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Autore: korime    25/05/2015    3 recensioni
"Ho sempre amato di più la tua imperfezione umana che la tua perfezione divina"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pegasus Seiya, Saori Kido
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sala ricolma di sussurri e giudizi, che offuscavano l’aria più di quanto non facesse il caldo nelle afose estati di Atene, erano una catena al collo per lei.
Sedeva al fianco del Patriarca il cui elmo copriva il volto e non rivolgeva lei alcuno sguardo. Forse disgustato, forse deluso, ma da lei o da se stesso?
Voleva dire qualcosa lei, ma ogni frase sembrava solo condurla più giù, verso la sua fine.
Gli occhi puntati tutti addosso erano come spine contro la nuca, pungevano e dolevano
“E’ solo colpa mia, lui non deve pagare.” Aveva pregato quella cantilena in ogni forma possibile, pregando, sia il sacerdote che suo padre Zeus, mostrando lacrime che non meritavano di uscire, gridando urla che potevano distruggerle il petto, ma non c’era stato nulla da fare.
Il verdetto era deciso, c’era solo da ufficializzarlo.
I sussurri si arrestarono quando le porte della sala del sacerdote si spalancarono. I volti dei presenti si volsero tutti verso la stessa direzione, un po’ forse abbagliati dalla luce che proveniva dall’esterno. Strano, visto che fuori i raggi del sole erano ancora un po’ oscurati dalle nubi grigie del temporale appena passato. Forse non era il cielo a illuminare, ma lui?
Saori lo guardò, spogliato della sua licente armatura d’oro del Sagittario, con i suoi soliti vestiti che avvolgevano il corpo abbronzato.
Imbarazzandosi di se stessa, le rivenne in mente quel unico lampo di gioia che la sua vita le aveva concesso da quando era diventata il baluardo dell’umanità.
Una storia fatta di segreti, bugie, ansia, ma che lei aveva vissuto con la gioia in gola e nel cuore, perché ogni ora che passava con lui era un passo avanti verso la sua umanità e ogni ora senza di lui era un passo verso la sua natura divina, natura che odiava, senza mai ammetterlo veramente ne agli altri ne a se stessa.
Mentre Seiya camminava sul lungo tappeto centrale della immensa sala, gli sguardi abbandonarono lei e furono tutti per lui.
Saori sentì dei singhiozzi al lato della sala. Volse lo sguardo e fu doppiamente difficile controllare le sue stesse emozioni quando vide Sea con le mani a coprirle il volto. Lacrime calde uscivano dagli occhi della sua ancella preferita come se volesse dar sfogo a quelle che Saori non poteva concedersi. Le fu grata per questo, ma purtroppo a Saori, stavolta, questo non bastava. Forse Sea stava anche sfogando un dolore personale. Colui che stava per essere messo a giudizio era l’eroe che aveva salvato anche lei da una vita di prigionia e dolore. Seiya aveva posto la sua schiena davanti a Sea e aveva aperto la gabbia per farla volare via.
Saori fu contenta che almeno lei avesse la mano di Kanon a stringerle il piccolo fianco, almeno come conforto. Per Saori stavolta non ce ne sarebbero stati, niente sarebbe bastato, ne lei, ne i cavalieri di Bronzo disposti tra le file di osservatori, che tenevano lo sguardo basso per non vedere il loro fratello, il loro faro, camminare per quella sala come un criminale condannato alla forca. Saori aveva un battito di cuore per ognuno di loro, ma purtroppo non sarebbero bastati per farle tornare quel battito che le dava la vita, che le dava quelle emozioni umane che lei, nonostante tutto, aveva sempre provato.
Seiya non aveva aperto solo la gabbia di Sea, ma anche quella di Saori, facendola librare verso la libertà dell’essere umano, liberandola dalla prigionia dell’essere divino.
Quella gabbia stava per essere di nuovo il suo unico spazio.
