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Autore: _Riddle    26/05/2015    3 recensioni
{ Ispirata al "finale" di The Maze Runner | Palletshipping with Pokèshipping | caracter's death | kill me, please, for this }.
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- Non posso, ti ho detto che non posso!- gridò allora Ketchum, tappandosi con le mani la bocca come fa un bambino quando dice una parolaccia.
- Non posso perché... perché... Gary, non... ci riuscirò mai!-
- Perché, perché non vuoi farmi questo favore?! Non ti ho mai chiesto nulla...- sospirò affranto, anzi, distrutto.
- Perché non puoi ordinarmi di uccidere l'unica persona per la quale valga la pena vivere! -
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Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ash, Gary, Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Anime
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Kill me, Ash.
Save me, Ash.





Ed eccolo lì, sospeso tra la vita e la morte, il motivo per cui Ash aveva abbandonato tutto: lavoro, famiglia, Misty, pokèmon... tutto ciò che gli era sempre sembrato essenziale, improvvisamente, era sbiadito di colpo, lasciando spazio a un unico pensiero, a un unico chiodo fisso, che da ore e ore lo tormentava, gli rodeva le viscere, gli dilaniava il cuore... Gary.
Un Gary divorato dalla malattia, moribondo, giacente su un misero letto d'ospedale, che osservava con quel briciolo di lucidità rimastogli nel corpo la luna.
La stessa Luna, riflettè Ash.
Solo quella mattina il moro, aperta la cassetta delle lettere, aveva ricevuto l'epistole più agghiacciante e brutale che avesse mai letto " Caro Ash, devi farmi un favore, accorri al più presto... sto molto male ".
Una periodo, quaranta pugnalate al suo povero muscolo cardiaco.
Non ne conosceva nulla, ma proprio nulla, dell'intera storia.
Ormai viveva lontano da Sinnonh, era sposato felicemente con Misty, e stava per accogliere tra le braccia la loro prima figlia, che doveva venir alla luce di li a pochi giorni.
Non aveva esitato nemmeno un secondo e, impugnato il cellulare con le mani tremanti, faveva fatto partire una telefonata rivolta alla madre.
Lei, gli ammise, lo sapeva da un giorno, e glielo avrebbe riferito appena possibile, cioè quando il suo alzheimer lo permetteva.
Perchè sì, Ash non solo possedeva l'opprimente paura di perdere la madre, di rispecchiarsi nelle sue iridi castane e di non riconoscerla più, ma, in quel momento, realizzò che stava per smarrire l'unico motivo che lo aveva aiutato ad alzarsi a ogni sconfitta, a ogni caduta. Quella mano che, anche se sovente tardava a intervenire, c'era sempre, e sempre, dava per scontato, ci sarebbe stata.
Non avvertì nessuno: lavoro, famiglia, Misty, nemmeno il suo fidato pikachu, che sonnecchiava beatamente, e si precipitò verso l'ospedale indicatogli dalla madre.
Una parte di lui stentava ancora a riconoscere la veridicità dei fatti, mentre l'altra temeva di affrontarli, con l'inermità assoluta e angosciante che la natura matrigna ha riservato, su un piatto d'argento, all'essere umano.
Cosa poteva mai fare lui?
Forse si trattava di un sogno, di un orribile e angosciante sogno, ma la reltà trapelava d'ogni cosa.
La realtà crudele, così come l'aveva conosciuta Ash pochi anni prima, temibile ingannatrice che colma i vuoti dell'uomo con effimere certezze, per poi strappare direttamente i petti dei propri figli e abbandonarli feriti a patire la vita.
Non la morte.
I pensieri confusi affollavano le meningi di Ketchum, mentre la sicurezza che ne aveva caratterizzato l'animo fino a poco prima si dissolveva nei meandri della sua psiche, cedendo il posto a un incolmabile senso di vuoto.
Non sapeva di che ragionare.
Le gambe iniziarono a cedergli quando varcò la soglia del non-ritorno, mentre il cuore palpitava distrattamente, un battito sì e un battito no, quasi a voler sottolineare la poca consistenza della vita.
Il via vai scomposto dei medici lo turbavano ancora di più: un andirivieni di camici bianchi, fluttuanti a causa della poca attenzione che il corvino prestava ai loro corpi, ai loro volti.
Lui voleva vedere solo lui.
Stanza 130.
Afferrò la maniglia della porta, che emise un cigolio acuto, tanto che la sua spina dorsale si contrasse a quel suono sì penetrante.
Sbirciò timoroso nello scorcio che l'uscio semiaperto offriva: la camera non era poi tanto male.
I muri erano tinteggiati d'un crema antico, decorato da deliziosi orli a quadretti agli spigoli, mentre al centro vi era un letto, circondato da vari marchingegni di ultima generazione.
In quel maledetto letto giaceva un corpo.
E in quell'istante la stanza sembrò emanare una luce tenebrosa, quasi un invito all'Ade.
- G-Gary...- sussurrò incredulo Ash nell'accorgersi delle condizioni di salute del malato terminale: la pelle assumeva un biancore spettrale, con nuance sul verde foglia, mentre il volto risultava scavato, smunto.
Il suo fisico era asciuttissimo, quasi uno scheletro vivente.
Ma l'elemento che disturbò maggiormente Ash fu l'assenza del brillio degli occhi del castano che, svogliatamente, fissavano la luna, in trance.
Non c'era rimasto quasi nulla del vecchio Gary in quell'ammasso di ossa, carne e muscoli.
La malattia se lo stava portando via.
- Ehy, Ashy -.
Il soggetto in questione sobbalzò per la sorpresa e richiuse la porta con un tonfo.
Gary, notando come lo scrutava raggelato il moro, proruppe nel silenzio con un sorriso, anch'esso malconcio, ma sincero.
- Sono così tanto mal conciato così ?-
Il corvino, sulle prime, rispose con un fragoroso "No No", ma si sentiva che Gary lo aveva colto alla sprovvista, di sorpresa.
- Stai mentendo, lo percepisco - tossicchiò - anche quando fingevi di aver conquistato più medaglie di me usavi lo stesso tono. Sei un libro aperto -.
Ridacchiò, notando come Ash stesse assumendo gradualmente una colorazione rosata.
