccia...ho il timore che faccia un po' schifo.
Per favore, siate clementi. 
Che dire? Beh, l'ispirazione è venuta ascoltando Frank Sinatra, infatti il titolo non è altro che una sua canzone, questa qui precisamente

https://www.youtube.com/watch?v=LIZIBm2QGaM
Buona serata a tutti, e grazie per leggere quanto segue. Baci, Aylin.

Il giorno del compleanno di Molly Hooper era finalmente arrivato. Per tutti i venti giorni precedenti, la patologa non aveva fatto altro che ignorare i complotti alle sue spalle, le visite improbabili di John a Mike, Lestrade che si lasciava sempre sfuggire un piccolo dettaglio della festa, Mary che la teneva sempre lontana da tutto e da tutti con la scusa di farle compagnia per badare alla piccola Watson.
Quando l’amica Ally, una delle organizzatrici della sua festa a sorpresa –anche se non lo era, perché Molly sapeva ogni cosa, la costrinse ad uscire per andare a bere qualcosa, una forte tensione la invase. Per tutto il tragitto in taxi, l’amica non faceva altro che parlare di attualità, di sua cugina che si stava per sposare, del nuovo appartamento a Holborn, mentre lei, fissava le immagini correre veloci sul finestrino di quella berlina nera.
Entrarono nel pub. ‘Sorpresa’.
Urlarono tutti in coro un caloroso ‘Auguri Molly!’.
Lei sorrise ed arrossì, nonostante fosse a conoscenza di tutto non era un tipo che amava essere al centro dell’attenzione. La sua tensione però, cedette il posto alla delusione. Tra i volti sorridenti di John,Mary, Mrs. Hudson, Lestrade, non vide lo sguardo affilato ed intimidatorio di Sherlock.
“Ha detto che gli dispiace molto, ma proprio non riusciva a liberarsi. Un caso importante..” le aveva detto John mettendole una mano sulla spalla, lei annuì, anche se cercò di trattenere le lacrime che volevano rigarle il volto
“Certo, è naturale” aveva risposto lei
“Sono certo che lo risolverà velocemente, e verrà qui per darti gli auguri”
“Sappiamo entrambi che lui non ama questo genere di cose..” la voce si affievolì piano, lui l’abbracciò, si staccarono e le sorrise.
La serata continuò tra risate, ricordi, barzellette raccontate da un allegro Lestrade, e da un’anziana Mrs. Hudson che alle barzellette più spinte rispondeva con un “Oh, per dio!”.
Sarebbe stato perfetto, se Molly non avesse continuato a guardare il display del cellulare, con la speranza di trovarvi un messaggio.
22.40. Molly mandò giù il suo terzo shot tequila sale e limone, sentì l’alcol bruciarle la gola. Quando iniziò a  girarle la testa decise di fermarsi. Andò in bagno per sciacquarsi il viso con l’acqua fredda, sperando che avrebbe potuto portarle un po’ di lucidità. Si ricompose e tornò dai suoi amici, che stavano continuando a scherzare allegramente, lei sorrise. Poi sentì il cellulare squillare, veloce lo prese dalla borsa, e quando lesse il mittente del messaggio sorrise, Sherlock.

