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Autore: Teen Idle    24/05/2015    2 recensioni
La presidentessa Cora stava nel suo studio privato. In silenzio. Non una parola, un suono, oltre alle sue dita che tamburellavano sulla scrivania. Tic tac, tic tac. Spari. Sembravano degli spari nel silenzio.
Morte.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Emma
L’accompagnatrice spinse il pulsante “0” dell’ascensore. Primo giorno d’addestramento. 
Guardando i tributi in quella sala fu pervasa da una forte paura, paura per sé stessa. 
L’istruttrice principale, Crudelia, sbuffò.
«I tributi dell’1  e la ragazza del due sono in ritardo.»
«Nessuno è in ritardo» rispose secca Mulan.
Regina entrò nella stanza in quel momento, in faccia un’espressione infuriata, molto probabilmente arrivare tardi la infastidiva.
Crudelia squadrò per bene ogni tributo poi cominciò  ad elencare le varie postazioni, e consigliò loro di non concentrarsi solo su alcuni stand. 
Emma si impegnò per non farsi notare. Voleva che tutti la considerassero come una preda facile e che non la prendessero di mira. Non le fu difficile. Continuò ad esercitarsi con veleni, corde e nodi fino all’ora di pranzo.
Frattanto, osservava i tributi.  Ariel cercava di usare una rete da gladiatore, ma caracollava e cadeva di continuo; Mulan si dimostrava letale in una sessione di combattimento corpo a corpo; Tremotino meditava in silenzio in un angolo della palestra; Mary si esercitava con l'arco ed era fin troppo brava.
La campanella del pranzo suonò. La ragazza entrò nella sala da pranzo; notò che i ragazzi del distretto uno e del distretto due e il ragazzo del quattro si erano uniti, così come i tributi dell'8; fu in quel momento che capì che nell'arena sarebbe stata sola.
E se voleva vincere quei Giochi, doveva sfoderare le unghie. Partire dal rifiuto delle armi non l'avrebbe aiutata.
Per questo subito dopo pranzo si fiondó sulle armi, si esercitò con la spada fino ad avere i calli sulle mani, si esercitò fino a riuscire ad essere considerata abbastanza temibile.


Peter
Le poche attenzioni che l'accompagnatrice dava ai tributi erano solo per Wendy. Wendy sapeva cosa dire all'intervista, come comportarsi, come avere sponsor. La povera Wendy che per qualche oscuro motivo l'accompagnatrice adorava e voleva assolutamente vedere viva.
Lui era solo Peter Pan, che non sapeva piacere alla gente e che non sapeva relazionarsi con gli altri tributi.
Era nervoso, era arrabbiato. Arrabbiato con Cora, arrabbiato chi l'aveva estratto, e arrabbiato con quei cervelli malati che avevano creato gli Hunger Games.
«Comunque il primo giorno di addestramento è andato bene, grazie per avermelo chiesto» sputò fuori.
L'accompagnatrice alzò lo sguardo su di lui, quasi sorpresa «La tua compagna di Distretto è ancora scioccata. Non vedi che ferita che si è fatta?» disse finendo di tamponare il minuscolo taglio che la ragazzina aveva sulla fronte. Peter perse le staffe, voleva proteggere una che si era ferita durante l'allenamento.
«Oh, poverina!» gridò alzandosi di scatto. «Allora hai ragione, aiutiamo una persona che non ha possibilità, che morirà se non il primo il secondo giorno, perché poverina, diamine, è scioccata e ferita!»
«Io non ti permetto...» cominciò l'accompagnatrice.
«A ME NON FREGA NIENTE!» ruggì Peter «Potrei morire, e posso permettermi di dire la verità! »
Girò sui tacchi ed entrò in camera sua sbattendo la porta.. Odio, odio, odio, odio, odio. Ne era invaso. Doveva rompere qualcosa, doveva sfogarsi. Gridò a denti stretti nel cuscino per un'ora intera.
***
Qualcuno bussò alla sua porta. Il ragazzo guardò l'orologio. Dannazione, erano le due di notte.
«Sì?» biascicò malcontento.
La porta si aprì. Era Wendy Darling.
«Io devo chiederti scusa.»
Peter inarcò un sopracciglio. 
«Ma Wendy, stai tranquilla!» enfatizzò lui. «Alla fine trionfa sempre il bene!»
«Non sto scherzando. Voglio solo che tu non te la prenda troppo con me. Lo so che hai paura.»
«Io non ho paura!» sibilò Peter.
Le chiuse la porta in faccia tornando a dormire.


Zelena
Si svegliò di prima mattina, già di malumore. Una vera rottura, l'addestramento. Anche in quel secondo giorno, l'orgoglio di Zelena sarebbe stato scalfito dalla dimostrazione che non sapeva fare tutto. Quando le porte dell'ascensore si aprirono e lei si ritrovò nella palestra, non ne fu troppo contenta.
Zelena West si piazzò in fondo alla coda di persone presente alla postazione di lancio dei coltelli. In quel momento la ragazza dell'1,Regina Mills, stava provando, e si dimostrava molto brava. Aspettò pazientemente il suo turno, poi prese il manico del coltello e prese la mira.
Uno, due, tre, quattro colpi sbagliati. Non andava bene. Tirando il quinto coltello, immaginò che il bersaglio fosse un tributo.
Doveva. Fare. Centro.
La punta della freccia si piantò a pochi centimetri dal cerchiolino rosso che indicava la massima precisione. Così con i successivi cinque tiri. Certo, se la stava cavando bene, ma sarebbe riuscita a prendere dei coltelli alla Cornucopia? Lasciò perdere quella postazione.
Si cimentò nell'accensione di fuochi, nel montaggio di tende e nell'arrampicata, ma non sapeva come orientarsi. 
Guardando gli altri tributi, si accorse che ben pochi di loro la interessavano, e ancor di meno erano quelli che la spaventavano.
Nessuno le sembrava il tributo giusto per allearsi. Era meglio così perché, se voleva tornare a casa, sarebbero dovuti morire tutti.
Dal primo all'ultimo. E lei non si sarebbe fatta problemi ad ucciderli tutti.

L'addestramento era finito; i tre giorni che i ventiquattro tributi avevano a disposizione erano ormai terminati
«Daniel Vaur. Distretto 1.»
Le Sessioni Private erano ufficialmente iniziate.
  
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