- Gary io...-
- Avvicinati, ti devo parlare -.
Ash azzerò le distanze tra sè e il letto, sedendosi sul margine, con curia.
Da lì vicino poteva accorgersi meglio degli enormi solchi che si aprivano sotto le iridi.
Si vedeva che aveva sofferto tanto.
- Non so proprio che dire...-.
La sua voce incominciò a farsi incrinata dal pianto, che non aveva ancora avuto l'occasione per sgorgare.
- Non dire nulla...- sussurrò Gary dolcemente, indicandogli col dito la finestra.
- Guarda invece quanto è bella la luna!- esclamò estasiato, sorridendo all'espressione colma di ricordi che sorvolò il volto dell'amico.
- La stessa luna di quando siamo partiti e di quando abbiamo finito il nostro viaggio insieme. Me lo ricordasti tu esattamente vent'anni fa! - disse inebriato dalle rimembranze.
Che triste, riflette però, quando l'unica cosa che ti può rendere felice sono i ricordi.
- Sì! Esattamente caro il mio Ashy! E rammento ancora la buffissima espressione che tu feci quando te lo dissi! -.
Sorrise, e quel sorriso parve riempire in parte quel senso di vuoto di Gary che si era formato.
Forse un po' di lui era rimasto.
La tensione tra i due, inoltre, era calata parecchio.
- Rimasi stranito da quelle osservazioni così poetiche... e poi in quel momento sembravi diverso... ecco, quasi romantico- azzardò l'allenatore, divenendo poi cremisi quando la sua mano sfiorò quella dell'altro.
- E se, in realtà, la mia fosse stata volontariamente un'osservazione dalla sfumatura romantica? Ma Ash, diciamocelo, eri proprio tonto in questo campo -.
Ridacchiò di nuovo, stringendo la mano al compagno.
Passarono parecchi minuti, durante i quali le dite dei due si intrecciarono, fino a formare un perfetto puzzle.
- La ami, lei? - osò proferire.
La amo, io? Si domandò poi nella sua mente.
Ma come gli potevano balzare nel cervello certe assurde insinuazioni! Certo che sì!
Eppure, quel sentimento che aveva provato fino a poco prima, di perdita assoluta, di impotenza difronte alla realtà...quella non gliela avrebbe mai fatta provare nessuno, ne era certo.
Cos'è, in verità, ciò che ha sempre provato per Gary? Una semplice ammirazione? Una fugace vista di se stesso? No... no no.
Molto di più profondo e radicato legava i loro cuori, seme nato probabilmente tra le loro lotte interminabile, tra sospiri di dolore e sconfitta, tra sguardi rivaleggianti, tra lacrime di sudore per gli allentamenti troppo intensi.
Si accorse solo in quell'istante di aver sbagliato tutto, di aver completamente rovinato la sua vita.
Voleva bene a Misty, ma niente di più.
Perché allora la aveva sposata?
Forse non voleva ammettere a se stesso di amare qualcun'altro, e la paura era più forte dell'amore.
" Ash Ketchum un codardo, magnifico " ragionò sarcastico.
- Adesso, però, il momento delle favole è finito, e dobbiamo ritornare alla realtà. - si rabbuiò improvvisamente, è il suo sguardo si caricò di immenso dolore.
- Caro Ash, io ti ho convocato qui per un ultimo desiderio. Promettimi una cosa: qualsiasi sarà la mia volontà, tu la adempirai. Per favore, Ashy, per favore -.
La voce, ridotta a un sussurro fioco, provocò la caduta di una minuscola lacrimuccia da parte del corvino.
- Qualsiasi cosa, qualsiasi -
- Uccidimi -.
Ed ecco il suo cuore ripiombare di nuovo in un abisso senza fine, in un baratro dal quale non avrebbe mai più fatto ritorno intero.
Probabilmente nella vita ne aveva ricevute di richieste, ma di assurde e impossibili come questa mai.
- Mai - affermò duramente.
- Lo sapevo, diamine, lo sapevo - ululò il moro, con gli zigomi rigati dal dolore.
Ash provò una fortissima stretta al cuore, come una morsa metallica che addentava il torace. E insaziabile era la belva che albeggiava dentro il suo animo.
Le lacrime gli uscirono copiose, e percepì come se la sua stessa vita stesse volgendo al termine.
- Come puoi chiedermi questo, Gary...- singhiozzò allo strenuo, prendendo con entrambe le mani quelle del compagno.
- Guardami negli occhi, Ash, per favore...- sibilò quasi senza forze.
- Non sono io, Ashy, non sono io...io voglio finire la mia esistenza qui, con te al mio fianco. Fallo per me Ash -.
I singhiozzi si fecero più regolari e meccanici, checchè l'allenatore cercasse di contenersi.
- Non posso, ti ho detto che non posso!- gridò allora Ketchum, tappandosi con le mani la bocca come fa un bambino quando dice una parolaccia.
- Non posso perché...perché...Gary, non...ci riuscirò mai!-
- Perchè, perché non vuoi farmi questo favore?! Non ti ho mai chiesto nulla...- sospirò affranto, anzi, distrutto.
- Perché non puoi ordinarmi di uccidere l'unica persona per la quale valga la pena di vivere! -
Le iridi brune parvero scintillare a quella dichiarazione.
Ripresero per un fugace istante una tonalità vivida, vera, giovanile, traboccante di gioia, prima di risprofondare in quel tunnel del dolore che tanto l'aveva risucchiato.
- Voglio morire per mano tua, poiché so che questa sarà la morte più dolce che il destino potrà mai riservarmi. -
Ormai avevano entrambi terminate le lacrime, è il gonfiore oculare impedì ad entrambi quasi la vista.
Deglutì.
- Amami, come io ho amato per così tanti anni te -.
Un groppo alla gola impediva ad Ash di proferire parola.
Deglutì per la seconda volta.
- Uccidimi, e poni fine a questo strazio -.
A quel punto il nero parve sibilare, più a se stesso che ad altri :" Non può finire così ".
Si girò lentamente, con tutta la forza che possedeva in corpo.
Come poteva farlo? Con quale coraggio avrebbe captato il suo riflesso allo specchio la mattina seguente.
- Per favore, Ash, per favore -.*
Gli sfiorò le gote con le dita affusolate, saggiandone le consistenza, per poi accennare una siringa che fuoriusciva dall'armadio.
Il tempo parve fermarsi, come se le lancette di quell'enorme orologio si fossero inceppate.
Si alzò.
Impugnò la siringa tra le dita.
La infilò all'interno della flebo.




