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Autore: Artmate    26/05/2015    2 recensioni
Xingdae.
Due estranei che sentono di appartenersi da tanto, si incontrano in quello che potrebbe essere l'inizio di una storia d'amore intensa e passionale. Curiosi di conoscersi l'un l'altro si perdono nel calore di un iniziale abbraccio, per poi ravvivare il fuoco ormai spento dentro di loro amandosi in una lunga notte d'estate.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash | Personaggi: Chen, Chen, Lay, Lay, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Era una notte estiva piuttosto fresca quando, guardandomi intorno, vidi i miei amici distesi nei loro teli da mare che provavano a prendere sonno, stretti in abbracci che riscaldavano cuore e ossa e rilassati dal solo suono delle onde del mare che s’infrangevano nella battigia, e dal leggero scoppiettio della legna scura bruciacchiata dalle fiamme , fiamme forti abbastanza da poter illuminare ciò che si trovava intorno a me e potermi regalare quel minimo di calore che non avevo la possibilità di prendere da nessun’altra parte .

In mezzo a tutta quella gente pronta a scambiarsi effusioni, o semplicemente dormire, non mi trovai a mio agio, sentii la solitudine pressare sulle mie spalle e sul mio umore, fino a che non notai, coperto dal fuoco del falò, un po’ più lontano rispetto agli altri, un ragazzo disteso a terra in posizione fetale e con solo un telo da mare azzurro, ormai umido come la sabbia a coprirlo . Tremava per il freddo data la lontananza del suo corpo rispetto al falò, lo osservai meglio per capire se fosse qualcuno dei miei amici, o semplicemente uno dei ragazzi invitati a cui non avevo fatto nemmeno caso. Con la sola luce del fuoco tentai di trovare qualche tratto che potesse farmi capire chi fosse, aveva i capelli lisci e di un castano piuttosto scuro, lunghi abbastanza da riuscire a coprire la sua fronte un po’ alta, esattamente l’opposto dei miei, corti e di colore nero corvino. Mi era difficile vederlo poiché il suo telo da mare gli copriva metà viso, decisi quindi di avvicinarmi e vedere se avesse bisogno di qualche telo in più o se spostandosi si fosse scoperto.

Mi alzai in piedi lentamente, facendo attenzione a dove mettevo i piedi per non rischiare di calpestare qualcosa che potesse farmi male, ripulii le mie gambe pallide dalla sabbia incollata sulla pelle e a passi lunghi e lenti, mi avvicinai al ragazzo. Feci attenzione a non svegliare nessuno, tantomeno lui, che sembrava finalmente essersi appisolato. Mi abbassai leggermente per guardare il suo viso ancora coperto dal telo da mare e riuscii a vedere solo i suoi occhi chiusi, aveva delle bellissime ciglia, piuttosto lunghe per essere quelle di un ragazzo, ma che non stonavano per nulla. Vedendolo addormentato mi rialzai in piedi e notai i suoi piedi scoperti e privi di calze, scostai un lembo del telo da mare e mi preoccupai di coprirglieli delicatamente, affinché non sentisse freddo. Nel momento in cui posai il telo da mare sui suoi piedi freddi sentii il suo respiro più forte, come se lo avessi svegliato, pregai il cielo di non averlo disturbato e che stesse ancora dormendo, mi allontanai lentamente evitando di incrociare il suo sguardo sorpreso e dubbioso, sapendo che non avrei retto l’imbarazzo senza dimostrarmi piuttosto nervoso e impacciato. Girai dal lato opposto pronto a tornare al mio posto, quando sentii un rumore provenire dalla direzione del ragazzo. Mi bloccai un attimo indeciso se girarmi o continuare a camminare, decisi comunque di girarmi e capire se fosse stato veramente lui a fare quel verso simile a un fischio.

Ovviamente sì.

