Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Marti5    24/05/2015    2 recensioni
Ci sono riuscita. La mia prima SanSan.
Dico prima perché sono presa malissimo da questa coppia, adoro le FF su di loro e amo il loro rapporto, sia nei libri (che sto leggendo, non fustigatemi per il ritardo) sia nella serie, quindi è probabile che mi farò prendere la mano e ne scriverò altre.
Spero possa piacervi, e buona lettura :)
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Trovò la porta della piccola stalla abbandonata completamente divelta dai suoi cardini. Un primo tragico pensiero fu che qualche guardia minuziosa avesse portato i propri passi proprio in quel rifugio di fortuna e scoprendo Sandor in completa solitudine.
Sansa si costrinse a scacciare il terrore che affondava i propri artigli nella sua carne, e strinse tra le dita sottili la piccola cesta colma di frutti di bosco. La posò silenziosa oltre la soglia, osservando sgomenta lo scenario che le appariva dinnanzi.
Era una stalla minuscola, avrebbe contenuto a sento una decina di cavalli. Gli spazi regolari in cui era suddivisa un tempo potevano ancora scorgersi sul terreno dove una volta erano presenti dei divisori e che ora non mostravano altro che pallide tracce. L'ambiente completamente a soqquadro, le assi di legno lasciate a marcire che avevano trovato quando si erano nascosti lì dentro disseminate per la stalla, spezzate. Il fieno che aveva fatto loro da giaciglio era sparso, vittima di una furia cui Sansa ancora non osava dare nome. La finestra che si affacciava al di là dell'ingresso era in frantumi, e strisce di sangue colavano sui frammenti ancora malamente appesi. La scia vermiglia condusse il suo sguardo laddove terminava il suo corso, e un sospiro di amaro sollievo le abbandonò il petto. 
Il Mastino stava ricurvo contro la parete, i lunghi capelli corvini ricadevano sul suo viso e una mano stringeva l'altra con una tale rabbia che la giovane temette se la sarebbe spezzata da solo.
Non ebbe tempo di rivolgersi all'uomo che questi alzò il proprio sguardo su di lei. La osservò gelido per un attimo che le parve infinito, e con uno scatto si erse in tutta la sua altezza. Due falcate furono sufficienti affinché Sandor Clegane la sovrastasse; allungò la grossa mano verso il suo braccio e lo strinse, seppure con una sgraziata delicatezza.
"Dove cazzo eri?!" La sua voce rombava furiosa, il suo sguardo pareva essersi acceso delle stesse fiamme che tanto lo terrorizzavano. Sansa abbassò lo sguardo, per un attimo terrorizzata dalla crudeltà con la quale le si era rivolta. Assunse un'espressione colpevole, prima di alzare di nuovo lo sguardo sui suoi occhi grigi.
"E-ero andata a cercare qualcosa da mangiare... Per la colazione." Sansa tentò di drizzare la schiena più che poté, e conferì alla sua voce una tranquillità che ancora non le apparteneva davvero, non quando era a lui che si stava rivolgendo. Da quando Approdo del Re era scomparsa alle sue spalle, la giovane Stark aveva creduto di aver commesso un grosso sbaglio nell'accettare la proposta del Mastino. I primi giorni erano stati silenziosi, e lui sembrava fare di tutto pur di non guardarla. Sansa si era sentita alla stima di una borsa da trasportare, e si era chiusa in un offeso silenzio. Fu quando quel gruppo di briganti aveva tentato di prendersi quelle poche monete che avevano e lei stessa come premio, che qualcosa era scaturito. Sansa era sola. Era stata sola al cospetto di Jeoffrey e della regina, era stata sola quando la testa di suo padre aveva rotolato giù, oltre la folla, e quando Arya era scomparsa nel flusso caotico che quell'esecuzione ingiusta aveva risvegliato. Sansa Stark aveva pensato che sarebbe rimasta da sola per sempre, quando era circondata da decine di dame e principi di corte, brillanti e fasulli come fuochi d'artificio nel cielo. Lei era convinta di questo, fin quando Sandor non tagliò la gola a ciascuno degli uomini che avevano tentato di rapirla qualche notte prima. 
