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Autore: CottonCandyGlob    25/05/2015    1 recensioni
Anni di misteri, scorribande e viaggi in giro per il mondo... Finalmente anche i membri della Mystery Inc. hanno ottenuto una vita "normale": Fred e Daphne si sono sposati, e Velma e Shaggy hanno rivalutato la loro relazione, pronunciando anche loro il grande sì. Ma quando i loro figli, si trovano nei guai, i detective sono costretti a tornare in azione nell'isola degli spettri, Spooky Island, che sembra nascondere ancora molti segreti. E' solo un banale scherzo del destino che i loro primogeniti siano due coppie di gemelli?
Per scoprirlo basta seguire le avventure di Chris, Meg, Josh, Lily e l'insostituibile Scooby-Doo che tireranno fuori dal loro DNA la impareggiabile passione per i misteri e abilità di cacciarsi nei guai!
Mia prima fanfiction, aspetto valanga di recensioni :)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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David Jordan aveva aspettato per ore un messaggio, una telefonata, un segno di vita dalla sua nuova cugina. Eppure lei non lo aveva avvertito di nulla, nè del mezzo arresto, nè dell'inferno in cui era piombata, nè si era probabilmente ricordata che quel fine settimana c'era la finale del Vocalist Show.
Ma aveva i suoi buoni motivi. Il primo era che aveva fatto fatica mandare giù il cibo della mensa, il che non era da lei, e il secondo è che non sapeva esattamente che fine avessero fatto Chris e Josh.
Io lo so, fortunatamente.
-Chi abbiamo qui?
-Li ho trovati con il naso fra le tue cose-ghignò un certo Simon, sbattendo i due malcapitati vicino all'altro.
-Mhn, bene...non mi sembra di avervi mai visti. Scommetto che siete i due novellini che dovevano arrivare oggi.
-Sì, York, sono proprio loro due-sorrise l'altro.
Il ragazzo fece scivolare la sedia lontano dal tavolo e si alzò pulendosi la bocca con la manica della giacca. Era abbastanza alto, sui diciassette anni e con una piccola cicatrice sulla guancia.
-Dunque, mi potete spiegare cosa ci facevate fra le mie cose?-ringhiò irritato.
-Ehm, innanzitutto piacere, io sono Christopher Jones e...
-Ti ho forse chiesto il tuo nome?
-Beh, io ho pens...
-Gli ho forse chiesto il suo nome?-ripetè York, guardando Josh, che scosse la testa spaventato.
-Ecco, non te l'ho chiesto. Tu, almeno, che hai l'aria da secchione, mi sai dire cosa diavolo ci facevate a guardare fra le mie cose?
-N-noi-balbettò lui-stavamo...
-Sistemando le tue cose-interruppe Chris, sbeffeggiandolo.
-Simon? Ti dispiace farlo stare zitto?
York si voltò di nuovo verso Josh.
-Il guardiano ci ha detto che non dovevamo darti fastidio, e c-cercavamo di capire chi fossi...ti ha descritto come una persona terribile...
Il gruppo che stava seduto lì vicino scoppiò a ridere allo sguardo imbarazzato del loro nuovo compagno.
-Sì, in effetti, Terribile è il mio secondo nome!-esclamò soddisfatto, sistemandosi la felpa.
-Cosa ne facciamo di questi due?-sbottò Simon.
-Lasciami qui quello con gli occhiali, l'altro portalo via.
-Io resto solo se resta anche Chris-disse Josh, prendendo un po' di coraggio.
-Simon, non ti preoccupare...questi ragazzi mi fanno compassione...lasciameli qui entrambi.
Il moretto con il cappello mollò i due sulle sedie di fronte agli altri della strana banda di teppisti, poi si allontanò verso un gruppetto che stava per sfociare in una rissa.
-Vi trovate bene qui, immagino-disse sarcastico York, appena ripreso a masticare-andremo d'accordo sicuramente...perchè siete nella mia camera, giusto?
-Sì-mormorò Chris, irritato.
-Anche i miei amici vi trovano simpatici-e tutti in quel momento salutarono divertiti.
-Sono tuoi amici, o tuoi schiavi?
-Chris!-lo riprese l'amico-Non infierire, saranno suoi...ehm, collaboratori!
-Esatto, Chris, ascolta il tuo amichetto-rise York, indicandolo.
