Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: WickedSwan    24/05/2015    0 recensioni
A #Larry Fanfiction!
DAL TESTO: "Che schifo.
Ridotto a trascinarmi in locali sconosciuti dei sobborghi di Londra, pur di essere me stesso.
Che poi, forse, non sono me stesso neanche così.
No, non sono più me stesso da un po’ di tempo ormai.
Come sempre, il mio autista mi sta aspettando in una via laterale, pronto ad accogliermi in macchina, una berlina, ovviamente, e riportarmi a casa.
Sono sicuro che qualche sera non mi vedrà arrivare.
Prima o poi qualche pazzo mi rapirà, con la speranza di tirarci fuori un bel riscatto. O magari solo per il gusto di torturarmi ed uccidermi lentamente e con gusto.
Come se non ci stessi già pensando da solo."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 17 – VOGLIO DISEGNARE I TUOI OCCHI
 
Maybe we’ve been bruised and battered
Maybe I forgot what mattered then
But not again

I might have shown too many faces
Out with the old, here’s where it changes

Here’s to our brand new start
I won’t be waiting for nothing
I’ll mend the broken parts
Pick up the pieces

Shadows of what we are
I won’t be waiting for nothing
I’ll mend the broken parts
I’ll mend the broken parts
 
“L’ho capito subito che hai un problema.”
“E quale sarebbe?” Chiedo, anche piuttosto infastidito dalla piega che sta prendendo questa conversazione.
“Beh, questo, se hai voglia, puoi raccontarmelo tu.”

Lo osservo attentamente, cercando di entrare nel suo sguardo, così come lui è entrato nel mio, riconoscendolo –subito- senza lasciarmi scampo.
Eppure vedo solo gentilezza, curiosità e desiderio di scoprirmi; ma non un desiderio sporco, come quello che troppo spesso ho riconosciuto, durante notti come questa.
E’ un desiderio reale, quasi puro, incredibilmente attraente; lui ha voglia di conoscere me, Harry, il ragazzo inglese dagli cheveux trop doux che beve drinks trop doux.

E chi sono io, per impedirglielo?

Eppure, fino a soltanto poche ore fa, avrei pensato che sarebbe stato impossibile passare una serata davvero spensierata; ero già pronto a fingere, come sempre, che tutto andasse bene e che la mia vita fosse perfetta.
Anche stanotte sarei stato Harry Styles, affascinante, inafferrabile, incredibilmente felice; agli occhi di tutti, agli occhi di Louis, uno spirito libero e particolare; una calamita per gli occhi.
Morto dentro, vivo fuori.
Finto.

Alla ricerca di una via d’uscita dall’apatia.
O forse abbandonandomi ad essa, definitivamente
…………………………………………………………………………………………………………………………………..
Finito il concerto, i ragazzi hanno insistito perché venissimo in questo locale, troppo bello e troppo particolare per essere ignorato.

In realtà, secondo i piani iniziali, Louis e Liam sarebbero dovuti rimanere in Hotel, il primo perché ‘stanco per il viaggio’ –traducibile con ‘urgente videochiamata con Eleanor per discutere del colore dell’abito delle damigelle’- e l’altro per ordine non poco esplicito di Miss. Sophia.

Non vedevo l’ora di poter passare un po’ di tempo rilassato, senza dover pensare continuamente al fatto di non dover pensare a Louis continuamente –il che è già un paradosso di per sé- ma evidentemente il destino di questi tempo non mi è affatto favorevole.

E così, eccoci stipati nel solito Van; io, Niall, Zayn e Louis.
Già, a quanto pare non tutte le fidanzate sanno farsi rispettare allo stesso modo.

Se la prima parte della nottata è chiara e limpida nella mia mente, con tutta la sua pesantezza e finzione, da un certo punto in poi le cose si fanno piuttosto confuse e meno complicate, complice la quantità industriale di Vodka alla fragola che ho ingerito.
Ho perso di vista sia i ragazzi che Louis, immergendomi nella marea di persone che ballano i pista, al ritmo di canzoni dal ritmo travolgente e le melodie stranamente affascinanti.

Probabilmente è la lingua, con tutte quelle erre e i suoni ovattati, che non lascia scampo ai poveri ubriachi in cerca di sollievo.

