Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    27/05/2015    8 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: marzo 2016

45. Lo Shuttle X



La mattina seguente Maya si fece trovare all’ora stabilita presso i Kid Studio. Aveva trascorso una notte agitata, mille pensieri che si fondevano, ma l’ultimo sogno che aveva fatto aveva cancellato tutto il resto. Si sedette sugli scalini e si tenne le ginocchia con le braccia, affondando il volto in mezzo, che si era colorato di un tenue rossore. Per fortuna è stato solo un bacio… non come quel sogno che feci durante la ricerca dell’interpretazione di Oshichi...

Chiuse gli occhi e rievocò quella scena intensa e breve. Era un posto che non conosceva, dai tratti indistinti, come tutti i sogni, ma c’era lui, ne era certa, perché sapeva riconoscere la sensazione che avvertiva quando la osservava. Si era voltata intorno, c’erano altre persone, forse il signor Kuronuma, finché l’aveva visto. La stava fissando e appena lei se ne era accorta, lui aveva preso a camminare lentamente, senza distogliere lo sguardo, e si era fermato davanti a lei. Aveva sentito il cuore scoppiarle in petto anche in sogno: quel modo che aveva di guardarla la turbava sempre e le faceva rigirare lo stomaco. Lui l’aveva chiamata per nome, come aveva fatto sull’Astoria, poi si era abbassato e l’aveva baciata davanti a tutti. Per un solo brevissimo istante aveva pensato che non avrebbe dovuto, che una cosa del genere non era da fare in pubblico, poi le labbra avevano toccato le sue e ogni cosa si era spenta, per accendersi, immediatamente dopo, di fulgida luce.

Sollevò le mani e si coprì il volto arrossato, dandosi della stupida. È solo un sogno… e poi… ogni notte sarà così? Santo cielo...

- Ciao, Maya! - la voce squillante dell’aiuto regista, che la salutò con gentilezza, la riscosse prepotentemente dalle sue fantasticherie.

- Buongiorno! - ricambiò, scattando in piedi e facendo un piccolo inchino.

Le conferenze stampa l’avevano sempre messa in agitazione e inoltre avrebbe rivisto Ayumi. Qualche istante dopo giunse anche Sakurakoji, stranamente silenzioso. Maya gli dette il buongiorno con una mano alzata e un sorriso e lui ricambiò senza troppo entusiasmo. Forse è preoccupato perché incontrerà Kei Akame?

Le sue riflessioni vennero interrotte da uno scoppiettio inquietante. Era molto presto e la strada non era ancora trafficata, Maya si girò, imitata dai due accanto a lei, e spalancò gli occhi.

- Noi… dovremmo presentarci alla conferenza stampa... con quello? - sussurrò atterrita vedendo sbucare un furgone antiquato guidato dal regista Kuronuma.

- Però… - mormorò Yu - Devo dire che si adatta al personaggio - ridacchiò e Maya sorrise sperando che l’amico non si facesse condizionare dalla fama del suo rivale. Sì… certo… parlo io… che lotto contro Ayumi Himekawa...

L’aiuto regista era terreo e fissava sgomento il suo capo che si avvicinava lungo la strada. Kuronuma si fermò a bordo strada, facendogli cenno di salire, e loro, seppur di malavoglia, si sedettero nel furgone che emetteva scricchiolii preoccupanti ad ogni movimento.

- Signor Kuronuma, questo macinino ha qualche problema, eh? - esordì l’aiuto regista, tremando.

- Non si chiude lo sportello - si lamentò Yu - E fa anche dei rumori strani! -

- Non fateci caso! - gracchiò Kuronuma, impegnato alla guida.

- Ma quando l’ha comprato? - domandò Yu sconcertato, dato che sembrava essere molto datato. Maya lo guardò spaventata mentre si reggeva alla maniglia laterale.

- Non l’ho comprato! - replicò il regista - È un regalo che mi ha fatto uno che vende auto usate come compenso per un lavoretto occasionale! -

- Per caso era una macchina da rottamare? - replicò Sakurakoji aggrappandosi al sedile, atterrito dalla guida insensata dell’uomo.

- Mi scusi ma… - balbettò l’aiuto regista - È stata fatta la revisione? - era atterrito e si teneva alla cintura di sicurezza come fosse un’ancora. Kuronuma gli lanciò un’occhiata innocente.

- Revisione? E cosa sarebbe? Non le so io, queste cose! - replicò candidamente continuando a guidare come un pazzo per le strade di Tokyo.

Yu, l’aiuto regista e Maya, che era rimasta in silenzio tutto il tempo, si scambiarono un’occhiata terrorizzata e si tennero con ancora più forza.

Per fortuna il viaggio non durò molto, Kuronuma parcheggiò all’esterno dello Shuttle X e, quando Maya scese, rimase a bocca aperta davanti allo spettacolo che le si parò davanti.

- Eccolo… - sussurrò, affiancata da Yu - Il luogo dove terremo lo spettacolo dimostrativo… - un’emozione intensa l’avvolse, unita ad un calore confortante.

Un enorme spazio metropolitano, pieno di macerie e ferraglie sparse, si apriva davanti a loro come una sterminata landa desolata in mezzo ai palazzi moderni. Il cielo azzurro di quella giornata soleggiata contrastava con il grigio e l’acciaio che li circondava.

- È questo… - mormorò Yu mettendosi le mani sui fianchi - Terribile… -

L’area era assolutamente disastrata, c’erano operai dovunque al lavoro, giganteschi macchinari che sbriciolavano il cemento e piegavano le lunghe sbarre di ferro, ruspe che caricavano le macerie su enormi camion e da un lato, riparato dai lavori in corso, un’area all’aperto allestita per la conferenza stampa. C’erano molti giornalisti che stavano facendo le riprese nei pressi di una zona che sembrava una vecchia fermata del treno, con un cavalcavia, alcuni edifici semi distrutti, un binario centrale e una pensilina.

- Che razza di posto… - borbottò uno di loro - Come faranno a mettere su uno spettacolo teatrale? - il giornalista si portò una mano fra i capelli, confuso.

L’attenzione di Maya venne catturata dalla voce gentile del Presidente Yamagishi dell’Associazione Nazionale per lo spettacolo.

- Oh, Kuronuma - esordì l’anziano uomo rivolgendosi al regista - Ti aspettavo! -

- Che piacere rivederla dopo tanto tempo, Presidente! - rispose gioviale lui, affiancato subito dal suo aiuto.

- Fra poco arriveranno anche Onodera e il suo gruppo - lo informò il Presidente che indossava un bellissimo kimono.

Mentre i due uomini continuavano a chiacchierare, Maya si guardò intorno, rapita, girando con lo sguardo e cercando di lasciarsi travolgere dal momento.

- Secondo me… - sussurrò Sakurakoji - Sarà un’impresa! - aveva un’espressione affranta e preoccupata. Quel luogo era davvero sterile, non aveva niente a che vedere con la valle dei susini dove avevano recitato la “Dea Scarlatta”. Maya riprese a guardarsi intorno e non concordò affatto con la sua visione.

Le macerie di cemento armato divennero le rocce della valle; i binari il fiume che scorreva placido, le colonne della vecchia pensilina, i maestosi alberi della foresta. La sua mente fervida sovrammise ogni pezzo e in un attimo venne traslocata nella valle. Ah! È perfetto! È proprio adatto come scenografia per la Dea Scarlatta! Sì! Ci sono!

Yu si girò e la vide raggiante, lo sguardo trasognato, le mani congiunte al petto in una posizione piena di stupore. Cosa vedi, Maya…?

- È arrivato il gruppo di Onodera! - gridò un giornalista scatenando il parapiglia.

Il regista avanzava con sguardo sicuro, seguito da Ayumi Himekawa, Kei Akame e dal fotografo Peter Hamil. Maya osservò il gruppetto con apprensione, apparivano molto più professionali di quanto non lo fossero loro. Ayumi!

- Signorina Ayumi! - gridarono alcuni fotografi scattando senza sosta - Da questa parte per favore! -

Lei si lasciò fotografare, senza mostrare alcun interesse, l’espressione serena ma concentrata. Onodera mantenne tutta la calma possibile, osservando la scena con attenzione.