Nel momento in cui mi girai cercai il suo sguardo con una leggera fatica, la luce debole del fuoco e la mia vista piuttosto scadente non mi aiutavano di certo, ma quando trovai i suoi occhi non potei fare niente sicché stare in silenzio a guardarlo. Passarono pochi secondi  prima di farmi un cenno con la testa acconsenziente al fatto che potessi avvicinarmi a lui e a prendermene cura, non me lo feci ripetere due volte e lentamente ritornai sui miei passi, guardando a terra con la solita attenzione scrutando se non ci fosse qualche pezzo di vetro rotto o tizzone del fuoco saltato sulla sabbia. Una volta arrivato di fronte a lui mi sedetti per terra, avevo il telo da mare sulle spalle che copriva tutta la parte superiore del mio corpo fino alle cosce, scoperte e nuovamente sporche di sabbia. Mi sentii imbarazzato, ma il motivo per cui mi avesse chiamato mi fece cercare il suo sguardo per sapere cosa volesse, e perchéavesse acconsentito ad avvicinarmi a lui. Bastò uno sguardo e niente di più per capire che c’era elettricità tra di noi, non una parola fu proferita da entrambi, nel silenzio più totale alzò il braccio su cui non era disteso e spostò  il suo telo per dirmi di avvicinarmi a lui, non ci pensai troppo e feci come mi fece capire, in un attimo mi ritrovai disteso sulla spiaggia, a tratti coperto dal telo e a tratti a contatto con la fredda sabbia, mi sentii leggermente scomodo inizialmente, ma dimenticai la scomodità avvicinando il mio corpo al suo, perdendomi nel calore del suo stretto abbraccio. Mi accovacciai, come solito fare, in posizione fetale, mi venne quindi naturale poggiare la testa nello spazio tra il suo mento e il petto, rimasi in quella posizione per qualche  istante, giusto per abituarmi alla temperatura e godermi il suo profumo di salsedine e colonia ormai molto leggera, poggiò la mano sopra il telo da mare mi abbandonai alle sue carezze lungo la mia schiena e al leggero tepore che percepivo lieve. Incuriosito dall’aspetto che avesse il ragazzo, approfittai della vicinanza per guardare il suo viso e scrutarne ogni piccolo particolare, la prima cosa che notai erano i suoi tratti piuttosto insoliti, marcati e delicati allo stesso tempo, la pelle chiara come porcellana e il naso dritto e leggermente largo ai lati, scesi a guardargli la bocca e ne rimasi incuriosito, avevano una forma insolita e particolare, con  finta aria distratta mi misi a osservarle, erano leggermente carnose e rosee, creavano delle curve sinuose al centro e finivano con entrambi gli angoli della bocca all’insù, sembravano avere la forma di un 3 girato verso l’alto e schiacciato, davano al suo viso un tocco di dolcezza e tenerezza, anche se il suo sguardo era piuttosto duro e serio, probabilmente dovuto al sonno che pesava. Aveva degli occhi neri e penetranti, bastava guardarli un attimo per rimanerne incantato, la loro forma a mandorla, simile a quella dei miei, si intonava perfettamente con il resto del viso, i suoi capelli coprivano le sue sopracciglia e qualche ciocca cadeva delicata vicino ai suoi occhi, decisi quindi con un movimento lento di spostargli quelle ciocche e osservare meglio ciò che non riuscivo a vedere. Ne spostai inizialmente solo una, era morbida e setosa, si trovava proprio sopra il sopracciglio, ne osservai la forma, le aveva le dritte e spesse, leggermente crucciate verso l’interno, non feci in tempo a spostare la restante ciocca che sentii un tocco sulla mia mano, non fece nessun gesto impulsivo o duro, rimase lì per un attimo a tenermi la mano e poi iniziò a scendere e risalire lento e leggero lungo l’avambraccio, toccava i lembi della mia pelle solo con i polpastrelli senza distogliere mai il suo sguardo dal mio. Rimanevo incantato dal suo sguardo spento e stanco comparire e scomparire con lunghe pause, l’atmosfera era perfetta, quasi tutti i miei sensi erano attivi:

olfatto;

tatto;

vista;

udito.

ne mancava solo uno:

Il gusto.

