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Autore: lovingemmaswan    25/05/2015    4 recensioni
Una storia Captain Swan basata sulla gravidanza di Emma, dal test di gravidanza positivo alla nascita del bambino.
Tradotta da una fanfiction inglese , è ambientata alla fine della seconda stagione.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8 settimane.

Emma soffiò leggermente sulla tazza di té alla menta, godendosi la sensazione che il calore infondeva alle sue mani ghiacciate. Era stato un giorno tempestoso a Storybrooke, e il suo appartamento vuoto le aveva fatto sentire ancora più freddo. Henry viveva lì solo per la metà del tempo, l'altra metà la passava da Regina o dai suoi nonni, e, in quella settimana, Henry aveva accettato di stare da Neal per la prima volta.

Sempre più spesso, Emma era da sola.

Killian aveva lasciato l'appartamento 3 settimane prima, e Emma non lo aveva più né sentito né visto, come tutti a Storybrooke, da quello che si diceva in giro. I primi giorni era stato, onestamente, un sollievo, ma più i giorni passavano più cresceva quel senso di vuoto alla bocca dello stomaco, vuoto per quello che aveva creato con il pirata. La verità era che lui l'aveva lasciata esattamente come aveva fatto Neal, e questo la colpiva come un pugno nello stomaco ogni volta che ci pensava.

Emma si era aspettata confusione, litigate e urli, e, infine una decisione su quello che avrebbero fatto insieme. Non si era aspettata che lui fosse felice della novità, non quando lei certamente non lo era. Non si era aspettata che lui volesse essere coinvolto, ma almeno pensava che avrebbero rotto e basta. Di certo non si era aspettata che lui se ne andasse e basta, senza tornare più.

"Prova qualcosa di nuovo, tesoro. E' chiamata fiducia."

L'eco delle parole di Killian rimbombava dolorosamente nella sua testa. Forse erano gli ormoni della gravidanza, ma ricordarle le faceva venire voglia di piangere.

"Io l'ho provata e tu mi hai fregato, figlio di puttana." borbottò ad alta voce, a nessuno in particolare.

Emma rabbrividì al freddo del suo appartamento, e si mise un'altra coperta sulle spalle. Si rannicchiò affondando nel divano che Granny aveva gentilmente donato al fondo "Emma ha bisogno di mobili per il suo appartamento", creato da sua madre quando si era trasferita lì 2 mesi prima. Non aveva mai avuto molto di suo, prima. Onestamente, non aveva mai avuto quasi niente, quindi arredare la casa dove avrebbe vissuto da sola non era qualcosa che la interessava particolarmente. Non aveva ancora neanche una televisione, cosa che Henry le ricordava constantemente.

"Come puoi avere un figlio se non hai una tv?"

"Forse vorrei che mio figlio leggesse?"

Henry alzò le sopracciglia, guardando in direzione del suo libro di fiabe, abbandonato sul tavolo della cucina. "Davvero, mamma? Sei preoccupata che non legga abbastanza?"

"Giusto, dimenticavo." disse Emma, guardandolo scherzosamente "Il ragazzino è già un genio."

"Finamente l'hai capito." rise. "Quindi... comprerai una tv il prossimo weekend quando torno a casa?"

"Mi rimproveresti anche tu riguardo alla tv, se potessi, non è vero?" Emma borbottò, alla sua pancia ancora piatta, posandoci la mano distrattamente.

Appena dopo averlo fatto, si sentì immediatamente strana. Aveva a malapena riconosciuto l'esistenza del bambino da quando lo aveva scoperto un mese prima, e certamente non lo aveva detto a nessuno, escludendo Killian. Parlarne sarebbe stato come ammettere a se stessa che quello non era un terribile sogno, ma la realtà. Aveva il bambino di Capitan Uncino nella pancia, e anche una decisione molto seria da prendere al più presto.

Con quelle poche parole di riconoscimento, si era bloccata.

Non poteva più pretendere di fare finta. C'erano anche, di nuovo, quell'orribile paura e la nausea. Erano delle sensazioni che non provava più da almeno 12 anni, ma ora le sembravano molto familiari.

Emma fu colta all'improvviso dal bisogno di parlare subito con sua madre. Mary Margaret era sua amica e confidente prima di scoprire che fosse Biancaneve, ma da quando il sortilegio era stato spezzato, non c'erano più state delle conversazioni a cuore aperto.

Mentre stava prendendo il cellulare, dei colpi sulla porta la interruppero.

Si alzò con la sua tazza di té, avvolgendosi nella coperta e camminando verso la porta, per poi aprirla chiedendosi chi potesse essere che la veniva a trovare.

Era un Killian Jones bagnato fradicio, assomigliava a un cucciolo affogato. Era bagnato fino al midollo, come se avesse camminato per miglia sotto la pioggia, e l'espressione del suo viso era di completo rammarico. Emma per poco non fece cadere la sua tazza.