Porca miseria! Fortuna che ho cercato di tenere alla larga i giornalisti! Certo… non potevamo rifiutarci di partecipare alla conferenza stampa nel luogo dove verrà allestito lo spettacolo… Comunque devo prestare la massima attenzione a che nessuno si accorga di Ayumi…!

L’attrice venne affiancata immediatamente dal fotografo francese, che le rimase accanto in silenzio. Ayumi sentiva la sua presenza costante e la cosa la rassicurava. Se inizialmente l’aveva presa come uno smacco alla sua autonomia, via via aveva capito che Peter non aveva nessuna intenzione di farle da bastone, era lì solo per lei: se fosse servito, l’avrebbe aiutata.

Il teatro Shuttle X… un palcoscenico pericoloso per me, ora come ora… Binari abbandonati, massi di cemento sparsi qua e là… potrei inciampare e cadere ad ogni passo… recitare proprio qui…

- Ayumi! - la voce squillante e allegra la riscosse dai sui pensieri. Questa voce… Maya Kitajima!

Un brivido freddo le attraversò la schiena. Non voleva scontrarsi con lei, ma i giornalisti iniziarono a scattare fotografie.

- Oh! Ecco le due rivali! Ritratte finalmente insieme! -

Maya osservò Ayumi con apprensione: aveva un’espressione fredda e distante, la sua postura era rigida, ma non più di altre volte che l’aveva incontrata, il suo abbigliamento impeccabile come sempre, le labbra erano leggermente tirate e la sua fronte corrucciata, come se fosse scocciata da tutta quella situazione.

- Signori! - gridò la voce di uno speaker impedendo a Maya di salutarla come avrebbe voluto - Diamo inizio alla conferenza stampa in vista dello spettacolo dimostrativo della “Dea Scarlatta”! - esordì con voce chiara nel microfono - Signori dei gruppi Onodera e Kuronuma, venite da questa parte! - e indicò l’area allestita all’aperto con un lungo tavolo e le targhette che indicavano i nomi degli ospiti. Davanti erano state sistemate molte sedie disposte a cinema per i giornalisti.

Ayumi si voltò verso lo speaker, intorno a lei solo ombre indistinte, evitando di guardare in direzione di Maya. Lei è l’ultima persona che deve sapere del mio handicap! Riuscirò a recitare la parte di una persona che ci vede perfettamente! Maya Kitajima è la mia unica rivale!

Si diresse con movenze sicure verso la voce di Peter che aveva sussurrato il suo nome, sotto lo sguardo acceso di sfida di Maya. Presero tutti posto e lo speaker dette inizio alla conferenza stampa.

- Questo teatro Shuttle X, come potete vedere, è una montagna di macerie; stanno demolendo delle strutture che un tempo formavano una stazione, allo scopo di adibirle ad altro uso - esordì con voce chiara - Sarà proprio qui che si terrà la rappresentazione dello spettacolo dimostrativo della “Dea Scarlatta” -

Maya guardò fra le decine di persone sedute lì davanti, il cuore che prese a battere freneticamente. È inutile… non può essere qui… ci sono solo giornalisti e nessuna compagnia teatrale...

Sospirò e tornò a prestare attenzione allo speaker.

- Per l’occasione saranno rimosse soltanto le parti pericolanti, oltre agli oggetti pericolosi per la sicurezza delle persone - proseguì - Ma fondamentalmente lo spettacolo verrà messo in scena in mezzo alle macerie - un mormorio si diffuse fra i giornalisti - Non ci saranno né apparato scenico, né scenografie, ma soltanto l’illuminazione minima e indispensabile e ovviamente i piccoli attrezzi e strumenti necessari allo spettacolo. I costumi invece sono lasciati alla discrezione di ciascun gruppo. I registi e gli attori dovranno tenere la rappresentazione rispettando queste restrizioni. Qualche domanda? - spiegò dettagliatamente l’uomo.

- Ecco… vorrei sapere, come mai è stata scelta una location del genere? - domandò uno dei giornalisti in prima fila.

- A deciderlo è stata la signora Tsukikage in persona - rivelò il Presidente Yamagishi, sconcertando tutti. Maya spostò lentamente lo sguardo su Yu e sul signor Kuronuma, ma anche loro erano visibilmente tesi e stupiti.

- Come vedete qui siamo in mezzo alle macerie - proseguì l’anziano Presidente - Non c’è nulla che possa coadiuvare la rappresentazione teatrale, come in un comune teatro. Le capacità del cast verranno messe a durissima prova. Ma comunque… - ed emise un breve sospiro - La signora Tsukikage svelerà il motivo per cui ha optato per un palcoscenico del genere al termine dello spettacolo dimostrativo - un’altra ondata di mormorii investì gli ospiti seduti al tavolo - Così ha detto - concluse con voce pacata.

I due registi rimasero in silenzio, neppure loro erano a conoscenza di niente e apprendevano in quell’istante quelle informazioni come i loro primi attori. Maya sudava freddo, avvertiva brividi lungo la schiena e le tremavano le gambe. Cosa significa che lo spiegherà al termine dello spettacolo?

- Inoltre - riprese lo speaker - Solo per un giorno ogni gruppo potrà fare le prove generali, sempre in base alle istruzioni della signora Tsukikage - rivelò lo speaker con grande teatralità.

Maya sentì distintamente i denti di Kuronuma sbattere con forza. Abbiamo un solo giorno per provare qui…

- Per quanto riguarda l’ordine, il gruppo di Kuronuma potrà svolgerle mercoledì, il gruppo di Onodera venerdì della prossima settimana - spiegò con voce chiara - A proposito - aggiunse rivolto ai giornalisti - Vi preghiamo di astenervi dall’effettuare servizi giornalistici direttamente sul luogo: potrebbero disturbare la concentrazione degli attori - un borbottio pieno di dissenso invase l’area e Maya e Yu si scambiarono un’occhiata complice: i giornalisti non erano quasi mai graditi, almeno non a chi volesse lavorare davvero.

- Il palcoscenico principale sarà il marciapiede del binario in demolizione. I posti per gli spettatori saranno installati lì attorno - spiegò ancora indicando le varie zone - Ma la regia potrà utilizzare liberamente qualunque altra postazione, purché all’interno di quest’area - concluse lo speaker e passò la parola ai giornalisti per le domande agli ospiti.

- Signorina Ayumi - esordì il primo rivolgendosi chiaramente a lei - Finalmente potrà rappresentare la Dea Scarlatta! Che impressioni ha avuto di questo luogo? - le domandò curioso di conoscere la risposta della ex bambina prodigio.

- Di qualunque posto si tratti... - rispose lei con calma - Non fa differenza! Io non devo fare altro che recitare - spiegò serena, camuffando perfettamente l’inquietudine che le lacerava l’anima e che in quel momento neanche la presenza di Peter era riuscita ad allontanare. Impressione? Una nube scura piena di sagome indistinte...

- Non mi aspettavo altra risposta da lei - si complimentò il giornalista - Vuol dire che qualunque posto andrebbe bene e che ha piena fiducia in se stessa -

- Che ne dice lei, Maya? - domandò un altro giornalista.

- Ehm… Beh… - balbettò insicura Maya all’inizio, poi si fece coraggio - Recitare qui sarà divertente! - rispose entusiasta.

- Divertente? - replicò basito il giornalista.

- Sì - annuì lei convinta - Mi tornano in mente i giochi d’imitazione che facevo da piccola ai giardini pubblici - e il suo sguardo si perse nell’immaginare quel mondo di fiaba - La cima dello scivolo diventava la vetta di una montagna, o un precipizio, a volte addirittura un castello! L’altalena a bilico diventava la piattaforma di lancio di un razzo, le altalene si trasformavano nelle liane di una giungla! Facevo la ninja e mi nascondevo tra i cespugli! -

I giornalisti la fissarono straniti e Sakurakoji si voltò lentamente verso di lei. Era completamente rapita dal ricordo, il suo sguardo brillava pieno di gioia, come se in quel momento fosse davvero un ninja. Maya...

- Solo pensare che potrò giocare in vari modi, utilizzando i blocchi di cemento, le rotaie, il vecchio marciapiede, mi fa fremere di entusiasmo! Credo davvero che sarà spassosissimo! - e batté le mani fra loro. Ayumi ebbe un tuffo al cuore nel sentirla parlare in quel modo così disinvolto.