Tate Modern. Ultimo piano. Terrazza sulla destra. SH

Si morse il labbro inferiore, prese veloce la borsa ed il cappotto, disse ad Ally che era troppo stanca per restare ancora, e senza dare troppe spiegazioni, andò via. Chiamò un taxi e si diresse subito al Tate Modern.
Nell’ascensore si guardò allo specchio e si diede della sciocca, era uno straccio. Era il perfetto risultato di un doppio turno al Bart’s, e di uno o più tentativi di spaccarsi la mascella per bere il più velocemente possibile degli shot. Imprecò mentalmente. Arrivata all’ultimo piano, uscì dall’ascensore. Non c’era nessuno. Vide la terrazza e si diresse veloce verso di essa, spinse la porta e fu sul luogo dell’appuntamento. Non vide né Sherlock, né altri.
Rilesse il messaggio, poi pensò che fosse uno stupido scherzo e iniziò a scrivergli un messaggio dove diceva chiaramente che da quel momento per lei poteva anche andarsene al diav..
“Molly Hooper.”
Il suo nome, il modo in cui veniva pronunciato il suo nome. Si voltò accigliata e lo vide, con il suo Belstaff e la sciarpa blu, le mani dietro la schiena. Lei posò il telefono e lui si avvicinò
“Pensavo non venissi”, le aveva detto
“Sono corsa appena ho potuto”, gli confessò.
Non doveva essere così disponibile, non doveva mostrarsi così debole, ma era la verità. Lui le fece un sorriso indecifrabile e le porse un braccio, per accompagnarla dall’altra parte della terrazza che aveva una forma ad “L” , sulla destra c’erano tutti gli edifici, mentre lo spazio più piccolo affacciava sul Tamigi, donando il paesaggio di un quadro. Le luci riflesse sull’acqua, il ponte illuminato dalle luci, il traghetto che passava lento e increspava lievemente la superficie dell’acqua. Su un tavolo c’era un giradischi, una bottiglia di vino, due calici e una rosa rossa a gambo lungo. Lei si voltò versò il detective stupita
“Ma cosa..?”, Sherlock si schiarì la voce e le porse la rosa che era sul tavolo
“E’ il tuo compleanno, e ho pensato di organizzare qualcosa di speciale”
“Ma noi non potremmo stare qui”, commentò la ragazza guardandosi intorno stupita, lui fece un gesto vago con la mano
“Mi dovevano un favore”, avanzò lentamente, fino ad esserle davanti
“Per questo non sei venuto alla festa a sorpresa?” chiese lei prendendo il fiore e accarezzando i petali con le mani
Ti prego. Quella non era certo una sorpresa, troppo prevedibile. La mia è una sorpresa.”
Molly rise, poi si alzò sulle punte per lasciargli un bacio sulla guancia con un timido “Grazie”
Sherlock fece partire il giradischi, le canzoni erano di Sinatra. Il cuore della ragazza perse qualche battito. Rimase immobile, mentre lui apriva la bottiglia di vino e ne versò un po’ nei bicchieri. Ne diede uno all’amica
“Alla tua salute, Molly Hooper.” , fecero toccare i loro calici e bevvero qualche sorso di vino.
La patologa pensò che dopo quel brindisi sarebbe tutto finito, invece con suo sommo stupore, il consulente investigativo più gettonato in Inghilterra, si tolse il cappotto e la sciarpa per sedersi e parlare con lei della serata, mentre sorseggiavano vino bianco. Gli raccontò di Greg che stava dando spettacolo al pub, e della signora Hudson, e lui aveva borbottato
“Fortunatamente ho avuto il piacere di non subire questa scena patetica”, bevve un altro sorso di vino. Molly sorrise.
“Pensavo che ti fossi dimenticato, sai?”
Sherlock si accigliò “Mi deludi se pensi una cosa del genere, Molly Hooper.” , lei si morse il labbro per l’imbarazzo. Partì una canzone, Witchcraft. Il detective si alzò e prese per mano la patologa, la tirò a sé e iniziarono a muoversi lentamente.
“C- cosa stai facendo?” chiese lei
“Mi sembra ovvio, Molly. Stiamo ballando.”
La fece girare, e la riprese di nuovo fra le sue forti braccia. C’era qualcosa che quell’uomo non sapesse fare alla perfezione? Molly appoggiò la testa sul suo petto, mentre Sherlock posò il mento sulla sua testa. La sua mano scendeva lungo la schiena della ragazza, che alzò il capo e poi buttò lievemente la schiena all’indietro, lasciando il collo alla mercé del consulente investigativo, che col naso ed un sorriso sornione le sfiorò la scollatura sul petto e salì la curva morbida del collo. Continuava a dondolarla tra le sue braccia, Molly non si era mai sentita così sicura come in quel momento. La fece voltare dolcemente, per stringerla in un tenero abbraccio, le lasciò una scia di baci sul collo. Lei fece un mugolio di piacere, lasciandosi andare a lui e alla musica. Un altro giro, questa volta la presa fu più decisa e i loro volti erano vicini, i loro nasi si sfiorarono “Hai bevuto un po’ troppo, Sherlock Holmes?” chiese divertita la patologa, lui fece una risata bassa e roca “Oh, no. Tanto quanto basta per fare questo”, si chinò dolcemente sulle sue labbra, depositando un bacio leggero su quelle labbra piccole e morbide, si staccò appena “buon compleanno, Molly Hooper” disse un sussurro Sherlock, poi riprese a baciarla con maggiore passione. La musica continuava e loro due si esploravano dolcemente, con lentezza, le mani del detective si posarono sui fianchi della patologa, che si era aggrappata alle sue spalle. Si staccarono per riprendere fiato, lui le accarezzò il volto
“Molly, la mia Molly. Lo so che sono stato uno stupido, che molte volte ti ho trattato male. Tu sei mia amica, assistente, patologa di fiducia, confidente, ma vorrei che tu fossi molto di più per me” fece una pausa “Molly Hooper, vuoi essere la mia compagna?”
“Non desidero altro, Sherlock Holmes”.
Gli buttò le braccia al collo e continuarono a scambiarsi effusioni, per poi continuare a Baker Street, dove li aspettava una notte tra dolcezza e passione mentre Sinatra continuava a cantare. Di quelle sere e di quei baci impazienti, dolci, passionali ce ne furono tanti altri, ma questa è un’altra storia.
   
 
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