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Autore: Kary91    25/05/2015    4 recensioni
[Flash-Fiction|Post-saga|Johanna, Gale & Joel Jr. (figlio di Gale)| Accenni Gale/Johanna]
Il sorriso di Joel scomparve, quando il piccolo incrociò lo sguardo furibondo di Johanna.
“Tu…” incominciò la donna, con fare minaccioso.
Joel chinò la testa.
“Ti stavo facendo questo…” mormorò, mostrandole ciò che nascondeva dietro la schiena. Era un aeroplano di carta, decisamente più sbilenco rispetto a quello di Johanna. “… Ho provato a costruirne uno anch’io. Ti ho fatto un aereo, perché così puoi volare assieme a me e al mio papà .”
Fissò di sottecchi Johanna; i suoi occhi grigi erano pieni di delusione.
“Non ti piace, vero?”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Io non ho paura;'
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Premessa.

Questa flash-fiction è ambientata a diversi anni di Distanza dalla rivolta. Johanna Mason vive nel Distretto 2 assieme al fidanzato Gale e a Joel, che è il figlio di quest’ultimo. Fa parte di una serie di storie incentrate su Johanna, Gale e Joel, intitolata “Io non ho paura”.

La storia è stata scritta per il contest a “A tutto fluff!” indetto da Eireen_23. Partecipa anche all’iniziativa “Ready, Set, Prompt” indetta dal gruppo Facebook The Capitol con il prompt aeroplano di carta e al Girotondo di Prompt con il prompt Johanna/Joel Jr. – Distretto 7 lasciatomi da Alaska_.

 

 

 

Aerei di carta

2

 

 

"Ci sono momenti in cui vorrei ammazzarla, ma ammazzerei chiunque per difenderla."

Una Scatenata Dozzina.

 

L’odore di pino stuzzicava loro le narici, mentre sedevano all’ombra di un abete.

Le mani di Johanna lavoravano rapide, con la sicurezza di chi ha ripetuto gli stessi gesti centinaia di volte. In silenzio, la donna modellava la carta con precisione, sotto lo sguardo vigile del piccolo Joel. Era la prima volta che portava il ragazzino con sé nel Distretto 7 e se ne era già pentita svariate volte. I bambini non le erano mai piaciuti e il moccioso di Hawthorne restava pur sempre un nanetto di sei anni, nonostante lei tendesse spesso a dimenticarlo. Accadeva in momenti come quello, quando il bambino la osservava lavorare in un silenzio contemplativo insolito per un ragazzino così piccolo.

 

Tutto a un tratto Joel starnutì e la donna lo guardò storto, ma tolto quell’episodio il piccolo riuscì miracolosamente a non far rumore fino a quando Johanna non gli consegnò l’aeroplano di carta ultimato.

 

“Tieni” borbottò infine la giovane, prima di mettersi a braccia conserte. “Giocaci pure. Ma vedi di starmi alla larga per un po’.”

 

Joel rimirò con un sorriso l’origami, prima di annuire.

 

“È stra-bellissimo! Ha pure le punte sulle ali come piace a me” notò, girandolo per osservarlo meglio. “Grazie, Jo!”

 

Incominciò a far volare il nuovo giocattolo e Johanna rimase in disparte a sorvegliarlo.

La pineta del Distretto 7 era un posto che la donna difficilmente condivideva con qualcuno. Tuttavia, osservando il piccolo Joel correre, si trovò a pensare che in fondo non era così male avere ospiti a casa, di tanto in tanto.

 

*

“Hawthorne!”

 

Il grido irritato di Johanna riempì la radura, ma non ottenne risposta. Si era allontanata una trentina di secondi per recuperare i fogli da origami sparpagliati dal vento e quando era tornata alla radura il ragazzino era scomparso.

 

 

“Piccolo scarafaggio che non sei altro, vieni subito qui!”

 

Il fastidio lasciò presto il posto all’agitazione. Johanna imprecò a denti stretti e incominciò percorrere il tragitto verso casa, sperando di incappare nel bambino.

 

“Sono qui!” gridò all’improvviso una voce alle sue spalle.

Il sorriso di Joel scomparve, quando il piccolo incrociò lo sguardo furibondo di Johanna.

 

“Tu…” incominciò la donna, con fare minaccioso.

 

Joel chinò la testa.

 

 “Ti stavo facendo questo…” mormorò, mostrandole ciò che nascondeva dietro la schiena. Era un aeroplano di carta, decisamente più sbilenco rispetto a quello di Johanna. “… Ho provato a costruirne uno anch’io. Ti ho fatto un aereo, perché così puoi volare assieme a me e al mio papà[1].”

 

Fissò di sottecchi Johanna; i suoi occhi grigi erano pieni di delusione.

 

“Non ti piace, vero?”

 

La donna gli indirizzò un’occhiata penetrante. Infine, prese l’aeroplano e ne studiò l’aspetto. Di certo non era un capolavoro, ma Johanna si stupì della precisione con cui il bambino era riuscito ad eseguire ogni passaggio a memoria dopo averla vista all’opera così poche volte.

 

“Puoi fare di meglio” sentenziò a quel punto, restituendoglielo. “Ma questo è un buon inizio.”

 

Lo sguardo di Joel si illuminò; un sorriso orgoglioso gli arricciò le labbra.

 

Johanna, a quel punto, gli strofinò un pugno sui capelli.

“Pulce” mormorò, mentre il piccolo si divincolava ridendo.

 

“Ti ho spaventato?” chiese poi Joel, riuscendo a liberarsi dalla sua presa. “Quando non mi trovavi più.”

 

Nah” la donna gli diede un colpetto con il gomito. “Noi donne-lupo non siamo mica delle smidollate!”

 

Ringhiò al bambino, facendolo ridere.

 

“Dai, vediamo di sistemare questa sottospecie di uccello mezzo morto” esordì infine Johanna con un sorriso, riappropriandosi dell’aereo.

 

 

*

 

Più tardi, quando la donna raccontò l’accaduto a Gale, ottenne in risposta un sorrisetto compiaciuto.

 

“A che stai pensando, Hawthorne?”

 

Il soldato tacque per un po’, prima di risponderle.

“Gli vuoi davvero bene, vero?”

 

Johanna s’irrigidì, colta alla sprovvista. Eruppe poi in una risatina ironica; scoccò un’occhiata al bambino, che stava ancora giocando con il suo aeroplano; la sua espressione si addolcì.

 

“Certe volte vorrei ammazzarlo” esordì infine, sorridendo a sua volta. “Ma ammazzerei chiunque per difenderlo.”



[1] Nel mio head-canon, Gale è diventato pilota e anche Joel sogna di diventarlo, da grande.

   
 
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