Il giornalista sorrise imbarazzato.

- Si è ricordata dei giochi d’imitazione che faceva da piccola? Che spensieratezza… -

- Sì! - rispose Maya piena di entusiasmo fra l’impaccio generale, ma un giornalista particolarmente acuto la mise in difficoltà.

- Lo spettacolo dimostrativo della “Dea Scarlatta”, per lei, è come un gioco da bambini? - le fece notare pungente - Benedetta ragazza, non si rende conto di dove si trova? Che sempliciotta… - borbottò interdetto.

- Ehm… - Maya rimase senza parole, arrossì e abbassò lo sguardo. Ho detto qualcosa di strano? I giornalisti travisano sempre…

Una risatina aleggiò nell’aria e tutti si rivolsero verso il signor Kuronuma.

- Beh, anch’io quando ero un moccioso, giocavo spesso in posti tipo questo! - esordì stupendo Maya che lo guardò con occhi spalancati - Facevo non solo il ninja, ma anche il supereroe e pure il dinosauro! Una volta ho sconfitto il grande re dei demoni che voleva distruggere la Terra e poi… -

- Lei che ne pensa, signor Onodera? - un giornalista interruppe il suo soliloquio. Il regista scoccò un’occhiata disgustata al duo. Non c’è alcuna speranza per loro… un’attrice e un regista fatti l’una per l’altro…

- Secondo me, la signora Tsukikage ci sta sfidando. Fino a che punto riusciremo ad esprimere la ”Dea Scarlatta” in una situazione come questa? - rispose concentrato - Credo che la signora intenda mettere alla prova la nostra forza e il talento e io non intendo assolutamente perdere la sfida! - molti giornalisti annuirono segnando la risposta sui loro taccuini o tablet.

- Sakurakoji - parlò un altro giornalista rivolgendosi al giovane attore - Si vocifera che la parte di Isshin andrà automaticamente al suo rivale Kei Akame, più esperto e abituato alle interpretazioni d’epoca. Cosa ne pensa? Ritiene di avere qualche possibilità? -

Maya si voltò verso il suo partner e lo trovò con un’espressione grave e concentrata sul volto. Allungò una mano e gli afferrò la giacca dietro il gomito facendo attenzione che nessuno potesse vedere il suo gesto di sostegno. Sakurakoji...

Yu avvertì il tocco di Maya e sussultò più per quello che non per le parole del giornalista che non dicevano comunque niente di nuovo rispetto alle notizie degli ultimi giorni. Maya…

- Vedrete il mio Isshin e giudicherete - rispose serafico evitando di guardare Kei Akame che stava sicuramente sorridendo. I giornalisti borbottarono fra loro per la risposta irriverente, invece Maya strinse un po’ di più il tessuto della giacca, comunicandogli la sua approvazione.

Il Presidente Yamagishi dichiarò chiusa la conferenza stampa e tutti si alzarono. Maya notò come il francese Peter Hamil si avvicinò ad Ayumi e le sussurrò qualcosa che la fece sorridere lievemente. Sembra serena ora...

- Come rappresentanti dei due gruppi - esordì lo speaker - Chiediamo alle due dee scarlatte, ovvero le signorine Himekawa e Kitajima, di stringersi la mano giurando di fare del proprio meglio! - propose - Entrambe vengano qui davanti! - i fotografi e i cameraman si misero in posizione per registrare l’evento.

Ayumi s’impietrì e a nulla valse la raccomandazione appena sussurrata di Peter, non avrebbe visto niente e non voleva correre il rischio di mettere la mano nel posto sbagliato davanti a tutti quei giornalisti. Si avvicinò lentamente, distinguendo solo alcune ombre e quella che gli parve la sagoma di Maya.

La giovane vide la sua rivale farsi avanti e le porse la mano in attesa della sua. Ayumi la fissò quasi con disprezzo e Maya rabbrividì per quello sguardo vuoto e arrogante.

Poi all’improvviso si girò e fronteggiò gli intervistatori, lasciando tutti di stucco. Ayumi…

- Possiamo leggere il suo gesto come una dichiarazione di guerra? - esplose un giornalista sovrastando il clamore generale.

- Interpretare la Dea Scarlatta era il mio più grande sogno da tanto, tanto tempo… - replicò gelida Ayumi rivolgendosi al giornalista - Non potrei mai dare la mano alla mia avversaria per questo ruolo - spiegò sotto lo sguardo attonito di Maya - Chi di noi è più adatta alla Dea Scarlatta, chi ne sarà degna alla fine, sarà deciso dalla giuria e dal cielo! -

Una cacofonia di suoni invase lo Shuttle X.

- Io reciterò la mia Dea Scarlatta mettendoci anima e corpo! Non sarò da meno di lei! - aggiunse con un’aria combattiva e risoluta. I flash scattarono all’infinito e i fotografi correvano all’impazzata intorno a loro per cercare l’inquadratura migliore.

- Ayumi! - gridò Maya cercando la sua rivincita - Neanch’io sarò da meno di te! - strinse un pugno voltandosi verso di lei - Riuscirò ad interpretare una Dea Scarlatta del tutto diversa dalla tua! Non mi lascerò battere da te! - promise piena di fervore. Non ci penso proprio ad arrendermi! Avrei dovuto schiaffeggiarti più forte nella valle! Non hai ancora capito che io non mi arrenderò mai?

- Wow! Che risposta a tono! - notò un altro giornalista con espressione compiaciuta. Ayumi sorrise con sufficienza e si rivolse al suo regista.

- Signor Onodera, andiamo? Le prove mi attendono - proferì con tono solenne, come se per lei quella conferenza non avesse avuto alcun valore. Hamil sorrise e disse qualcosa in francese, in un mormorio sommesso che Maya udì appena. Perché lui è qui? La segue sempre e non mi sembra che a lei dispiaccia… chissà se le cose sono cambiate fra loro come… come… ma che vado a pensare… non devo farmi idee sbagliate! Non potremo mai stare insieme! Lui dovrà sposarsi e io sono troppo giovane! È un produttore, io un’attrice… È ricco, e io…

Scosse la testa con vigore e osservò la schiena di Ayumi che se ne andava senza poter immaginare cosa celasse sotto l’apparente scorza dura.

L’attrice continuò a camminare pur sentendo addosso lo sguardo di tutti. È la prima volta in vita che mia che provo un’ansia simile… chissà se riuscirò a recitare bene… in questo posto e nelle mie attuali condizioni...

Un vento fresco si levò, spazzando tutta l’area e interrompendo le sue elucubrazioni. Ayumi si girò improvvisamente verso la direzione da cui proveniva. Passò lieve attraverso i capelli, sulla pelle del viso e delle mani, e andò oltre. Eh? Questo vento… l’ho già sentito da qualche parte…

Non fece in tempo a formulare il pensiero che davanti a lei, al posto delle ombre e delle macerie dello Shuttle X, si materializzò la valle dei susini in tutto il suo splendore.

- Cosa ti succede, Ayumi? - domandò dolcemente Hamil accostandosi a lei.

- N-No… - balbettò - Non è niente… - cercò di convincerlo con quella breve frase. Per un istante queste montagne di macerie mi sono sembrate il paesaggio della valle dei susini! Forse a causa dell’indebolimento della vista, le immagini impresse nella mia mente si sono materializzate? Ora che ci penso… il vento di prima assomigliava a quello che c’era nella valle dei susini! Che cosa mi sta accadendo?

Accettò il braccio di Hamil e lasciò quel palcoscenico naturale piena di dubbi e angosce.



Kuronuma si avvicinò alla zona che avrebbe dovuto usare per mettere in scena la sua “Dea Scarlatta”. Il binario rugginoso correva al centro, sul lato destro c'erano la pensilina e un edificio diroccato, sul lato sinistro il marciapiede rialzato, davanti a lui una parte ancora in piedi del passaggio sopraelevato della ferrovia.