Josh sorrise imbarazzato. Forse era la prima volta, nella storia della sua vita, che un ragazzo prendesse di mira il bel visetto di Chris, anzichè spezzare gli occhiali a lui.
-Esattamente qui come funziona il servizio mensa?
-Bisogna semplicemente arrivare presto e prendersi tutto quanto...come faccio io, del resto-sorrise il bullo, mostrando il piatto pieno di ogni bene divino.
-Te lo prendono i tuoi "collaboratori"?-balbettò Josh.
-Ottima domanda. Peccato che i miei amici non mi aspettavano mai a mangiare e mi rubavano tutto quello che era mio. Quindi ora io mi prendo il pranzo da solo, e loro passano nelle camere a prendere quel che mi serve nel pomeriggio. Intelligente, no?
Chris fece una smorfia.
-Quindi non c'è più nulla da mangiare?-chiese Josh, anzi, lo stomaco di Josh.
-Prendi se vuoi, hai l'aria di un morto di fame...ho mangiato abbastanza-gli porse il piatto York.
-Cioè, davvero?Non hai mangiato neanche la metà del piatto...
-Credi che qualcuno riuscirebbe a mangiarlo tutto?!?!-scherzò il ragazzo, con la compagnia di amici che ascoltava.
-Lui sì-affermò fiero Chris, dando una pacca sulla spalla all'amico-diglielo Joshie!
Ma lui stette in silenzio a fissare York, muto pure lui.
-Di che diavolo blatera il tuo amico?
-N-non lo so...-balbettò Josh, sistemandosi gli occhiali imbarazzato.
-Josh riuscirebbe a finirlo tutto nel tempo che tu impieghi a sbattere ciglio!
-No, Chris, ti prego, no, per favore...
-È una sua scemenza o è vero?-lo fissò incuriosito York.
-Beh...sì-mormorò lui.
-Ah!Non ci credo!-rise il bullo.
-Invece devi crederci, cervello di latta!-sbuffò Chris.
Uno dei ragazzi si alzò diretto verso di lui per farlo smettere di insultare, ma il capo lo fermò.
-Tranquillo, Arron, tranquillo. Il nostro amico mezzo biondo stava solo scherzando. Piuttosto chiamami Jules...ho un lavoretto per lui.
Il suo sorriso non era affatto promettente. Neanche quel Jules era molto promettente. Scansava tutti quelli che si mettevano sul suo passo, con spallate brusche e malmenate
Era alto tanto quanto Josh, ma era almeno il doppio di lui. Un mastino, feroce e violento, non si poteva descrivere in altro modo.
Non salutò nemmeno, si limitò a grugnire, posando i palmi delle mani bene aperti sul lato opposto del tavolo.
-Vi presento Jules...è un po' la nostra mascotte, diciamo che sembra più il nostro cane che il nostro amico.
-Vi faccio a pezzi!-ringhiò lui, tremando, facendo ritrarre i due ragazzi.
-Calmo, Jules. Sono nostri amici.
-Questo ragazzo è un umano, come Scooby è un cane-bisbigliò Chris.
-Questo ragazzo, la scorsa estate, è riuscito a mandar giù ben cinquanta hot-dog in soli due minuti...vista la stazza, non vedo come tu, piccolino riesca a batterlo!-rise York, mentre l'altro sembrava scondizolare contento dell'ammirazione del capo.
-Beh, Josh il giorno di San Patrizio ne ha mangiati quasi lo stesso numero in solo un minuto!
-È umanamente impossibile, sei uno stupido bugiardo.
-Tu credi?-gridò Chris-Posso dimostrarti che è vero!
-D'accordo...ragazzi, i piatti per favore!-disse York, battendo le mani.
Raggruppò tutto quello che era avanzato dagli altri in due piatti separati. Ne spinse di fretta uno di fronte a Jules, l'altro a Josh, che non osò fargli notare che la sua porzione era quasi il doppio del ragazzo mezzo cane.
-Bene, chi riesce a finirlo per primo...per una settimana sarà trattato come il sottoscritto. Siete pronti?
"Assolutamente no"pensò Josh, ignorando completamente il "via!" di York.
Stette almeno venti secondi a guardare Jules strafogarsi di roba, portandosi manciate alla bocca e respirando affannato. Era leggermente disgustato alla visione, e non mosse nemmeno un muscolo.
