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Autore: ValeDowney    26/05/2015    2 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo XI: Bugia a fin di bene - Prima Parte

Il Dottor Whale, con una penna a luce, stava osservando gli occhi di David. Poi si allontanò dal paziente spegnendo la penna. Infine disse: “Non ci posso credere. Lei sta bene.”
“Mi sento bene” disse David guardandolo.
“L’avevamo già data per morto. È stato in coma per molti anni” disse il Dottor Whale.
“Be', ora sono sveglio, no?” disse David.
“Si ricorda come si chiama?” domandò il Dottor Whale.
“David Nolan” rispose David.
“Quanto si ricorda?” gli chiese.
“Mi ricordo solo di essere svenuto e di aver dormito per molti anni. Altro non so. Nemmeno come possa essermi svegliato” rispose David.
“Be', ringrazi la donna che è qua fuori” disse il Dottor Whale.
“Potrebbe farla entrare, se non le dispiace?” domandò David. Il Dottor Whale, allora, chiamò Mary Margaret che entrò nella stanza insieme a Rose.
“Tu no” disse il Dottor Whale guardando la bambina.
“Ehi, guardi che ho contribuito anche io nel risvegliarlo” disse Rose guardandolo a sua volta.
“Allora i ringraziamenti vanno ad entrambe. Anche se ancora non so come tutto questo possa essere stato possibile” disse David guardando le due.
“Ti basterà sapere che la Signorina Blanchnard ti è stata vicina per molto tempo, raccontandoti delle favole” disse Rose. David guardò Mary Margaret e le chiese: “Davvero mi è stata sempre accanto leggendomi delle favole?”
Mary Margaret arrossì in volto. Strinse a sé il libro di favole e rispose: “Sono solo favole. Niente di più.”
“Ma nelle favole si nasconde sempre qualcosa di speciale” disse Rose. Sia Mary Margaret che David la guardarono. Quindi il Dottor Whale le disse: “Signorina Gold, credo sia venuto il momento che lei ritorni nella sua camera e, per fare in modo che non se ne vada più in giro per l’ospedale, la farò scortare da un’infermiera.”
“Devo proprio?” domandò Rose guardandolo.
“Da suo medico le consiglio di sì. E poi, quando ritornerà suo padre, la vorrà vedere nell’ultimo posto dove l’ha lasciata prima di andarsene” rispose il Dottor Whale.
“Come fa a sapere che mio padre se ne è andato?” chiese Rose.
“Be', non se ne sarebbe andata in giro un’altra volta, se suo padre fosse rimasto. Non crede?” spiegò il Dottor Whale.
“Mi creda, ci sono volte che sgattaiolo via anche quando mio padre mi è vicino” disse Rose.
Il mattino dopo, Rose si svegliò. Si stiracchiò, ma appena voltò lo sguardo, suo padre non c’era. La sera prima le aveva promesso che sarebbe ritornato in poco tempo. Eppure la sedia era ancora vuota. Non era da lui non mantenere le promesse. Preoccupata che fosse successo qualcosa, si alzò da letto e, andando verso la valigia che le aveva portato suo padre la sera prima, l’aprì. Prese alcuni vestiti e, a scapito dei punti e dell’operazione appena subita, si andò a cambiare in bagno. Una volta pronta, uscì dalla propria camera, ma non fece in tempo a mettere un piede fuori dalla porta che si sentì tirare la giacca. Voltò lo sguardo per vedere Excalibur che gliela stava mordendo.
“Excalibur, ritorna a dormire” le disse. Ma la volpe non la mollò. Era evidente che non voleva che se ne andasse. La bambina, allora, si abbassò e, mettendole entrambi le mani  sulle guance, le disse: “Sono preoccupata per papà. Aveva promesso che sarebbe ritornato, invece non c’è. Se rimango qua, non potrò fare molto ed è per questo che ho deciso di cercarlo. Tu però rimani qua. Fa' la brava e l’indifferente, come se non ti avessi detto nulla. Ritornerò il prima possibile e spero con lui.” E, rialzandosi, si voltò incamminandosi nel corridoio mentre Excalibur si sedette e la guardò abbassando poi le orecchie.
