Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: XOXO_ARYA    26/05/2015    1 recensioni
Dopo la morte di Aragorn, è tempo per Legolas di intraprendere il suo viaggio verso Valinor.
Sarà pronto ad aprire il suo cuore e a lottare per amore?
NB: i fatti sono basati principalmente sui film e nel racconto compaiono nuovi personaggi non presenti nella storia originale.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2. STRANI SENTIMENTI

Perché lo avevo chiamato cosi? Mi sentivo cosi stupida ad aver rimarcato il nostro inesistente legame di parentela. Ma infondo era cosi, lui era mio cugino che io lo volessi o meno. E non lo volevo proprio. In quel momento avrei desiderato fosse qualcun altro, un elfo valoroso della pattuglia dei boschi. E invece proprio lui era Legolas, mio cugino Legolas.
Avrei tanto voluto poter parlare a qualcuno dei miei sentimenti. Se solo avessi avuto un'amica!
Decisi di svuotare la mente e di esercitarmi con l'arco. Non ero molto brava nel combattimento, e la mia mira non era molto precisa. Preferivo dedicarmi alle arti, amavo molto leggere, soprattutto i bellissimi romanzi elfici su struggenti storie d'amore. Non avevo mai avuto bisogno di impugnare la spada, le volte in cui uscivo a passeggiare c'era sempre Aras con me, e sapevo che mi avrebbe protetto.
Infilai i miei pantaloni maschili, quelli che mia madre tanto odiava, e i miei stivali di pelle lunghi. Mi misi una casacca dalle maniche strette ed un corpetto in pelle abbastanza aderente. Mi strinsi le polsiere anch'esse in pelle e raccolsi arco e frecce.
Rimasi un secondo a fissare la porta della stanza di Legolas, quasi sperando di vederlo uscire. Ma cosi non fu e mi recai quindi nel giardino a sinistra del palazzo.
Posizionai il mio bersaglio a qualche metro di distanza e presi ad allenarmi. Per quanto mi concentrassi, non riuscivo a tener teso l'arco il tempo necessario per prendere la mira, quindi scoccavo la freccia sempre con la convinzione che questa non sarebbe andata a segno. Il mio respiro era irregolare e diventava sempre più pesante man mano che i miei tentativi fallivano.
Stavo per perdere la pazienza, quando lo vidi arrivare verso di me. Era bello come il sole nel suo abito celeste. I suoi occhi risaltavano ancora di più e la sua andatura fiera lo rendeva ancor più fiabesco.

***
La intravidi allenarsi mentre scendevo le scale diretto al salone principale. Non riuscii a fare a meno di notare quanto fosse sensuale in quel corpetto, nonostante i pantaloni da uomo. Cercai di ricordarmi il nostro grado di parentela, ma sentii come un moto interno che mi spingeva ad andare da lei. Decisi di seguire l'istinto e mi avviai verso di lei. Notai subito come la sua tecnica fosse sbagliata e come lei si stesse lasciando prendere dal nervosismo.
 Quando mi vide notai un guizzo nei suoi occhi, e sperai fosse contenta di vedermi. Depose arco e frecce e aspettò che mi avvicinassi.

«La tua tecnica non è corretta Isaradith, e questo non ti permette di centrare il bersaglio. Posso mostrarti? »
 Allungai la mano e presi il suo arco. Era troppo pesante e la corda troppo in tensione per una ragazza. Presi una freccia e la posizionai sull'arco. Lo tesi e scoccai la freccia, che colpi il centro del bersaglio. Lei mi guardò con aria quasi scocciata e sentii di aver sbagliato a ostentare in quel modo le mie doti di arciere.

***
Fece centro, come m’immaginavo. E questo m’irritò un poco. Si stava pavoneggiando con me e la cosa mi dava fastidio.
Mi guardò con uno sguardo dolce, probabilmente aveva capito i miei pensieri.