Lo disgustò soprattutto la faccia del tipaccio con cui, poco prima, sedevano a tavola, che probabilmente sapeva di poter manovrare Jules come voleva, senza neanche dargli il premio.Così si sarebbe fatto una grossa risata e l'umiliazione sarebbe stata tale, che sicuramente lui invece avrebbe fatto la fine di un sacco da pugilato. Quindi voleva vincere o perdere? Vincere, ma avrebbe dovuto mettersi alla pari di quel mastino che gli stava di fronte.
Eccole, le due forze, quella materna e paterna che tiravano le idee nel suo cervello: orgoglio personale e umiliazione, oppure umiliazione e poi orgoglio personale?
Trascorso mezzo minuto, Josh ebbe la assoluta nuova sicurezza di vincere, la stessa che aveva avuto un anno prima alle Olimpiadi di Matematica.
-Jules, sei davvero un campione!-esultò York, facendolo sorridere. Ma il capo non seppe continuare.
Si voltò verso i compagni, esterrefatti, ipnotizzati nella sua direzione. Posò distrattamente lo sguardo sul povero Josh, che era rimasto muto e fermo sulla sedia.
L'altra tavolata della mensa era completamente in silenzio, tranne per un ragazzo che si soffiò il naso di fretta per non turbare le quiete.
Perchè il piatto di Josh era completamente, assolutamente e inequivocabilmente vuoto.
-Tu vuoi farmi arrabbiare?-sbottò York, sporgendosi ad afferrare il bavero della camicia di Josh.
-No, certo che no-disse il poverino, tremante.
-Te lo avevo detto-sorrise Chris.
-Ve lo chiederò soltanto una volta:dove è finita tutta la roba che c'era nel piatto?
-Credo che io la stia digerendo in questo momento...-disse imbarazzato Josh, lasciato di nuovo cadere sulla sedia-mi passate dell'acqua p-per favore?
-Ho perso-tuonò Jules, sbattendo i pugni sul tavolo.
-È solo la fortuna del principiante...oppure no...-balbettò York, a guardare il nuovo arrivato che senza alcun problema aveva trangugiato un litro non d’acqua, ma di cola.
-Sei stato abbastanza bravo Jules...torna pure al tuo posto.
-E il premio? Non glielo dai?-lo interruppe Chris.
-Il premio-mormorò l'amico, facendo corrugare la fronte a York-…non è necessario!
Il bullo non rispose, percorse con passi pesanti il perimetro della tavolata tenendo lo sguardo su di lui.
"Accidenti, stava andando così bene...adesso è infuriato nero".
 
 
 
-Forza ragazzi, in marcia! Dovete lavorare! Riprendete da dove vi siete interrotti sta mattina...divertitevi!
-Contaci, Gus.-commentò Simon, prendendo il piccone che l'assistente ai lavori porgeva a ciascuno.
Erano già tutti in fila, come una scolaresca di bravi bambini, uno dietro l'altro.
-E tu? Dove hai messo la tua uniforme?
-Ecco, non sapevo servisse...sono nuovo del campus-si scusò Josh.
-Non farti problemi, Gus. Ne ho una di riserva per lui-disse soddisfatto York, porgendo uno zaino al suo nuovo amico-e trattalo bene, questo tizio è un fenomeno.
-E per questo qui ne hai anche un'altra?
-No-sogghignò York, guardando Chris, mentre lui e il suo gruppetto si allontanavano verso gli scavi.
-Grazie-disse lui, prima di avere il permesso di tornare a prenderne una nella loro camera.
La città mineraria consisteva in due cavernose e sinistre gallerie, in cui la visuale si riduceva alle ombre.
Nessuno intendeva entrarci da solo, nemmeno il temerario, tremendo e temutissimo York. Non ci teneva molto a rimanere intrappolato là dentro, anche perchè Gus ritirava tutti i cellulari ai ragazzi che gli sfilavano di fronte. Non ci sarebbe stato scampo per nessuno se si perdeva in quel labirinto sotterraneo.
E nessuno si preoccupava? Il signor Rollins non aveva pensato alle norme di sicurezza? Mah, secondo me era troppo in alto, troppo distaccato da quello che i ragazzi facevano davvero nel suo parco"divertimenti", per riflettere a cosa potesse andare incontro anche solo uno di quei piccoli puntini che scorgeva a malapena dal vetro del suo ufficio.