Il patriarca si alzò dal suo trono, avanzando brevi passi avanti, attendendo che Seiya, accompagnato dalle guardie al suo seguito, fosse al suo cospetto. Seiya non aveva espressione, fissava il pontefice come se davanti non avesse nulla.
Non era pentito.
-Seiya di Sagittar, come cavaliere di Athena ti sei macchiato della più grave delle colpe. Sei al cospetto del tuo Patriarca, del tuo stesso esercito che ora comandavi come generale e anche … al cospetto della Dea che hai disonorato.-
-NO.- Saori fece rimbombare la sua voce per tutta la sala del trono, adirata come solo un umano poteva essere –Ci siamo disonorati entrambi, eravamo entrambi consci di ciò che stavamo facendo.- Saori si alzò dalla sua postazione portandosi una mano al petto come a voler impedire al cuore di scoppiare fuori dal suo seno –La colpa più grave è mia. Come Dea Athena sono io che ho peccato maggiormente.- il Patriarca arrestò la sua voce con una alzata di mano, voltandosi così rapidamente che la sua veste volteggiò nell’aria
-Athena, la sua punizione non verrà tralasciata, ma è compito di un Saint proteggere l’incolumità e la castità della Dea Athena, non di Athena stessa. Costui ha violato non solo le leggi del Santuario, ma anche il vostro corpo.- Saori strinse i denti  e pregò che una lacrima sgorgasse per darle un po’ meno peso al petto e all’animo
-Me ne andrò.- l’ultima carta da giocare. A quelle parole, tutti i presenti persero un respiro. Sea scoprì il viso umido e guardò la sua migliore amica senza nemmeno un fiato in gola. Seiya spalancò gli occhi in sua direzione –Esiliateci. Ce ne andremo per sempre e non infangheremo il Santuario col nostro peccato.- se questo poteva salvare Seiya perché non farlo? Perché non rischiare?
Lo pensava dentro il suo cuore ma per qualcuno, il suo cuore era un libro facile da leggere
Non è così Saori
La voce di Seiya le arrivò alla mente, ma lei non rimase stupita perché se lo aspettava. Guardò il suo cavaliere, osservando il sorriso che le rivolgeva. Era lo stesso di tante notti spiati dalle stelle e tanti giorni baciati da sole
Tu non sei così debole, tu non abbandonerai questo mondo per me
Perché pensava questo? Credeva forse che lei non lo amasse abbastanza? Perché allora si sarebbe macchiata del più grave dei peccati con lui?
Non giudico te, non giudico il tuo amore per me, perché lo sento, forte come il mio, ma io ho giurato di dare la mia vita a te, tu hai giurato di dare la tua vita al mondo. Manteniamo i nostri giuramenti
Non poteva chiederle questo. Ma glielo stava effettivamente chiedendo? O lo stava solo capendo?
No, la stava solo spronando verso la scelta giusta. Seiya era fatto così. Aveva sempre fatto così, aveva sempre accettato le sue priorità, accettando anche che potessero essere più importanti di lui, con dolore e sofferenza, eppure lo aveva fatto. Aveva deciso di amarla e proteggerla anche da lontano, di osservarla e desiderarla senza poter essere quel baluardo che lei era per lui, finché quella notte … tutto era cambiato.
Che gli dei Eros e Aprhodite gioissero perché avevano vinto di nuovo e stavolta avevano avuto la vittoria più gagliarda. Avevano fatto cedere ai loro istinti e ai loro sentimenti un Cavaliere di Athena, e la sua stessa Dea. Avevano vinto contro la più forte e saggia tra gli Dei dell’Olimpo.
Eppure Saori non rimpiangeva nulla, perché quelle notti con Seiya, quelle fughe da tutto e da tutti, erano state le uniche oasi di pace in una vita di guerra
-Grande Sacerdote.- parlò per la prima volta l’imputato –Vorrei sapere qual è la mia punizione.- sfrontato anche in quella situazione. Era così cambiato eppure era sempre se stesso.
