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Autore: The Sorrow    25/05/2015    2 recensioni
L'uomo aveva deciso di scappare in una calda giornata di Agosto. Prese uno zaino e ci mise dentro una mela, un succo di frutta, una penna e un quaderno. Poi, con lo zaino in spalla e la malinconia nel cuore, fuggì dalla sua abitazione.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'uomo aveva deciso di scappare in una calda giornata di Agosto. Prese uno zaino e ci mise dentro una mela, un succo di frutta, una penna e un quaderno. Poi, con lo zaino in spalla e la malinconia nel cuore, fuggì dalla sua abitazione.
Viaggiò a lungo e provò a visitare luoghi proibiti ma lo catturarono e lo consegnarono ad uno strano ospedale. Fu rinchiuso in una stanza totalmente deserta e bianca come la neve.
Non riusciva a muoversi, c'era qualcosa che lo teneva ancorato a quel letto sporco e scomodo. I ricordi iniziarono a riaffiorare.

Era sulla riva di una spiaggia, completamente solo. Davanti a lui c'era un tramonto talmente bello da mozzare il fiato. "Non è possibile" si disse. "Non può esistere qualcosa di così bello in natura. Dovrebbe essere illegale". E così decise di uccidere quel tramonto. Prese un martello e lo frantumò brutalmente.
Era arrivata la notte e con lei la luna. Ma non era una luna normale, proprio no. Era blu. Totalmente blu. E non c'era un preciso motivo che spiegasse questo fatto. Nessuno chiese poi delle spiegazioni, forse perché la luna quella notte fu vista solo da una persona.
L'uomo rimase a bocca aperta: era meravigliosa. E si avvicinava, si avvicinava sempre di più. E lui le corse incontro, si tuffò nel mare e iniziò a nuotare il più velocemente possibile.
"Venere!" urlò. "Venere, sono qui. Vieni da me, Venere. Parlami. Soddisfami. Amami. Distruggimi. Noi siamo una cosa sola".
Mancava poco all'impatto, circa quattro secondi. La luna, che l'uomo chiamava "Venere", era sempre più vicina.
E poi successe la catastrofe.
La luna si ricordò la sua vera identità. Si ricordò di Venere. E si fermò.
"Venere, che cosa ti succede?".
La luna inizò a retrocedere, scomparendo dalla visuale dell'uomo.
"No, no, no! Torna qui. Ti prego, torna qui".
L'uomo urlò. Fu un urlo talmente forte che lo lasciò senza fiato. E così, privo di forze, si abbandonò alle onde del mare, che lo portarono in un altro luogo, in un altro universo, in un altro ricordo.


Si trovava in una stanza molto piccola, in compagnia di una giovane ragazza che stava scrivendo qualcosa su un foglio di carta.
"Chi sei?" chiese l'uomo.
La ragazza non rispose. Continuava a scrivere, fermandosi di tanto in tanto per pensare. L'uomo la osservò attentamente e, alla fine, si ricordò di lei e di tutto quello che aveva creato.
La ragazza scriveva racconti basati su barche, nuvole, donne senza memoria, girasoli parlanti. E poi c'era il succo di frutta. Quel maledetto succo di frutta che aveva deciso di sparire all'improvviso, senza un motivo. L'uomo se lo ricordava bene, quel succo di frutta. Lo adorava. Ma poi fu costretto ad assistere alla sua morte.
"Perché proprio il succo di frutta?" chiese l'uomo. "Non potevi condannare il girasole? O la nuvola? O l'ombra? Perché proprio lui?".
La ragazza lo ignorò e continuò a scrivere in silenzio. C'era un caffè vicino a lei, un caffè che nessuno aveva mai bevuto e che se ne stava lì, ad attendere qualcuno che non sarebbe mai più tornato. C'era una strana atmosfera in quella stanza; si sentivano le voci degli anziani di un paese lontano, il rumore del mare, una lieve musica di pianoforte e un tuono in lontananza.
La ragazza si alzò e gli diede il foglio su cui fin ad allora aveva scritto parole su parole.
L'uomo iniziò a leggere. E sorrise.
Quel sorriso non era stato causato dalla storia in sè ma dalla consapevolezza di sapere chi aveva di fronte.
La ragazza gli diede altri fogli: racconti, poesie, testimonianze di vita vera. Aveva proprio scritto di tutto.
L'uomo era pervaso da una sensazione strana, come se avesse finalmente ritrovato quello che cercava da tanto tempo.
Poi successe di nuovo.
La ragazza sparì.
E l'uomo, non potendo fare niente per impedirlo, iniziò a piangere.



Era di nuovo nella camera bianca. Prese un foglio, una penna ed iniziò a scrivere:




Mi ricordo di un ragazzo che leggeva storie e poi invidiava gli autori

Mi ricordo di una donna che divenne famosa per un addio

Mi ricordo di uno scrittore che gettava acido su tutti con la sua penna

Mi ricordo di una persona che parlava solo per ricevere attenzione

Mi ricordo di un signore che non riusciva più a vedere i volti delle persone

Mi ricordo di scrittori sconosciuti

Poeti che nessuno considera

Idee che restano confinate nella testa di chi le scrive

Mi ricordo di tutto questo

E poi arrivò il tramonto

Arrivò Venere, colei che mi detesta

Arrivò il mare, che mi diede una piacevole sensazione di pace

Arrivò una ragazza, con i suoi racconti, i suoi simboli e la sua vita che purtroppo nessuno conosce

E poi, all'improvviso, arrivò la fine





L'uomo rilesse quello che aveva scritto, sospirò e chiuse gli occhi.
Ormai non esistevano più vie di fuga. Poteva solo dormire.





 

  
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