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Autore: FairySweet    24/05/2015    0 recensioni
Cos'è l'amore Gomez Addams? Forse è una rosa senza colore, un fiocco nero su una culla, forse è la pelle di ghiaccio che tutte le notti sfiori e baci.
Cos'è l'amore ....
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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C'era troppa gente lì dentro, persone che facevano parte della loro famiglia, persone così legate a lei, al suo ricordo, persone che ora più che mai odiava da morire perché non avevano il diritto di piangere.
La luce delle candele illuminava tetramente ogni angolo della sala e lunghi drappi di velluto scuro sfioravano il pavimento.
C'erano bambini sorridenti che vi giocavano attorno incuranti dei pianti che prendevano vita, vi si avvolgevano in mezzo fingendo di essere una mummia o un fantasma, fingendo di essere in un altro mondo, in un'altra epoca.
Avrebbe sorriso, l'avrebbe fatto davvero ma quel giorno malinconico e cupo non gli concedeva nemmeno il tempo di pensare.
Il pianoforte accanto a loro spargeva nell'aria dolcissime note che in qualche modo coloravano i pensieri restituendogli un attimo di riposo.
La passione che aveva per la musica, per l'oscurità e quell'innata dote nell'occulto che aveva sempre incantato ogni uomo di quella terra e che l'aveva legata indissolubilmente a lui.
Tutto di quell'attimo gli ricordava il passato, il loro passato, la loro meravigliosa famiglia e quella tenera intimità che giorno dopo giorno erano riusciti a rafforzare, tanto da non riuscire a stare lontano una dall'altro per troppo tempo.
Ma quell'angelo scuro che ora riposava su un tavolo di marmo non si curava dei pianti, delle urla, poco le importava del loro dolore né tantomeno piangeva per la dolcezza di quel mare di lacrime.
Se ne stava lì, a riposare serena con un velo trasparente che ne copriva la bellezza ma perfino così riusciva a vederla.
Attraverso l'oscurità del manto quella dannata bellezza attirava gli sguardi, costringeva le parole, i pensieri.
La sua pelle, il suo volto, la dolcezza di quei lineamenti che si rifiutava di cancellare dagli occhi.
Aveva passato minuti interi a pregare, pregava con tutto il cuore di vedere quel seno stupendo muoversi lentamente, cullarsi sotto le spinte di un respiro dolce come il miele ma quei desideri segreti, quelle speranze racchiuse nella fragilità di un attimo, erano destinate a restare solo miseri e insulsi sogni.
Incubi che avrebbe voluto strappare a metà, come un foglio di carta, una pagina piena di lei che poteva spezzare in due senza alcun rimorso.
Non sapeva nemmeno come ci riusciva, come poteva restare in piedi, in mezzo a quella sala mentre una folla indistinta si accalcava attorno a lui.
Gli sorridevano, lo toccavano, gli parlavano senza capire che in realtà, non erano con lui che discorrevano ma con un fantoccio di pezza che non aveva più sentimenti, respiri e battiti.
Uno stupido e inutile fantoccio che restava a guardare mentre il cielo gli rideva in faccia.
Gli sembrava di sentirlo “Ho la tua vita Gomez, ho il tuo amore e ora mi chiedo, quanto durerai prima di desiderare la morte?” fece un bel respiro raddrizzando la schiena, tentando di cacciare via in ogni modo quei sussurri, quelle dannate parole che minuto dopo minuto si ancoravano al cervello.