Il Pontefice si volse in sua direzione
-Questo dipende da te Sagittario. Il tuo peccato è enorme ma magari hai compreso il tuo errore e sei pentito.- un piccolo sorriso di scherno decorò il viso di Seiya
-Io comprendo il mio peccato.- stava rinnegando tutto? Stava accettando la sconfitta e stava rinunciando a lei?
Saori sentì quel pezzo importante del suo cuore andare in frantumi, tutta via questo le diede anche sollievo perché voleva dire la salvezza per quell’uomo. O almeno così pensava
-Ma non me ne pento.- il brusio della sala echeggiò ancora, chi stupito, chi furioso, chi disgustato.
Saori avrebbe voluto gridare a tutti di tacere, di chiudere quelle bocche. Mai aveva provato fastidio verso il genere umano, genere che lei stessa aveva giurato di proteggere. Cosa le era accaduto? Seiya l’aveva cambiata così tanto, facendo sopraggiungere tutti quei difetti umani che non avrebbe dovuto mostrare?
Ho sempre amato di più la tua imperfezione umana che la tua perfezione divina
Era per questo che si era finalmente lasciata un po’ andare? Almeno con lui? Perché sapeva che era ciò che lui voleva?
Sì, voleva, almeno ai suoi occhi, apparire come quella che era, mostrare almeno a Seiya ciò che la Dea non poteva mostrare davanti al resto delle persone.
E anche in quel momento dovette trattenere quell’istinto umano, dovette lasciare che quei brusii continuassero, che schermissero il suo guerriero e suo uomo.
Il Pontefice allungo un dito verso il suo petto
-A questo punto non puoi pretendere la grazia.-
-Non la pretendo.- rispose lui senza abbassare i suoi occhi dal suo interlocutore –Posso comprendere ciò che ho fatto, ma mai rinnegherei ciò che sentivo, ciò che ho provato … mai. Mai rinnegherei l’amore che provo per Saori Kido.-
-E’ alla tua Dea che stai rivolgendo questi scabrosi sentimenti carnali, vile pezzente.- l’urlo del Sacerdote venne solo parzialmente coperto dalle voci dei presenti, sconcertate e sconvolte
-So bene a chi mi sto riferendo.- Seiya guardò lei adesso. Lei, unica ragione per cui ancora rimaneva lì inerme e sottomesso alle leggi del Santuario –Ma non è della Dea che sto parlando.- il Sacerdote strinse il pugno mentre Saori tentava ancora di trattenere le emozioni.
Avrebbe voluto mandare tutto all’aria, correre da lui, stringerlo al suo seno come faceva ogni notte dopo quegli attimi di passione.
Perché era tanto impossibile? Perché era tanto difficile?
Rinnega tutto Seiya. Rinnegami. Chiedi perdono e dichiara di non amarmi, che era stata solo una svista dovuta all’attrazione, nulla di più … ti prego.
Lui la guardava, ma la sua testa si mosse leggermente in segno di negazione. Le sorrideva nel mentre e le spezzò il cuore in mille pezzi, che andarono a ricomporsi all’idea che lui avrebbe preferito morire piuttosto che dire che non la amava. Ma per questo doveva pagare con la sua stessa vita.
Cosa scegliere?
No, lei avrebbe voluto vederlo vivere, senza di lei, nelle braccia di un’altra donna magari, ma vivo. Avrebbe pianto, sofferto, ma almeno non gli avrebbe tolto la vita.
Ma Seiya era testardo, orgoglioso, mai le avrebbe concesso questo
-La condanna allora è una e una soltanto.- dichiarò il Sacerdote con voce più controllata
-Lo so.-
Era finita. Non c’era nulla da aggiungere?
Nulla, se non le lacrime.