Una goccia.
- Ash Ketchum è un perdente! -

Due gocce.
- Chi vince offre la cena all'altro! -

Tre gocce.

- Ti immagini? Se non fosse stato per ciò, saremo in parti del mondo completamente, diverse, a fare cose completamente differenti, con altri sogni e altre speranze.
E invece siamo qua ad ammirare la luna insieme.
Non è fantastico?-

Quattro gocce.
- Salvami, così come io ho amato te per così tanti anni -.




Non seppe esattamente cosa successe le ore dopo.
L'unica cosa certa è che, in quella stanza d'ospedale, non aveva disertato un amico, una amore: aveva perso se stesso.
Sì l'oblio l'avvolse.
E la luna, dall'alto del suo firmamento, parve oscurarsi eternamente, annebbiata da cotanto dolore di chi è stato sconfitto.



* direttamente plagiato dalla citazione di Newt.





Angolo autrice morta.
Ehy, bella gente, come posso ora scrivere un angolo normale dopo che ho composto una fic così deprimente e pesante?
Oddio, sono proprio una brutta persona * si rintana nella propria mente malsana *.
Era da una vita che volevao comporre una Pallet, oddio, perchè si, loro sono la mia OTP numero uno su questo fandom.
Gary ama Ash, ma Ash è troppo tonto e lo fa solo soffrire.
Ed ecco qui il mio Gary: un Gary umano, come deve essere  una persona che, nonostante la malattia, vuole mantenere il suo briciolo di libertà e orgoglio.
E chiede ad Ash di ucciderlo.
Ispirata troppo la Newtmas ( fandom di TMR | consiglio vivamente a tutti quella saga, ti spappola il cuore in modo troppo trasgry yolo(?) ).
Dovevo scriverla ecco, anche se forse è la fic più deprimente ch'io abbia mai partorito(?).
E adesso me la squaglio, prima che qualche fangirl assetata di sangue mi uccida male.
Ringrazio infinitamnete Marina Swift per avermi dato il coraggio di continuare a scrivere ciò.
Thank you, darling :)
Bye bye bacherozzidiBOB.

_Riddle


Ps: ho inserito la Pokèshipping solo per poi frantumaral in mille cocci.
Sono detestabile, i know.


 
  
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