L'unica che forse se ne curava era Kristina, cioè l'equivalente di Gus, al femminile. Ah, ecco un po' di sana preoccupazione femminile!
Ma quella giovane donna, che era stata assunta ancora ragazzina dal primo proprietario del parco, si faceva mettere facilmente i piedi in testa persino da Twyla, oltre che dal suo capo.
-Le ragazze lavorano nell'altra galleria? Siamo così discriminati, qui?
-Lunga storia, fratello. Non pensare a loro, guarda e passa.
-Posso sapere cosa succede?-insisteva Josh.
-Senti, te lo dirò in breve: nel nostro dormitorio le ragazze non sono affatto le benvenute, mi capisci, no?
-No...?
-E York ha detto che eri intelligente...-commentò Arron-siamo in guerra con quegli esseri orrendi che parlano come degli scoiattoli sotto tortura. Quindi, dimenticati di loro.
-Fate finta che non esistano le ragazze?
-Sì, bello. E ti conviene fare lo stesso, anche se York ti ha preso sotto la sua ala protettrice, perchè potrebbe ripensarci.
-Questo è un problema-mormorò Josh.
-Non lo è affatto: viviamo molto meglio senza di loro. Non dirmi che hai la ragazza?
York e Simon si girarono per ascoltare la sua risposta.
-No?! Per favore, nessuna ragazza mi vorrebbe-scherzò Josh imbarazzato-solo che mia sorella è qui nel campus, e, vorrei dire, non mi impedirete di vederla, vero?
-Hai una sorella?-si avvicinò York, disgustato.
-Veramente ne ho quattro...
Non vi dico che sguardi allibiti fecero tutti i presenti: metà di loro avevano delle sorelle, ma evidentemente quel posto riusciva a farti dimenticare persino che fossero esseri umani.
-Brutta storia-fece Arron.
-Sentiamola-sorrise il capo-forza Josh caro, raccontaci di come vivi da inferno.
Sembrava la vecchia sedia a dondolo della nonna in una casa, con tanti nipotini lì pronti ad aspettare la storia, all'ombra della sera. Lì c'erano tante torce puntate al buio sul volto di Josh, leggermente imbiancato dall'imbarazzo e dal rimasuglio di paura da quando era entrato nella gallerie.
-Che cosa volete sapere?-si rivolse loro.
-Tutto, Josh, tutto-sorrise maligno Simon.
-No, ragazzi scusate, la mia vita non è affatto un inferno...a parte certe occasioni...non credo che sia così male...
-Ma hai quattro sorelle femmine!
-Ma ho anche un fratello maschio!-rise Josh.
-Ma hai quattro sorelle femmine!-ripetè Arron.
-D'accordo, d'accordo...mi dite cosa dovrei dirvi? Insomma, penso che molti di voi abbiano delle sorelle, quindi sapete come vanno le cose, no?
-Non puoi dirci delle tue sorelle e basta?!-sbuffò York.
Il poveretto non capiva proprio il motivo di tanto interesse, e neanche io riesco a coglierlo, ma l'ipotesi più probabile a cui ho pensato è che non avevano la minima voglia di riprendere il solito lavoro. Gus non era nei paraggi, erano in una zona isolata, probabilmente all'imbocco di un bivio con poco"traffico" e potevano benissimo sedersi in gruppo ad aspettare che qualcuno degli altri li trovassero intenti a far niente.
-Da dove devo iniziare?
Avete presente quando Josh parlava dei lunghi discorsi sulla riproduzione delle locuste alla signora Dunhee? Ecco, spesso non solo la sua faccia era scioccata nel cercare di capire come un bambino di malapena otto anni pronunciasse uno sciame di parole scientifiche in pochi minuti, piuttosto era anche schifata dalla visuale che le davano certi discorsi su dei mammiferi(altro che locuste!) con tanto di commento immagini sui libri. Più o meno quella quindicina di ragazzi storceva il viso in quel modo strano, aumentando sempre più quanti meno anni aveva la sorella in questione.
Boh, deve aver parlato un bel po'. Ma mi dispiacerebbe dilungarmi, dimenticandomi del povero Chris.