- Uhm… Mettere in scena la “Dea Scarlatta” qui… - borbottò fissando l’ambiente illuminato dal sole di fine settembre - Chissà come mai la vecchia signora ha scelto questo spazio? Niente scenografia, illuminazione minima… nulla che possa aiutare la rappresentazione teatrale. Per giunta solo un giorno per le prove generali… - si portò una mano al mento, pensieroso - La signora Tsukikage dovrebbe sapere benissimo quanto sia assurdo tutto questo… allora quali sono le sue intenzioni? -

Fece diversi passi avanti sentendo dietro di lui quelli di Maya e Sakurakoji.

- Sembra che voglia spingerci a mettere in scena una rappresentazione improvvisata - mormorò fra sé e sé, poi venne colto da un’intuizione e si voltò verso Maya fissando il volto rapito della ragazza che osservava le macerie. Lei ha già visto tutto… mi fa davvero paura…

- Kitajima! - la chiamò e lei sussultò, riscuotendosi dal suo sogno a occhi aperti - Hai detto che facevi spesso dei giochi d’imitazione nei giardini pubblici, giusto? - domandò mentre una frenesia incontrollata lo pervadeva.

- S-Sì… - balbettò lei un po’ confusa, notando l’espressione eccitata del regista.

- Anche a me piacevano tanto i giochi d’imitazione… Noi andiamo d’accordo! - le confidò, dandole una pacca sulla spalla sotto lo sguardo strabiliato di Sakurakoji - Se dovessimo fare un “gioco d’imitazione della Dea Scarlatta” proprio qui, per cosa useresti questo marciapiede con la pensilina del binario? - le domandò fissandola intensamente. Ho paura di sapere cosa mi risponderà…

Maya si voltò lentamente, osservò il marciapiede rialzato e appoggiò le mani sul cemento. Di nuovo vide la foresta prendere forma dalle colonne e le fronde dal tetto della pensilina stessa.

- Il bosco! - esclamò sgranando gli occhi - Il villaggio, oppure l’interno del palazzo reale! -

- E le rotaie e quel cavalcavia? - incalzò Kuronuma estasiato dalla potenza d’immaginazione di quella ragazzina. Signora Tsukikage… quanto ha visto lontano quando ha incontrato Maya? E sarò io a dirigere quest’attrice!

Maya si girò di scatto, rapita da quel gioco divertente e Sakurakoji osservò il cavalcavia mentre lei riprendeva le associazioni.

- Le rotaie potrebbero essere un ruscello, una strada, dei cespugli, un nascondiglio sotto la roccia… - proferì felice - E quel passaggio… - rimase a fissare il cavalcavia finché le venne un’idea, batté le mani insieme e il regista e Yu si girarono verso di lei, che aveva un’espressione allegra e soddisfatta. È il passaggio che conduce al mondo degli spiriti!

- Ma sì! Gli spiriti o le divinità possono passarci! Se questo marciapiede del binario è il mondo degli umani, quello sul lato opposto è il mondo degli spiriti! E il cavalcavia è l’unico passaggio che collega le due dimensioni! - tutti e tre fissarono con occhi spalancati il passaggio sopraelevato vedendo effettivamente ciò che Maya aveva evocato con le sue parole.

Santo cielo, Kitajima… mi spaventi davvero…

- Interessante… - sussurrò Kuronuma - Quindi gli esseri umani non possono attraversare quel limite -

- Proprio così… - annuì Maya con espressione estasiata - Quest’altro marciapiede è il mondo degli spiriti! Lo spazio oltre quella parete... - e la giovane indicò un’area con uno squarcio - È il loro nascondiglio! Ah quante idee interessanti, signor Kuronuma! -

- Questo sarà il nostro palcoscenico! - esplose Kuronuma convinto - Faremo il gioco d’imitazione della “Dea Scarlatta” proprio qui! -

- Sì, signor Kuronuma! - annuì lei completamente concorde. Incredibile… la vediamo allo stesso modo!

Sakurakoji li guardò, immobile e stupito, mentre Maya e Kuronuma si fissavano con occhi luccicanti e pieni di aspettativa.

Ho capito… i giochi d’imitazione consistono nel divertirsi usando l’immaginazione! Potremo recitare paragonando il marciapiede distrutto al mondo della Dea Scarlatta grazie al potere della fantasia! Maya… hai fatto l’associazione immediatamente…

Tutti e tre guardarono con occhi nuovi quell’area disastrata che all’inizio li aveva così disorientati. C’era una via d’uscita anche per un palcoscenico così impossibile. E sembrava divertente!



Terminata la conferenza stampa, Kuronuma li aveva riportati ai Kid Studio e avevano provato fino alle dieci di sera. Perfino Sakurakoji, che di solito era quello più resistente, aveva dato segni di cedimento, tanto da sbagliare addirittura delle battute, e il regista li aveva cacciati in malo modo.

- Non prendertela, Yu - mormorò Maya - Fra due giorni abbiamo la prova e oggi c’è stata quella conferenza… è solo nervoso… -

- Lo so... e io sono stanco - borbottò Sakurakoji gettando l’asciugamano sulla sedia. Rimasero in silenzio a lungo, la sala vuota, le luci abbassate.

- Non riesco ancora a interpretare Isshin nella scena in cui deve uccidere Akoya… - sussurrò tenendo gli occhi chiusi e la testa reclinata all’indietro. Maya si voltò a guardarlo, sembrava rilassato ora, ma se era stanco la metà di quanto lo era lei, stava mantenendo una maschera.

- Neanche io… - concordò affranta. Quella scena era l’apice di tutta la rappresentazione, l’annichilimento di una donna-dea da parte del suo amato per poter salvare un popolo. Rinunciare alla persona che si ama… definitivamente...

- È una cosa inconcepibile… - sussurrò Yu - Non riuscirei mai ad uccidere la donna che amo, per nessuna ragione… sono mesi che penso, ma non ne vengo a capo… - si alzò in piedi sospirando e la guardò.

- Andiamo a casa? - e le tese la mano. Maya annuì stancamente e l’afferrò, ma Yu, anziché tirarla e basta, l’avvicinò a sé, abbracciandola stretta.

- Maya - le sussurrò nell’orecchio con voce vibrante - Domani sera resta con me, proviamo tu ed io, senza gli altri, senza Kuronuma… -

Lei s’irrigidì poi, all’udire la sua richiesta che nascondeva una supplica d’aiuto, sollevò le mani e le appoggiò sui suoi fianchi.

- Certo, Yu, puoi contare su di me - rispose dolcemente appoggiando la fronte sul suo petto. Lo sentì espirare, come se fosse rimasto in attesa, e sorrise nascosta nel suo abbraccio.

Sakurakoji la lasciò andare anche se avrebbe voluto parlare con lei, dirle che l’aveva vista con il signor Hayami, ma si rendeva conto che intromettersi nella sua vita in quel modo l’avrebbe solo fatta allontanare di più. Chissà se il signor Hayami, nelle volte in cui ci siamo incontrati, in realtà stesse controllando ciò che faceva Maya… Da quanto tempo va avanti questa storia…?

- Scusami… non volevo metterti a disagio… - mormorò cercando di placare il suo cuore che batteva follemente.

- Non… non preoccuparti, Yu - lo rassicurò lei imboccando il corridoio dei camerini. Sakurakoji la osservò di schiena, il passo lento, la testa leggermente abbassata, l’asciugamano stretto in mano. Ti sei davvero innamorata di lui, Maya? Eppure… in questi ultimi tempi, da quella cena al ristorante, tu mi sei sembrata diversa… diversa con me… ho frainteso tutto?

Strinse i pugni lungo i fianchi e ripensò alla scatolina blu al sicuro nel suo giubbotto che racchiudeva tutti i suoi sentimenti. Ingoiò la rabbia che aveva preso il posto dell’emozione e la seguì mesto.



Quando Maya rientrò in casa, sfinita e assonnata, trovò Rei seduta al tavolo della cucina con una tazza di tè. Aveva l’aria stanca anche lei, ma si alzò in piedi con un sorriso e l’abbracciò.

- Allora? Com’è andata la conferenza stampa? - le chiese immediatamente, preparando altro tè. Maya sbuffò, gettò la borsa sul tavolo e si accasciò sulla sedia con ancora indosso il soprabito.

- Mercoledì abbiamo la prova generale… - la guardò sconsolata - Un solo giorno… -

Rei si girò di scatto con un’espressione meravigliata.