La tensione tra noi due aumentava sempre di più, gli sguardi che ci scambiavamo erano sguardi di sfida, non sapevamo chi avrebbe ceduto per primo, ma una cosa era certa, entrambi volevamo sapere fino a che punto avremmo resistito. In un attimo vidi il suo sguardo cambiare, da spento qual era si stava pian piano  risvegliando, diventando sempre più vispo e acceso, le sue pupille si muovevano esplorando il mio viso, mi scrutava in ogni singolo particolare, osservando in alternanza occhi e labbra, senza fermarsi mai . Il respiro di entrambi diventava sempre più forte, le sue mani si muovevano veloci lungo la mia schiena, ancora coperta dal telo. Infastidito da quella leggera barriera decise di poggiare le sue mani direttamente sulla mia schiena, spostando con attenzione il telo senza farlo cadere o spostare. In quel momento sentii il suo calore trapelare con una certa facilità il tessuto della mia maglietta, con determinazione stringeva i suoi polpastrelli sul mio fianco, senza farmi male. Sobbalzai un attimo dal leggero solletico che mi provocò quella stretta, ma me ne dimenticai poco dopo. Decisi di non rimanere inerme e così risposi anche io a quei tocchi, misi la mano sulla sua schiena, al di sotto del telo, e lo accarezzai delicatamente, con una leggera pressione mi diedi una spinta che mi fece avvicinare ancora di più a lui, permettendo alle nostre gambe di potersi intrecciare. La tensione non si affievolì mai e senza accorgercene ci ritrovammo con il naso attaccato, nessuna fretta per entrambi, volevamo goderci il momento.

Entrambi scostammo la testa per far sfregare i nostri nasi in teneri movimenti casuali, ma non troppo. A ogni movimento le labbra si sfioravano senza schiudersi, a entrambi piaceva sentirsi sfiorare e a entrambi piaceva il leggero sorriso malizioso che spuntava sulle nostre labbra. Una leggera risata uscì dalla sua bocca al continuo di quello strofinio, una risata che comunicava divertimento e impazienza al tempo stesso. Poco dopo iniziò a riempirmi di baci, prima nel naso, dopo sulle guance e infine sulle labbra. Non le schiusi subito, aspettai di guardarlo un’ultima volta per non dimenticare il suo sguardo quando avrei chiuso gli occhi. Si allontanò di poco per poi ritornare sulle mie labbra, iniziammo a baciarci con gentilezza e passione.

Schiudevamo le labbra in sincronia, ci perdevamo l’uno nell’altra con baci sempre più passionali e umidi. Le nostre lingue si incontrarono all’improvviso creando vortici pieni di passione e desiderio, aveva un sapore dolciastro con un retrogusto di alcool, ricordava il sapore della tequila, il mio alcolico preferito, mi fece aumentare il desiderio assaporarlo. Ci baciammo per tanto tempo, sembrava quasi bastarci solo quello, ma la mente pensa in un modo e il corpo in un altro.

Durante il nostro momento di passione ci stringemmo ancora di più, il nostro respiro era aumentato notevolmente, insieme ai battiti cardiaci. Il sangue caldo che scorreva nelle nostre vene percorreva ogni singola parte del nostro corpo facendoci capire che ne volevamo di più, strinsi ancora di più il mio busto contro il suo e con le braccia iniziai a esplorare il suo corpo, lui fece lo stesso con me. Scesi lungo la schiena con la mano totalmente aperta, alla ricerca di un pezzo di pelle libero, che trovai poi infondo, poco più in alto del bordo dei pantaloni, approfittai di quel punto per inserire la mia mano fresca al di sotto della sua maglietta ed esplorai il suo corpo fino a che essa mi consentiva. Stufo di quell’intralcio chiesi con lo sguardo se mi era possibile togliergliela, senza staccarsi dalle mie labbra acconsentì e si alzò leggermente da terra per aiutarmi a togliergli l’indumento, che mi preoccupai di ripiegare quanto più velocemente possibile. Lo strinsi maggiormente a me per non fargli sentire freddo, ripresi ad accarezzargli le spalle, mi indirizzai lungo la colonna vertebrale e con una leggera pressione dell’indice iniziai a percorrerla e a sentire ogni vertebra variare il mio percorso, fino a che non incontrai i pantaloni.
 Non volli accelerare i tempi perciò ci girai attorno, accarezzandogli prima il basso ventre, per poi risalire e arrivare alle costole, scendendo poi per gli addominali ,e risalendo verso pettorali fino ad arrivare al collo, ridisegnai con le dita la vena gonfia che usciva fuori dal suo collo e staccandomi dalle sue labbra iniziai a lasciare piccoli baci umidi su di essa, per poi spostarmi al pomo  d Adamo .