Cosa aveva fatto tutto quel tempo? Una cosa inusuale: scavare. No, scusate, una cosa ovvia.
Gli altri ragazzi lo guardavano picconare la parete sempre più forte.
"Pensavo che almeno mi difendesse, mi rispettasse, mi sostenesse!...Ma perchè avrei dovuto pensarlo? Per uno che ne sa sempre dei fatti suoi, egoista! Pensa solo a te, vigliacco!"
Il muro di roccia traballò e si squarciò in tre parti, aprendo un varco sul fianco della galleria accanto.
-Ehi, aspetta un attimo, calmati! Se continui così farai crollare a picco, anzi a picconi, tutta la miniera!-gli urlò sorridendo uno di quei pochi "normali" che erano lì con lui.
-Sono calmo, cosa ti fa pensare che io non sia calmo? Sono calmo, calmissimo!
-Ok, ok!-lo fermò lui, tenendo fermo il piccone che Chris gli aveva quasi tirato addosso.
"Stupido campo estivo, stupido incendio, stupido museo!"
Finalmente prese un bel respiro e placò quel rossore sulle guance. Si mise una delle mani fra i suoi capelli, facendo brillare un po' dei riflessi rossi che sua madre gli aveva gentilmente concesso dal suo patrimonio genetico, poi riprese a lavorare con continui borbottii.
Nessuno dei presenti aveva il coraggio di azzardare un discorso con lui, perchè era parecchio turbato, e ne sapevano anche il motivo. Era arrabbiato con il suo amico, quel tizio con gli occhiali e la camicia arancione tirata su nelle maniche. Oh sì, era sua la colpa del crollo della parete, se la si vede in termini di logica. Ma l'altro ora era nel gruppo dei "tosti", non nei "normali", e non c'era motivo di preoccuparsi: se Chris era rimasto con loro, era uno con la testa sulle spalle.
-Vorresti un po' d'acqua?
-Acqua?...Grazie, ma poi non finisce che te ne manca?
-Figurati, tieni!
Era un ragazzino di undici anni, cioè del minimo indispensabile per entrare in quel posto. Stette a lungo impettito di fronte al ragazzo nuovo, aspettando che bevesse, per riprendersi la borraccia.
-Grazie ancora-mormorò Chris, dopo tre lunghe sorsate.
-Ti possiamo aiutare in qualche altro modo?
-Lascialo stare, Logan, lascialo respirare-fece uno degli altri, bloccando quell'impaziente ragazzo.
-No, non preoccupatevi...sei simpatico-si rivolse poi Chris a lui.
-Tu sei il Christopher Jones della tv?
-Sì, al cento per cento-rispose lui, sorridendo.
-Perchè sei venuto qui nel campus?
-Perchè ho combinato un disastro con i miei amici...
-Per l'incendio al negozio, vero?
-Sì, proprio così.
-Ma non vi hanno messo in prigione?
-No fortunatamente no.
-Quindi siete liberi?
-Sì, se ci possiamo definire così...
-Ma i tuoi genitori cosa ti hanno detto?
-Mi hanno detto solo di venire qui.
-Niente punizione? I miei genitori una volta mi hanno punito perchè non mi sono lavato i denti...
-Oh, beh, sì le punizioni sono l’arma preferita dai genitori.
-Allora anche io sono un criminale? Come quelli della stanza di York?
-Smettila di fare domande idiote, non parliamo di cose assurde, specialmente stipati in questa galleria-gli riproverò un altro.
-Conoscete quel Simon?-chiese Chris, ignorandolo.
-È il nostro "guardiano"...sta nella stanza accanto alla nostra, e deve controllarci per conto del suo capo...York, e dei suoi tirapiedi.
-Hai detto bene: tirapiedi!
-Shhh, fai silenzio! Loro ascoltano tutto!-urlò il ragazzo di poco prima.
-Che mi sentano! Anzi...
Chris si alzò in piedi sulle macerie di parete su cui si era seduto da poco.
-Mi avete sentito! Siete tutti dei lestofanti!-gridò con le mani a forma di imbuto davanti alla bocca.
-Mi avete sentito?!?
Evidentemente era ancora così furioso che si aspettava una risposta, mentre gli altri stavano a guardare, sperando che la risposta non arrivasse per niente. E furono accontentati.
