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Autore: Mikadoro    25/05/2015    2 recensioni
(è il titolo più brutto che abbia mai trovato)
[Sterek][OOC][NoSovrannaturale]
Ci sono momenti nella vita in cui si ha bisogno di una sola persona accanto. Per Stiles è arrivato questo momento..
dal testo: "«Stiles.. tutto ok?». ah Dio.. sentire il mio nome pronunciato dalle sue labbra.. come balsamo sulle mie ferite. «Io.. io.. ho bisogno di qualcuno Derek.. ora..» mi escono strozzate le ultime parole, come se mi fossero costate una fatica immensa.
«.. Dove sei?» mi chiede semplicemente dopo qualche secondo. «Casa» sussurro."
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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[Sterek][OOC][NoSovrannaturale]

ciao a tutti! rieccoci dopo secoli e secoli di mutismo! ho deciso di ricomparire con una fanfic, anche se ne scrivo pochissima(di solito preferisco leggerle)! quindi comprendetemi, faccio fatica a scriverne! cooooomunque spero vi piaccia, è stato un po un esperimento dato che è una cosa a cui non sono abituata! fatemi sapere se vi piace e cosa ne pensate! 

Detto questo avvio che i personaggi risulteranno un po’ OOC (qualcuno decisamente più di un po’..).

 

BACI, MIKA

I personaggi purtroppo non appartengono a me e sono maggiorenni.



 

Aspetto. aspetto e mi sembra che i secondi siano lunghi minuti, scanditi dai miei respiri profondi e tremanti, scanditi dall’incessante risposta vuota alla mia chiamata. 

Continuo ma non risponde nessuno. Resto paralizzato, come congelato, la mano artigliata stretta intorno al cellulare premuto forte contro l’orecchio per paura di perdere anche solo un sibilo in risposto alla mia chiamata. Le ginocchia fanno male ormai, da talmente tanto tempo sono bloccato nella stessa posizione, rannicchiato nell’angolo del letto, schiacciato contro la parete, come per allontanarmi il più possibile dalla porta. 

Sussulto quando sento una voce parlare forte al mio orecchio e gemo dalla frustrazione quando mi rendo conto sia la segreteria telefonica. «Merda! merda..» impreco a bassa voce e con dita tremanti faccio ripartire la chiamata. «Ti prego.. rispondi!» continuo a ripetere mentalmente come un mantra. 

Penso stia per scattare nuovamente la segreteria quando la sento. La SUA voce. «..Pronto..?» è roca e cavernosa, profonda, ma è SUA. Un sospiro tremante mi esce dalle labbra. «Derek..»soffio con sollievo. «Stiles..? Che succede? Sono.. Le 3 di notte..» 

mi chiede soffocando uno sbadiglio. Sento l’aria entrare libera nei polmoni, i muscoli istintivamente rilassarsi al suono della sua voce. 

«Io.. niente.. volevo.. volevo sentirti..» in realtà non so cosa dirgli ora. Lo sento sospirare dall’altra parte del telefono e un rumore di stoffa, forse si sta sedendo sul letto. 

«Alle 3 di notte, Stiles? Non potevi aspettare domani?» sbuffa un po’ spazientito. Immagino di averlo disturbato parecchio. «Si.. hai ragione.. scusami..»mi esce come un sussurro dalle labbra. Mi sento così stanco e spossato, come se mi avessero staccato la spina all’improvviso. Poggio la fronte sulle ginocchia e con la mano che non tiene il telefono mi abbraccio forte le gambe, le dita stringono così tanto sul polpaccio che sono sbiancate. Derek attente qualche secondo prima di parlare, come se stesse riflettendo su qualcosa «Stiles.. tutto ok?». ah Dio.. sentire il mio nome pronunciato dalle sue labbra.. come balsamo sulle mie ferite. «Io.. io.. ho bisogno di qualcuno Derek.. ora..» mi escono strozzate le ultime parole, come se mi fossero costate una fatica immensa. 