«Quest’arco è molto pesante e molto teso per te. È normale che tu non riesca a mantenerlo teso per molto tempo. Il segreto comunque è liberare la mente e trattenere il respiro quando scocchi la freccia. Prova tu. Non serve che tu tenda tutto l'arco, avviciniamoci di più al bersaglio piuttosto. » e cosi dicendo mi prese per mano e mi condusse qualche metro più avanti. Mi porse l'arco e mi aiutò a mettermi in posizione.

«Rilassa le spalle, fai un respiro profondo e quando ti senti tranquilla tendi l'arco e prendi la mira.».

Mi abbracciò da dietro posando le sue mani sulle mie, che a loro volta sorreggevano l'arco. Sentii dei brividi scorrermi lungo tutto il corpo. Percepivo la sua vicinanza molto chiaramente, e mi sembrava che solo io fossi quella turbata da questo contatto. Cercai di rilassarmi e tesi l'arco. Sentii che i suoi muscoli si tendevano mentre mi aiutava a tendere il filo. Presi la mira, e sentii tutto il peso del filo gravare sul mio braccio, chiaro segno che lui mi stava lasciando lo spazio per tirare. Scoccai la freccia con le sue mani sui fianchi, e miracolosamente presi il bersaglio abbastanza in centro. Ovviamente non era un tiro perfetto ma di sicuro era nettamente migliore dei tentativi fatti in precedenza. Mi girai verso di lui entusiasta e gli buttai le braccia al collo. Sentivo il suo profumo inebriarmi e per poco non svenni dall'emozione di averlo cosi vicino.  Mi scostai dopo quello strano abbraccio quel poco che bastava ad allontanare i nostri corpi, e subito lui accarezzò con la sua mano la mia guancia, fissando i suoi occhi nei miei. Rimanemmo in quella posizione per un tempo che sembrava infinito, quando una voce lo chiamò da lontano.

***
«Legolas, finalmente ti ho trovato. La servitù mi aveva detto che eri nelle tue stanze, e invece ti trovo già alle prese con degli allenamenti. Suvvia ragazzo mio, riposa un poco. La guerra è finita da tempo, anche il tuo cuore merita un po’ di pace. E questa graziosa fanciulla chi è? »
Avevo già abbandonato quella posa amorevole nell'istante in cui percepii la presenza di mio padre che da lontano ci osservava. Non potevo permettermi tanto con colei che in teoria era mia cugina, e purtroppo lo sapevo.

«Lei è Isaradith padre, figlia di Elinor. » la parola “nipote” non riuscii a pronunciarla. Volevo sottolineare in tutti i modi possibili l'assenza di legami di sangue, mi sentivo cosi sciocco e allo stesso tempo cosi affranto nel saperla irraggiungibile.

«Mia nipote Isaradith! Quanto sei diventata grande mia cara, sei davvero un'elfa incantevole. Anche se preferirei vederti in abiti più consoni al tuo rango.»

***
Mi sentii imbarazzata dopo il rimprovero di mio zio, e ancor di più dalla consapevolezza di essere stata sorpresa con quello che, non per sangue, era mio cugino in un atteggiamento probabilmente troppo intimo. Tutto ciò non sarebbe dovuto ricapitare. Mi sarei tenuta alla larga da lui e basta.

«E dimmi, nipote cara, come ti trovi qui a Valinor? Immagino tu abbia una lunga fila di corteggiatori vista la tua bellezza quasi selvaggia. »

«Re Thranduil vorrei ringraziarla per tutti i complimenti che mi state facendo, e per avermi permesso di vivere una vita stupenda sia neĺla Terra di Mezzo che qui. So bene di non essere vostra discendente di sangue, ma nonostante questo mi sono sempre sentita amata, anche da vostro fratello. Valinor è incantevole, e il palazzo ancor di più. Purtroppo no, nessuno osa avvicinarsi a me per via del mio dono, ma ci sono abituata e i boschi sono diventati miei amici. »
Sorrisi a mio zio e andai incontro a Aras, che nel frattempo ci aveva raggiunti nel parco. Lo presentai a mio zio, che però mi sembrava interessato ad altro.

