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Autore: Tsunade1    24/05/2015    2 recensioni
In ordine sono:Una sfidaper Kakashi,Pain,Il ricordo di Iruka,Una guerra inaspettata e Naruto e Kida diviso in 6 capitoli.Grazie sempre!Ho deciso di scrivere una sorta di storia parallela a quella originale mantenendo il più possibile l’originalità dell’opera,da un lato perché è giusto,dall’altro perché l’adoro e la rispetto.Perchè?Qualcuno mi ha chiesto,perché voglio dare un po’ più di giustizia,che secondo me manca,ai personaggi che amo di più e volendo me una gran bella storia d’amore e non “essere lasciato come una pezza vecchia”citando una mia recensista,è Kakashi,perché insomma quante ne ha passate?Se lo merita no?E poi è talmente bello…Prendetela come una storia di rivincita per chi è stato lasciato solo,o dovrei dire rovinato di più,per chi conosce gli sviluppi dellle novel di Kishimoto.L’unica libertà che mi sono presa è stata creare un personaggio che gli facesse totalmente da contrappunto e che in qualche modo però fosse uguale a lui, e le vicende legate a loro ovviamente:direte voi,per quale motivo fare ora questa premessa?In realtà perché avrei voluto spiegarlo alla fine,ma ci ho ripensato...
Genere: Azione, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake, Minato Namikaze, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Più contesti
Capitoli:
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La prima volta che ho incontrato Minato, ero una monella di 5 anni con nessuna voglia di studiare (o meglio, studiare come dicevano loro) e 2 genitori severissimi, e un fratello che… Beh… Maggiore e maschio! Devo dire comunque che con l’età migliorò, ma sto divagando. Dunque quel giorno, mia madre mi aveva tagliato i capelli in un caschetto orrendo e irto, poiché tenendoli lunghi si annodavano in continuazione, o non li spazzolavo e mia mamma diventava estremamente… Pratica. Ci dava un taglio, in tutti i sensi. Immaginavo già come mi avrebbero preso in giro i miei compagni e infatti il giorno dopo corsi via dall’aula piangendo a dirotto e mi rifugiai nel parco dietro uno scivolo:-Piccina, perché piangi?- di fronte a me un uomo giovanissimo biondo e dagli occhi buoni, mi guardava incuriosito: io tirai su col naso:-Perché i miei capelli sono bruttissimi, la mia mamma me li ha tagliati e ora… Tutti i bambini mi guardano storto e ridono!-strillai disperata ricacciandomi la testa fra le ginocchia:-Ma no non ci credo- Minato mi sollevò il mento, tergendomi le gote con un fazzoletto:-Anzi sono sicuro che ti stanno molto bene, è che ancora devono crescere per questo ti sembrano brutti. La tua mamma l’avrà fatto per insegnarti ad averne cura, e poi non lo sapevi che più si tagliano corti, più ricrescono forti e belli? - mi domandò comprensivo, io scossi la testa incerta:-Ti assicuro che è così, e vedrai che un giorno li potrai portare lunghi quanto vorrai e saranno bellissimi, come te- sorrise sincero e io di rimando. Mi prese la mano garbatamente e mi riportò a casa, ora del tutto rasserenata. Non so la ragione, ma da quel giorno non m’interessò più se mia madre me li tagliasse o se venissi presa in giro;nel giro d’un paio d’anni sviluppai un indole avventurosa e quando le cose mi stufavano, fuggivo dalla finestra alla ricerca di aria e azione; sparivo per ore e rientravo sporca fino al viso di terra o peggio… La maggior parte delle volte, se beccata da Hiruzen, la passavo liscia, altrimenti se c’era Asuma mi ficcava nella vasca da bagno prima che mi scoprisse nostra madre e se mi scopriva lei… Capendo che ero versata per le arti ninja ma m’interessava più leggere e studiare, mi forzò a fare tutt’altro: prendere lezioni di musica, flauto in particolare ma non disdegnavo il canto; non che le odiassi, ma il mio maestro era un insolente petulante, sbadigliavo e sospiravo in continuazione ascoltando la sua voce nasale che mi snocciolava solfeggi. E un giorno, in cui per l’ennesima volta rischiavo di addormentarmi, feci addormentare lui, correggendogli il thè… Percorsi la foresta in lungo e largo, saltando sui massi e attraversando ponti, quel giorno però una grotta profonda e lunghissima m’incuriosì: avanzai intrepida senza curarmi degli scheletri d’animali che vedevo ai miei piedi; una voce crepitante e terribile mi ordinò di andarmene:-Chi ha parlato? - domandai impaurita e inchiodata dov’ero. Nessuna