Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Iaiasdream    25/05/2015    5 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
BAKA TIME: E’ davvero inutile cercare di chiedervi perdono per l’assurdo e disastroso ritardo. Purtroppo il tempo a mia disposizione scarseggia ogni minuto che passa. Non so davvero come scusarmi.
Spero solo che questo capitolo possa piacervi.
Colgo l’occasione, prima di andare incontro a Morfeo, di ringraziare chi ha inserito questa mia pazzia nelle preferite. Siete davvero in molte e non sapete quanto questo mi renda estremamente felice.
GRAZIE DI CUORE!!!
Buona lettura ^*^
 
36° Capitolo: ERA SOLO UNO SBAGLIO
 
 
 
Stringo forte nella mia mano un lembo della manica di Castiel, quasi da non sentirlo nemmeno, mentre il rosso con uno sguardo inespugnabile, continua a guardare la scena che si staglia davanti ai nostri occhi: Nathaniel è steso su dei cuscini posti a mo' di letto, completamente nudo; davanti a lui, in ginocchio, con una mano immersa fra i suoi capelli, una studentessa del quinto anno. Tutti e due ci guardano con occhi sgranati dalla paura.
Sotto il mio tocco, sento Castiel accennare un lieve movimento, e non riuscendone a capire il motivo, lo tiro a me per fermarlo.
<< Cass... >> sibilo con voce sommessa.
<< Ra-ragazzi! >> esclama Nathaniel catapultato nella realtà e forse, accortosi della sua nudità, afferra un cuscino e se lo preme sul suo membro, che pur volendo, non ho potuto fare a meno di notare.
<< Ra-ragazzi, non-non è come sembra... >> riprende il biondino mettendosi a sedere sui cuscini.
<< Nath, mi avevi detto che a quest'ora non sarebbe venuto nessuno! >> sussurra a denti stretti la ragazza, completamente rossa in volto.
<< Per favore, alzati >> le risponde il delegato volgendo lo sguardo imbarazzato da un'altra parte. La studentessa segue il suo consiglio, e rimessasi in piedi, ci da le spalle affondandovi la testa.
<< Potete darmi il tempo di vestirmi? >> chiede ancora Nathaniel, passandosi afflitto una mano fra i capelli.
Con i nervi e l'ansia a fior di pelle, non posso più trattenermi; lascio la presa del rosso, e di scatto chiudo la porta alle mie spalle, poi tremante di un'inspiegabile sensazione, mi posiziono davanti al biondino abbassando lo sguardo per non incrociare il suo corpo.
<< Nath... con tutti i posti che ci sono... >>
<< Aspetta Rea, fammi spiegare... >> m'interrompe deciso.
<< Non voglio sapere niente! >> incalzo volgendogli lo sguardo << questi sono affari tuoi, però non posso esonerarmi dai miei doveri. Succedono molte cose strane in questo liceo e il fatto che ci sia una... tresca, fra un delegato e una studentessa... >>
<< Aspetta un momento, che cosa stai pensando? Guarda che ti stai... >>
<< No, Nath. Ho capito perfettamente. Ormai, ciò che succede qui dentro, non mi stupisce più di tanto >> lo interrompo alzando la voce.
<< Rea, sta zitta >> interviene Castiel alle mie spalle. Mi giro verso di lui fulminandolo con gli occhi.
<< Non mi sto zitta! >> lo ammonisco, poi rivolgendomi ancora verso il biondo aggiungo: << Siete due irresponsabili! Immaginate se al nostro posto fossero entrati degli estranei! Almeno chiudete la porta a chiave. La storia fra un segretario e una studen... >>. Tappatami la bocca con la sua mano, Castiel mi tira a sé, ripetendomi di tacere.
<< Mhmm >> mugugno cercando di liberarmi, ma lui, autoritario, stringe la presa, e a quel punto decido di arrendermi.
<< Piantala di dire stronzate... >> aggiunge poi, lasciandomi e piazzandosi davanti, coprendomi così l'intera visuale.