Sperando che il Dottor Whale non la beccasse, percorse a passo veloce gran parte del corridoio riuscendo, poi, ad uscire dall’ospedale. Era quasi vicina al raggiungimento del suo scopo quando sentì una forte fitta nella parte destra della pancia. Si fermò aprendosi la giacca e vide proprio la parte destra in basso della maglietta sporca di sangue. Se la sollevò e vide che i punti le si erano riaperti. Agitata e preoccupata nello stesso momento, cercò di ritornare dentro l’ospedale, ma le vennero a mancare le forze e svenne. Prima di chiudere gli occhi, vide qualcuno avvicinarsi a lei.
Poco dopo, Rose riaprì gli occhi e si ritrovò seduta su una panchina nel giardino dell’ospedale. Non capì come aveva fatto ad arrivare lì, visto che poco prima era svenuta. Ma la risposta la ebbe quando qualcuno le domandò: “Stai bene?”
Voltò lo sguardo per ritrovarsi David Nolan. Quindi gli rispose: “Credo di sì.”
“Meno male che il sangue ha smesso di uscire o sarebbe stato peggio. Non avresti dovuto uscire dalla tua camera” disse David.
“Nemmeno lei se è per questo” disse Rose. David guardò avanti a sé, spiegando: “I dottori han detto che un po’ d’aria fresca mi avrebbe fatto bene.”
“Strano, perché a me il Dottor Whale ha detto che, invece, mi avrebbe fatto bene starmene rinchiusa in camera” disse Rose. David la riguardò chiedendole: “Perché sei vestita così e stavi uscendo dall’ospedale?”
“Volevo prendere un po’ d’aria” rispose Rose.
“Sarò pure stato in coma per molti anni, ma so ancora riconoscere quando qualcuno non racconta la verità” disse David.
“Volevo ritrovare il mio papà. Ieri sera mi aveva promesso che sarebbe ritornato, invece stamattina ancora non c’era. E se gli fosse successo qualcosa? Io ho solo lui” disse Rose.
“Sono sicuro che il tuo papà sta bene. Però è normale preoccuparsi. Vorrei poterti aiutare di più, ma finché non verremmo dimessi non possiamo fare molto” disse David. Rose riguardò avanti dicendo: “Tutti reputano il mio papà un mostro, ma non sanno che è molto buono. Si è sempre preso cura di me fin da quando ero molto piccola visto che la mia mamma è morta dandomi alla luce. A volte può essere severo per via di tutte quelle regole che devo rispettare, ma so che lo fa per il mio bene e  per proteggermi.”
“Credo che tu non debba dare molto ascolto a ciò che dicono le altre persone. Ognuno di noi ha una propria opinione personale. Lascia che continuino a pensarla come vogliono” disse David. Rose gli sorrise. Quindi in quel momento si sentì chiamare. Entrambi voltarono lo sguardo per vedere il Dottor Whale e un’infermiera correre verso di loro.
“Signorina Gold, finalmente l’abbiamo trovata. Lo sa benissimo che non deve uscire dalla sua camera” disse il Dottor Whale. Dal tono della sua voce, Rose capì subito che si stava arrabbiando. La bambina si alzò e titubante disse: “Ecco… io… io…” Ma fu David, alzatosi anche lui, a parlare al posto suo: “E’ colpa mia, dottore. Ho chiesto io a questa bambina se poteva venire con me e farmi compagnia qua fuori.” Rose lo guardò a bocca aperta. Si stava veramente prendendo la colpa per lei.
“E’ stato un bel gesto da parte sua, Signor Nolan, ma la Signorina Gold non si deve affaticare troppo, visto anche che suo padre è stato perfettamente chiaro che non le doveva accadere nulla durante la sua assenza. Ma ora, se non le dispiace, la riporterei in camera sua” disse il Dottor Whale.
“Come vuole lei” disse David. Poi guardò Rose aggiungendo: “Ehi, grazie per avermi fatto compagnia.”
“Non doveva mentire per me, visto che non ci conosciamo da molto” gli disse sottovoce Rose.
“Be', prima ci siamo presentati. Quindi non siamo più estranei l’uno con l’altra” disse sorridendo David. Anche Rose gli sorrise per poi seguire il Dottor Whale e l’infermiera.
