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Autore: Prinkipas    24/05/2015    0 recensioni
ATTENZIONE: Tutti i diritti dei personaggi di "Pretty Guardian Sailor Moon" appartengono a Naoko Takeuchi.
In questa storia racconto dal primo incontro di Princess Serenity con Prince Endymion fino alla caduta del Silver Millenium, prendendo gli elementi del manga e ampliandoli o modificandoli a mio piacimento.
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Endymion/Serenity
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Act. O1

Incontro

- Moon and Earth -

 

 

Princess Serenity era intenta a guardare con stupore quella enorme sfera blu davanti a lei: la Terra. Non importava se ormai conosceva ogni singolo centimetro di quel pianeta, ogni volta che la vedeva, il fascino era sempre lo stesso. Tutte le sere, sospirava dal suo davanzale, ripensando alle orribili parole che sua madre, Queen Serenity, gli disse quando era ancora molto piccola:

– Serenity, – cominciò Queen con tono solenne – ricorda queste mie parole: non devi mai scendere sulla Terra, ne tanto meno incontrare un terrestre. –

– Ma mamma! – protestò Serenity, già sul punto di cominciare a piangere – Ieri ti ho sentita, quando dicevi a Venus e le altre che nel pomeriggio ti saresti assentata per andare sulla Terra a parla- – Serenity non fece nemmeno in tempo a finire la frase, che le sue guance si rigarono di lacrime ed ormai l'unica cosa che gli usciva dalla bocca, erano dei piccoli mugolii.

Le labbra di Queen, che fino a poco prima erano una linea dritta inflessibile, si ammorbidirono in un piccolo sorriso di comprensione.

– Serenity, io sono la regina della Luna, e come tale sono l'unica che può avere contatti con gli abitanti della Terra. Quando mi succederei al trono, allora, e solo allora potrai scendere sul pianeta che tanto ammiri. – concluse Queen, dando un piccolo buffetto sul naso di Serenity.

– Non è giusto. – mugolò Serenity, mentre era a braccia conserte sulla ringhiera della balconata – Cosa potrà mai esserci di male se scendo un po' sulla Terra? –

Più volte si ripeteva questa domanda, e da sola non era mai riuscita a rispondersi. Aveva provato a chiederlo alle Sailor Guardians, (le sue protettrici provenienti dai pianeti del sistema solare interno: Mars, Mercury, Jupiter e Venus) ma o lasciavano cadere la questione, oppure dicevano che non c'era un motivo specifico, era cosi perché si. Invece però che placare la curiosità di Serenity, rispondendogli cosi, non facevano altro che alimentarla.

Quella sera le stelle intorno alla Terra, erano più splendenti del solito, e Serenity era attratta da quel bagliore come fosse una lucciola con una lanterna. Che le stelle mi stiano dicendo qualcosa?, pensò quando ne notò un piccolo gruppetto: in mezzo ce n'era una molto grossa e splendente e ai lati tutt'intorno ce n'erano altre otto di varie grandezze: proprio come sul portone che portava sulla Terra, dove erano incisi nel legno la mezza luna (simbolo del Silver Millenium) e i simboli degli otto pianeti delle Sailor Guardians, nello stesso ordine di quelle stelle.

Serenity diede un ultimo sguardo alla Terra, e poi, stringendo i pugni, si allontanò dalla balconata ed usci dalla sua camera da letto. Per i vari corridoi del palazzo, rallentò per fare in modo di non farsi sentire, e cercò di trovare la strada giusta. Il Moon Castle era molto grande, Serenity non era nemmeno sicura di averlo visitata del tutto, anche se lei lì ci viveva da quando era nata. Un giorno infatti vagando nel palazzo, cercando di non farsi trovare dalle Sailor Guardians per sottrarsi alle sue responsabilità (quel giorno Mars, si era intestardita nel voler insegnare a Serenity il valzer, ma lei non faceva altro che pestare i piedi a Jupiter, per cui dopo un po', esausta, se la svignò senza farsi vedere) si imbatte' in un corridoio che era sicura di non aver mai percorso. Infatti alla fine di esso, c'era un grosso portone in legno bianco con delle incisioni e rifiniture in oro. Ci mise un po' a capire dove si trovava, ma alla fine riuscì a ricollegare quel portone ad un disegno trovato in un libro tempo prima: l'Earth Doorway, il varco per arrivare sulla Terra.