Riuscii a godermi appieno il suo profumo e non resistetti alla tentazione, aprii le mie labbra e le poggiai sulla zona più sensibile del collo, con una leggera pressione cominciai a succhiare un lembo di pelle per qualche secondo, sentii il respiro del ragazzo crescere e curioso continuava a vagare per la mia schiena e a scoprire i miei addominali asciutti e leggermente scolpiti, quando mi staccai notai soddisfatto un rossore proprio dove avevo agito, decisi di aspettare un po’  per avere la conferma del mio lavoro. Ma questo non fece altro che dare il via libera al ragazzo, il quale con un movimento deciso prese la mia coscia e la alzò maggiormente, fino a farla arrivare al fianco, spostò la sua mano nella parte inferiore della schiena e avvicinò il mio bacino al suo, nonostante entrambi avessimo la vita coperta riuscivamo a sentirci l’uno con l’altro. Prese a giocherellare nuovamente con la mia lingua, mentre con la mano andò sotto la maglietta e provò ad alzarla con velocità, mi scostai leggermente per poterlo aiutare a sfilarmela, e ci riuscì con una notevole semplicità. Esplorò tutta la parte superiore del mio corpo. Notò il mio fisico asciutto e muscoloso al punto giusto, gli addominali leggermente definiti, i pettorali non molto spessi, le braccia definite e muscolose, e le mie spalle larghe, che sembravano essere di gradimento al ragazzo, il quale si avvinghiò ad esse con le labbra, lasciando leggeri morsi e umidi baci.

Presi finalmente il coraggio che mi mancava per avvicinarmi sempre più al bordo dei pantaloni, infilai piano un dito nello spazio tra la pelle e i pantaloni, giocherellai con l’elastico del boxer spostandolo leggermente, uscii il dito dall’’insenatura e mi avvicinai alla chiusura dei pantaloni. Tirai leggermente la parte superiore e presi a sbottonarlo, una volta aperto presi tra le dita la zip che abbassai lentamente e con entrambe le mani afferrai i bordi dei pantaloni. Li abbassai piano con l’aiuto dei suoi movimenti fino a che potevo, lui fece il resto togliendoseli definitivamente. Cominciai ad accarezzargli il fianco scendendo fino ad incontrare l’elastico dei boxer, con le dita ne seguii il bordo fino ad arrivare al suo basso ventre, lo sentii contrarsi leggermente al mio tocco, decisi quindi di andare oltre e di scendere sempre più giù.

A palmo largo presi ad accarezzargli l’erezione nascosta dal tessuto del boxer, lo strinsi leggermente per non fargli male e con piccoli movimenti presi a massaggiarlo, sentii il suo respiro crescere e un leggero gemito scappò dalla sua bocca poggiata alla mia. Il ragazzo per tutta risposta si attaccò con forza al bordo del mio costume che abbassò con una leggera fatica, dovuta al nodo che permetteva di tenerlo stretto ai fianchi. In un attimo mi ritrovai il costume alle ginocchia, spostando le gambe riuscii a toglierlo e ad avvinghiare meglio le mie gambe al suo corpo. Preso  dal desiderio decisi di sfilargli i boxer, restammo entrambi nudi con i fiati sospesi, le labbra si sfioravano di tanto in tanto senza chiudersi, per permettere ai nostri respiri di uscire con più facilità dalla nostra bocca e prendere più fiato, ripresi a massaggiargli il membro con una leggera pressione in più e delicatamente lo avvolsi tra le dita stringendolo piano e accompagnando la stretta a un movimento costante del braccio.