- Un solo giorno? - sussurrò, riprendendo il controllo e portando il tè in tavola.

- Ci sono solo macerie, Rei… dovremmo recitare in quelle condizioni… - aggiunse Maya prendendo, grata, la tazza.

- Oh santo cielo… - l’amica si sedette e riprese la sua tazza fra le mani. Se la signorina Mizuki voleva sapere come stesse Maya, ecco qui svelato l’arcano. Da quando era tornata dalla crociera si erano viste solo quando Yu l’aveva riaccompagnata. Lei non le aveva detto niente, sembrava sfinita, così l’aveva lasciata in pace, rispettando i suoi tempi. Non mi ha detto neanche che Sakurakoji non è mai salito su quella nave…

- Rei… - sussurrò Maya - Non ho neanche avuto modo di raccontarti della crociera… - iniziò, e l’amica esternò la sua più credibile espressione meravigliata.

- Non preoccuparti, Maya! Però sono curiosa di sapere se il vestito è piaciuto e come fosse lo spettacolo! - la rassicurò appoggiando la tazza vuota sul tavolo. Maya rimase in silenzio diversi secondi: era stata una giornata intensa, ma era il momento di dire tutto a Rei. Mercoledì ci sarebbe stato il giorno di prova allo Shuttle X e poi una tirata fino alla “Dea Scarlatta”. Inoltre… non era più certa di riuscire a tenere ogni cosa chiusa dentro il cuore. Inspirò profondamente, sollevò lo sguardo e fissò l’amica.

- Lo spettacolo è stato bellissimo, la nave era meravigliosa, ma Sakurakoji non è riuscito a salire - iniziò e, quando vide la perplessità di Rei che nascondeva abilmente la sua tensione, sospirò affranta e proseguì - Rei, ricordi che prima di partire ti dissi che avevo qualcosa da raccontarti e che l’avrei fatto appena tornata? -

L’amica annuì meccanicamente - Mi devo preoccupare? - mormorò lentamente e Maya sorrise arrossendo e scuotendo la testa.

- Non devi - la rassicurò - In fondo, quello che sto per raccontarti, è solo un bellissimo sogno - il suo sguardo si fece di colpo dolce e struggente e Rei non riuscì a sostenerlo.

- Così, però, mi spaventi davvero… - borbottò tornando a guardarla.

- Non sono stata da sola sulla nave, il signor Hayami è stato con me… tutto il tempo… lui è… - trattenne il fiato, ancora indecisa se rivelare o meno quel segreto che si portava dentro da tempo, poi cedette alla tensione che la stava lacerando - Lui è il mio ammiratore delle rose scarlatte… - sussurrò con un filo di voce, abbassando lo sguardo e avvampando.

- L’ammiratore…? - ripeté Rei mantenendo quell’espressione sorpresa. Maya...

Ora sarebbe venuta la parte difficile. Maya mantenne lo sguardo basso sulle mani chiuse in grembo. Come posso dirle ciò che sento nel profondo del mio cuore e che sembra essere ricambiato da lui?

Rimase in silenzio così a lungo che Rei cercò di riportarla nel mondo reale.

- Iniziai a sospettare qualcosa dai tempi di Puck… - ammise la giovane e Maya sollevò di scatto lo sguardo.

- Davvero? - sussurrò Maya sconvolta. Rei annuì lentamente, abbassando lo sguardo, non era sicura di riuscire a celarle che fosse a conoscenza di buona parte della storia.

- Capitava stranamente al posto giusto, nel momento giusto… - le fece notare l’amica - E anche se sembrava stuzzicarti sempre, i suoi rimproveri mi sono sempre sembrati costruttivi, soprattutto per la tua carriera… - aggiunse arrossendo lievemente.

Maya si appoggiò allo schienale, disorientata e stupita che l’amica avesse visto cose che per lei erano state inesistenti. Perfino lei si era accorta… io invece…

- Ma c’è dell’altro, vero? - indagò Rei sporgendosi in avanti. Maya arrossì gradualmente, fino a diventare rossa come una mela matura. L’amica la fissò spalancando gli occhi lentamente e raddrizzandosi sulla schiena.

- Maya… - sussurrò piano, incredula che in qualche modo le cose si fossero spinte oltre. La giovane attrice rimase immobile, mantenendo quel rossore intenso. Deglutì e si decise a raccontare ogni cosa.

- Rei… - iniziò con tono basso - So che può sembrare assurdo ma… sono innamorata di lui… - le confessò e l’amica si appoggiò allo schienale colpita dalla realtà di quella rivelazione. Un conto era immaginarlo, un conto era sentirlo dalle sue labbra.

Maya si schiarì la voce, abbassò lo sguardo e iniziò il suo racconto partendo da ciò che era avvenuto sull’Astoria.

Rei ascoltò basita ogni parola, ogni sussurro, ogni balbettio, scrutando il suo volto che neanche per un attimo aveva perduto quell’imbarazzo diffuso, né il brillio dei suoi occhi che mai era diminuito. Durante il racconto, Maya intervallò parti del passato, raccontando vicende con un tono e una visione completamente diverse, lasciando di stucco Rei che mai avrebbe potuto immaginare che nell’amica albergassero simili segreti e che si fosse tenuta tutto dentro per tanto tempo.

- Masumi Hayami, il gelido affarista senza scrupoli della Daito Art Production, si è innamorato di te… - mormorò Rei che, nonostante conoscesse in parte la verità, rimase scioccata da quel racconto incredibile. Sette anni… sette anni di rose e amore silenzioso… eppure, anche se lo sapevo, stento a credere che quell’uomo alla fine si sia dichiarato…

Maya abbassò la testa e avvampò.

- Io… non lo so Rei… - balbettò insicura, ma l’amica la fece sussultare picchiando un pugno sul tavolo.

- Come non lo sai? Che c’è da sapere? Mi pare evidente! - esclamò sporgendosi in avanti e rovesciando la tazza del tè che nel frattempo si era raffreddato.

Qualcuno dal piano di sopra picchiò sul pavimento ed entrambe le ragazze incassarono la testa nelle spalle. Rei spostò lo sguardo sul piccolo orologio sopra il frigorifero e sgranò gli occhi.

- Sono le tre di notte! - e si alzò di scatto imitata da Maya. Si fissarono per un istante e poi scoppiarono a ridere mettendosi una mano sulla bocca. La tensione scomparve all’istante e il peso del racconto che le aveva confidato sembrò alleggerirsi, eppure Rei non riusciva a scacciare quella spiacevole sensazione di fatalità.

Questa storia è così simile alla Dea Scarlatta da farmi rabbrividire… troppo simile...

Si prepararono rapidamente per la notte, allestirono i futon e in men che non si dica e nel più assoluto silenzio erano sotto la coperta.

Rei si mise a pancia in giù, appoggiando il cellulare sul cuscino. La stanza era avvolta dal buio, sentiva Maya che si rigirava finché si quietò e il suo respiro si fece regolare. È certa che sia la sua anima gemella… anche se mi è sembrata serena sono sicura che sia turbata ed è ancora insicura sui sentimenti del signor Hayami… chissà se tutto questo avrà ripercussioni sulla sua Dea Scarlatta…

Accese il cellulare e, dopo una prima esitazione, digitò un messaggio.

“Signorina Mizuki, mi scuso per l’ora, Maya mi ha raccontato tutto della crociera e molto altro… è incredibile…”

Premette su invio e ci appoggiò la testa sopra.

- È veramente troppo anche per me… - ammise in un sussurro lieve. La vibrazione del cellulare la fece sussultare, lo schermo si illuminò e l’icona delle email segnava un messaggio.

“Signorina Aoki, si rende conto che un messaggio del genere a quest’ora della notte sconvolge il mio sonno solitamente regolare? Vuole che ci incontriamo al solito caffè domani?”

Rei ridacchiò pensando alla composta segretaria, spettinata e senza trucco, che digitava quel messaggio mezza assonnata.

“Le chiedo scusa per averla disturbata. Ci vediamo domani.”