Mentre rientravano nell’ospedale, il Dottor Whale disse: “Il Signor Nolan è stato molto gentile a prendersi le sue colpe. Creda che non me ne sia accorto che voleva scappare? Quelli che indossa non sono abiti propriamente da ospedale.”
“Non stavo scappando. Sarei uscita solo per qualche ora e sarei subito ritornata” disse Rose.
“E dove sarebbe andata, se posso sapere?” domandò il Dottor Whale. Ma dopo che Rose non rispose, aggiunse: “La sono venuta a cercare, anche perché suo padre è ritornato e sembrava già anche molto agitato e arrabbiato. Non faceva altro che darmi dello stupido e incompetente dottore. Che non sono capace di fare il mio lavoro, così come tutti i miei colleghi.” E appena svoltarono l’angolo, videro Gold. Questi scansò un dottore da una parte e andò a passo veloce verso di loro. Appena arrivò si abbassò e abbracciò forte Rose, dicendo: “Bambina mia, ti ho cercata dappertutto. Ero così preoccupato.” Poi la guardò, mettendole le mani sulla guance e chiedendole: “Stai bene?”
“Sì, papà” disse Rose. Ma il padre incominciò a guardarle dalla testa ai piedi. Poi però vide la maglietta sporca di sangue. Gliela alzò per vedere le bende sporche. Gold guardò malamente il Dottor Whale, replicando: “Spero ci sia una dovuta spiegazione per questo e del perché mia figlia perda sangue nel punto dove l’avete operata!”
“E’ normale che i punti si riaprano se la paziente non sta ferma a riposare” disse il Dottor Whale. Gold si rialzò, aiutando con il bastone e replicò: “Ora la colpa sarebbe di mia figlia! Io credo che invece la colpa sia sua! Doveva tenerla d’occhio. Invece chissà cosa sarà andato a fare!”
“A fare il mio lavoro, ovvero curare e visitare altri pazienti. Signor Gold, non è colpa mia se sua figlia non riesce ad attenersi alle regole che qualcuno le impone. Forse lei non dovrebbe lasciarla così libera” replicò il Dottor Whale.
“Non usi questo tono con me, Dottore! Si ricordi il potere che ho su questa città e di conseguenza anche su di lei, il suo lavoro e i suoi colleghi! Quindi le consiglio di non sfidarmi o potrei diventare molto cattivo, con possibili conseguenze su di lei!” replicò Gold. Ci fu silenzio. Poi Gold riportò la figlia in camera, dove Excalibur li aspettava standosene seduta sul letto.
“Papà, sei arrabbiato?” domandò Rose guardandolo.
“Spiegami perché non dovrei esserlo” rispose Gold.
“Perché non mi è successo nulla?” chiese Rose. Ma dopo aver visto lo sguardo poco rassicurante del padre, aggiunse dicendo: “Scusami, papà. Non volevo farti preoccupare.”
“Cosa ci facevi fuori? Ti avevo detto di rimanertene qua. Invece hai fatto di testa tua e guarda cosa è successo” replicò Gold.
“Ieri sera mi avevi promesso che saresti ritornato. Invece questa mattina non c’eri. Così mi sono vestita con ciò che mi avevi portato e sono uscita per cercarti” spiegò Rose.
“Invece ti sei ritrovata con i punti aperti e il Dottor Whale arrabbiato. Non che non mi dispiaccia vederlo arrabbiato” disse Gold e Rose fece un piccolo sorriso. Gold si avvicinò a lei e, mettendole una mano sotto il mento, alzandoglielo in modo che la figlia lo guardasse negli occhi, aggiunse: “Mi dispiace, piccola, se non ho mantenuto la promessa. Ma è accaduto un piccolo contrattempo.”
“Niente di grave, vero?” domandò Rose.
“Quel cliente di cui ti avevo parlato mi ha trattenuto più del previsto. Non finiva di tormentarmi” rispose Gold. Quando in quel momento, Rose notò qualcosa sulla fronte del padre. Quindi indicandola chiese: “Quella cos’è?”
“Quella cosa?” domandò Gold.