Mentre mi accingevo a masturbarlo, il ragazzo mi strinse a sé tirandomi dalla vita e iniziò baciandomi il collo con foga e passione, prese il mio membro tra le sue mani e iniziò a ricambiare il piacere, muovendo il suo braccio dall’alto verso l’alto a velocità incostante, regalandomi gemiti e ansimi frequenti. I nostri sguardi si incontrarono complici, alzammo entrambi le teste assumendo un’espressione che potesse sembrare tranquilla e appagata, ci guardammo intorno ed esplorammo con lo sguardo tutta la spiaggia fino a che la luce del falò ci consentiva, la situazione sembrava piuttosto tranquilla, coloro che erano intorno a noi sembravano impegnati a dormire pesantemente, tanto da non accorgersi di ciò che stava accadendo intorno a loro, eravamo comunque abbastanza distanti da essere solo intravisti nel caso in cui qualcuno si fosse svegliato. Ci guardammo di nuovo pensando la stessa cosa, e in batter d’occhio mi ritrovai il suo corpo disteso sopra il mio.

Ansimante di piacere e di voglia continuò a baciarmi con passione, diede un’ultima occhiata intorno e si assicurò che i teli da mare non fossero caduti, ne prese uno e lo mise su di noi,in modo che ci coprisse totalmente dalla testa ai piedi. Lento e delicato scese a baciarmi il collo, le clavicole, il petto, soffermandosi giusto un attimo sui capezzoli, dando piccoli morsi per stimolarli un po’.  Continuò  a scendere, e con la lingua ridisegnò la riga centrale degli addominali fino ad arrivare al mio basso ventre, dove con la mano si affrettò a riprendere il movimento che aveva precedentemente interrotto, avvicinandosi sempre di più con la lingua iniziò a disegnarne la base, alzò lo sguardo alla ricerca del mio e prima di agire si lasciò fuggire un sorrisetto furbo. Spostò con la mano il mio membro e lo diresse verso la sua bocca e lo avvolse fino a metà tra le sue calde labbra spostandosi poi verso l’alto, quasi a lasciarlo andare. Si soffermo invece sulla rosea parte superiore e con un movimento circolare lo inumidiva con la sua lingua, mandandomi totalmente in estasi. Riprese a leccare tutta la lunghezza e si affrettò poi a reinserirla nella sua bocca, salendo e scendendo velocemente e succhiando a ogni movimento. Mi sentii morire dal piacere, iniziai a sudare e ad ansimare come se avessi corso per un’ora intera. Presi un lembo di telo e lo morsi con forza e strozzai almeno una decina di gemiti a fatica. Afferrai con forza i capelli del ragazzo e accompagnai con la mano il movimento della sua testa, indicandogli il ritmo che avrei voluto mantenesse per un po’, e mi accontentò. Mantenendo quella velocità, con la mano prese a massaggiarmi lo spazio di pelle tra la mia apertura e i miei genitali, sobbalzai a quel tocco e intensificai la stretta sui capelli. Continuò a massaggiare scendendo poi con le dita verso l’apertura, ci girò attorno come per stimolarla, provò a inserire un dito al suo interno, ma decise di aiutarsi staccandosi un secondo dalla mia erezione e leccandosi sensualmente il dito, assicurandosi che lo riuscissi a vedere, riprese in bocca la mia erezione e riprese il ritmo da me tanto preteso, con il dito totalmente lubrificato entrò con facilità all’interno dell’apertura e mi lanciò uno sguardo di sfida al quale non potei resistere, aspettai di vedere fino a quanto lontano si sarebbe spinto senza che intervenissi.

Non passò molto tempo e aggiunse un altro dito all’interno dell’apertura, diede piccole spinte con la mano per prepararmi al meglio. Si staccò definitivamente dalla mia erezione ormai arrossata e umida e tolse lentamente entrambe le dita mantenendo il suo sguardo fisso su di me, iniziai a credere che amasse guardarmi contorcere dal piacere, e per compiacerlo a mia volta, ammetto di essermi fatto sfuggire un gemito di proposito. Raggiunse presto le mie labbra e si soffermò a baciare e mordere il mio labbro inferiore, più carnoso e sporgente rispetto a quello superiore. Restammo così per un po’, alzò lo sguardo e lo spostò alla mia destra e con un movimento veloce afferrò uno zaino color verde militare, aprì una delle tasche esterne e da lì estrasse un pacco di fazzolettini e una piccola bustina di plastica quadrata, non mi ci volle molto per capire. Portò la bustina alla sua bocca e ne strappò un lembo che sputò via, tenendo la bustina tra i denti uscì fuori con le dita un dischetto di lattice, ci scambiammo uno sguardo e con piccolo cenno della testa risposi di andare avanti. Si alzò da sopra di me e uno dei teli cadendo gli scoprì il busto.