risposta. Avanzai di un passo e una fiammata per poco non mi travolse, avrei voluto scappare ma ero incapace di muovermi: di fronte a me un drago gigantesco e maestoso si parò davanti a me lentamente, e sicura che mi divorasse, le ginocchia mi cedettero e caddi ai suoi piedi: avrei potuto contare ogni artiglio argenteo delle sue zampe affusolate, o scaglie della sua pelle squamosa arancio scuro;2 occhi grandi di brace mi fissavano incredibilmente nobili e sprezzanti, ringhiò frustando l’aria con la coda, elegante:-Cosa ci fai qui? Chi sei, cosa vuoi? - abbassò il capo minaccioso; ero terrificata ma, notando le catene alle zampe posteriori, mi rialzai e risposi spaccona:-Io? Casomai tu, io qui ci abito! - il drago inarcò la fronte mostrando una fila di denti affilatissimi e a appuntiti:-Non sei venuta per cacciarmi? -
-Cacciarti? Sono una bambina! E neppure genin- obiettai, essendo per me una scemenza la sua constatazione:-NON TRATTARMI COME FOSSI UN TUO SIMILE, UMANA! IO SONO UNA CREATURA DALLA SAGGEZZA MILLENARIA! - ruggì fortissimo aprendo 2 larghissime e imponenti ali che mimetizzate com’erano col resto del corpo non avevo notato e mi coprii le orecchie per quel ruggito tremendo. Dopo, si acciambellò come un qualsiasi animale su se stesso, muso sulle zampe anteriori e coda che lo circondava, chiuse le palpebre ignorando la mia presenza ”Devo andarmene? O resto? Si è calmato dopotutto…” pensavo e mi sedetti di fronte a gambe incrociate:-Esisti da più di mille anni, e non riconosci una bambina? - il drago sbuffò, ma non mi arresi:-Certo che per essere saggio come dici, fai rimproveri pretendendo di essere ascoltato senza neanche presentarti- alzai le spalle saccente. Ancora niente :-Comunque… Perché ti trovi qui incatenato? Grande e grosso come sei, potresti andartene dove vuoi se non sopporti gli umani, o forse ci vuoi mangiare tutti? - rintuzzai sicura di colpirla nel vivo; il drago mosse un orecchio impercettibile, come a voler scacciare una mosca fastidiosa ed io a quel punto mia arrabbiai:-Sei solo un vecchio drago acido e bisbetico che non sa cos’è l’educazione, alla faccia della saggezza millenaria! Sei solo un buffone! - lo insultai avvampando e rimettendomi in piedi; il drago aprì un occhio color rosso rubino e mi guardò:- Se vuoi rispetto, dai rispetto, non mi risulta che tu ti sia presentata, in più ti trovi a casa mia e ti ho già chiesto di andartene, o preferisci essere sgranocchiata?- ora la voce era solo rauca e baritonale, ma io non mi feci impressionare:-Se mi avessi voluto mangiare l’avresti già fatto, inoltre a te non piacciono gli umani e qua ci sono solo carcasse di animali! - polemizzai sbuffando a mia volta: il drago aprì anche l’altro occhio, fissandomi stavolta indecifrabile:-Te lo concedo hai sale in zucca e hai fegato. Ma non devi impicciarti di cose che non ti riguardano; per me voi siete solo umani, l’età mi è indifferente, se sei solo un cucciolo come dici, non sai niente della vita. E ora vattene sul serio, potrei sempre ucciderti- mi ammonì ritornando in posizione, solo la coda ondeggiò per un secondo in aria. Non mi feci impressionare neppure da quella minaccia, perché avevo percepito una nota dolente in fondo alla voce ed io, se non altro per la musica, avevo un udito sviluppato: per questo decisi di lasciarlo in pace e tornare a casa. Non confidai a nessuno ciò che avevo visto, né ad Asuma né a mio padre, il quale era indubbiamente a conoscenza della sua presenza al villaggio, essendo in catene; avrei potuto spiare qualche ANBU e verificare che fossero loro a portargli cibo, ma naturalmente volli cavarmela per i fatti miei: da mangiare non lo considerai neanche di portargliene, vedendo più carcasse si sarebbero insospettiti e avrebbero pensato che fosse stato lui, facendogli magari del male, decisi allora nei giorni seguenti di andarci nell’orario in cui mi ero recata la prima volta non avendo incontrato nessuno e augurandomi non cambiassero abitudine. Purtroppo per mesi non potei andarci: mia madre mi fece sorvegliare a vista durante le lezioni di musica, avendomi opportunamente punita per la bravata del maestro; quando ci riuscivo, facevo sgattaiolare una copia per vedere se era ancora lì, non potendo fare altro, poiché era difficile coordinare i movimenti delle mia copia mentre suonavo, in più ero entrata pure in accademia (per quanto mia madre non volesse, la tradizione e