"Che intenzioni ha?" mi chiedo fissandolo come un ebete. "Non vorrà mica picchiarlo?!". Quel pensiero mi balena per la mente come un fulmine a ciel sereno. Ma perché devo sempre pensare al peggio?
Mentre i miei pensieri vagano assurdi nel vuoto, mi accorgo che Castiel sta fissando la studentessa, e che quest'ultima, lo ricambia con timore.
<< Come ti chiami? >> le chiede dopo un po'.
<< Jenny >> risponde lei tremante.
<< Chi ti ha permesso di usare quest'aula per il tuo lavoro? >> riprende il rosso sicuro di se, incrociando le braccia al petto.
"Ma che diavolo sta dicendo? Quale lavoro?"
<< Castiel, non darle colpa >> interviene Nathaniel mantenendosi il cuscino davanti le sue parti basse.
Dannazione! Penso imbarazzata. Come caspita può continuare il ragionamento con questa strafottente semplicità, mentre è ancora nudo? Va a coprirti, porca miseria!
<< Sono stato io a dirle di venire qui... >>
<< No Nathaniel! >> lo interrompe la ragazza guardandolo quasi disperata << non mentire... Preside, la verità è che sono stata io a chiedere a Nathaniel di posare per me, nudo. La professoressa di comunicazione visiva ha assegnato un compito, e siccome sono ormai dieci lezioni che salto, mi ha punita dicendomi che non potevo entrare nel laboratorio di artistica e che dovevo portarle entro oggi un dipinto, se voglio passare gli esami di fine trimestre, e conoscendo i gusti della prof, ho pensato che disegnando un nudo, ritraente un volto angelico come quello di Nathaniel, mi sarei potuta salvare... >> fa una pausa per riprendere fiato.
La guardo con la mascella slogata, sento il mento voler precipitare al suolo. Come cavolo facevo a capire che si trattava solo di questo? Andiamo! Il ragionamento che ho sentito ore fa, era tutt'altro che normale! Ricordo perfettamente il loro discorso quando sono entrata dalla finestra. Si trovavano nell'anticamera, lui appoggiato alla colonna e lei davanti che gli teneva strette le mani supplicandolo di farlo.
Ora. Un qualsiasi individuo che assiste involontariamente a questa scena, cosa avrebbe mai dovuto pensare?
Per di più, come fa questo pervertito pittato di rosso a capire al volo tutto?
Sospiro rassegnata abbassando il capo e scuotendolo.
<< Cosa succederà adesso? >> chiede Jenny volgendo lo sguardo verso Nathaniel, il quale, senza proferir parola, accenna spallucce.
<< Innanzitutto, tu va a vestirti >> risponde Castiel rivolgendosi bruscamente al biondino << tu... >> guarda Jenny, << ...porta tutto il tuo occorrente nel laboratorio di disegno; e tu... >> mormora poi verso di me << torna subito nel nostro ufficio... >>
<< Ma per... >> cerco di ribattere contrariata a quel suo ordine, ma lui mi interrompe prontamente, fulminandomi con quel suo sguardo tempestoso, << Va! >> esclama ammonendomi.
Come un cane bastonato, esco dall'aula di chimica e mi dirigo a passo lento nel mio ufficio. Vi rimango per almeno un quarto d'ora, aspettando impaziente il suo arrivo per scoprire che cosa gli sia passato per la mente, da congedarmi in quella maniera.
Dopo un po' vedo la porta aprirsi; Castiel entra, richiude e rimane fermo lì a fissarmi serio.
<< Che c'è? >> mi stringo nelle spalle.
<< Una tresca? >> chiede storcendo le sopracciglia e incrociando le braccia al petto << che razza di manga perverso hai letto questa volta? >> sogghigna beffardo. Non rispondo, mi limito solo a fissarlo con bieco.
<< A volte mi chiedo se ci sia vita nel tuo cervello! >> continua senza cambiare espressione.
<< Mi dispiace non essere all'altezza dell'intelligenza di vostra maestà >> esclamo accennando un inchino.