"Killian?" non aveva potuto fare a meno che il nome le uscisse di bocca come una domanda.

"Come stai, tesoro?" chiese piano, gli occhi blu tristi che incontrarono quelli verdi di Emma.

Emma era scioccata, non solo di vederlo , ma anche che al posto del solito sorrisetto altezzoso, sembrava assolutamente turbato. Dopo un momento per assorbire il tutto, la successiva emozione prese il controllo del suo corpo, prima che potesse controllarla. Un attimo dopo, il pirata stava inciampando indietro , completamente preso alla sprovvista non da uno schiaffo, ma da un potente gancio destro alla mascella. Uno schizzo di te uscì dalla tazza, ma Emma non gli diede importanza.

"Dove cazzo sei stato?" urlò, mentre lui riprendeva il controllo e , di nuovo, il corpo di lei reagì prima che potesse vaultarne le conseguenze.

L'espressione di Uncino era completamente cambiata da quando era arrivata a quando si era fatto prendere a pugni. "Avevo bisogno di fare spazio nella mia mente. Mi serviva tempo per pensare" disse debolmente.

"Le persone fanno una passeggiata per pensare, Killian! Non spariscono per un mese!"

"Ho sbagliato."

"Ah, bene, grazie, Uncino. Questo mi fa davvero stare meglio." Emma arretrò per chiudere la porta, ma Uncino fu pi veloce, e mise la mano prima che lei potesse chiuderla.

"Per piacere, Emma... posso entrare?"

Emma strinse la presa sulla porta, ostinatamente, pronta per cacciarlo, felice di chiudere la sua unica mano nella porta, se ne avesse avuto bisogno, ma qualcosa la fermò. Forse fu la vista di lui fradicio sulla porta con quello sguardo che implorava pietà, dopo essersi chiesta dove era stato per 3 settimane. O fose gli ormoni colpirono di nuovo, ma non aveva mai pensato che avrebbe di nuovo ascoltato la sua voce così calma.

"Non ho bisogno di sentire quello che hai da dire, Killian. Hai già preso la tua decisione sulla qestione abbastanza chiaramente." disse duramente, lottando contro la tempesta emozionale dentro la sua testa.

"Ti prego, Emma. Parliamone, tesoro." I suoi occhi si mossero in direzione della tazza tra le sue mani. "E' caffè quello?"

Emma aggrottò le ciglia, confusa. "Cosa?"

Uncino alzò le spalle. "Il caffè non fa bene al bambino." mormorò, abbassando lo sguardo.

"Scusami?" il suo tono era ostile, più di quanto avrebbe voluto, solo perchè non sapeva in che altro modo reagire al commento."Qualche mese fa non sapevi neanche cosa fosse il caffè, Uncino."

Frugò all'interno della giacca, tirando fuori un fradicio, stropicciato pezzo di carta che le apparve come un opuscolo informativo dell'ospedale. Emma fissò l'opuscolo nella sua mano aperta. Sembrava che lui volesse spiegare, ma poi velocemente lo rimise dentro il portafoglio, imbarazzato.

"Mi dispiace di averti dato fastidio, tesoro" disse, e fece per andarsene.

"Aspetta." sospirò Emma. "Vieni dentro prima di congelare."

Uncino si fermò sotto la pioggia, valutando se l'invito era serio o no.

"Veloce, prima che cambi idea." disse, facendo un cenno verso l'interno, e rientrando.

Senza aspettarlo, andò in bagno, e ne uscì con un grosso asciugamano. Glielo lanciò, e poi scomparve di nuovo dentro la sua stanza. Poco dopo, uscì con un paio di jeans e una maglietta che ui aveva lasciato lì.

"Forza, asciugati e cambiati. Stai spargendo acqua ovunque."

"Grazie, Emma."

"Non lo sto facendo per essere carina. Lo faccio perchè mi sento già abbastanza male senza aggiungere il senso di colpa per averti fatto prendere la polmonite."

Killian annuì silenziosamente, e si tolse la giacca nera, lasciandola cadere sul tappeto. Altri fogli spiegazzati e bagnati caddero fuori dal portafoglio, ma lui sembrò non notarlo.

Emma sospirò, prendendo la giacca. Sembrava di star dietro a un uomo delle caverne o a un bambino. "La metterò nell'asciugatrice. Adesso cambiati."

Quando sentì lo scattare della serratura, si chinò per raccogliere i pezzi di carta che erano usciti dal portafoglio. Attentamente, li spiegò, cercando di non strappare le pagine mentre li disponeva sul piccolo tavolo da caffè. "La gravidanza per i genitori, Nutrizione in gravidanza, Malattie in gravidanza, Saulte e benessere durante la tua gravidanza, Gravidanza e malaria... davvero? Malaria? " lesse i titoli attentamente, " Sesso e intimità durante la gravidanza? Che diavolo, Uncino?"