Così, quando sento la presenza di qualcuno alle mie spalle, lascio che la mia schiena scivoli sul petto dello sconosciuto, alla ricerca del suo calore in questo inferno di corpi, come se il bruciore dell’alcool nella mia gola non fosse abbastanza.
Non voglio sentire più niente, se non la lingua straniera con cui lo sconosciuto sta soffiando nel mio orecchio; il suo fiato sul mio collo, le mani sui fianchi, il mio sedere che trova sollievo ed eccitazione mentre i nostri corpi si avvicinano sempre di più, seguendo il ritmo costante intorno a noi.

E quando finalmente lascio andare la mia testa all’indietro, mi rendo definitivamente conto dell’altezza del mio compagno; la mia testa riesce perfettamente ad incastrarsi nell’incavo del suo collo, il che vuol dire che, mentre inizio a mordicchiare il lobo del suo orecchio, posso velocemente calcolare in dieci centimetri che ci separano.
Forse non sono così ubriaco come pensavo.
E’ alto.

“Sei alto.” Gli sussurro, fra un bacio ed un morso, mentre anche lui si dedica a scoprire la pelle della mia spalla, lasciata scoperta dalla camicia quasi completamente sbottonata.
“Già. E tu sei meraviglioso. Sono minuti che ti osservo mentre ti scateni. Non ho mai visto niente di così eccitante in tutta la mia vita.”

Sospiro forte, proprio mentre lo sconosciuto torna ad esplorarmi con le mani e le labbra, cercando di ricordare il perché del blocco che continuo a sentire nel mio stomaco, anche adesso.
“Très Joli..”
Ma la sua voce è così profonda, ed il suo accento così affascinante e le sue mani..

“Harry!?” Apro gli occhi di scatto, cercando di capire da dove provenga questa voce, ma soprattutto di riprendere il filo dei miei pensieri.

Louis.
Louis è di fronte a me, con il giaccone in mano ed un espressione scioccata dipinta sul volto.

Lo guardo per qualche secondo, mentre il mio respiro non accenna a regolarizzarsi: è fermo, quasi bloccato, con gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta, come se avesse appena visto qualcosa di inaccettabile.
“Louis.” Sinceramente non saprei cosa dirgli. Di solito è lui quello che parla sempre; ed io meno gli parlo meglio è.

Il suo sguardo si fa più scuro, mentre si sposta da me a qualcosa subito sopra rispetto alla mia testa.
Gli occhi si assottigliano, fino a diventare due fessure diffidenti, mentre le sopracciglia si corrugano e le labbra si chiudono in una linea dura.

La mano che stringe il mio fianco si stacca improvvisamente, ricordandomi la misteriosa presenza dietro di me.
Adesso si sta spostando per affiancarmi, seguita sempre da quegli occhi scrutatori, che, realizzo soltanto adesso, hanno visto il viso del mio francese prima di me.

Tipico di Louis.
Sempre un passo avanti.

“Io e Zayn ce ne andiamo Harry. Tu che fai, resti qui?” Mi chiede, senza puntare gli occhi su di me neanche per un attimo.
E mi sembra anche di sentire affiorare il senso di colpa, nel marasma delle mie emozioni, ma basta che io mi concentri un attimo per capire quanto questo sguardo indagatore sia assolutamente fuori luogo.

Che cazzo vuole, adesso?
Non penserà mica che per una fottuta vasca io possa dimenticare tutto il dolore e tornare ad essere il suo cagnolino di compagnia?

“Sì Louis. Credo proprio che resterò qui. E probabilmente ci vedremo direttamente all’aeroporto, domani pomeriggio. Non credo che tornerò in albergo, stanotte.” Gli rispondo, urlando, come lui, per sfogarmi, più che per superare il rumore della musica intorno a me.
E per rendere il messaggio ancora più chiaro, stringo la mano del francese, che è ancora vicino a me, probabilmente stranito dalla piega che stanno prendendo gli eventi.

Eppure, ci mette solo qualche secondo, prima di rispondere alla stretta, incrociando le sue dita alle mie con forza, come a volermi dare sostegno.
Come se sapesse quanta sofferenza quegli occhi azzurri mi abbiano procurato.

Così, stacco lo sguardo da quello nuovamente stupito di Louis, voltandomi per la prima volta verso il misterioso ragazzo che nell’ultima mezz’ora mi ha fatto stare quasi..bene.