<< Ma per che diavolo devi pensare sempre a cose perverse? >>
<< Non è mica colpa mia, se quei due idioti non chiudono la porta a chiave. Che cavolo! Non dirmi che fra noi due, sono stata l'unica a pensare al peggio! >> replico scrollando le spalle.
<< Ma non ti sei accorta della grande tela che Jenny aveva messo davanti al delegato? >> chiede  con rimprovero.
"Veramente i miei occhi sono stati catturati da tutt'altra visione", penso, e mi limito a far rimanere nella mia mente questa frase, non vorrei farlo arrabbiare, anche se sono sicura che sia tutto inutile, perché il mio viso deve aver attuato un'espressione strana, dato che Castiel mi sta infuocando con gli occhi.
<< Ti sei goduta lo spettacolo? >> chiede digrignando i denti.
<< Che dici? >> ribatto riuscendo ormai a sentire il viso avvamparsi, mentre riporto i miei pensieri al corpo completamente nudo di Nathaniel.
Come una furia, il rosso si avvicina e mi spinge verso la cattedra impedendomi ogni via di fuga.
<< Che ti prende? >> chiedo trattenendo a stento una risatina divertita.
<< Lo sai che questa situazione potrebbe portare una conseguenza? >>
<< Quale? >> domando facendo la gnorri.
Non risponde, assottiglia gli occhi, e sembra volermi infiammare con gli stessi, mentre mi accorgo che la sua mano, sta lentamente salendo le curve del mio fianco sinistro.
Un brivido di piacere subito mi pervade, e per non farglielo notare, trattengo il respiro che sicuramente avrei lasciato sotto forma di gemito.
Lentamente Castiel si curva sul mio collo, leccandomi il punto più sensibile; poi la sua lingua dà spazio ai denti che iniziano a mordicchiarmi la pelle, e qui non posso fare a meno di lanciare all'aria un lieve mugolio.
<< Non così... >> sussurro tra gli ansimi << ...mi fai male >>
Le sue labbra salgono ancora più su, fino a posizionarsi sull'orecchio << Non guardare più nessun altro uomo >> sussurra con voce suadente. Il suo fiato riscalda il padiglione auricolare, fino a farmelo sentire infuocato.
<< A-altrimenti? >> provo a sfotterlo, ma con estrema difficoltà dato che ormai sono succube del piacere che mi sta provocando.
Non risponde, si distacca da me, mi guarda dritto negli occhi con sguardo serio << Ciò che è mio... >> sibila << ...non è di nessun altro >>.
Quelle ultime parole mi fanno rabbrividire, ma non è paura, si tratta di una sensazione indescrivibile.
Da quando siamo tornati a stare insieme, Castiel, alle volte, ha questi atteggiamenti possessivi nei miei confronti; potrebbe sembrare un comportamento negativo, ma non lo è affatto. So che si comporta in questa maniera perché non sopporterebbe un'altra rottura nella nostra storia, e questo non lo sopporterei neanche io.
Tutto ciò mi riporta alla mente una sera di quattro anni fa, quando si ingelosì degli atteggiamenti che quel maledetto di Viktor aveva nei miei confronti, per non parlare di quello che successe dopo.
Potrei sembrare sadica, ma non posso fare a meno di ammettere che questi suoi comportamenti da geloso e possessivo, mi fanno impazzire.
Istintivamente gli artiglio gli omeri e curvo ancora di più la testa all'indietro incitandolo, così, a continuare. Lui però non mi accontenta; lentamente si distacca da me, lasciandomi frastornata. Lo guardo con estrema incomprensione.
<< Perché? >> chiedo storcendo le sopracciglia.
<< Mi sono ricordato che devo fare una cosa >> risponde sbrigativo, passandosi una mano fra i capelli.
<< Cosa? >> replico curiosa.
<< Si tratta della giornata porte aperte... >>
<< Di' un po'... >> lo interrompo incrociando le braccia al petto << ti si è storto il cervello? >>
<< Perché? >> chiede non capendo.