La mattina seguente Maya si era alzata con la testa pesante come un macigno, ma con il cuore più leggero: l’aver confidato tutto a Rei aveva chiarito anche molte delle sue idee scollegate che invece, raccontandole in ordine, avevano preso un corso completamente diverso. L’amica dormiva ancora beatamente, così aveva lasciato la stanza in silenzio, si era lavata e cambiata rapidamente e aveva raggiunto i Kid Studio.

Kuronuma, pressato dalla prova allo Shuttle X del giorno dopo, li aveva fatti provare e riprovare le scene più importanti e con il suo aiuto regista aveva discusso a lungo su come impostare la prova in quel teatro naturale.

Il risultato di quella giornata era evidente in quel momento dai muscoli doloranti.

Maya si massaggiò le spalle e i polsi abbandonandosi sulla sedia nel suo camerino. Gli studi si stavano svuotando, ma lei sarebbe rimasta lì, come aveva promesso a Yu. Erano consapevoli entrambi che alcuni passi non andavano e si era anche accorta che spesso lui la guardava pensieroso, come se riflettesse su qualcosa. Infilò una tuta sul body per non raffreddarsi troppo e indossò una felpa dato che sentiva il sudore ghiacciarsi sulle spalle.

Il regista non aveva più accennato al signor Hayami e di questo Maya gli era stata immensamente grata. Non poteva sapere se non l’aveva fatto perché effettivamente si era risolto tutto in niente, oppure perché era stato così indaffarato da dimenticarsene, ma l’importante era che non l’avesse nominato. Si era domandata perché il signor Hayami aveva telefonato al regista, ma non era riuscita a darsi alcuna risposta.

Era rimasta così concentrata sulla Dea durante tutto il giorno da aver cancellato ogni altra cosa. Avvicinò la borsa, l’aprì e prese fra le dita il segnalibro con il petalo di rosa. Immediatamente fu come aprire una porta di ricordi.

Questo petalo viene dal suo primo mazzo di rose… del mio ammiratore… all’epoca non avrei mai potuto immaginare come sarebbe stata la mia vita nel futuro né ciò che sarebbe accaduto… mi interessava solo interpretare Beth al meglio...

Lo strinse al petto arrossendo, poi lo rinfilò nella borsa al sicuro e raggiunse di nuovo la sala prove in modo furtivo, assicurandosi che non ci fosse nessuno degli altri. Le luci erano quasi tutte spente e sapeva che la guardia avrebbe chiuso lo stabile alle dieci: avevano ancora tre ore.

Aprì la porta della grande sala prove e la richiuse alle sue spalle lentamente. Solo una luce piazzata illuminava il centro del palco di legno, il resto era avvolto dalle tenebre e dal silenzio. Yu era seduto in quel cerchio di luce a gambe incrociate e occhi chiusi. Lo raggiunse e si sedette davanti a lui. Il suo volto era rilassato e aveva perduto l’apparente stanchezza che vi aveva visto impressa solo qualche minuto prima.

Aprì gli occhi e incontrò lo sguardo limpido e sincero della ragazza che amava.

- Maya, sei rimasta - asserì in un sussurro. Lei annuì e gli sorrise.

- Iniziamo? - gli disse distendendo una mano. Yu l’afferrò e si tirarono su insieme.



L’uomo di guardia lo aveva osservato per un po’ di tempo, poi aveva perduto del tutto l’interesse nei suoi confronti, anche se la cosa non lo interessava affatto. La sedia del grande atrio non era comoda, ma anche quello non gli interessava. Fuori dall’ampia vetrata d’ingresso la notte aveva preso il sopravvento e un vento debole e freddo spirava dall’oceano, preannunciando l’inverno ormai prossimo. Rigirava nervosamente il cellulare fra le mani, un movimento lento, sempre uguale, provando a calmare i nervi sebbene dalla sua espressione nessuno avrebbe potuto indovinare il tumulto agitato che gli scuoteva l’anima.

Quella ragazzina mi sta facendo impazzire e lei probabilmente non ne ha il minimo sentore…

Ridacchiò nella penombra e strinse forte il cellulare fra le dita rendendosi conto che da quando erano scesi dalla nave aveva contato le ore che lo separavano da lei, dal poterla di nuovo incontrare. Non era un comportamento che teneva usualmente, anzi, ma lei negli anni aveva operato su di lui un cambiamento lento e sottile pur non avendola affatto frequentata. Ora lei era ad un passo dalla realizzazione del suo sogno più grande e quello era il motivo per cui non riusciva ad alzarsi da quella sedia.

Nonostante ciò che era accaduto su quella nave, per Maya il teatro restava al primo posto e non aveva alcuna intenzione di rovinarle la carriera proprio ora. Se prima i loro incontri casuali erano stati rari, adesso avrebbe dovuto interromperli del tutto finché lei non avesse vinto la sfida con Ayumi Himekawa.

Andando contro a questo ragionamento, che si ripeteva almeno dieci volte al giorno, avrebbe voluto accettare l’invito del regista a visitare gli studi, ma era cosciente che non sarebbe stata affatto una buona idea.

Si alzò di scatto, reprimendo quell’onda d’angoscia, guardò le doppie porte di vetro che lo separavano dall’esterno poi il corridoio buio di fronte a sé. La mente gli urlava di andarsene, di proteggere se stesso, la Daito, e quell’attrice di undici anni più giovane, ma il cuore lo spinse ad assecondare quel desiderio nascosto, muovendo le sue gambe verso quel corridoio.

Dapprima il passo si mantenne lento, proprio quello controllato di Masumi Hayami, poi accelerò, ancora e ancora, finché non sentì risuonare i tacchi delle sue scarpe sul pavimento. Raggiunse le doppie porte della sala prove, il respiro veloce e un’ansia incontrollabile che gli montava in petto. Sapeva che erano ancora lì, che non erano usciti con tutti gli altri. Sapeva anche che stavano recitando, che non c’erano altri motivi per cui averebbero dovuto trattenersi all’insaputa del loro regista, ma non riusciva in alcun modo a liberarsi dell’idea che Yu Sakurakoji l’avesse invitata per quella crociera e che la stanza avesse una porta interna…

Appoggiò la mano sulla maniglia, l’afferrò con rabbia e chiuse strettamente gli occhi, cercando di calmarsi. Respirò profondamente e riprese il controllo delle sue emozioni. Non dovrei essere qui…

Poi sentì la sua voce.

Ogni dubbio si cancellò dalla sua mente, ruotò lentamente la maniglia e aprì la grande porta. La sala era immersa nel buio, tranne un’unica luce piazzata al centro del palco che illuminava i due attori. L’espressione di Maya aveva trasfigurato il suo volto, era Akoya, come l’aveva vista sul ponte dell’Astoria mentre gli aveva recitato quelle battute d’amore.

E io che non avevo capito niente…

Sakurakoji teneva strettamente fra le mani un’ascia di scena, aveva il volto contratto, la mascella serrata e fissava lei. Maya era immobile, uno sguardo triste e trionfante allo stesso tempo, che aveva appena sostituito quello pieno d’amore con cui aveva detto addio al suo Isshin. Lo scultore lasciò andare l’ascia e cadde in ginocchio.

Sono ancora lontani da come dovrebbe essere recitata questa scena…

Maya uscì dal personaggio e lo raggiunse inginocchiandosi davanti a lui.

- Yu… - sussurrò piena d’angoscia, le lacrime a stento trattenute. Sapeva bene che quelle due ore non erano servite a niente. Avevano provato in tanti modi diversi, ma nessuno dei due era stato in grado di simulare la giusta reazione dello scultore e della sacerdotessa-dea.

Sakurakoji picchiò a terra i pugni in un gesto di rabbia e stizza. Maya lo fissò con occhi colmi di tristezza. La signora ha sempre insistito che la cosa più difficile della Dea Scarlatta fosse diventare un albero di susino… ma io non riesco ad accettare la morte e il sacrificio della dea…

Yu l’attirò a sé e l’abbracciò stretta. Maya trattenne il respiro per quel gesto improvviso e disperato, poi lo cinse lentamente con le braccia, appoggiando la fronte alla sua spalla.

Masumi fece un passo avanti, poi si fermò. I sentimenti che lo pervadevano in quel momento l’avrebbero spinto a fare qualcosa di irreparabile. Si voltò e uscì, ripercorse rapidamente il corridoio buio, spalancò le porte di vetro e inspirò l’aria fresca della notte chiudendo gli occhi.