Purtroppo le luci sono ancora piuttosto basse e non riesco a scorgere bene i lineamenti del suo viso; probabilmente lo vedrei meglio dal punto in cui si trova Louis.
Posso però distinguere la linea della mascella, coperta dal velo di barba che già avevo sentito mentre ballavamo e, come avevo previsto, è davvero più alto di me.
E’ una novità..ma non è male.

“Allora sarà il caso che tolga il disturbo.” Louis mi distoglie dal mio studio attento, con una voce troppo alta per essere tranquilla.
“Passa una bella nottata.”
“Lo farò.” Rispondo, senza pensare, per il puro gusto di fargli del male.

Lui se ne va, così com’era venuto, sparendo in mezzo alla folla di ragazzi e ragazze che continuano a ballare senza sosta.
Dopo pochi secondi non riesco già più a distinguere la sua testa fra la folla, ma quel senso di leggerezza che ero riuscito a raggiungere pochi minuti fa sembra essersene andato di nuovo.

Eppure dovrebbe diventare più semplice, col tempo. Sono passati mesi, dalla mia decisione di andare avanti, da quando ho promesso a me stesso e a mia madre che non mi sarei più lasciato distruggere  da tutta questa merda, ma ogni volta che penso di essere più vicino all’obbiettivo, mi sento trascinare di nuovo a fondo.

E non importa quanti uomini io mi faccia durante le notti incasinate passate nei locali di mezzo mondo: la casa di Londra rimane invenduta e disabitata e vuota, ma non posso dire lo stesso di me.
Perché dopo qualche ora, in cui cerco di abbandonare la verità con l’aiuto di sesso ed alcool, tutto torna ad essere dolorosamente chiaro, e Louis non ha ancora fatto le valige per andarsene dal mio cuore.
E lo caccio, ogni volta, con parole sempre più pesanti, e ricordi sempre meno presenti, e grida sempre più profonde; ma invece di andarsene davvero, si nasconde e basta, lo stronzo.

Pronto per tornare a sporcarmi il cuore, al minimo cedimento.
Bastardo.

“Senti, sei sicuro di non voler andare con lui?”
“No.” Rispondo, lasciando di scatto la mano che ancora stava stringendo la mia, impedendomi di affogare.

“No non vuoi andare, o no non sei sicuro? Non so bene come funzioni con l’inglese, ma da noi..”
“Senti scusa, ma devo assolutamente andare in bagno. Magari ci becchiamo fra un po’ eh.” Rispondo secco, lasciando il ragazzo da solo in mezzo alla pista, senza degnarlo neanche di un ultimo sguardo, prima di avviarmi velocemente verso la toilette.

Devo sciacquarmi la faccia ed espellere dal mio corpo quei quattro o cinque litri di alcool ingeriti da ore.
Insomma, oltre alla testa, mi sta scoppiando anche la vescica.

Mentre mi lavo le mani, ripenso alla piega che avrebbe potuto prendere la mia serata, se non fosse arrivato Louis.

Mi stavo divertendo.
Dopo tanto tempo mi stavo davvero liberando, e non so nemmeno perché: dopo mesi di balli e sbronze con sconosciuti, questa era la prima volta che mi sentivo sul serio me stesso.
Lo facevo perché mi andava.
Lo facevo, perché quella voce straniera era riuscita a risvegliare in me qualcosa che ormai pensavo morto per sempre.
Lo facevo, perché quelle mani –affatto piccole- sembravano sfiorarmi con la delicatezza di uno sguardo e la precisione di un pennello.

Alzo la testa e mi guardo allo specchio.
Capelli bagnati, camicia completamente fuori posto, guance arrossate.
Ma che cazzo ci faccio nascosto nel bagno?
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
 
Il problema è che, dato il mio stato psico-fisico di poco fa, per me è quasi impossibile riuscire a riconoscere il mio francese.

So solo che era più alto di me, con un bel viso e..
No, non credo che quello potrebbe aiutarmi, adesso, che sono in mezzo alla solita pista piena di persone, mentre cerco di nascondere me stesso e nello stesso momento individuare il ragazzo misterioso.

Eppure.
Eppure, quello che sta servendo bevande al bancone..

“Hey.” Dico, appoggiandomi con i gomiti al legno del banco, mentre lo osservo davvero per la prima volta, finalmente un po’ di luce che corre in mio aiuto.
Avevo ragione.
Bellissima mascella.

“Hey straniero. Pensavo te ne fossi andato.” Mi dice lui, con la faccia sorpresa di chi non si aspettava di rivedermi.
Ma è un sorpreso positivo.
Mi piace.