«.. Dove sei?» mi chiede semplicemente dopo qualche secondo. «Casa» sussurro. «Quindici minuti e sono da te» mi dice con la sua voce chiara e forte , come una colonna a cui aggrapparsi in una tempesta. «Grazie Derek..» e restiamo al telefono, mentre si veste in fretta e furia, salta in auto e guida verso casa mia. Continua a ripetere il mio nome e questo mi basta.

 

***

 

«Sono sotto la tua finestra, aprimi.» poi chiude la chiamata. 

Piano mi alzo dal letto e tutte le articolazioni protestano fortemente. 

Apro la finestra e guardo giù, dove Derek mi fissa dal prato appena sotto la mia finestra. Mi guarda intensamente negli occhi per qualche secondo poi piano incomincia ad arrampicarsi lungo la grondaia per arrivare al davanzale. Odio quando lo fa, mi spaventa sempre da morire. Appena lo vedo arrivare all’altezza della finestra mi sposto subito per fagli spazio ed entrare. Quando la sua presenza invade la camera i miei polmoni si riempiono di una ventata di ossigeno, come se fino a pochi istanti prima fossi in apnea. Quando si volta a guardami siamo a un metro di distanza, in piedi uno di fronte all’altro. 

I suoi occhi si soffermano un istante nei miei, per poi subito staccarsi e iniziare a vagare sulla mia faccia. So cosa sta guardando. è ovvio. 

Lo vedo come serra la mascella con forza, i tendini in tensione, le vene gonfiarsi, i pugni stringersi con forza. Abbozzo un sorriso tirato, per alleggerire l’atmosfera. 

Ora che lui è qua, tutto mi sembra più semplice. «Derek..» e piano faccio un passo verso di lui. «Stiles..» lui ne fa uno verso di me. Guardo in alto verso il suo viso. 

Lui guarda in basso verso il mio. A dividerci una misera manciata di centimetri. 

«Stiles.. - ripete di nuovo, e sento il suo respiro caldo infrangersi sul mio volto- che ti è successo..?» esala con un sospiro quasi stanco. 

Lentamente alza una mano, le dita sfiorano la mia guancia, si avvicinano al mio zigomo, le dita scivolano, si nascondono tra i capelli, giusto dietro l’orecchio. 

Sospiro tremando forte al contatto. Chiudo gli occhi e premo il viso contro la sua mano, per sentirla più vicina, più presente. Il suo pollice si muove in una costante carezza appena sotto il mio occhio sinistro. Porto una mano a coprire la sua, come per impedirne una fuga che so non ci sarà. Resto in silenzio per istanti che paiono un eternità, poi riapro gli occhi e li punto nei suoi. Sono una spirale di preoccupazione, rabbia e tristezza. 

«Mio padre.. ha bevuto un po’ più del solito..»esalo piano, un sussurro appena percettibile, contro il suo palmo. Ora è lui a chiudere gli occhi, per trattenere la rabbia, o chissà cosa sta vedendo dietro quelle palpebre abbassate. Dopo lunghi attimi, torna a guardami. Solleva anche l’atra mano e piano la poggia sulla mia testa. Mi sento come un bambino, la sua mano è grande e calda sopra il mio capo, protettiva, come una madre che tranquillizza il proprio bambino durante un temporale. 

Fa scivolare le dita tra i miei capelli, giù fino al collo. è una pressione piacevole, sicura e stabile. Mi sento protetto. Piano mi spinge verso di se, verso il suo petto ampio e sempre caldo. Mi lascio completamente andare. Mi sento al sicuro ora. 

Mi rilasso contro il suo corpo, mi tiro sù sulle punte dei piedi per poter poggiare il viso nell’incavo del suo collo, per sentire il suo odore. Odore di casa. 

Avvolgo le braccia intorno al suo sterno, le stringo forte alla maglietta sulla sua schiena. 

La mano sul mio collo resta, mentre l’altra piano scivola in una lunga carezza sulla mia schiena per poi avvolgermi completamente con il suo braccio forte, arpionandosi al mio fianco. Sospiro di nuovo, per la milionesima volta quella notte. 

Ora sto bene. Ora sono al sicuro.

 

****

 

«Papà.. dovresti fermarti..» tento piano di convincerlo. Uno schiaffo. 