Saori non si trattenne più. Lasciò andare quel pianto disperato, lasciò andare la sua umanità mentre lo vedeva andare via, mentre glielo strappavano dal petto con cattiveria e severità
-Per favore.- sussurrò, facendo un passo in avanti. Il Sacerdote la vide e non ci pensò nemmeno più di un istante prima di agguantarle il braccio e bloccarla
-Athena dovete ragionare. Quell’uomo vi ha sporcata, ha approfittato della vostra umanità.-
-Non è così. Non è sporcarsi amare qualcuno, non è tradire, non è umiliare, chiunque ami e chiunque sia amato.-
-Non per voi Athena.- la sua voce era una frustrata incandescente. Lui non capiva, non poteva, le sue parole erano date solo dalla cieca obbedienza al suo ruolo. Saori si rivolse a lui, con quegli occhi sempre carichi di forza, di determinazione, sebbene bagnati di tristezza
-Perdonatelo, solo per questa volta … io ve lo ordino.-
-Non mi è possibile Athena, nemmeno se siete voi a dirmelo.- la maschera che celava il viso di lui era fredda come quelle parole. Lo era anche il suo volto?
Saori, almeno per quel momento, perse totalmente la veste da Dea. Allungò la mano verso quel corridoio che li divideva, che stava diventando mano a mano più lungo.
Seiya le dava le spalle, accompagnato da due guardie inferiori che lo avrebbero accompagnato al patibolo di morte.
I suoi fratelli e i suoi compagni d’armi fremevano. Lo avrebbero salvato loro?
No … altrimenti Seiya non li avrebbe perdonati, perché lui voleva pagare per redimere la sua metà, per permetterle di continuare a portare avanti la sua missione senza quel peccato addosso.
Puro sacrificio, il più grande gesto d’amore del cosmo.
Saori cadde sulle ginocchia, gridando quel nome. Seiya si volse solo un secondo verso di lei, con quel sorriso fiero, felice
Non sarà questo a dividerci, ne questo ne qualcosa di più. La mia vita è tua Saori, nessuno potrà mai togliertela.
Sparì in quella luce … ma non per sempre …


-Che corsa.- disse stringendo il telefonino tra le mani per controllare l’ora. Era arrivata in tempo comunque. I capelli lilla legati in una coda per sopportare meglio il caldo estivo.
Si guardò attorno, nel parco pubblico in cui dovevano vedersi per quella domenica di compere insieme, glielo aveva promesso ma si sarebbe fatta perdonare, lo avrebbe ricompensato. Lui non era ancora arrivato comunque
-Meno male.- odiava farlo aspettare.
Quel giorno però si sentiva strana. Aveva una fretta dannata di rivederlo, come se non lo vedesse da anni, eppure si erano visti giusto la sera prima a casa sua. Ma era ciò che provava. Aveva sentito un peso al cuore per tutto il giorno, come se il suo stesso cuore le fosse stato portato via, e rimesso apposto con un masso al suo interno
-Che stupida sei Saori.- si disse prendendo comodamente posto sulla panchina del parco –Solo per quello strano sogno.- era una stupida forse? Era una superstiziosa? Non credeva molto agli Dei ne ai sogni premonitori.
No, non ci credeva più. Credeva solo a se stessa, a lui, a loro. Ma c’era un tempo passato in cui sapevano dell’esistenza degli Dei. Un tempo di cui Saori non poteva aver memoria ormai.
Un paio di mani spuntarono alle sue spalle, coprendole gli occhi. Sussultò un istante prima di sorridere, mentre all’orecchio udì la voce di Seiya sussurrare
-Scusa il ritardo mia Dea.-
Per Seiya e Saori, ora, non esistevano più leggi … 








Note: il personaggio di Sea appartiene ad una Long che sto ancora pubblicando: Il filo rosso.
Per la parte finale mi sono ispirata ad una idea di una mia amica che ringrazio di cuore. 
  
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