Serenity, dopo una lunga corsa, era finalmente riuscita a tornarci. Si appoggiò sul muro accanto, mentre cercava di riprendere fiato. Sentiva il cuore battergli all'impazzata, ma non sapeva bene se per la corsa o per l'emozione: molto probabilmente per entrambi. Serenity, si posizionò proprio davanti al portone, chiuse gli occhi e fece un grosso respiro, prima di spalancarlo con entrambi le mani. In quel momento ebbe un ripensamento, non sapendo cosa avrebbe trovato aldilà, infatti era riuscita a scoprire che solo un'erede del Silver Millenium, avrebbe potuto aprire quel portone. Quello che vide una volta aperto del tutto il portone però, la lasciò senza fiato. Era nello spazio aperto! Eppure riusciva benissimo a respirare. Serenity cercò di sistemarsi le idee, mentre una leggera brezza le faceva volteggiare il raffinato abito bianco e gli scompigliava i lunghi capelli biondi. Abbassò lo sguardo e allungò il piede, tenendosi ben solida con l'altro al pavimento, e percepì qualcosa. Allora prese coraggio e fece un piccolo salto e si liberò di un sospiro di sollievo, quando vide che non era caduta nello spazio profondo. Eppure al di sotto dei suoi piedi non vedeva altro che l'oscurità. Strizzando gli occhi, e grazie alla luce delle stelle vicine, riusci ad intravedere qualcosa. Era come un grosso scalino trasparente difficile da notare, ma un piccolo gioco di luce gli fece capire definitivamente di cos'era costituito: Cristallo d'Argento Illusorio, la misteriosa pietra incastonata nel Moon Stick, posseduto dalla madre. Allargò le braccia e con le dita riuscì a sfiorare qualcosa di solido come il muro ai suoi lati. Adesso aveva capito del tutto il trucco, quindi con sicurezza, afferrò i bordi del suo abito e scese tutti gli scalini velocemente, eccitata per quello che avrebbe trovato alla fine.

Gli ultimi due, Serenity li saltò insieme, atterrando su un prato di un verde smeraldo meraviglioso. Si guardò intorno, non potendo credere di essere finalmente arrivata su quel suo pianeta tanto ammirato. Di istinto si girò dietro di lei e, come se fosse stata chiamata, guardò la Luna. Era la prima volta che vedeva il suo astro natale dall'esterno. Fu stupita dalla lucentezza che emanava, completamente diversa da quelle delle stelle accanto. Serenity fu ammaliata da tutte quelle immagini ed emozioni nuove, era cosi felice che non faceva altro che chiedersi perché non fosse scesa prima sulla Terra. Si incamminò verso una chiazza rossa che vedeva più in là, più si avvicinava e più si accorse che quello a cui stava dando le spalle in quel momento era un castello, diverso però dal Moon Castle. Era circondato da delle mura – quelle da cui lei era appena uscita - ed in alto vertevano varie torre e torrette. Una volta arrivata alla sua meta, Serenity ammirò un piccolo giardino con delle splendide rose rosse. Si immise in un piccolo corridoio aperto, sorretto da varie colonne molto simili a quelle che si trovano nel Moon Castle.

Serenity si irrigidì, quando senti i passi di qualcuno che calpestavano l'erba. Per fortuna quelle colonne erano abbastanza spesse, quindi ci si nascose dietro, sperando di non essere stata vista. Serenity non ebbe immediatamente il coraggio di vedere chi fosse arrivato, ma quando lo fece rimase stupita da cosi tanta bellezza. Un bellissimo giovane alto e dalle spalle possenti, si ergeva davanti ad un cespuglio di rose rosse. Il vento smuoveva i capelli neri del ragazzo, mentre si portava al naso uno di quei fiori per annusarne il profumo. Subito dopo alzò lo sguardo al cielo e Serenity riconobbe immediatamente lo sguardo che avevano quegli occhi azzurri come il pianeta in cui si trovava adesso: uno sguardo di curiosità, desiderio, lo stesso che aveva lei per la Terra. Solo che il giovane lo rivolgeva alla Luna.

Di colpo il ragazzo si girò verso Serenity, e lei ritornò dietro la colonna di scatto.

– Chi è là? – domandò con voce sicura.

Serenity non ebbe coraggio di rispondere, in mente al momento aveva solo la lunga spada che il ragazzo sfoggiava legata alla cintura, e chiuse gli occhi come se sperasse di diventare invisibile. Il ragazzo senza aspettare altro tempo, si incamminò verso Serenity, il cui cuore intanto aveva preso a battere all'impazzata.

– Non voglio farvi del male. – questa volta la voce del ragazzo era più gentile.

Serenity allora, aprì piano un occhio e vide che il giovane gli stava porgendo la rosa raccolta poco prima. Serenity, la afferrò titubante e con la mano tremolante; a quella vista il ragazzo non poté fare a meno di sorridere.

– Il mio nome è Prince Endymion. Il vostro? – chiese.

Prince?! A quella parola Serenity si affrettò a fare il miglior inchino che poté.

– E'-è un v-vero onore vostra m-maestà. V-vi porgo i miei migliori omaggi. – balbettò.

Solo in quel momento Endymion si accorse della mezza luna sulla fronte di Serenity. Un'erede del Silver Millenium?!, pensò e, come Serenity poco prima, fece un inchino.

– L'onore è tutto mio. – rispose con grazia.

Restarono in attesa per un po', aspettando che l'altro smettesse l'inchino ma, quando i loro sguardi si incontrarono, scoppiarono entrambi in una fragorosa risata.

– Voi siete Princess Serenity, figlia di Queen Serenity, dico bene? – domandò Endymion una volta essersi rimesso a posto.

Serenity annuì, e abbassò lo sguardo imbarazzato sulla rosa rossa.

– Pensavo che solo la regina in carica potesse scendere sulla Terra. – disse Endymion.