"Ha preso ogni dannato opuscolo che avevano all'ospedale?" pensò, sia infastidita che toccata da quel gesto.

Se qualcuno lo avesse visto, il segreto sarebbe stato scoperto. Nessuno le aveva parlato sul fatto di andare a letto con Killian, ma era sicura che la gente lo sospettasse. Basta prendere due persone e metterle in una piccola città, e non passa molto tempo prima che tutti sappiano esattamente quello che sta succedendo. Non pensava di poter sopportare tutte le voci e le domande, specialmente se alcune di quelle erano da parte di Henry.

"Non li ho veramente capiti."

Emma sobbalzò, spaventata dalla voce, e fece cadere gli opuscoli che teneva in mano. Killlian era dietro di lei, i capelli ancora terribilmente bagnati e scompligliati da un'asciugatura fatta male, ma ora indossava una t-shirt rossa sbiadita, un paio di jeans e dei calzini bianchi fino alla caviglia. Un piccolo bernoccolo si stava gonfianfo sulla sua mascella.

"Pensavo che potessere aiutare." continuò, goffamente.

"Non è la mia prima volta, Killian." gli ricordò. Non era più così arrabbiata con lui, era solo confusa. Il pugno aveva migliorato sensibilmente il suo umore, ma qualcosa in lei voleva ancora rifuitare ogni richiesta di pace che lui le avrebbe fatto, almeno finchè lui non si fosse sciolto in una pozzanghera sul pavimento.

"Quindi... cosa facciamo?"

"Cosa?"

"Non l'ho mai fatto prima, Emma. Non so cosa fare, cosa dovrei fare? " il suo tono assunse una sfumatura disperata, e il silenzio di lei serviva solo a frustrarlo ulteriormente. "Cristo, Emma, mi fai sentire-" interruppe la frase improvvisamente.

"Cosa? Cosa c'è, Killian? In quale incasinato modo posso averti fatto sentire negli ultimi 15 minuti che io non abbia provato nelle scorse 3 settimane?"

"Come un ragazzo sperduto." completò la frase, quasi in un sussurro. "Non mi sentivo così da-" si interruppe di nuovo. " Non so cosa dovrei fare , riguardo a questo, Emma."

"Non devi fare niente, Uncino." disse, semplicemente, incrociando le braccia al petto.

"Magari, dovrò." replicò.

"Cosa ti fa pensare che io voglio che anche tu mi aiuti in questo?"

Killian fu chiaramente colpito dalle parole di Emma. Non sapeva come rispondere.

"Chi stiamo prendendo in giro, Killian? Conosco a malapena il figlio che ho, e tu... tu sei Capitan Uncino. Non abbiamo neanche una relazione, noi eravamo- eravamo semplici," fece una pausa e prese un respiro prima di continuare un pensiero che non aveva mai detto ad alta voce prima. "Forse è meglio per qesto bambino se nessuno di noi due sia nella sua vita."

"E' veramente un opzione, tesoro?"

"C'è l'adozione." aveva detto la parola, la parole che si era rifutata anche solo di pensare nelle ultime settimane, mentre crollava sul divano dietro di lei. Odiava l'idea di dare un altro bambino in adozione. Cosa sarebbe successo se non funzionava? Cosa sarebbe successo se fosse finito nel sistema delle case famiglia come lei, sballottato da casa a casa con persone sconosciute che non lo avrebbero amato? Come si sarebbe sentito Henry in proposito? E lei, come avrebbe potuto vivere sapendo tutto quello che stava perdendo di nuovo?

"Intendi darlo via?" lui sembrava ugualmente terrorizzato all'idea.

Emma lo guardò sarcasticamente. "Sei un pirata e qui è dove disegni il confine?" non poteva fare a meno di prenderlo in giro per il suo sguardo inorridito, nonostante anche lei fosse spaventata a morte.

"Non voglio che sia un bambino sperduto." disse, con una fierezza che Emma non aveva mai sentito in lui.

"Il bambino potrebbe essere una bambina."

Questo sembrò fargli abbassare nuovamente la guardia. "Oddio, Emma." Uncino chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie, poi si passò la mano tra i capelli corvini. "Scusami per averti lasciato come ho fatto, s-sono un cretino."

"Sei stato un codardo."

"Sono qui adesso" disse insistentemente, avvicinandosi a lei. "Dimmi solo cosa devo fare adesso, amore." disse supplicando.

"Non lo so," disse lei onestamente, mezza divertita dall'idea che non avevano idea di cosa avrebbero dovuto fare. "Non lo so, Killian."

CI fu un lungo momento di silenzio. Killian lentamente si spostò sul divano, sedendosi accanto a lei, continuando a fissare il tavolo davanti a loro.

"Magari dovremmo leggere di nuovo gli opuscoli?"

   
 
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