“Quella cosa che hai sulla fronte” rispose Rose. Gold, allora, si spostò di lato una ciocca di capelli, rivelando un piccolo taglietto. Quindi spiegò: “Questo me lo sono procurato andando a sbattere contro una credenza.” E rimise a posto la ciocca di capelli. Rose inarcò un sopracciglio. Gold, vedendo lo sguardo poco convinto della figlia, aggiunse: “A luci spente non ci si vede bene. E poi avevo fretta di venire da te.”
“Però stai bene?” chiese Rose.
“Mi sarei già fatto curare se non stessi bene. Non credi? Ma ora non ci pensare, perché ho un regalo per te” rispose Gold sorridendole. E mentre tirava fuori qualcosa dalla tasca della giacca, mettendolo sul comodino, Rose si sedette sul letto.
“Un regalo?! Chissà cosa sarà” disse entusiasta Rose. Excalibur andò accanto a lei, curiosa quanto la padroncina. Gold scoprì dal velluto blu quella cosa, rivelando….
“Ma è la tazzina sbeccata che ho visto nel negozio” disse Rose. Gold andò di fronte alla figlia, abbassandosi e tenendo delicatamente tra le mani la tazzina sbeccata. Quindi spiegò: “Questa apparteneva a tua madre. È stata il nostro primo simbolo d’amore. È molto preziosa per me. Ma voglio che la abbia tu. Tua madre lo avrebbe voluto.” E la consegnò alla figlia. Rose la prese in mano, mentre le mani del padre si posarono sulle sue. Rose guardò in ogni dettaglio quella tazzina. Poi alzò lo sguardo e guardando il padre gli domandò: “Come ha fatto a sbeccarsi?”
“A tua madre era semplicemente caduta per uno spavento” rispose Gold sorridendo e ripensando a quel lontano ricordo.
“A causa di qualcosa o di qualcuno?” chiese Rose.
“Di qualcuno. Ma te lo racconterò un’altra volta. Ora sdraiati e riposati, o se no quei punti continueranno sempre a riaprirsi” rispose Gold e cercò di far stendere la figlia. Ma Rose, continuando a guardare la tazzina, disse: “E’ strano che tu abbia voluto tenerla. Insomma. È sbeccata. Di solito dici sempre di far spazio a cose nuove.”
“E’ vero, di solito lo dico. Ma in questo caso è diverso” disse Gold.
“Non hai detto la stessa cosa quando non ci hai pensato due volte nel gettarmi via quel mio giocattolo a cui ero tanto affezionata” disse Rose.
“Quel tuo giocattolo al quale eri tanto affezionata era una vecchia pallina di plastica che finiva sempre o sotto il divano o contro qualche prezioso vaso. L’ultima volta, l’ho trovata dietro alla caldaia ed era tutta piena di polvere” spiegò Gold.
“Non ricordavo fosse finita lì dietro” disse Rose.
“Avevi quattro anni quando la trovai dietro la caldaia e la gettai” disse Gold.
“Almeno avresti potuto dirmelo. Non sai quanto l’abbia cercata” disse Rose.
“E quando è che l’avresti cercata?” domandò Gold.
“Non molto tempo fa. Quando mi sono ricordata di avere una pallina in plastica che potevo gettare da tutte le parti” rispose Rose.
“Be', facciamo un accordo” disse Gold. Rose spalancò gli occhi. Quindi stupita chiese: “Davvero vuoi fare un accordo con me?”
“Lo faccio praticamente con tutti. Perché non dovrei farne uno anche con mia figlia?” domandò Gold.
“Credevo che avessimo già stipulato un accordo tempo fa. Se riuscivo a scoprire cosa si celasse dentro a quel cofanetto con sopra il cigno che tieni in negozio, la mia punizione sarebbe sparita del tutto” spiegò Rose.
“Allora ribaltiamo le carte in tavola. Se tu mi prometti che ti prenderai molto cura di questa tazzina sbeccata, ti assicurerai di tenerla sempre al sicuro e, cosa più importante, rischierai di non romperla, allora io ti mostrerò cosa c’è all’interno di quel cofanetto. Cosa ne dici?” spiegò Gold.
“Dico che sicuramente c’è qualche fregatura di mezzo” disse Rose.