“No. Te l’ho detto. Avevo soltanto bisogno del bagno. Sai, alcool e tutto.” Rispondo, sedendomi sullo sgabello più vicino alla sua postazione, osservando i movimenti veloci e precisi delle sue braccia, mentre prepara dei drink per una coppia di ragazzine.
Ragazzine.
Oh no.

“Oh mon Dieu..è Harry Styles!”

Ecco, una delle due mi ha riconosciuto ed è già pronta con il cellulare in mano, per scattare il selfie della vita.
Curvo la schiena in avanti, passando un braccio intorno alle sue spalle: giusto il tempo di scattare la foto e regalarle un sorriso che lei è già scappata via, per inviare quella foto a chissà chi.

Domattina sarà su tutti i Social esistenti.
Che gioia.

“Insomma tu sei il famoso Harry Styles. Scusa amico, ma non ti avevo riconosciuto. Non seguo mondo il vostro..mondo.” Mi dice il francese, finalmente libero dal dover preparare altri drink.

Si appoggia al bancone vicino a me, permettendomi di osservarlo ancora, sotto l’ennesima diversa prospettiva.
Ha un espressione serena e soddisfatta dipinta sul volto; l’espressione di chi, nella vita, non ha niente, se non ciò di cui ha realmente bisogno.
Quest’uomo è felice.

“Già. Harry Styles, pop-star in incognito, che in questo momento avrebbe voglia di un altro bel drink alla fragola.”
“Fragola eh?” Mi dice, ridendo, prima di iniziare una delle sue magie e presentarmi di fronte un bicchiere colmo di irriconoscibile liquido rosa ed una fragola in bella vista.
“Che diavolo è questo..ehm..”
“Jean. Il mio nome è Jean. E quello che hai di fronte, mon Harry, è un frullato alla fragola.”
Okay, questo gran pezzo di francese si chiama Jean e mi ha appena servito uno Smoothie alla fragola.
In discoteca.
Alle due di notte.

No fucking way.” Ed inizio a ridere, perché lui sta ridendo, ed anche mentre ride sembra che abbia l’accento.
Non credo che sia possibile.

“Anche la tua risata è francese.”
“Davvero?”
“Già. E’ buffa.”
“La tua invece è bella.”

Oh.

“Io..”
“Stai tranquillo Harry. Non voglio né saltarti addosso, né rendere la conversazione imbarazzante. Ho semplicemente detto la verità.”
“No. Va bene. Grazie.” Rispondo, mentre anche lui si serve un bicchiere di birra, prima di tornare a guardarmi.

Gentilezza, tanta troppa gentilezza in questo sguardo.
Non ci sono più abituato.

Di solito notti come questa le passo con tutt’altro genere di persone, con tutt’altro genere di occhi.
Non ci sono abituato, ma mi piace.

“Allora, Harry. Dimmi, qual è il problema che ti affligge?” Si è fatto improvvisamente serio ed il suo sguardo adesso mi mette a disagio.
Non mi piace più.

“L’ho capito subito che hai un problema.”
“E quale sarebbe?” Chiedo, infastidito dalla piega che sta prendendo questa conversazione.
“Beh, questo, se hai voglia, puoi raccontarmelo tu.”

E’ meglio andare sulla difensiva; in fondo non è che dopo stanotte dovremo rivederci ancora.
Voglio solo passare qualche ora senza pensare e, non so perché, questo tizio sembra essere l’unico con cui ci riesco.

“Io non ho problemi amico. Sono Harry Styles, non credo che ci sia qualcuno in tutta Europa a stare meglio di me, adesso.”
Eleanor, forse. Ma questa è un’altra storia.

“Discutibile.” Mi dice, di nuovo sorridente.
E’ un sorriso diverso stavolta; il sorriso di chi pensa di conoscere una verità che al suo interlocutore sfugge completamente.
Mi sta davvero irritando.

“Cosa è discutibile?”
“Tutto quello che hai detto. Intanto, mi basta pensare a quello che è successo laggiù poco tempo fa, per smontare la tua tesi sull’essere felice.” Continua, indicando velocemente il punto del locale in cui io e Louis abbiamo avuto la..discussione.
Perfetto, un altro che non si fa gli affari suoi.

“Senti, non ho voglia di una seduta dallo psicologo. Ho voglia di un drink alcolico e di una sana scopata, a casa tua possibilmente.” Rispondo. Forse era meglio andare in hotel con i ragazzi.