Lo ammirai per qualche secondo, era magro e pallido e la sua pelle creava un effetto brillante dovuto al gioco di luce delle fiamme e della luna, la vena del suo collo era sempre più sporgente e si diramava in altre due altrettanto gonfie che si interrompevano a ridosso del viso. Aveva i capelli davanti alle orecchie zuppi per il sudore e la tempia illuminata dal tragitto di una goccia di sudore che ridefiniva ogni tratto del suo viso. La sua espressione cambiò, e preoccupato allungò il braccio per riprendere il telo da mare caduto, lo aiutai a coprirsi e mise il preservativo lungo tutta la sua lunghezza. Sì abbasso nuovamente su di me e con le braccia gli circondai il collo e lo strinsi, lasciò un casto bacio sulle mie labbra e scese con la mano a prendermi la coscia e ad alzarla, feci lo stesso con l’altra gamba senza bisogno di altri suoi suggerimenti e le incrociai intorno al suo bacino, mi accarezzò un’ultima volta l’apertura con le dita nuovamente inumidite quasi a chiedere il permesso, e piano indirizzò la sua erezione verso la mia apertura, sfiorandone prima l’estremità e poi spingendo verso l interno. Mi morsi le labbra pronto a sentire la sua erezione entrare dentro di me, una spinta un po’ più forte mi fece inarcare la schiena e aumentare il respiro, mi attaccai all’estremità del telo da mare e lo strinsi quanto più potevo, ricevetti un’altra spinta ancora più forte susseguita da tante altre meno forti e pretenziose, manteneva sempre un certo ritmo, simile a quello da me suggeritogli in precedenza, si preoccupava sempre di come mi sentivo, scrutando ogni singola espressione del mio viso, a ogni espressione di dolore rallentava un po’ per farmi abituare alla sensazione, per poi riprendere. D’un tratto iniziò a dare spinte sempre più forti e sempre più veloci, non riuscivo quasi più a trattenere le urla, e trattenere i gemiti mi era altrettanto impossibile, premetti le dita sulla sua pelle e affondai le unghie nella sua schiena, provocandogli qualche graffio superficiale, a cui lui non dava peso.

 Sentendomi contorcere dal piacere sotto di lui decise di farmi godere ancora di più, mi prese il membro con decisione e iniziò a masturbarmi a ritmo delle sue spinte. Non riuscivo più a controllarmi tanto era il piacere, avrei voluto che finisse e che continuasse all’infinito contemporaneamente, avevo paura di essere scoperti o di farmi scappare un urlo, ma avrei voluto continuare a fare l’amore con lui tutta la notte. Continuammo ad amarci e appartenerci a lungo, la nostra pelle luccicava per il sudore, dopo qualche minuto iniziai a capire che avrei raggiunto di lì a poco il piacere più assoluto, e lo capì anche lui. Le ultime spinte furono quelle più intense di tutte, accompagnai il movimento di bacino per permettergli di arrivare ancora più in profondità, desideravo che arrivasse al limite e ci riuscì appena, eppure andava bene così. In un attimo lo sentii rallentare nelle sue spinte,lo sentì buttare fuori un respiro oppresso e forzato, che tratteneva da troppo tempo, venne dentro di me e dentro il preservativo ma non uscì. Io venni con lui, esattamente nello stesso istante mi lasciai andare al più grande piacere, ma non volli venire sulla sua mano, ne tanto meno su di lui, poco prima di venire allungai il braccio e tentai di prendere il pacchetto di fazzolettini poggiato sullo zaino, di fretta ne estrassi uno e lo tenni stretto nella mia mano fino al momento clou, non appena arrivò scostai la sua mano il più velocemente possibile e mi preoccupai di coprirmi l’erezione per non sporcarlo,mi ripulii in fretta per non perdermi nessun altro momento, finito e soddisfatto si fece cadere su di me, poggiando la testa sul mio petto, proprio all’altezza del cuore. Gli accarezzai le spalle e il fianco sfiorandolo con la punta delle dita, ascoltò il mio respiro ancora affannato e il battito del mio cuore irregolare, dopo qualche minuto si guardò intorno per assicurarsi che tutto fosse nella norma, con calma uscì da me e si sistemò come meglio poteva, avvolse il preservativo in un fazzoletto e prese anche quello che utilizzai io in precedenza, li appallottolò e li poggiò vicino allo zaino, in modo da non potersene dimenticare. Una volta finito si sdraiò di nuovo accanto a me tenendomi stretto tra le sue braccia e sfregando la sua guancia con la mia, mi feci coccolare con piacere lasciando un casto bacio nel succhiotto che gli avevo creato in precedenza, per poi stringerlo ancora.
 