<< Interrompi le tue perversioni, per pensare a cose serie? Che ne hai fatto del pervertito pittato di rosso? >>
Castiel sorride a quella mia battuta, e il suo sguardo è ritornato a colmarsi di malizia. Si avvicina un'altra volta a me, porta una mano sulla mia guancia carezzandomela con dolcezza, poi mi stampa un lieve bacio sulle labbra e guardandomi negli occhi sussurra: << Ti manca quel lato di me? >>
Sento le guance avvampare, mentre il cuore inizia a martellarmi in petto. Con la testa, accenno un movimento strano e involontario: cerco di divincolarmi imbarazzata da quelle parole, ma lui riesce a trattenermi e continuando a sorridere m'invita a rispondere.
<< Ma che dici?! >> esclamo << Non siamo più diciassettenni, non mi mancano affatto le tue perversioni, anzi... potrei dire che erano una seccatura per me! >>
<< Bugiarda! >> mi ammonisce linciandomi con gli occhi.
<< Cosa?! >> ribatto atteggiandomi a offesa.
<< Ti conosco così bene da sapere che ogni volta dici una cosa, ma ne pensi un'altra >> risponde semplicemente cingendomi i fianchi.
Mi accingo a ribattere ma la mia voce muore in gola lasciandomi con le labbra dischiuse e una sensazione di estremo imbarazzo, nel constatare che ha perfettamente ragione.
"Cavolo! Certo che mi manca quel lato! Perché devo negarlo? In fin dei conti, sono stata anni a pensare al passato e a morire di malinconia ogni volta che mi perdevo nei ricordi".
Un forte senso di tristezza mi pervade, e quasi inconsciamente, mi ritrovo ad abbracciare Castiel poggiando la fronte sul suo petto. Chiudo gli occhi sospirando rumorosamente, tremando nel farlo.
Lui mi accarezza i capelli, condividendo l'abbraccio, poi ripetendomi che deve andare, si allontana, salutandomi con un sorriso.
Rimango un'altra volta sola nel nostro studio. Sbuffo infastidita, rimuginando sul fatto che non mi è andato per nulla giù il suo comportamento.
<< Ridammi indietro il mio Castiel... >> sussurro afflitta guardando la porta d'entrata.
 
***
 
Il cielo d'inverno lascia sempre nell'ambiente quell'aria di tristezza e inquietudine, specialmente se l'azzurro manto viene tinto da quel plumbeo colore che preannuncia l'inizio della tempesta.
Le previsioni del tempo dicono che nei prossimi giorni il sole spaccherà anche le più piccole pietruzze.
Questo è ciò che si ostina ad insinuare il meteo sul mio cellulare.
"Ma possibile che non azzecchino mai?" mi chiedo volgendo lo sguardo verso l'alto, mentre scorgo fra quella gigantesca ovatta macchiata di polvere che le luci dei lampi annunciano la loro presenza accendendosi ad intermittenza.
<< Sarà meglio che mi sbrighi >> sussurro attraversando la strada per raggiungere il cancello dell'asilo.
Entrata nell'istituto incontro la bidella: una donna bassa ma esageratamente grossa con il sorriso stampato eternamente sul volto che ogni giorno mi guarda e con una vociona da fare invidia a quella di un orco, mi chiede come sto; << Tutto a posto >> rispondo da copione.
Solitamente, la conversazione termina lì, ma oggi aggiunge: << Rea aspetti, le devo dire una cosa! >>
<< Mi dica >>
<< È venuto Armin questa mattina >> risponde tutto d'un fiato. La guardo impietrita, mentre il mio cervello cerca inesorabilmente di captare ogni significato delle parole che formano quella frase.
"Armin è venuto qui?" mi chiedo confusa "perché?!". Sento il cuore accelerarmi in petto, mentre come un automa mi avvicino alla bidella, l'afferro per un braccio e le chiedo spiegazioni. La mia voce fuoriesce talmente preoccupata che la donnona esita nel rispondermi.
<< La prego signora, mi dica cosa voleva? >> insisto cercando di placare l'ansia.
<< Mi ha solo chiesto se suo figlio era venuto all'asilo... >> mormora lei stringendosi nelle spalle.