l’essere figlia di hokage lo imponeva). Il giorno del concerto, che si tenne proprio lì, feci scena muta perché ero emozionata e contrariata dalla scelta del brano; ad un certo punto calò il sipario e mi nascosi dietro le quinte dove mia madre mi fece nuova, una lavata di capo che non finiva mai, ricordo in particolare il terzo (nelle occasioni pubbliche, non era mai mio padre)che fumava la pipa nelle sue vesti di hokage e che poggiava una mano sulla spalla di Asuma bisbigliando:-E ringrazia che non ha visto un tuo shuriken che colpiva la corda che teneva alzato il sipario, o ce n’erano pure per te- nonostante mi divertissero le sue uscite genuine, e dette in maniera assolutamente ragionevole, proprio non mi capacitavo che non intervenisse nei rimproveri o castighi imposti dalla moglie…Trascorse un altro mese, e poiché avevo indetto lo sciopero della fame, mi scontarono la pena fino a quel momento. Neppure risposi, febbrile corsi dal drago: lo trovai che si stava pulendo un osso, sollevò indifferente lo sguardo su di me:-Mi chiedevo se saresti venuta di nuovo a rompermi le scatole, o se avessi continuato a farmi guardare dalla tua copia come un ricercato- io stupii:-Conosci le arti ninja? Allora sei di qui! - esclamai:-No nient’affatto- negò lui offeso, cambiai atteggiamento furba:-Oh mi dispiace che tu abbia sentito la mia mancanza, se ti fossi presentato forse…- quello mi fulminò con gli occhi, io incrociai le braccia dietro il collo disinteressata:-Cosa aspettarsi da uno così fiero che non vuole mischiarsi con la plebe, ma si comporta peggio di un popolano? Contraddizione e basta-:l’osso mi sfiorò la tempia attraversando l’incavo che il braccio formava col collo pietrificandomi ”Che mira stupefacente!”:-Shado- ringhiò basso-:Questo è il mio nome- aggiunse:-Il mio è Kida!- affermai vittoriosa:-Che nome insulso…- commentò acido lui:-Ehi che diritto hai tu che me l’hai svelato solo per orgoglio non riconoscendo neppure il tuo errore!- lo indicai sclerata mentre si appoggiava il muso sulle zampe sardonico e chiudeva gli occhi:-Oh dopo la pappa riposino giusto?- lo scherni, lui restò zitto, ad un tratto aprì gli occhi:-Ti è capitato qualcosa di recente che ti ha scombussolato vero?- il suo tono canzonatorio mi fece ergere in tutta la mia, piccola, altezza:-Non sono affari tuoi- di nuovo mi guardò profondo:-Se vuoi rispetto, dai rispetto- e per quel giorno mi lasciò così, addormentandosi. Inutile narrare ogni singola discussione, basta sapere che questi incontri continuarono per circa un anno mezzo, periodicamente s’intende, ma abbastanza spesso da guadagnarmi il suo rispetto: arrivavo, salutavo e aspettavo che m’invitasse a stare lì, poi gli parlavo del più e del meno, benché mi sforzassi di coinvolgerlo, rimaneva diffidente e scostante; eppure io avevo solo cercato di stringere amicizia, tanto più che quella frase, ripetutami ben 2 volte, bruciava il mio amor proprio, ed io non vedevo come guadagnarmi anche la sua fiducia. In un pomeriggio d’estate, poco prima dei miei primi esami chunin, lo trovai disteso in maniera scomposta e respirava a fatica, gli domandai cos’avesse e cosa gli servisse ma lui non volle svelarlo:-Razza di testardo!- gli urlai appresso, andando a casa Inuzuka e non fu affatto facile porre la questione senza farmi scoprire, lo stesso mi diedero un loro preparato anche se su un rettile con problemi respiratori non garantivano il risultato: per fortuna mia madre era una levatrice, tante volte mi aveva portato con sé e conoscevo grosso modo il gergo. Shado non era migliorato quando ci ritornai: tentai di fargli assumere il farmaco ma aveva una volontà di titanio ed io ero impotente. Ogni giorno, non ricordo quanti, ci ritornai, se non altro, indebolendosi, avrei potuto farglielo ingerire, sempre che non fosse troppo tardi. Una volta, sul punto di saltare dalla ringhiera degli uffici dell’hokage, Asuma mi afferrò per un piede, tirandomi giù:-Marmocchia, vai e vieni un po’ troppo spesso da casa- mi riprese:-E dai lasciami antipatico! - protestai divincolandomi:-Va bene ma non cacciarti nei guai chiaro? - si raccomandò lasciandomi ed io filai via. Avevo ragione su Shado, e gli diedi il farmaco: trascorsi tutto il giorno lì, fino a notte inoltrata, Shado non accennava a guarire. All’improvviso, avvertii una presenza e mi parai a proteggere il drago con un misero kunai tra le mani: l’uomo biondo che anni prima mi aveva consolato e che avevo poi incontrato di rado a Konoha, mi stava di fronte con una lanterna e un’espressione di chi vuol dare un monito ma non ne è convinto:-Non muovere un altro passo! Nessuno lo toccherà, è malato e inoffensivo e non farai muovere nemmeno me da qui! - lo avvisai decisa; Minato non si mosse, ci guardò entrambi per un lungo momento e inaspettatamente girò sui tacchi e andò via, senza proferire parola. Io mi meravigliai, naturalmente, ma poi non facendoci troppo caso tornai su Shado: questi aprì gli occhi vitrei e affannato balbettò:-Kida…-