Solo allora si era accorta che la sua solitudine era un'illusione. Il Mastino aveva vegliato su di lei sino a quel momento, a discapito del terrore che la ragazza aveva provato per lui in un primo momento. Ora, la piccola Stark sentiva di avere il dovere di ricambiare quella cortesia così rozza che il Mastino le aveva mostrato. 
Fu lì che Sansa comprese. Sandor Clegane affermava di non tenere a nulla, di non conservare nulla di caro nel suo cuore che potesse spingerlo a rischiare la pelle. Ma lei era certa che fosse una bugia, e che forse lei significava qualcosa, per quell'uomo volgare, crudele ed emarginato.
Sandor Clegane era solo davvero, una solitudine imposta dal suo aspetto quanto dalla sua volontà. Quel volto sfigurato aveva assunto un significato, per lei, che andava persino oltre la sua comprensione. Allora Sansa aveva deciso che gli avrebbe dimostrato di non essere l'ennesima delusione, l'ennesima figura che l'avrebbe schernito e usato come un cane. Da quel giorno, Sansa non ebbe più cuore di chiamarlo Mastino.
Lo vide ammorbidire appena lo sguardo, lasciando un'ombra glaciale sulla metà integra del suo viso.
"Non gironzolare da sola, uccellino" la canzonò, restando serio, mentre allentava ma non mollava la presa sul suo braccio. "Siamo vicini alla Strada del Re. E anche se questo posto è abbandonato, non significa che non ci possano essere pericoli."
Non avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura che quel casino lo aveva combinato per l'ansia; la paura di averla persa, sfuggita alla sua protezione lo mandava in bestia, e non era stato capace di serbare per sé il moto di rabbia e rancore che l'avevano accecato. Il fatto che l'avesse trovato rannicchiato come una donnetta non aveva placato la sua ira, non quanto quegli occhi azzurri e spaventati. Era bastato trovare di nuovo il conforto del suo sguardo per tornare a respirare.
Si scostò, notando che aveva macchiato appena di sangue il vestito malconcio della ragazza. La mano tagliata in più punti non smetteva più di sanguinare, e un'imprecazione abbandonò le labbra del Mastino di fronte al piccolo danno sugli abiti dell'uccelletto.
Il rosso dei suoi capelli però pareva sposarsi perfettamente con la macchia purpurea sulle sue vesti. Sandor ghignò tra sé, constatando quanto quel visetto d'angelo poco avesse a che spartire col sangue, ma quanto invece ne fosse cosparso contro il suo volere. Lei non amava la morte quanto l'amava lui, eppure quell'aura tetra ed eterea pareva non averla mai abbandonata, da quando Eddard Stark aveva trovato il filo dell'ascia alla fine del suo cammino su quella maledetta terra. Sentiva di odiarla, certe volte, con quelle espressioni di vergine purezza e quei rari tentativi di mostrarsi più donna di quanto non fosse.
Andò a sedersi contro la parete, l'agnellino dai capelli di fuoco al suo seguito con in viso il rammarico e la preoccupazione; perché si agitava tanto, se lui per primo non era interessato alla sorte della sua mano?
Lei si chinò di fronte a lui, portando le mani delicate a soppesare le ferite. Sandor si perse nel contemplare l'assorta figura di Sansa, senza abbandonare mai i tratti delicati del suo viso. La ragazza strappò un lembo della propria veste, e gettò direttamente dalla borraccia dell'acqua sulla grossa mano arrossata. Mentre avvolgeva nella seta le dita malridotte, un accenno di sorriso le curvò le labbra morbide, rosee e piene a poche spanne da lui, e Sandor temette di impazzire.
"Eppure non sono io ad essere ferita." Se glielo avesse detto qualche giorno prima, forse avrebbe inveito bestemmiando contro di lei. L'espressione stupita del Mastino la fece sciogliere in una lieve risata, cristallina e vibrante come il vento sul pelo del'acqua. Il Mastino non disse una parola, e continuò ad osservare il suo lavoro fingendosi distaccato, ma sfiorando distrattamente e senza farsi notare le punte di una sua ciocca infuocata, caduta contro l'altra mano come a volergli intimare di cedere a quel desiderio che lo coglieva ogni notte, quando voltandosi notava la schiena di Sansa a portata di mano, e che non aveva mai osato soddisfare.
   
 
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