<< E poi? >>
<< E-e poi nulla, ha salutato e se n'è andato >>
Lentamente e sospirando di sollievo, lascio il braccio della signora cercando di sorridere per annullare dal mio volto quell'espressione di preoccupazione.
<< Ok, grazie per l'avvertimento signora >> aggiungo prima di salutarla e raggiungere la classe di mio figlio.
Non appena mi vede, Etienne balza dalla sedia e mi corre incontro preparandosi ad essere accolto con un abbraccio. Lo accontento senza pensarci due volte, poi, salutata la maestra, usciamo dall'asilo.
Usciti, la pioggia ci assale, precipitando al suolo così violentemente da risuonare nell'aria forte e fastidiosa. Prendo mio figlio in braccio e copertogli la testa nel miglior modo possibile, mi inoltro nella pioggia per raggiungere velocemente l'auto.
Sento Etienne ridere, mentre lo adagio sul sedile passeggeri; lo guardo con un sorriso incerto, dato che nella mia mente risuonano ancora presuntuose le parole della bidella.
"Che diavolo sta succedendo? Perché Armin si è presentato all'asilo dopo un mese che non ci siamo né visti né più sentiti? Eppure gli avevo detto di stare lontano da Etienne! Che cosa vuole?"
<< ...mi senti?! >>, la stridula vocina del bambino mi riporta bruscamente alla realtà. Lo guardo stranita, chiedendogli cosa vuole.
<< Ti sei incantata! >> afferma guardandomi sottocchio << Perché non parti? >>
<< Lo faccio subito Etienne >> rispondo girando la chiave per accendere il motore.
<< Che hai? >> mi chiede dopo un po'.
<< Stavo solo pensando >> rispondo accennando spallucce.
<< Sai, mamma? >> riprende dopo qualche istante di silenzio.
<< Dimmi, Etienne >>
<< Tu pensi che papà non mi voglia più bene? >>
Dopo quella domanda inaspettata, il mio corpo viene travolto da un fremito; mi accorgo di aver perso per una frazione di secondo il controllo dell'auto, e stringendo il volante, cerco di riprendermi.
<< E-Etienne... >> balbetto, rendendomi conto che l'ansia non mi ha del tutto abbandonata << ...perché mi fai questa domanda? >>
<< Un mio amico mi ha detto di aver visto papà all'asilo mentre parlava con la bidella... >> si ferma incrociando le braccia al petto per poi affondare la testa nelle spalle e imbronciarsi << ...io pensavo che lui era venuto per vedermi, e invece se n'è andato senza neanche salutarmi. Non lo vedo da tanto tempo, uffa! >> esclama poi con voce offesa.
"Perché?" mi chiedo "Per quale motivo deve essere tutto così difficile?". Gli angoli delle mie labbra iniziano a tremare, mentre sento il bisogno di inumidirmi gli occhi che stanno bruciando.
Ad un tratto avverto una strana sensazione di dolore pervadermi il cuore. "Non doveva andare così" ammetto nei miei pensieri, "Armin non doveva fare ciò che ha fatto, e io non avrei dovuto illuderlo, non avrei dovuto illudermi di amarlo. L'unica ad aver sbagliato sono io, e il dolore più immenso che sto provando, è la consapevolezza di non poter riuscire a tornare indietro".
<< Mamma, posso chiamarlo? >> chiede ad un tratto il bambino, fissandomi con occhi speranzosi.
<< Ti manca così tanto? >> chiedo intristita.
<< È il mio papà >> risponde annuendo.
Sobbalzo ancora una volta, e velocemente fermo la macchina per permettere al mio stato d'animo di avere una parte in questa situazione.
Piango, e lo faccio con una incontrollata disperazione. Non riesco a fermarmi, anche sentendo mio figlio chiedermi il perché e pregarmi di smettere, io non ci riesco.
Sembro una bambina che aspetta invano la coccole della sua mamma per trovare un po' di pace.
Etienne, con un balzo passa sul mio sedile abbracciandomi, stringendomi forte e piangendo insieme a me.
<< Mamma, ti prego, smettila di piangere... >> sussurra tra i singhiozzi.