Il fatto che, tra il "piccolo principino" della signora Jones e il "dolce cucciolino" della signora Rogers, fosse nato questo strano divario, era solo frutto di quello che provava il principino. Aveva tremendamente detestato che Josh fosse stato il beniamino dei ragazzi tosti, e non lui. Peggio ancora il fatto che, poco a poco, sapeva che il cucciolino sarebbe diventato tale e quale a York, anche per quel poco che rimaneva da trascorrere in quel postaccio.
In altre parole: Chris aveva paura che gli cambiassero il suo migliore amico, che glielo disfacessero, pezzo per pezzo, riducendolo ad un depravato mentale, come loro. Josh non si era difeso, non aveva difeso lui, se non in parte...Josh era già cambiato nel primo secondo dopo che York lo aveva definito un "fenomeno". Quante volte glielo aveva detto lui? Ventordicimilioni di volte almeno, lo aveva sempre fatto. Quindi una parola di York valeva più delle sue? Perciò per Josh lui contava davvero nulla, era solo uno schermo riparatore, così come adesso lo era York. Per un po' di notorietà, il suo amico sapeva perdere la testa e tutte quelle facoltà mentali che invece esibiva sempre con molto orgoglio.
Ma cosa davvero pensò Chris negli attimi successivi, non saprei raccontarvelo tutto.
La cosa importante era che dentro di lui c'era sempre la solita vocetta della sua promessa:"Giuro, giuro, lo giuro, che non ti farò mai del male".
"Giuro, giuro, lo giuro, non mi permetterò di farti del male, mai, dovesse crollare l'universo. Non preferirò mai stare con nessuno, se non con te, Chris".
"Me lo prometti, Joshie?"
"Certo, te lo prometto".
-Ehi, Josh? Che pensi?-lo scrollò Arron.
-Nulla di importante, usciamo pure.
 
 
-Guardatelo! Sembra un coniglietto pasquale!
-Già, oddio, che brutto!
-Ridammela!
Ruby saltellava in direzione del braccio di Twyla, puntando la custodia dei suoi occhiali, stretta fra quelle unghie nere lucide.
-Non sei abbastanza alta, tesoruccio!
Le Darkdolly ridevano come non mai, incitando la tredicenne ad andare più in alto per prenderla allegramente in giro. Non avevano nulla da invidiare alle cheerleaders dei Cougars: la tortura era la stessa.
-Smettila di frignare!-ripeteva Ilana.
-Va bene, tienitela! Troveremo altro da guardare...mmmhn, lasciatemi pensare...
Twyla esaminò in tondo la stanza in cerca di un nuovo modo di far spettacolo alle compagne(come se il lavoro della giornata non fosse ancora bastato alle povere vittime). Le altre rimasero in attesa di sapere di quale sventurata avrebbero toccato le borse o gli zaini. Secondo voi, su quali cose potevano capitare?
-Stanno giochicchiando con le nostre cose-le informò Laura, mostrando il gruppo ridacchiante radunato in un angolo.
-E adesso che fanno?-chiese Meg, appena entrata in stanza.
-"Ispezionano" uno zaino giallo...però non l'avevo mai visto, devono averlo preso da un'altra povera ragazza.
Meg e Lily si fissarono un attimo.
-Ho detto qualcosa di male?
-Di che colore era lo zaino?
-Giallo...con un portachiavi a forma di cuore...perchè?
-Lo zaino di Lily è giallo con un portachiavi a forma di cuore-rispose la Jones, ripetendo le parole della ragazza.
-Accidenti! Levatevi di torno!
Lily le spostò tutte, facendosi strada tra quei sorrisi a ghigno, diretta su Ilana, la cui coda di cavallo storta spuntava giusto sopra le teste delle altre Darkdolly. Quandò arrivò davanti al gruppo, la sua reazione fu sconcertante. Sul comodino che stavano circondando erano buttate delle sue penne, un paio di calze, le medicine di Josh per gli attacchi di panico(quando era nel panico, suo fratello non riusciva neanche più ad afferrare una piccola pastiglia), e la cosa peggiore, davvero impensabile, era che il perfetto e delicato viso di Trent Wisely sventolava sorridente nella mano di Twyla.
-Ehm, ehm-fece la Rogers, battendo la suola per terra.