Sorrise appena mentre un vecchio dall'aria elegante e raffinata si avvicinò a lui “Nipote mio” mormorò abbracciandolo “Nipote mio ti sono vicino nel dolore” ma lui non rispose, si limitò ad annuire leggermente senza staccare gli occhi da sua moglie “Era come una figlia per me, la mia prediletta. Una figlia acquisita che rendeva più bella la mia giornata ogni volta che vi incontravo. Silenziosa, elegante, raffinata, la scelta migliore che potessi fare” “Ti ringrazio” sussurrò ma l'altro scosse leggermente la testa posando una mano sulla sua spalla “Ricordo con dolcezza il vostro primo incontro, eravate così giovani, così innocenti. L'amore ha scelto per voi e non potevo esserne più felice” abbassò qualche secondo lo sguardo incontrando il viso di Mercoledì a pochi passi da lui “Quando i tuoi genitori sono morti ricordo che la vidi per la prima volta al tuo fianco, era così silenziosa, così composta e in qualche modo lontana da tutto quello che le accadeva attorno. Custodivo segretamente la speranza che potesse essere una meravigliosa dama scura, una di quelle donne dalla pelle di luna che ballano nelle notti senza speranza perché allora, avresti avuto accanto un gioiello prezioso nipote mio. Un gioiello di rara bellezza che nessuno avrebbe mai potuto desiderare. Non mi sono sbagliato sai? Lei era proprio un gioiello” “Era un gioiello” mormorò tremante “Resterò qualeche giorno con te, non devi affrontare questo dolore da solo” “Sei sempre buono con noi zio” sussurrò Mercoledì apparendo di colpo tra loro.
La manina stretta attorno a quella del padre e sul viso un leggera smorfia a metà tra il sorriso e la rabbia “Come stai raggio di malinconia?” “Sto bene” “Ne sei sicura?” un altro sì, leggero, delicato, appena sussurrato e niente di più “Puoi farmi un immenso regalo?” domandò sfinito inginocchiandosi davanti alla figlia “Puoi restare nella stanza qui accanto con i tuoi fratelli?” l'espressione confusa sul visino di Mercoledì lo fece sorridere “Ti prego raggio di malinconia” “Perché?” “Perché non voglio vedervi piangere” il vecchio annuì dolcemente posando una mano sulla testa della nipote “Non voglio lasciarla padre” “Non la lascerai, sarai solo nell'altra stanza per qualche oretta. Pugsley …” il bambino scivolò giù dal divano avvicinandosi a loro “ … vuoi portare le tue sorelle di là?” “Tu vieni con noi?” “Tra qualche minuto” “Andiamo” sussurrò prendendo per mano sua sorella “Sono bravi ragazzi” mormorò Arold seguendo con lo sguardo il loro lento cammino “Sarà dura ma se la caveranno bene” “Lo credi davvero?” “Perché non dovrebbero? Sono forti e hanno te” “Già” sussurrò passandosi una mano in viso.
Era sfinito, distrutto da quelle lunghe ore immobile davanti a lei, davanti al suo viso così vicino eppure così lontano.
Un'altra ora, un'altra lunghissima ed interminabile ora passata a stringere mani fino al rumore sordo della porta e quello scatto familiare che non era mai stato tanto bello.
Si lasciò cadere sulla poltrona di velluto permettendo all'aria di uscire dai polmoni.
Immobile fuori da quella sala immensa ora così fredda e violenta rifletteva sul futuro.
Non era in grado di aiutare i suoi bambini, non riusciva nemmeno ad immaginare un giorno solo senza di lei perché lei era la sua giornata.
Improvvisamente, tutto attorno a lui era diventato inutile e senza senso.
Sapeva bene che nel giro di poche ore il ricordo di sua moglie sarebbe scomparso sotto metri e metri di terra ma fino ad allora, sarebbe rimasto fuori da quella sala a vegliare su di lei, a tenere lontano ogni sentimento e ogni paura.