Maya si girò, sicura di aver sentito un rumore, ma la sala era buia e vuota.

- Sono stanca Yu… così non arriviamo a niente… - mormorò la giovane staccandosi dall’abbraccio.

- Lo spettacolo è fra una settimana e domani abbiamo la prova allo Shuttle X! - ringhiò Sakurakoji fissandola con sguardo rovente. Era cosciente che la sua incapacità di rappresentare e capire la scelta di Isshin fosse strettamente legata al suo stato d’animo attuale. Non accettava l’idea che Maya si fosse davvero innamorata di Masumi Hayami e la gelosia lo rodeva per ciò che poteva essere accaduto su quella nave.

- Proprio per questo devo andare a dormire - gli fece notare lei dolcemente - Posso prendere l’ultimo treno… -

- Ti accompagno io, non preoccuparti - la rassicurò Yu alzandosi in piedi e tirandola con sé.

- Grazie, ma… - balbettò arrossendo lievemente - Vorrei camminare un po’ e pensare a questa scena - abbassò lo sguardo e non notò il lampo di rabbia che attraversò gli occhi di Yu.

- Va bene… come preferisci - acconsentì lui voltandosi e scendendo dal palco.

Maya lo fissò di spalle, non avevano più avuto modo di confrontarsi sulla crociera, sapeva che Sakurakoji si era sentito in colpa per non essere arrivato in tempo e non aveva gradito che fosse stato proprio il signor Hayami a tenerle compagnia.

Ma io non posso dirti la verità, Yu, perdonami…

Lo seguì in silenzio, recuperò le sue cose dal camerino e lo attese nell’atrio per salutarlo, ma dopo diversi minuti lui non si presentò e la guardia uscì dal suo ufficio avvisandola che l’attore era già andato via. Sakurakoji…

Abbassò la testa e raggiunse l’esterno tenendo la borsa stretta al petto e il soprabito ben chiuso. In passato aveva trovato insormontabili certe interpretazioni che aveva affrontato, ma niente in confronto alla Dea. Inoltre in questo caso moltissime scene dipendevano anche dalla reazione di altri personaggi, Isshin in testa. Doversi occupare solo del proprio personaggio l’aveva sempre portata ad una soluzione, ma adesso era molto più difficile.

Era consapevole che parte della colpa fosse sua. Lei non lo coinvolgeva abbastanza, sapeva che il suo sguardo non aveva la giusta intensità, che i suoi movimenti erano impacciati, ma aveva la testa piena di immagini, di sensazioni, e non riusciva a separare la vita reale dalla recitazione quel tanto che bastava da farle interpretare Akoya che rinunciava alla sua vita per Isshin. Si fermò in mezzo al marciapiede e fissò le mattonelle rosse.

Io… non so cosa fare… non so come interpretare Akoya in quell’ultima scena… Non riesco a scacciare dalla mente ciò che è accaduto sulla nave…

Strinse forte la borsa appoggiandoci il mento e serrando gli occhi. Un batticuore frenetico le esplose in petto al solo ricordo appena accennato.

Non pensare che svanirà tutto oltre quella soglia…

L’eco di quelle parole rese ancora più acuta e dolorosa la distanza che la separava da lui. Ogni istante dei momenti liberi che aveva avuto in quei due giorni, li aveva spesi in un sogno ad occhi aperti che aveva rievocato all’infinito tutto quello che era accaduto. Come l’abbraccio in cui l’aveva stretta quando le aveva sussurrato quella frase. Ricordò la sensazione delle sue braccia intorno al corpo finché quella percezione divenne reale. S’irrigidì e spalancò gli occhi finché la sua voce sciolse quel nodo doloroso.

- Maya… - sussurrò Masumi che era rimasto a guardarla in disparte finché non si era fermata e aveva abbassato la testa. La strinse a sé, incurante di chi passasse o che qualcuno li riconoscesse.

- Signor Hayami… - mormorò lei replicando lo stesso movimento che aveva fatto sulla nave e afferrandogli le mani. Perché sei qui? La mia anima esplode e non riesco a respirare!

- Lascia che ti accompagni, per favore - le chiese espirando tutto il fiato che aveva trattenuto. Abbracciarla sembrava cancellare ogni timore e far svanire qualsiasi dubbio.

Maya rimase sconvolta dal tono della sua voce, il cuore le batteva incontrollato, era certa di non essere in grado di spiccicare parola, così annuì e basta. La sciolse dall’abbraccio in cui l’aveva stretta e le si affiancò iniziando a camminare lentamente.

- Avete fatto molto tardi - constatò guardando avanti. Maya sollevò lo sguardo incuriosita. Sembra aver cambiato atteggiamento…

- Sì… - balbettò - Sono rimasta con Sakurakoji per provare alcune scene ma… - si bloccò e distolse lo sguardo, non voleva che si voltasse e la vedesse con un’espressione di resa. Masumi la guardò in tralice e sorrise della sua stessa gelosia. Maya non sarebbe capace di alcun sotterfugio…

- Sono sicuro che Ayumi Himekawa abbia sciolto da tempo i nodi che sembrano ostacolarvi… - valutò con una punta di sarcasmo, sapeva che così lei avrebbe reagito all’istante.

Maya si voltò di scatto stringendo i manici della borsa.

- Signor Hayami! - sibilò serrando i denti - Non lascerò MAI che Ayumi Himekawa mi batta! - rispose immediatamente, poi si bloccò fissandolo. L’ha fatto di nuovo… e io ci sono cascata… di nuovo…

- Mi fa piacere sentirti parlare così - le sorrise lui inclinando la testa.

- Sì… ecco beh… - balbettò - Farò il possibile -

- Il possibile non sarà abbastanza per la Dea Scarlatta - le fece notare lui riprendendo a camminare. Maya serrò i denti e si morse la lingua per la rispostaccia che avrebbe voluto dargli.

- La mia macchina è qui vicina, mi permetti di accompagnarti a casa? È tardi - le propose mostrandole le chiavi. Lei si lasciò trascinare dall’onda dei suoi sentimenti e annuì, arrossendo lievemente per la gioia di Masumi, che per la prima volta non era costretto a nascondere ciò che provava. Non riesco ancora a credere che possa essere vero… come siamo arrivati qui?

Percorsero un altro tratto di marciapiede in silenzio finché lui le aprì la porta dell’auto. Maya si sedette fissando gli interni e lui prese posto alla guida. È la stessa auto con cui venne a prendermi a Nakatsugawa…

- Lei si ricorda… - avrebbe voluto esprimere ciò che sentiva in quel momento, ma lui la interruppe subito.

- Sì, mi ricordo - rispose, accese la macchina e partì. Chissà se un giorno rinuncerà al titolo onorifico che mi rivolge ogni volta… (N.d.A.: Masumi si riferisce al suffisso che Maya mette al suo nome, ovvero Hayami-san che in italiano hanno adattato con “signor Hayami”).

Maya rimase incantata a fissare il suo profilo mentre lui guidava chiedendosi come il destino l’avesse portata su quella nave e a pronunciare quei versi con cui, innegabilmente, gli si era dichiarata. Arrossì e distolse lo sguardo.

- Ti senti a disagio? - le chiese a malincuore. Era cosciente che non avrebbero potuto risolvere sette anni di litigi in due giorni, ma nonostante ciò gli dispiaceva profondamente che lei si sentisse così in sua compagnia.

- No! - scattò lei - No, signor Hayami! - non voleva che lo pensasse, non era così che si sentiva - Sto bene, davvero - gli confessò arrossendo di nuovo.

Un provvidenziale semaforo rosso gli permise di voltarsi a guardarla e di godere della sua espressione genuina e trasparente. Sembra proprio che sia così… ragazzina…

Rimasero con gli occhi incatenati uno all’altra finché l’auto dietro a loro suonò intimandogli di partire dato che era scattato il verde. Entrambi distolsero lo sguardo, lei lo puntò sui piedi avvampando e lui sulla strada. Santo cielo come mi batte il cuore… non ho idea di come ci si comporti… di ciò che devo dire…

Rimasero in silenzio per il resto del viaggio e quando Maya intravide i quartieri di Yokohama, nella periferia sud ovest di Tokyo, sentì un nodo serrarle la gola. Sono dunque così coinvolta da sentire già la sua mancanza nonostante sia qui seduto accanto a me?