“Nessuna fregatura e direi che ci guadagneresti ciò che hai sempre voluto sapere. Allora, accetti?” chiese Gold e mostrò la mano. Rose la guardò per poi stringergliela. In quel momento, sulla soglia della porta comparvero Henry e Paige. I due Gold e Excalibur voltarono lo sguardo verso di loro.
“Henry! Paige!” disse entusiasta Rose. Ma i due bambini rimasero sulla soglia della porta. Il loro sguardo si era posato su Gold. Questi disse: “Non dovete avere paura di me. Non ho mai mangiato un bambino. Ho paura che mi vadano di traverso.”
Rose, vedendo che neppure lo strano senso dell’umorismo del padre riuscì a destarli dal loro posto, propose, guardando Gold: “Papà, non è che potrei passeggiare per l’ospedale insieme a loro?”
“Dipende cosa intendi per passeggiare per l’ospedale” disse Gold guardandola a sua volta.
“Tranquillo, non me ne andrò un’altra volta fuori. Ti ho già fatto venire troppi capelli bianchi” disse sorridendo Rose.
“Va bene, potete uscire, ma non dovete allontanarvi troppo. E per essere sicuro che rimarrai all’interno di questo edificio, Excalibur verrà con voi” spiegò Gold e il sorriso di Rose scomparve.
Poco dopo, Rose, Henry e Paige, con al seguito Excalibur che li sorvegliava, stavano camminando per uno dei corridoi dell’ospedale. “Non capisco perché papà continui mandarci appresso Excalibur. Non è mica la mia guardia del corpo. Ce l’ho già una guardia del corpo e in questo momento si trova… si trova…” disse Rose. Poi guardò Paige e le domandò: “Dove è che si trova Dove?”
“Dopo che mi ha lasciata qua, è andato subito via dicendo che aveva qualche cosa da sbrigare per conto di tuo padre” rispose Paige.
“Comunque ho qualcosa di sorprendente da dirvi” disse Rose.
“Anche noi abbiamo qualcosa di sorprendente da dirti” disse Paige.
“E mentre eri ricoverata qua, e lo sei ancora, siamo andati avanti con l’Operazione Cobra” aggiunse Henry.
“Magnifico. Cosa avete scoperto?” chiese Rose.
“Che c’è una ragazza di nome Ashley, che fa la lavandaia e che nella Foresta Incantata era Cenerentola” iniziò col spiegare Henry.
“Ok. Sguattera della matrigna cattiva e delle sorellastre. Arriva la Fata Madrina. Le dona un bell’abito scintillante e scarpette di cristallo. Zucca trasformata in carrozza. Gran ballo al castello con il principe ma ritorno a casa prima dello scoccare della mezzanotte. Storia già sentita molte volte e in tante versioni. Cosa ci sarebbe di sorprendente?” disse Rose.
“E’ incinta” disse Paige.
“Ok, è già qualcosa di eccezionale, visto che questo nella storia non c’era. Ma non mi sorprende, considerando che poi vive felice e contenta con il suo bel principe” disse Rose.
“Ashley vuole disfarsi del bambino, perché non si sente pronta considerando la giovane età” disse Paige.
“Non sono ancora sorpresa. Molte ragazze madri reagiscono così” disse Rose.
“Emma ha parlato con lei e, molto probabilmente è riuscita a convincerla a tenersi il bambino perché stanotte è entrata nel negozio del Signor Gold per riprendersi qualcosa di suo. Il problema è che il Signor Gold si trovava ancora là e…l’ha fatto svenire, spruzzandogli sugli occhi dello spray” spiegò Henry. A quel punto, Rose si fermò. Anche i suoi amici si fermarono un po’ più avanti di lei e si voltarono per guardarla. Paige le chiese: “Qualcosa non va?”
“Ora sì che sono sorpresa. Ma non per la storia di Cenerentola. Ma per mio padre che mi ha mentito. Mi aveva detto che si era procurato quel taglio andando a sbattere contro una credenza a luci spente” spiegò Rose. Paige e Henry si riavvicinarono a lei e Paige le disse: “Molto probabilmente tuo padre non ha voluto raccontarti la verità per paura che poi giudicassi male quella ragazza”
“Neanche la conosco. Come avrei fatto a giudicarla male?” domandò Rose.