«Domani sera ho intenzione di dare una festa per il nostro arrivo a Valinor, cosi avrò l'occasione di presentare in società anche te, Isaradith. Vedrai che con la mia intercessione ti troveremo il giusto compagno. E vorrei che anche tu Legolas t’intrattenessi con qualche elfa per una volta. Mi rattrista vederti passare i tuoi giorni in solitudine. Ora devo andare, ho questioni importanti da sistemare prima di domani. Legolas ricordati della promessa fatta al nano.  Dama Galadriel vi attende. »

Ci saluto con un lieve cenno del capo e ci lascio agli allenamenti.
Non riuscii a decifrare lo sguardo di Legolas, mentre fissava il padre allontanarsi. Restai in silenzio e andai a recuperare arco e frecce, e a riporre il bersaglio. L'elfo era rimasto di sasso, continuava a guardare l'orizzonte, e non sapendo che fare sussurrai ad Aras di andare da lui. Quando il cervo sfiorò con il muso il suo braccio, sembrò svegliarsi dal suo incanto e schiarendosi la voce si rivolse a me con fare amichevole, accarezzando delicatamente il manto del mio destriero.

«Mio padre ha ragione, ho una promessa da rispettare. Il mio amico Gimli desidera così tanto vedere la Regina Galadriel, non posso e non voglio deluderlo. È meglio che vada. A presto Isaradith.» si avvicinò a me e mi baciò la mano. Sentii un calore espandersi dalla mano a tutto il corpo, desideravo che restasse con me, desideravo poterlo ammirare per tutto il giorno.

Quando mi lasciò per dirigersi alle scuderie una pazzia s’insinuò nella mia testa. Volevo sapere se mai avrebbe parlato con qualcuno di quello che era successo con il padre, dovevo capire il motivo del suo turbamento per quelle parole a mio parere cosi innocue. Chiesi quindi ad una piccola farfalla che trovai in giardino di seguirlo, per essere le mie orecchie e i miei occhi, e di riferirmi tutto.
Non ero sicura di fare la cosa giusta, ma poco m’importava. In quel momento la mia unica preoccupazione era di capire i sentimenti di quell'elfo grazioso, l'unico che mi aveva accettato senza domande e senza pregiudizi.

Saltai in groppa ad Aras e mi lanciai in una corsa sfrenata per i boschi, per schiarire la mente. Conoscevo quei sentieri a memoria ormai, ma quel giorno ogni albero, ogni foglia, assunse per me un significato nuovo. Avevo letto dell'amore sui libri, ma non lo avevo mai sperimentato. Non sapevo se i miei sentimenti verso Legolas potessero essere di quel genere, sapevo solo che avrei voluto trascorrere tutto il mio tempo con lui. Ma non potevo.
 
***
La visita a Dama Galadriel fu abbastanza piacevole, il suo avvertimento però continuava a ritornarmi alla mente.
*L'amore, figlio di Thranduil, non ha logiche, e va sempre assecondato, anche questo può allontanare chi di più caro abbiamo* queste furono le parole della Regina a me. Non riuscivo a decifrarle in modo chiaro, quella sera, non dopo quello che era successo nel parco del palazzo. Gimli probabilmente si accorse dei miei pensieri, e cercò di indagare
 
«Amico mio cosa ti affligge? Le parole della mia Signora ti hanno forse scosso in qualche modo? »

«Gimli, tu sei il mio unico amico qui, se mi confiderò con te, ho bisogno che tu mantenga le mie parole segrete. Puoi promettermelo? »
 
«Le mie labbra saranno una tomba. Se posso aiutarti non hai che da chiedermelo. »

«Il mio cuore è turbato. Nella mia vita non ho mai provato emozioni del genere. Difficilmente ho lasciato che un'elfa entrasse nella mia vita, e le poche volte che è successo è stato per la pura debolezza della carne. Non mi sono mai legato, perché ho sempre creduto che per un passo del genere fossero necessari dei sentimenti veri. Ho sempre invidiato quello che avevano Aragorn ed Arwen, ma mi ero rassegnato ad una vita solitaria. Ieri però, nel parco del castello, ho incontrato...mia cugina. »
 
«Non capisco come l'incontro con tua cugina possa averti sconvolto a tal punto amico mio..»
 