-Oh, eccola. Che fai già qui?
-Che ci fai tu con la mia foto?
-È tua?-rise Ilana-Chi è questo? Il tuo ragazzo?
-Sì, allora?
-Oh, no! Ragazze, avete sentito? È il suo principe azzurro!(è frustrante come gli sconosciuti riescano a beccare sempre le debolezze di chiunque).
-È solo il mio ragazzo!
-Sono patetiche quelle che danno fiducia agli uomini, non meritano neanche di parlarmi-sbottò Twyla-giusto, Ila?
-Beh, giusto.-fece l'amica, titubante.
-Perchè vi ostinate a considerare gli uomini delle incarnazioni diaboliche? È grazie ad un uomo se esistete, ricordatevelo!
-Ehi, biondina, non siamo nel tempio della filosofia...gli uomini sono tutti uguali, persino i padri...io il mio non l'ho mai conosciuto: ha lasciato mia madre per andarsene in Brasile con una certa Carmela...e non si è mai più fatto vivo...vedi? Sono tutti traditori, anche quelli del tuo stesso sangue!
Lilian ebbe un rapido ricordo di quella volta che suo padre l'aveva per sbaglio chiusa nel bagagliaio della macchina: si ricordava molto poco, anche perchè aveva solo due anni. Ma suo padre aveva da portare una vecchia valigia dalla nonna, e tra la valigia e i due gemelli, ci volevano minimo cinque braccia!( speriamo che la scienza le inventi). Quindi, a parte certe mancanze, su cui bastava riderci su, suo padre era stato esattamente l'opposto al caso di Twyla, per tutta la sua vita. Gli uomini non erano tutti cattivi: purtroppo i deficienti sono parti della natura.
Anche Meg, che si ostinava spesso a dare contro ai genitori, in qualsiasi occasione, pensava sotto sotto queste cose, come se una stupida discussione e uno stupido conflitto di uno stupido campo estivo potesse far nascere nella testa un ragionamento così fondamentale.
Mi piace molto questa riflessione, come quella di Chris, e sebbene durarono poco più di sei secondi, come uno spiffero di vento, non ho rinunciato a metterle qui. In realtà, uno delle due non è stata poi così inutile...beh, non vi anticipo nulla. Meglio passare a Lily che sbatte al muro Twyla.
Dunque, Twyla aveva continuato a ringhiare, tenendo la mano in alto con la foto, che andava stroppicciandosi. Le braccia di Lily avevano iniziato ad irrigidirsi, come faceva di solito con Janet nei paraggi. Peccato che la testa, questa volta, non le fermò.
La prepotente scalpitava come un grosso ragno nero contro la parete, mentre la Rogers continuava a premerla sul muro, tenendola per il colletto dell'uniforme.
Le Darkdolly intervenirono, ci fu una rissa e le due ragazze ne uscirono malconce. Fine.
Scherzavo. Le Darkdolly non fecero nulla, e con nulla, intendo i movimenti pazzi e sfrenati di una statua greca in bronzo. Wow, che movenze.
-Tu sei una tipa tosta, Rogers. Ti va di aggiungerti al gruppo?
-Che?
Commentarono rumorosamente le altre, Darkdolly e non.
-Noi non ci abbassiamo ai tuoi livelli.
-Qualcuno ti ha chiesto qualcosa, biondina?-infierì Twyla contro Meg.
-Te lo sogni, cara mia. Ora tornatene nella tua stanza. Vorrei cenare almeno tranquilla.
Ok, cioè, parte della scena ricorda vagamente quella di York...ma l'esito non è diverso?Vedrete.
Le Darkdolly se ne andarono, lasciando una scia di oggetti che avevano trovato sparsi per la camera.
Twyla fissò ancora interessata lo sguardo di sfida di Lily, che intanto raccoglieva la foto di Trent, per poi stamparle un grosso bacio in segreto."Ci vediamo presto, ora torna nello zaino".
-Come funziona la cena, qui?
-Ci portano un po' di roba in ogni stanza...non vogliono che scorrazziamo fino a tardi, quando diventa buio. Non ci lasciano andare in mensa-spiegò Ruby, ritirando per la seconda volta della giornata le sue cose.
-E il cortile dove ci dovremmo divertire? Di sera non lo illuminano?
