Boom.

Il rimbombo dei grossi cancelli arrugginiti della wammy's house fece alzare lo sguardo ad un ragazzo, che mise in pausa il suo game-boy e si alzò dal letto dove era sdraiato.

Aprì la porta della sua camera ed attraversò il corridoio silenzioso.

Bussò alla porta accanto e una ragazza a occhi bassi aprì.

“Halle, dov'è Mello?”. La ragazza si lasciò sfuggire un singhiozzo e guardò il roscio dritto negli occhi, prima di richiudersi la porta alle spalle.

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e scese le scale che portavano all'ufficio del dirigente dell'orfanotrofio.

Questa volta si dimenticò di bussare ed aprì la porta di scatto, trovandoci al suo interno due persone, o meglio, una persona ed un bambino.

“Matt, bussa prima di...”

“Dov'è Mello, Roger?” chiese il ragazzo spostando il suo sguardo verso un bambino raggomitolato per terra completamente vestito di bianco.

L'adulto si alzò dal suo bancone e si avvicinò a Matt posandogli una mano sulla spalla.

Ma lui la respinse e guardò con sguardo interrogativo il più piccolo.

“Se n'è andato dalla wammy's house.” disse il bambino non distogliendo lo sguardo dal suo puzzle bianco.

“Come? E voi non avete cercato di fermarlo?” Un silenzio seguì quella domanda.

“Non...”

“Oh, Al diavolo!” Gridò Matt sbattendosi la porta alle spalle.

Il corridoio sembrava infinito e tutte le stanze sembravano uguali.

“Che succede, Matt?” Chiese un ragazzo che aveva sentito l'urlo e aveva aperto la porta.

Ma il rosso lo spinse via continuando a correre fino a raggiungere la porta per l'uscita.

Continuava a ripetersi nella testa che lo avrebbe raggiunto.

Diamine, che odio!

Senza neanche dare un ultimo sguardo all'orfanotrofio e i bambini dentro spalancò la porta.

Ignorando il temporale in arrivo avanzò sul giardino dove di solito giocava con Mello.

Il cuore batteva all'impazzata e la nebbia che scendeva gli appannava la vista.

E la nebbia che scendeva del suo petto gli procurava un dolore insopportabile.

L'idea che non dovrebbe esserci, che non avrebbe mai visto Mello lo faceva rallentare.

Per stradale macchine erano ferme dal traffico e la gente senza ombrello correva per un riparo. Ma non lui.

Scelse la strada dove di solito uscivano insieme per comprare qualcosa.

“Mello!” Urlò a pieni polmoni riparandosi gli occhi per vedere meglio e non essere accecato dalla pioggia.

Ripetè il suo nome correndo dalla parte opposta.

“Mello!” Gridò svincolando ad una via piena di nebbia.

A era come se il nome Mello non esistesse più.