-Si sono qui dimmi, che hai bisogno? - mi offrii di slancio, lui scosse la nuca debolmente:-Devo confessarti una cosa…-
-Se parli è peggio- cercai di zittirlo:-C’è… Ho poco tempo- tossì forte:-La mia razza si stava estinguendo così il capo di questo villaggio, in accordo con gli altri, mi ha portato qui dove fossi protetto con le dovute precauzioni- accennò roco ai ceppi:-Io e la mia famiglia vivevamo su un’isola vicino la terra del fulmine, purtroppo dei mercenari hanno iniziato a sterminarci per impossessarsi dei nostri cuori, poiché traggono energia direttamente dalla natura e pur non essendo paragonabili al chakra dei demoni, possiamo usufruirne di un enorme quantità, io come altri animali leggendari- tossì di nuovo ed io ricordai di averne sentito parlare a proposito dei sennin della foglia:-Saremo anche solitari e dei predatori, ma abbiamo sempre rispettato le leggi, noi draghi abbiamo un senso dell’onore e dell’amicizia fuori dal comune… Lo stesso che ho visto in te, e che c’è in altri ninja che ho conosciuto- io boccheggiai incredula:-La prima volta non ne ero convinto, quel giorno in cui ho percepito la tua forza vitale non ebbi dubbi, eri corazzata dall’orgoglio scaturito da una sola offesa, così simile alla fierezza di un drago… Vorrei dirti tante altre cose ma sono vecchio e sto morendo, per questo mi hanno portato qui- una lacrima gli rigò le squame, e pure io cominciai a piangere:-Insomma per concludere- un altro accesso di tosse:-Tu hai un cuore puro Kida, e soprattutto un cuore giovane, potrei affidarlo solo a te, e sono onorato di offrirti il mio se tu mi farai l’onore di accettarlo… Dovrei spiegarti ogni sua funzione ma sento che mi sto spegnendo… Confido che scoprirai i modi giusti per sfruttarlo, una sola raccomandazione, la più importante: non illuderti di poterlo gestire da sola e subito, per magia- chiuse gli occhi ed io annegavo totalmente nei miei singhiozzi:-Almeno così, in qualche modo, la mia gente vivrà…- mormorò fievole, infine si spense ed io mi abbandonai in un pianto disperato sul suo corpo, caldo e che sembrava ancora pieno di vita… In qualche modo eravamo amici, anche se mi canzonava tutto il tempo e non ascoltava uno solo dei miei soliloqui, era piacevole stare in sua compagnia; può sembrare il contrario per un estraneo,lo so, per giunta il mio primo vero amico è stato un animale, rude quanto nobile, e sotto sotto sentivo che la mia presenza lo teneva su. Vuoi perché fossi una bambina, o semplicemente perché lo legavo al mondo esterno senza essere un carceriere, però c’era un legame tra noi, molto intenso e se non mi avesse donato il suo cuore mi sarebbe mancato per sempre.
 
-Su Naruto non piangere- il ragazzo biondo si era commosso in maniera tragicomica, giacché cadevano grossi goccioloni sul parquet e si era intasato di muco peggio di un neonato; si soffiò il naso fragorosamente:-Oh scusa ma è così commovente la tua storia, e qualcuno dovrebbe imparare anziché dormire tutto il tempo! - Naruto si guardò la pancia, Kida percepì una vibrazione nell’aria” La volpe non gradisce le frecciatine” :-Ti prego continua- chiese il ragazzo, prendendo un altro fazzoletto. Nell’altra stanza intanto, i 2 jonin s’erano messi comodi a leggere, ognuno per i fatti propri e paralleli alla porta scorrevole, socchiusa alle estremità:-Ehi! Pss! Kakashi- bisbigliò Yamato che stava sbirciando:-Mmh? - Kakashi alzò gli occhi con aria menefreghista dal suo libro:-Vuoi vedere che adesso parlano di te? -l’altro riabbassò lo sguardo:-Yamato non stanno parlando di me, e comunque sembreremmo 2 ragazzine quindicenni in amore…- osservò imperturbabile:-Tsè! - Yamato non lo ascoltò e rimase dov’era, ma Kakashi era tutt’altro che distratto…
-Allora continuo- fece Kida all’altro lato.
   
 
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