-Oh, sì. Lì noi ci possiamo andare...ma avvengono tutte le risse di solito-sorrise imbarazzata una ragazza.
-Quindi stiamo alla larga-completò Laura.
-Vorrà dire che passeremo la serata a mangiare qua dentro-disse felice Lily.
-Non penso che la passeremo a mangiare...per quel poco che danno ad ognuna...
-Ah, meno male che mi porto qualcosa extra, altrimenti in qualsiasi posto che vado rischio sempre di morire di fame.
-Nessun posto credo sia capace di accontentarti-scherzò Megan.
-Casa mia?!
-Beh, se ma solo se hai un frigo gigante-azzardò Ruby.
-Certo che ce l'ho! Lo scorso settembre i miei hanno cambiato frigorifero, allora io ho scelto il modello nuovo, poi però ho visto che in nessuno di quei maledetti scomparti ci stava la teglia che la mamma solitamente usa per le lasagne, quindi io, che non sono stupida, ho detto di cambiarlo di nuovo perchè mia madre poteva scoraggiarsi dall'idea di farle, il problema è che quello nuovo non aveva gli scomparti per le salse...ma dico, al giorno d'oggi quale idiota si permette di non mettere gli scomparti per le salse?
-Non avresti dovuto ricordarle questa storia-Meg si battè la mano in fronte, ridendo.
 
 
-Devo andare a fermarli?
-No, Donald, lasciali.
-Ne è sicuro, signore?
Il signor Rollins, seduto davanti al vetro del suo ufficio, faceva andare su e giù il suo piede, ad osservare cosa i ragazzi facessero nel cortile. Più in basso, gli stava il dormitorio, tutto uno spegnersi e accendersi di quadrati gialli. La scritta Old Tyme Mining Town si accendeva per metà.
-Se quei ragazzi vogliono litigare, che lo facciano pure. Tanto sai bene che lo Sceriffo non si interessa mai a noi. La competizione di quei ragazzi  li fa solo lavorare di più per me...ah proposito di guadagni, hai sistemato i quattro nuovi ragazzi?
-Certo. Sono già tutti sistemati, e credo stiano in compagnia.
-Beh, speriamo che attirino anche gente...sono sotto l'occhio di tutta la città, non credo passeremo inosservati. E poi godiamo di ottima reputazione come riformatorio.
-Io torno al mio lavoro, devo ripulire il ripostiglio prima del mio giorno libero. Con permesso.
-Ci vediamo dopodomani, Donald.
-A dopodomani.
L'uomo si richiuse la porta alle spalle. Tornò alla scrivania per accendersi una sigaretta, tenendo sempre una mano in tasca.
Aveva forse già notato un'ombra scura più nitida della altre tra le tende di una delle finestre del dormitorio femminile. Si armò curioso del suo strumento preferito, un cannocchiale(impiccione!), e cercò di capire chi fosse. La figura era appoggiata leggera al davanzale, con un braccio chiuso per l'aria che tirava, e l'altra che scorreva fra il filo di una collana.
Il signor Rollins riconobbe Lilian Rogers, nonostante fosse buio, e i ragazzi di sotto facessero un gran chiasso, che copriva pure i pensieri. Accanto a lei c'era anche Megan, con le mani sui fianchi, a contemplare immobile il cielo stellato.
-Mi sento osservata-rabbrividì la ragazza.
-Chi vuoi che ti guardi? Guarda, si stanno tutti urlando contro là sotto-sorrise Meg.
-Sarà una mia sensazione...meglio che cerchiamo inutilmente di dormire.
-Chiudi la finestra, così limitiamo il danno acustico.
La Rogers girò ancora gli occhi sui margini del cortile, perchè magari, per puro caso, avrebbe potuto scorgere Josh.
Forse fu il sesto senso dei gemelli a portare Josh a fare la stessa cosa. Se ne stava seduto su uno di quei tavoli di legno, più instabili dei letti, ad ascoltare le solite questioni di botte e legnate del gruppo in cui era caduto.
La salutò sorridendo con la mano destra, finchè York non lo ritrasse burbero, appena notato cosa stava facendo.
Al battere della finestra che si chiudeva, anche il signor Rollins piegò il cannocchiale e si addormentò con lui sulla sua poltrona, tenendolo sotto il braccio come un inestimabile tesoro.
  
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