“Si sono addormentati” mormorò Fester sedendo accanto a lui “Hanno aspettato fino ad ora ma erano troppo stanchi. Stanno dormendo in camera mia” “Mi dispiace, manderò Lerch a …” “Oh andiamo” gli sguardi si sfiorarono qualche secondo fermando il tempo “È andata via” “Lo so” “Ha chiuso gli occhi e se ne è andata lasciandomi qui” “Lo so” mormorò il fratello sospirando “Andrà tutto bene” una risata leggera si prese il tremore della voce cancellando per un secondo la commozione “Fino ad ora non ho mai pensato di poter sbagliare qualcosa. Nella mia vita, nell'amore, negli affari. Non mi sono mai fermato a pensare che tutto questo potesse finire perché c'era lei a controllare il mio carattere troppo spesso esuberante …” posò la testa sullo schienale riprendendo fiato “ … era lei che si occupava dei nostri figli, della loro educazione, lei che sceglieva che aspetto avesse il cielo al mattino e che umore avrei avuto io la sera” “Hai i tuoi figli fratello! Hai tre bambini meravigliosi che sono nati dal vostro amore, aggrappati a loro, aggrappati ai loro giovani cuori” “Non posso rubare loro l'infanzia. Il futuro si è preso la loro madre, non posso prendere altro da loro” “Non puoi nemmeno scomparire dentro al nulla perché non puoi permettergli di crescere senza un padre” chiuse gli occhi abbandonandosi al silenzio che per qualche secondo chiudeva fuori i pensieri dal resto di sé.




Non posso smettere” “E quando arriveranno i nostri ospiti cosa farai?” sussurrò divertita tirando il laccio del corpetto.
Le mani dell'uomo scivolarono dolcemente sui suoi fianchi tirandola indietro, sentì le sue labbra sul collo, sulle spalle nude mentre un tremito leggero si portava via i pensieri “Non portava sfortuna vedere la sposa prima del matrimonio?” sussurrò divertita mentre lo specchio rimandava lo sguardo allegro e provocante di un uomo innamorato che la stringeva tra le braccia impedendole di allacciare il resto del vestito.
Strinse le mani sulle sue ascoltando il suo respiro, i movimenti leggeri di quel torace che amava da impazzire e che ora era inchiodato alla sua schiena “Ci sono persone che aspettano” “E tu lasciali aspettare” “Gomez ...” ma una risata leggera si portò via i pensieri mentre le sue labbra tornavano a sfiorarle il collo “ … se continui così non ci sposeremo mai amore mio” lo sentì tremare, le mani si strinsero più forte attorno ai suoi fianchi girandola di colpo, le labbra così vicine da poterle quasi sfiorare “Averti accanto tutta la vita è un dono immenso amore mio. Credi che sia un gioco?” “Potrei esserlo” “Non sei un gioco per me” gli sfiorò il viso con la mano scendendo fino alla spalla “Lo so” “No, no dico sul serio, a te legherò la mia vita, a te donerò il mio cuore. Non ti lascerò mai, non ti renderò mai felice, né ti costringerò ad essere diversa da come sei perché ti amo” “Lo so” un debole sorriso sulle labbra dove un bacio leggero rinfrescava i loro giovani cuori “Mi prometti che non cambierà niente?” “Cosa?” “Promettimi che resterai sempre la donna stupenda di cui mi sono innamorato. Promettimi che ti divertirai a giocare con demoni e incantesimi, che sarai sempre lì per me …” fece un bel respiro allentando i pensieri “ … promettimi che la notte non mi lascerai solo, che vivrai per me amore mio perché io farò lo stesso per te” la vide sorridere, un sorriso bello come la luna stessa “Te lo prometto” … si svegliò di colpo tremando nel gelo di quel sogno crudele.
Inspirò a fondo, un battito di ciglia e poi di nuovo quelle immagini davanti agli occhi, si passò una mano in viso sospirando.
Immagini violente che massacravano i pensieri tornando a galla una dopo l'altra.
Ricordava bene cosa fossero quei pensieri, quelle domande senza risposta che per mesi interi gli avevano distrutto cuore e anima.
Aveva paura di perderla, aveva paura di restare solo e quel terrore violento che ora era diventato realtà, non faceva altro che rafforzare i muri di ghiaccio che lentamente stava costruendo attorno al cuore.
Si alzò dalla poltrona allentando qualche secondo la pressione sulla schiena.
Era rimasto fuori da quella sala per tutta la notte con il terrore di venire separato da lei ma prima o poi sarebbe accaduto.
L'avrebbe vista scendere sotto metri interi di terra e non avrebbe permesso ai suoi figli di soffrire allo stesso modo.





 
  
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