Lui mi fa cenno di aspettare e mi accorgo che c’è una fila di cinque o sei persone che aspettano il loro drink. L’altro ragazzo deve essersi preso dieci minuti di pausa.
Torna da me, di nuovo con la sua birra in mano –quasi intatta- ed il sorriso tranquillo, per niente scalfito dai miei toni di poco fa.

“Sai invece di cosa ho voglia io, Harry? Di disegnare i tuoi occhi su un foglio e cancellare da loro tutta la tristezza che li affoga.”
Cosa? Ma è serio?

“Cosa? Ma sei serio?” Chiedo, senza riuscire a capire se tutto questo non sia soltanto uno stranissimo sogno.

“Sono un pittore, Harry. E ho dipinto abbastanza occhi tristi da riconoscerne un paio alla prima occhiata. E’ inutile che ti nascondi dietro a un sorriso finto o atteggiamenti insolenti; ho capito subito che i tuoi lo sono davvero tanto. Che poi abbia anche conosciuto la causa di questa tristezza..può definirsi solo uno sfortunato incidente.” Mi dice, stavolta davvero serio.

Ma chi è?
Cazzo.
Con questa mi ha steso.

Lo osservo attentamente, cercando di entrare nel suo sguardo, così come lui è entrato nel mio, riconoscendolo –subito- senza lasciarmi scampo.
Eppure vedo solo gentilezza, curiosità e desiderio di scoprirmi; ma non un desiderio sporco, come quello che troppo spesso ho riconosciuto, durante notti come questa.
E’ un desiderio reale, quasi puro, incredibilmente attraente; lui ha voglia di conoscere me, Harry, il ragazzo inglese dagli cheveux trop doux che beve drinks trop doux.

E chi sono io, per impedirglielo?

“Okay.” Dico, “Quando smonti?”
“Fra mezz’ora.”
“Ce la fai a finire un disegno in una notte? A questo punto voglio davvero vederli i miei occhi che non affogano.” Perché no, tanto ormai ci sono dentro.

Non credo che una notte con questo esaltato potrebbe peggiorare molto la mia situazione.

“Sì, ma spero davvero di poterli vedere veramente, i tuoi occhi che non affogano.” Mi risponde, di nuovo sorridente.

“Io ormai non ci credo più così tanto.”
L’unico che poteva salvarli dall’oceano, quell’oceano ce l’ha incastonato fra le ciglia.
E quando avrebbe potuto tendermi la mano, ha dimenticato come farlo.

Mi ha dimenticato nel mio oceano di tristezza.

“Va bene, adesso basta con questi pensieri tristi. Andiamo poeta, bevi il tuo frullato, che ti porto a casa.”

Casa.

Ed è terribilmente ironico, il fatto che io mi trovi in un locale a Parigi, in compagnia di un pittore estremamente sexy che vuole farmi un ritratto nel bel mezzo della notte e che io riesca a pensare soltanto che vorrei essere..a casa.

Casa mia.
A Londra.
Con il mio Louis.
 
 
NOTE DELLA TIPA CHE NON AGGIORNA MAI:

Hola Chicassss! Ecc un nuovo aggiornamento che sicuramente vi avrà fatto venire voglia di uccidermi, frantumarmi le dita o strapparmi i capelli.
Lo so, scusate, avete ragione, ma io amo l’ANGST e cosa c’è di più bello di un triangolo, se non un bel quadrato con tanto di angoli retti e diagonali??????

Ma non disperate, tutto ha un unico grande scopo e LARRY IS ALWAYS THE WAY.
Quindi stiamo lavorando per voi e vi guiro che anche Jean vi starà simpatico.
…..Alla fine.

Per adesso un bacione e fatemi sapere che ne pensate di questo cambiamento di rotta per Hazza e della reazione di Louis nel vederlo perso nell’atmosfera FRANCESE…

Finisco col fornirvi l’immagine di Jean, per come lo vedo io..ecco l’indirizzo: https://oikotimesofficial.files.wordpress.com/2013/02/mans-zelmerlow.jpg

per quelli di voi che sono curiosi e vogliono un’esperienza in completa sintonia con la mia, guardatelo; per gli altri..siete liberi di immaginarvi il pittore come volete, non preoccpatevi!!!

Recensite, mi raccomando,
Un bacione

Scody (Iri) :D

 









 
 

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: WickedSwan