Non gli ho portato un’altro bicchiere. Un altro schiaffo.

é finita la bottiglia. Spinto contro il tavolo, livido sul costato.

«Sei come lei.. gli stessi occhi..» un pugno, zigomo livido.

«Papà basta, smettila..» un altro pugno, labbro spaccato.

«.. ti.. ti prego.. Papà.. basta..» una altro schiaffo, una altro pugno.

«smettila.. ti prego!!» un altro pugno, schiaffo.. lividi..

«.. ti.. ti prego.. Papà.. basta..» una altro schiaffo, una altro pugno.

«smettila.. ti prego!!» un altro pugno, schiaffo.. lividi.. 

«.. ti.. ti prego.. Papà.. basta..» una altro schiaffo, una altro pugno.

«.. ti.. ti prego.. Papà.. basta..»

 

«BASTA!» grido forte. Mi sono tirato su dal letto. Tremo, sudo, non riesco a respirare. Continuo a sentire la mia stessa voce nella testa. Non riesco a smettere.

Porto una mano all’altezza del cuore e stringo la maglietta. Mi sembra di avere un milione di tamburi che battono nella cassa toracica. La vista è appannata, non so se dalle lacrime che minacciano di scendere e perché non sono davvero sveglio. 

Mi sembra di sprofondare.. 

 

«Stiles! Stiles.. sono qui.. ci sono io qui con te! tranquillo.. Respira..». è Derek, è la sua voce quella che piano mi parla nell’orecchio, sono le sue braccia quelle che mi stringono forte. Non riesco più a fermarmi, scoppio a piangere. Mi stringo forte a lui, al suo corpo, alla sua voce, al suo respiro. Le sue mani grandi mi tengo forte, mi ancorano alla realtà.

 

***

 

Non saprei dire precisamente quanto tempo ci ho impiegato a chiudere quel capitolo della mia vita. Forse non l’ho mai davvero chiuso.. del resto.. se non avessi vissuto tutto quello, ora non avrei tutto questo. Non avrei un fidanzato come Derek.

 

é scorbutico, antipatico, brontolone, cupo, tetro, poco incline al romanticismo. Ma mi ama come pochi riescono a fare a questo mondo. Non so dove sarei senza di lui ora. Amo tutto di lui, beh magari non proprio tutto..

Amo certe piccole attenzioni, cose che possono sembrare stupide, come lo scaldare la mia parte del letto quando d’inverno mi lamento delle lenzuola gelate.

Come il bacio che mi da tutte le volte prima di uscire di casa la mattina presto, anche se sono ancora mezzo addormentato sul letto.

Come si impone sempre per tagliare le cipolle perché sa che mi fanno piangere tantissimo.  

O come quando passa lunghissimi minuti a baciarmi se torno arrabbiato da lavoro.

O come quando decide di prepararmi come se fosse la prima volta che se non ce ne sarebbe effettivamente bisogno.

O come quando mi entra dentro con lentezza, centimetro per centimetro, fino in fondo,  anche se non servirebbe andare così piano.

O come quando mi fa sempre venire per primo così il sesso dura di più..

effettivamente.. pensandoci bene.. forse le ultime cose non sono davvero attenzioni per me.. ma più che altro sue fissazioni.. Beh.. non importa.. mi piace anche questo di lui. Quando mi prende in modo gentile, cullandosi lentamente dentro il mio corpo, quando invece è rude e forte, e spinge con impeto dentro di me. 

Quando gli piace avermi a 90°, perché dice che lo fa sentire un animale, e mi morde forte il collo come se volessi fuggire. 

Mi piace quando lo cavalco e i suoi occhi si perdono nei miei e ci leggo solo tanto amore.

Mi piace quando si sacrifica e si occupa solo di me se sono talmente stanco da non poter ricambiare.

Amo fare sesso con lui, anzi.. fare l’amore.

Amo ancora di più averlo tutti i giorni nella mia vita, condividere tutto, sia le cose belle che quelle brutte. E amo saperlo sempre al mio fianco ogni momento della mia vita. Perché da quando lui è con me, è sempre stato la mia ANCORA.

  
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