«Non capisci Gimli. Sapevo della sua esistenza, ma non l'avevo mai vista prima. Non condividiamo lo stesso sangue, mio zio la adottò quando sposò sua madre. Quando l'ho vista per la prima volta ieri nel prato, accanto al quel maestoso cervo, il mio cuore si è come svegliato. Per la prima volta ho sentito qualcosa, guardandola. Non possiede la bellezza di Dama Galadriel, no di certo. È molto più primitiva, la sua bellezza. Quei suoi ricci, quei suoi occhi cosi profondi.. Ci si può innamorare al solo guardare una donna, Gimli? Io non lo so. Ma so che la parentela che ci unisce in qualche modo ci divide. Oggi mio padre ci ha visti allenarci nel parco. Mi ha fatto subito capire che non avrebbe permesso che io avanzassi verso di lei alcuna proposta. Domani darà una festa. La presenterà in società per cercarle un compagno. Vorrei solo potermi fare avanti. Ma non posso. Conosco mio padre, e so riconoscere quei suoi duri sguardi. Non so cosa fare amico mio..»

«É quindi per lei quel sottile arco che hai chiesto alla Regina? Oh Legolas, non ti ho mai visto esitare in tutti questi anni. Ora capisco le parole di Galadriel. L'amore è qualcosa di travolgente, non importa cosa vuole tuo padre, la cosa importante è cosa provi lei per te. »

«È quello che desidero scoprire prima di lasciare che la volontà di mio padre freni il mio cuore. »

Cavalcammo fianco a fianco fino al castello, dove quella sera avremmo cenato insieme alla famiglia.
Dopo aver mostrato al nano il castello, chiesi alla servitù dove fosse Isaradith. Mi risposero che era uscita con Aras per i boschi e che ancora non era rientrata.
Decisi quindi di prendere il mio cavallo e di andare a cercarla. Quando intravidi il cervo sulla riva del torrente, decisi di avvicinarmi a piedi. Portai una mano all'arco, temendo il peggio. Poi notai che sulla riva, proprio accanto al cervo, giacevano i vestiti e gli stivali che Isaradith indossava quella mattina durante gli allenamenti. E la vidi, immersa nelle acque del torrente mentre sussurrava alla luna. Sembrava stesse cantando una canzone, ma poi notai che i sussurri erano rivolti ad una farfalla, che si era posata sulla sua mano. Era cosi bella, illuminata dalla luna, che non volli rovinare quel momento. La osservai da lontano finché non la vidi uscire dall'acqua, La corta veste candida che aderiva al suo corpo senza lasciare spazio all'immaginazione. Uno strano desiderio s’insinuò in me e decisi di allontanarmi per paura di essere scoperto.
 
Tornai a palazzo e attesi di vederla rientrare. La rividi a cena, insieme alle sorelle minori tutte euforiche per la presenza del mio amico nano. La somiglianza di Isaradith a sua madre Elinor mi fece capire per un attimo cosa aveva spinto mio zio Elduyr a sposarla. La cena trascorse in allegria, anche se  Isaradith non incrociò il suo sguardo con il mio nemmeno una volta. Finita la cena mio padre si ritirò con mio zio e mia zia nello studio, per discutere della festa della sera seguente. Le mie cuginette invece si ritirarono nelle loro stanze e Gimli si avviò nelle scuderie per riprendere il suo pony e far rientro a casa. La vidi uscire sulla terrazza, e senza pensarci presi l'arco che avevo chiesto a Galadriel e la seguii.
La trovai con le mani appoggiate alla balconata.
 
«È una splendida serata vero? Ho qualcosa per te. »
 Si girò e i suoi occhi incontrarono finalmente i miei. La vidi guardarmi a lungo senza parlare.
 