Qualche ora dopo mi risvegliai avvinghiato a lui, l’alba era vicina, il fuoco era spento e tutti dormivano, lui compreso. Presi i vestiti che avevamo lasciato sulla spiaggia e mi rivestii senza far rumore, mi assicurai di coprire il corpo del ragazzo per bene, in modo che non sentisse freddo. Mi incamminai verso la battigia e mi feci bagnare i piedi dalle onde calde e delicate della mattina, mi inumidii le mani e me le passai sul viso per svegliarmi un po’, tornai di qualche passo più indietro e mi sedetti sulla spiaggia, respirai a pieni polmoni quell’aria frizzantina ricca di salsedine e decisi di attendere l’alba, non mi importò se gli altri dormissero, me la sarei goduta anche da solo.

Qualche minuto dopo sentii la sabbia dietro di me spostarsi, e dei suoni sordi che si avvicinavano sempre di più, credetti che qualcuno dei miei amici si fosse svegliato, così mi girai per dargli il buongiorno e magari chiedere come avesse passato la notte, o qualcosa in più su quel misterioso ragazzo, ma ovviamente era lui.

Avevo un leggero sorriso sul viso, di quelli cordiali che rendessero l’atmosfera meno imbarazzante, lui mi guardò piuttosto serio, ma capii che la sua espressione era dovuta al sonno, si sedette accanto a me e mi coprì le spalle con il mio telo da mare, mentre lui era coperto con il suo. Lo osservai mentre cercava di rimanere sveglio a fatica, avrei voluto chiedere qualcosa per rompere il silenzio, mi limitai a fargli la prima domanda che mi passò per la testa:

« Ti piace l'alba?»

Forse avrei dovuto tacere, magari di prima mattina non aveva molta voglia di parlare

« Sì » disse.

Sospirai sollevato a quella risposta

« Anche a me, mi piace il colore che assume il paesaggio, il cielo vicino al sole diventa arancione, a mano a mano il cielo prende tutte le tonalità del viola e diventa in azzurro intenso, le nuvole hanno i bordi color rosso fuoco e l'interno nero, quasi fosse legno sulla brace, e il mare assume mille sfumature quasi inpercetti-- »

Mi interruppi improvvisamente pensando di star parlando troppo, mi girai a guardarlo e notai che mi osservava con un dolce sorriso sulle labbra, arrossii.

« Scusa, mi sono lasciato trasportare » conclusi.

« Continua pure » rispose sorridendomi.

Aveva un sorriso luminoso e allegro nonostante la stanchezza, i denti dritti e bianchi gli rendevano giustizia, le labbra ci arricciavano leggermente ai bordi mantenendo fede alla loro forma originale.
Continuammo a parlare per tanto tempo, fino a che l’arrivo dell’alba non ci interruppe.

« Che meraviglia! » esclamai

«Sì, è vero» rispose lui

Ci girammo contemporaneamente e cercammo i nostri sguardi, ci avvicinammo e ci baciammo schiudendo leggermente le labbra.

« Come faccio a conoscerti? » chiese.

« Non saprei.. »  risposi.

Rimase un attimo in silenzio.

« Qual è il tuo nome? »

«Yixing »dissi « Zhang Yixing »

Sorrise.

« Il tuo?»chiesi.

« Jongdae » rispose sorridendo « Kim Jongdae»
   
 
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