<< Etienne, perdonami... >> mi ritrovo a dire inconsapevolmente.
<< E di cosa? >>
Non riesco a proseguire, sembra che la mia voce si sia solidificata in gola dandomi un senso di soffocamento.
Forse Etienne comprende il mio stato, perché mi stampa un bacio sulla guancia e mi asciuga le lacrime con le sue morbide manine. Lo guardo negli occhi, e quel colore famigliare mi allevia il cuore da questo ribelle dolore.
<< Torniamo a casa... >> sussurra poi, regalandomi un ultimo abbraccio.
 
***
 
Il liquido marrone, dal sapore di cioccolato, ha smesso di fumare nel tazzone da un bel po'.
Tengo la porcellana incollata alle mie dita, mentre con gli occhi fisso i cerchi sulla superfice che si formano a ogni mio lieve movimento.
Fuori, il cielo continua a piangere. Lo guardo dalla finestra e mi accorgo che anche se i termosifoni sono accesi, ho freddo.
Etienne sta guardando la televisione, accanto a lui c'è Kim che svogliatamente e sbadigliando, sfoglia una rivista di moda.
Se non fosse per le voci del televisore, il silenzio sarebbe stato il padrone della casa.
Dopo essere ritornati, non ho fatto altro che stare zitta e pensare ad Armin.
La domanda che mi sono posta all'asilo, mi sta ancora attanagliando la mente. Più di una volta sono stata tentata di chiamarlo e chiedergli spiegazioni, ma non so per quale motivo, ogni volta che ho afferrato il cellulare, la mia mano si è immobilizzata e non sono più riuscita a continuare la mia intenzione.
Quando è venuta Kim, e naturalmente ha notato la mia stranezza, ho accennato spallucce e mugugnato qualcosa di incomprensibile.
Non so cosa cavolo volevo dirle, fatto sta che dopo quel verso non ho più aperto bocca e neanche lei mi ha fatto domande.
Sospiro chiudendo gli occhi. Mi passo una mano sulla fronte soffermandomi con le dita sulle tempie per massaggiarmele.
<< Che palle! >> sento esclamare ad un tratto. Riapro gli occhi di scatto volgendoli direttamente sulla bruna che si è alzata dal divano e ha scaraventato il giornale sul tavolino difronte.
<< Odio la pioggia >> afferma avvicinandosi alla finestra dove mi trovo. << Avevo un appuntamento oggi ma ho dovuto rifiutare >> continua, forse aspettandosi una risposta che non do.
Lei mi guarda e lo fa storcendo le sopracciglia. Ricambio il suo sguardo stringendomi nelle spalle.
<< Si può sapere che diavolo ti prende? >> chiede poggiando le mani sui fianchi << Sono ore che stai zitta! Cos'è, Castiel ti ha dato un violento bacio che ti ha strappato la lingua? >>
Sorrido lievemente volgendo ancora lo sguardo verso la finestra.
Castiel. Penso. Com'è possibile che questa notizia mi abbia quasi fatto dimenticare di lui? No, non posso continuare così. Devo prendere una decisione e devo farlo il più in fretta possibile.
Ignorando completamente Kim, scatto in avanti, raggiungendo velocemente le scale, lasciando così la bruna, che continua a parlare ma inutilmente, non ho sentito neanche una parola di ciò che ha detto.
Entro in camera mia, guardando il telefono sul comodino. Rimango ferma e pensierosa, poi, volgendo lo sguardo dietro di me, mi assicuro che Kim non mi abbia seguita, e quando mi accorgo di essere completamente sola, chiudo la porta a chiave e lentamente mi avvicino al comodino. Afferro esitante la cornetta, e dopo aver catturato abbastanza aria nei polmoni, digito il numero di cellulare di Armin; appoggio il pollice sul pulsante verde e mi ritrovo a lottare contro la volontà di non schiacciarlo.
Tic.
Quel suono rimbomba nell'aria, assurdo.
Istintivamente ma tremante porto la cornetta all'orecchio e attendo con ansia.
Tu... tu... tu...
<< Pronto? >>.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Iaiasdream