«È un arco, per te. È più leggero e più facile da maneggiare, molto più adatto alla tua forza misurata. Domani se vorrai potremo provarlo. »
 
«È molto bello, grazie Legolas. E queste incisioni lo rendono ancora più prezioso. Lo custodirò con cura. Com'è stata la visita a Dama Galadriel? Sai, io non ho mai avuto il piacere di conoscerla, ma l'ho vista passeggiare per Valinor. È di una bellezza quasi eterea. »
 
«Si, lo è. Ma la tua bellezza non è meno splendente ai miei occhi. »
 Le presi le mani, e non seppi bene cosa fare per farle capire il tumulto che c'era nel mio cuore al solo starle accanto.
 
***
Sapevo tutto riguardo ai suoi sentimenti, la farfalla aveva svolto il suo compito in modo eccellente. Quello che non sapevo è cosa avrei risposto. Sapevo che era meglio che tra di noi non ci fosse nulla, ma non potevo nascondere la mia contentezza nello stargli accanto. Mi ritrovai con la schiena poggiata sul freddo marmo della balconata, con il corpo dell'elfo a pochi centimetri dal mio. Iniziò a giocare con uno dei miei ricci, l'altra mano ancora nella mia. Sentivo l'euforia pervadermi, e il mio corpo protendersi alla ricerca di un contatto fisico. Allungai la mano e toccai delicatamente la punta del suo orecchio destro.
 
«Sono cosi graziose..» sospirai.
 
«Esattamente come le tue. Solo un po' più corte. » mi sorrise e il mondo iniziò a girare. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, concentrandomi sulla bellezza di quell'istante.
 
«Isaradith, c'è una cosa che devo dirti» lasciò la mia ciocca di capelli e si fece serio.

«Stare vicino a te provoca in me delle emozioni che non ho mai provato. E questo non è giusto, tu sei mia cugina, anche se non di sangue. Mio padre ha notato stamattina questo mio interesse verso di te e mi ha fatto capire con le sue parole che non approva. Io però non posso fare a meno di pensarti. Ho bisogno di sapere cosa prova il tuo cuore quando ti sono accanto. Ne ho bisogno per capire se rassegnarmi al volere di mio padre, mettendo da parte quello che sento per te, o se lottare»

«Legolas, io..» allungai di nuovo la mano verso il suo viso, ma un lamento straziante catturò la mia attenzione.
Senza pensarci corsi giù per le scale in direzione del suono. Avrei riconosciuto quel verso tra milioni. Era Aras.
 
***
Il suo corpo reagì a quel lamento senza pensarci, e io la seguii.
Corremmo fino ai margini del bosco, non velocemente come avremmo fatto se lei non avesse indossato quel grazioso vestito.
Quando arrivammo sul posto da cui era partito il verso, trovammo Aras accanto ad una cerbiatta ferita. Il mio primo istinto fu quello di porre fine alle sue sofferenze. La poverina aveva probabilmente corso per kilometri con una freccia conficcata nella spalla sinistra. Un chiaro tentativo di ucciderla.
Vidi Isaradith chinarsi su di lei e sussurrarle in una lingua che non comprendevo. La cerva si rilassò, stremata dal dolore.
 
«Legolas ho bisogno del tuo aiuto. Ma solo se te la senti. Aras amico mio sdraiati accanto a lei e reggile la testa, non deve essere comoda in questa posizione. » Mi avvicinai a lei in attesa di un suo comando.
 
«Farà male piccolina. Ma dobbiamo togliere la freccia. Ho bisogno che tu la tenga ferma con tutte le tue forze mentre io estraggo la freccia. E poi avrò bisogno che tu mi cerchi delle erbe per medicarla. E qualcuno che ci aiuti a trasportarla nelle stalle del castello. »
«Sono pronto, guidami. » mi prese le mani e me le posizionò sul corpo della cerbiatta, e m’intimò di premere con forza. Dopodiché afferrò con entrambe le mani la freccia, vicinissima al punto in cui questa s’inseriva nelle carni dell'animale.
 