“Sei la figlia del proprietario di tutta la città. Come fai a non conoscerla?” chiese stupito Henry.
“Non conosceresti nemmeno tu un sacco di persone, se avessi un padre che ti tiene rinchiusa in casa o nel negozio, per paura che passi un raffreddore di stagione” rispose Rose.
“Lo sai che vuole proteggerti. Ha solo te” disse Paige e ripresero a camminare.
“E per questo lo ringrazio. Ma anche io ho bisogno dei miei spazi. Come reagirà quando fra qualche anno gli porterò a casa un ragazzo?” disse Rose.
“Molto probabilmente sarà il ragazzo a scappare dalla paura ancor prima di varcare la soglia della vostra villa” disse Henry.
“Mio padre non fa così paura” disse Rose.
“Ma è molto protettivo” disse Henry.
“A proposito quale era quella cosa sorprendente che dovevi dirci?” domandò Paige.
“Ieri sera, mentre perlustravo l’ospedale, mi sono imbattuta in Mary Margaret e stava accanto a un uomo in coma, leggendogli una fiaba. Be', vi sorprenderà sapere che poi l’uomo, solo ascoltando la voce di Mary Margaret, si è svegliato da quel lungo sonno” spiegò Rose.
“Uao, ma è stupendo!” disse Paige.
“Sì, considerando che è proprio la risposta che stavamo cercando” disse Henry e, dopo che i tre si furono seduti su delle sedie in una sala d’aspetto, Henry aprì il suo libro di fiabe, sfogliandolo velocemente. Intanto, Excalibur si sedette di fronte a loro e, dopo essersi guardata prima a destra e poi a sinistra, sbadigliò.
“Eccoli qua” disse Henry fermandosi sulla foto del matrimonio tra Biancaneve e il Principe Azzurro. Rose roteò gli occhi per poi dire: “Henry, l’avremmo vista come minimo centinaia di volte questo disegno. Sappiamo tutti che sono Biancaneve e il Principe Azzurro al loro matrimonio dove poi è entrata in scena la Regina Cattiva, furiosa perché non aveva il suo lieto fine come loro”
“Ma non capite. Finalmente si sono ritrovati anche qua. L’amore vince su tutto. Ed è successo proprio ieri sera sotto gli occhi di Rose” disse Henry e sia lui che Paige guardarono la giovane Gold. Anche Excalibur drizzò le orecchie, guardandola.
“Ehi, un momento. Mi stai dicendo che Mary Margaret e David Nolan sono in realtà Biancaneve e il Principe Azzurro?” chiese Rose.
“Veramente è da un po’ che te lo sto dicendo, solo che non avevo ancora capito chi fosse il Principe Azzurro. Fortunatamente lo hai trovato tu” rispose Henry.
“Allora Emma è figlia loro” disse Rose.
“Esatto. E di conseguenza Henry è il loro nipote” aggiunse Paige.
“Se Emma ricordasse, Mary Margaret e David Nolan si ricongiungerebbero e la maledizione si spezzerebbe” disse Rose.
“Ma loro si sono già ritrovati, perché il vero amore, come ti ho detto, vince su tutto” disse Henry. Rose e Paige lo stavano guardando quando videro Excalibur correre via. Rose fu la prima ad alzarsi richiamando la volpe: “Excalibur! Torna qua! Papà ha detto che devi sorvegliarmi!” Ma la volpe non ascoltò la padroncina e corse dritta per la sua strada, uscendo dall’ospedale.
“Chissà che cosa le sarà preso” disse Paige, dopo essersi alzata anche lei insieme a Henry.
“Le andrei dietro, ma con papà nei paraggi non voglio rischiare. E’ già fin troppo arrabbiato. Non voglio farlo diventare furioso” disse Rose.