Serenity sentì il suo volto diventare completamente rosso. Endymion capì immediatamente la situazione e sul suo volto si stampò un sorriso.

– Non potreste stare qui, vero? – chiese, abbassandosi per vedere Serenity negli occhi.

Lei si sentì costretta a dire la verità, quindi fece cenno di no con la testa.

– Beh, ma visto che ormai ci siete, perché non fate un giro con me? –

Il volto di Serenity si illuminò immediatamente e rispose di si con entusiasmo.

Mentre Endymion la portò a fare un giro nei dintorni del castello, si stupì nel constatare che la Princess non era cosi timida come voleva far credere all'inizio: era molto più spigliata e solare. Più volte lo aveva preso per mano e portato in un posto che la incuriosiva. Aveva persino cessato di dargli del voi, cosa che imitò Endymion, ed, al contrario di quello che avrebbe mai creduto, non fu nemmeno difficile, visto che l'allegria di Serenity era contagiosa.

Mentre si stavano incamminando verso il varco per ritornare sulla Luna, Serenity si mise a raccontare di vari luoghi bellissimi che si trovavano nel Silver Millenium. Vedendo Endymion cosi interessato al suo discorso, Serenity ricordò lo sguardo con cui prima lui stava ammirando la Terra.

– Ti piacerebbe venire sulla Luna? – chiese Serenity, sperando vivamente di si. Si era molto divertita con Endymion, e voleva a tutti i costi ricambiare il gesto gentile che lui aveva compiuto nei suoi confronti.

– Non sai quanto... Ma temo sia impossibile. – rispose Endymion, con un velo di tristezza.

– Ti riferisci alla regola che ci è stata imposta? Non ti preoccupare, io l'ho appena infranta! – replicò Serenity, con un po' troppa spensieratezza.

– No, riguarda l'Earth Doorway. Solo i reali del Silver Millenium possono usarlo essendo fatto di Cristallo d'Argento Illusorio. –

Adesso che ci penso, non ho mai saputo di qualcuno appartenente alla famiglia reale della Terra che è venuto a far visita alla regina sulla Luna. E' sempre stata mia madre ad incontrarli, notò Serenity. Alzò lo sguardo al cielo, dove alcune nuvole ormai nascondevano le stelle, quindi quel gioco di luce che univa il bagliore di queste ultime con le scalinate di Cristallo d'Argento Illusorio, era ormai scomparso. Serenity si spremette le meningi per farsi trovare un'idea, ma ormai era sconfortata dal fatto di non poter realizzare il sogno di Endymion. Proprio quando Serenity stava per andarsene, ebbe un lampo e si girò verso Endymion.

– Dammi la mano. – gli ordinò.

Endymion la guardò confuso, ma non esitò un istante, e gli porse la mano.

– Al mio tre, salta insieme a me. – disse.

Serenity contò lentamente ad alta voce, ed una volta arrivata al tre, insieme saltarono ed Serenity fu lieta di vedere che la sua idea aveva funzionato.

– Incredibile, quindi se ti tocco anche io posso salire su questi scalini. – notò Endymion, che continuava a guardare estasiato il distacco tra i suoi piedi ed il terreno.

– Più o meno. Una volta mia madre mi ha spiegato che il potere del Cristallo d'Argento Illusorio è influenzato dal cuore ed i sentimenti di chi lo usa. Ed in questo momento, la cosa che più voglio è fare in modo che anche tu possa vedere la Luna. – spiegò Serenity, con un leggero rossore sulle guance.

– Non sai quanto ti sono grato. – disse Endymion sorridendo.

– Ma figurati! – Serenity si portò le mani sul volto per nascondere il rossore crescente, ma cosi facendo Endymion cadde sbattendo il sedere per terra.

– Scusami! – si apprestò a dire, scendendo dallo scalino per aiutare Endymion a rimettersi in piedi.

Con sorpresa di Serenity però, lui scoppiò a ridere, farfugliando che non si era fatto niente. Quando lui smise si guardarono dritti negli occhi, Serenity non sapeva bene quanto tempo erano stati cosi, sapeva solo che il suo cuore non aveva smesso un secondo di battere sempre più velocemente per l'emozione.

– Facciamo cosi, domani sera fatti trovare qui in modo tale da poterti scortare fino alla Luna, ok? – disse Serenity.

– D'accordo. Ora è meglio che tu vada però, si sta facendo giorno. – le consigliò Endymion.

Serenity salì gli scalini ed una volta arrivata abbastanza in alto, si girò indietro per dare un ultimo sguardo al Golden Kingdom e si accorse che Endymion la stava guardando agitando la mano in segno di saluto. Serenity ricambiò il gesto, e poi riprese a salire più velocemente. Una volta arrivata, si richiuse il portone alle spalle e ci si appoggiò con la schiena.

Endymion, ripete' tra se e se. Era la prima volta che provava sentimenti del genere per qualcuno. Non riusciva a pensare a nient altro che che ad i suoi magnifici occhi blu, come il pianeta di cui era il principe.

Serenity si incamminò verso la sua stanza, aspettando con impazienza la sera dopo.

   
 
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