«Al tre. Uno, due, e tre! » estrasse la freccia ed un lamento più forte di quello che ci aveva richiamati li uscì dal muso della povera ferita. Si agitò per qualche istante per poi ricadere sul fianco, con il muso posato sul possente corpo di Aras che la guardava in silenzio. Vidi Isaradith strapparsi una manica del vestito per usarla come benda, e pensai che lei fosse l’elfa giusta per me. Cosi coraggiosa, così saggia eppure così giovane.
La lasciai a medicare la ferita con le erbe che le raccolsi e andai a chiamare aiuto per trasportare l'animale nelle stalle.
Quando tutto fu sistemato, uscimmo dalle scuderie e lasciammo Aras a prendersi cura della cerbiatta.

«Tu sai che qualsiasi altra persona avrebbe posto fine alle sofferenza di quella creatura? » scrutai nei suoi occhi per capire cosa l'avesse spinta a dare corpo ed anima per un'animale a parer mio spacciato.
 
«Lei è la compagna di Aras. Non avrei mai lasciato che morisse. E non lo avrei fatto con nessun'altra creatura. Sono nata per questo. È a questo che serve il mio dono. Per di più, aspetta un cucciolo. »
 
La guardai sgranando gli occhi. Questo suo dono mi affascinava oltre ogni misura. Rientrai nelle scuderie ad ammirare la coppia, e notai il ventre rigonfio della poverina. Come avevo fatto a non notarlo? E io che non l'avrei risparmiata. Mi sentivo cosi piccolo davanti alla bontà di quella splendida elfa.
La trovai che mi aspettava seduta su di un ramo dell'albero di pesco situato accanto alle stalle. Si stava ispezionando la manica rotta del vestito.
 
«Mia madre non me lo perdonerà mai. Questo era il mio più bel vestito. Domani sentiranno le urla fino a Bosco Atro. »
 
«Le passerà. Hai agito seguendo il tuo cuore e hai fatto ciò che era giusto. Ti ammiro molto. »
 
***
Mi fissò per un istante, ai piedi dell'albero, poi si decise a salire per sedersi accanto a me. I suoi splendidi occhi di ghiaccio s’inchiodarono ai miei e per un istante persi l'equilibrio. Per fortuna Legolas fu pronto a sorreggermi, tenendomi per un fianco. Mi aspettai che scostasse la mano dal mio corpo ma non lo fece. Anzi, si avvicinò sempre di più finché le punte dei nostri nasi non si sfiorarono. Sentivo il suo respiro confondersi con il mio, e rimasi in attesa, incapace di muovere un dito.

«Vorrei leggere i tuoi pensieri nello stesso modo in cui tu leggi quelli degli animali. Sento che il tuo corpo è in tensione ma non so dire se questo sia un bene o un male.»
 
«Legolas, starti vicino mi rende nervosa. Forse è perché non ti conosco abbastanza. Infondo, ho fatto la tua conoscenza solo stamattina, devi darmi il tempo di accettare la tua presenza e quella di mio Zio. Forse è meglio rientrare, si è fatto tardi, ho bisogno di riposare e dovresti riposare anche tu prima di domani sera. »
 
***
Il suo rifiuto mi fece allontanare. Forse avevo osato troppo. Infondo aveva ragione, l’avevo vista per la prima volta quella mattina, ma sentivo di conoscerla da sempre. E sentivo in me il desiderio di scoprire ogni suo aspetto, ogni sua sfaccettatura.
 
« Abbiamo l’eternità per conoscerci, sempre che tu voglia trascorrere del tempo con me.»
Lei mi guardò e mi sorrise.
 
« Certo che voglio, iniziando da domani. Mi hai promesso una lezione di tiro con l’arco o sbaglio? »
Mi sorrise, scese dall’albero e mi salutò con un piccolo inchino, prima di ritirarsi all’interno del palazzo.
La guardai allontanarsi e a mia volta mi recai nelle mie stanze.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: XOXO_ARYA