Excalibur continuava a correre. Finché non si fermò a metà strada per vedere Ashley andare a passo veloce verso una macchina, mentre si teneva stretta a sé il lungo cappotto, probabilmente per il freddo o, forse, per non far cadere qualcosa che nascondeva al suo interno. La volpe aveva fiutato qualcosa che apparteneva al suo padrone e, secondo lei, era quel qualcosa che quella ragazza stava nascondendo. La vide salire in macchina per poi partire velocemente. Excalibur riprese a correre fino a raggiungere il commissariato. Arrivò davanti alla porta e, mettendosi sulle zampe posteriori, grattò contro di essa con quelle anteriori. Notando che nessuno veniva ad aprirla, percorse una via esterna per poi salire su una vecchia scatola in legno e guardare attraverso la finestra. Vide Emma che stava guardando alcune carte. Con una zampina anteriore grattò contro il vetro. Emma alzò lo sguardo, guardandola sorpresa. La volpe la guardò per poi scendere dalla scatola in legno. Emma uscì quindi dall’ufficio per vedere la volpe che la stava a guardare. Proprio in quel momento, il cellulare della ragazza suonò. Lo prese fuori dalla tasca dei pantaloni, aspettandosi che comparisse il nome dello Sceriffo. Invece comparve quello di Ruby. Accettò la chiamata portandosi l’apparecchio all’orecchio: “Ruby, cosa c’è?”
“Ti ricordi quando prima mi avevi detto di tenere d’occhio Ashley? Be'…è scappata” rispose Ruby.
“Come, è scappata?!” ripeté stupita Emma guardando, di tanto in tanto, la volpe davanti a lei.
“Pochi minuti fa si trovava nel retro. Ma dopo che sono andata a controllare, lei non c’era già più. Ho fatto in tempo a vederla salire su una macchina e partire velocemente. Sembrava che nascondesse qualcosa, visto come si teneva stretta il suo cappotto” spiegò Ruby. Emma guardò Excalibur e, dopo aver messo una mano sul cellulare, in modo che Ruby non ascoltasse, disse: “Tu non sei capitata qua per caso, vero? Vuoi aiutarmi nel ritrovare Ashley e riprendere ciò che ha rubato dal tuo padrone.” E la volpe emise dei versetti. Emma si rimise il cellulare all’orecchio, aggiungendo: “Grazie dell’informazione. Cercherò di raggiungerla il prima possibile, visto anche le condizioni in cui è.” E terminò la chiamata. Si rimise il cellulare nella tasca dei pantaloni e guardando la volpe disse: “Allora, sembrerebbe proprio che dobbiamo collaborare. Non so se sei in combutta con il tuo padrone o stai agendo da sola. Ma io voglio semplicemente trovare quella ragazza prima che le cose si complichino. Quindi mi devi promettere di comportarti bene e di non prendere iniziative.” Excalibur spostò lo sguardo da un lato. Emma andò verso la macchina aprendo la portiera dalla parte del guidatore. Velocemente Excalibur salì nel veicolo, andandosi a sedere sul sedile del passeggero. Successivamente anche Emma salì, chiudendo poi la portiera. Guardò per un attimo la volpe per poi partire.




Note dell'autrice: Salve miei Oncers in questo pomeriggio uggioso e nella seconda settimana senza OUAT (luglio arriva presto). Vi dirò, in questo episodio la bugia di Rumple è stata solo per non far preoccupare troppo la figlia ma sappiamo benissimo che Rose, più si preoccupa, e più si va a cacciare nei guai insieme ai suoi due inseparabili amici (più Excalibur mandata da Rumple per tenerla d'occhio). Ci stiamo avvicinando a Skin Deep (il mio episodio preferito) ma vi dirò: aggiungerò qualcosa di mio. Un personaggio nuovo che secondo me starebbe molto bene nella serie di OUAT (vediamo se ci sarà nella quinta stagione). Un personaggio che, a differenza degli altri abitanti di Storybrooke, ha mantenuto la magia (come nn si sa). Un personaggio che stranamente coglie alla sprovvista Rumple. Vedremo chi è

Passiamo ai ringraziamenti: ringrazio tutti coloro che seguono la storia. Che la recensiscono e che la seguono anche solo in silenzio. Inoltre volevo ringraziare la mia cara Lucia per aver creato un'altra bellissima immagine di copertina (adoro Rumple cavaliere). Qua il profilo di Lucia dove ha scritto anche una bellissima One shot su Rumple a New York: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=114161

Con questo concludo, aspettandovi con la seconda parte di questo capitolo. Buona giornata, miei dearies
 
 

  
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