Sospirò e Masumi la fissò per un breve istante.

- Sei preoccupata per domani? - chiese, ma lei scosse la testa vigorosamente senza guardarlo. Masumi alzò un sopracciglio perplesso e provò ancora.

- Temi che Kuronuma possa… - ma lei scosse di nuovo la testa e lui aggrottò la fronte.

- Non c’è niente, davvero - sussurrò lei, sapeva che se l’avesse guardato adesso, lui avrebbe letto nei suoi occhi tutta la malinconia del distacco. Masumi si rassegnò e riportò la sua attenzione sulla strada.

- Perché è venuto stasera, signor Hayami? - gli chiese poi raccogliendo un po’ di coraggio. L’auto si fermò e quando Maya guardò fuori dal finestrino si rese conto di essere davanti a casa. Si girò e lo trovò a fissarla con un’espressione seria e concentrata.

- Per te, Maya - le rispose candidamente appoggiando le braccia sul volante. Maya spalancò gradualmente gli occhi e arrossì. Fu lieta che il lampione fosse lontano e la luce debole così da non doversi vergognare del suo imbarazzo infantile.

- Per… me…? - sussurrò piano stringendo le mani in grembo e sentendo il cuore scoppiarle in petto. Lui annuì lentamente, allungò una mano incapace di trattenersi e le sfiorò la guancia. Lei chiuse gli occhi al brivido che la scosse con prepotenza.

- Ottieni quei diritti Maya, è l’unico modo che hai per salvarli da mio padre e dalle altre compagnie - le consigliò socchiudendo gli occhi in un’espressione piena di malinconia.

Suo padre? Significa che a lui non interessano più? Perché il suo sguardo è così triste?

- L’unica cosa che so fare è recitare e mostrerò a lei e alla signora Tsukikage quanto i vostri sforzi per aiutarmi non siano stati vani! - gli promise con tono sicuro, i suoi occhi si illuminarono e Masumi rivide lo stesso sguardo ardente che aveva sul palco quando recitava. Rimase così scosso da ciò che provò da restare, per la prima volta nella vita, senza parole.

Maya fraintese quel silenzio e si premurò di scusarsi immediatamente.

- Oh… uh… Ma non è solo per gratitudine! - e batté le mani insieme arrossendo - Ci sono tanti motivi! - e iniziò a contare con le dita - Recitare mi permette di indossare tante maschere, poi c’è la sfida con Ayumi, quella con Sakurakoji... la signora e il regista Kuronuma mi hanno insegnato tanto... andare a scuola è stata una delle esperienze più belle... la televisione... il cinema… - continuò a parlare ininterrottamente completamente avvolta dal ricordo - Poi ci sono le rose scar… - aggiunse sognante senza rendersi conto di ciò che stava dicendo, ma non riuscì a terminare la frase, sentì la sua mano fra i capelli e un istante dopo le loro labbra erano unite.

Per un attimo Maya s’irrigidì spalancando gli occhi e il suo cuore s’arrestò, ma non fu in grado di fermare l’onda intensa d’emozione che l’avvolse, né il calore che si sprigionò dal petto, così si abbandonò a quella sensazione dirompente e incontrollabile. Signor Hayami…

Masumi l’aveva osservata parlare, l’espressione persa nei ricordi che stava evocando, lo sguardo in su, mentre contava con le dita. Era dolorosamente consapevole che non avrebbe potuto rivederla fino allo spettacolo dimostrativo: per tutto il tempo trascorso insieme aveva cercato di dirglielo senza riuscirci e averla così vicina rendeva tutto più difficile. Quell’angoscia sottile e silenziosa, che precedeva ciò che avrebbe dovuto fare, aveva iniziato a farsi strada dentro di lui, sempre più dilagante finché la dolce espressione sul suo volto al solo nominare le rose scarlatte aveva cancellato tutti quei pensieri.

Nell’istante in cui aveva toccato le sue labbra, aveva avvertito la meraviglia in lei, ma il suo cuore prese a battere così prepotente da sentirlo rimbombare nelle orecchie e l’emozione che lo pervase eliminò qualsiasi dubbio. I suoi capelli sottili come seta gli scivolavano fra le dita provocandogli brividi insistenti, avrebbe voluto approfondire quel bacio ma si vergognò del suo desiderio nascosto, così appoggiò la fronte alla sua e staccò le labbra.

- Maya… io… - sussurrò appena, e lei venne scossa da un brivido quando il suo respiro passò sulle sue labbra. Era così concentrata su quell’attimo che la mente era completamente vuota e il cuore le batteva all’impazzata. Sembrava triste per qualcosa, imbarazzato, invece lei scoppiava di felicità e voleva che lo sapesse. All’improvviso le parve la cosa più importante da fare. Sì… signor Hayami… voglio che tu lo sappia...

Insinuò le braccia intorno al suo collo e sfiorò titubante le sue labbra, poi serrò gli occhi e le unì alle sue con decisione, imitando quello che aveva fatto lui, trattenendo il fiato e lasciandosi avvolgere da quel calore emozionante. Masumi spalancò gli occhi per lo stupore e rimase immobile, meravigliato e incredulo per quell’esplosione di affetto. Maya…

Proprio come lei, si lasciò andare, tenendole il volto con le mani, cancellando la propria identità e quella della ragazza che aveva accanto. Per una volta smise di vederla come Maya Kitajima, la ragazzina, e di vedersi come Masumi Hayami, l’affarista senza scrupoli, c’erano solo le loro anime che si cercavano e agognavano vicinanza e ardore.

Lasciò che l’istinto e il desiderio lo guidassero, approfondì il bacio, lentamente, e lei rispose prima insicura, poi lo seguì in quella danza eccitante. Maya si sentì annullata, completamente coinvolta in qualcosa di cui non sapeva assolutamente niente, ma che la spingeva inesorabilmente verso quell’uomo che occupava costantemente i suoi pensieri.

Masumi si rese conto di aver sopravvalutato la sua capacità di autocontrollo, che quel bacio che aveva immaginato infinite volte, e sempre gestito nei suoi sogni, gli stava sfuggendo di mano. Maya aveva reagito spontaneamente, come in tutte le cose che affrontava, e se inizialmente era sicuro di riuscire a condurre il gioco, fu costretto a porre un termine a quell’idillio prima di trasformarlo in un errore colossale.

Facendo appello a tutta la sua calma, diminuì lentamente l’intensità e quando infine staccò le labbra da lei si sentì privato di quel dolce calore come se l’avessero derubato. Fissò Maya incredulo, che tenne gli occhi chiusi ancora qualche istante e quando li aprì fu come osservare un fiore che sboccia all’alba. L’avrebbe baciata di nuovo se lei non fosse arrossita. Quell’imbarazzo evidente contagiò anche lui che, incapace di trattenere le proprie emozioni, arrossì leggermente, sorridendole.

Io… l’ho baciato… è impossibile… e lui è… è arrossito… come un ragazzo qualsiasi… signor Hayami non avrei mai creduto che…

Ma il suo sguardo, così dolce e triste allo stesso tempo, le strappò un singhiozzo di dolore che la spinse a gettarsi fra le sue braccia. Perché mi ha baciata così? Perché quello sguardo? Che succede…?

Masumi la strinse a sé pur nella scomoda posizione tra i due sedili e inspirò profondamente il suo profumo delicato. È così sensibile da accorgersi che qualcosa mi preoccupa…

- Credo tu possa comprendere quanto la situazione… - iniziò con grande sforzo, ma lei gli premette i pugni contro il petto staccandosi dall’abbraccio.

- La prego! Non mi parli così! Non come il Presidente della Daito! - lo supplicò mentre una paura sottile le gelava la schiena. Non voleva pensare a ciò che stava per sentire, sarebbe voluta fuggire via da quello spazio ristretto, ma sapeva che era tutto inutile: qualsiasi cosa fosse, sarebbe accaduta comunque.

Masumi vide i suoi occhi farsi lucidi e le labbra tremare lievemente. Era spaventata e lui probabilmente avrebbe solo aggravato quello stato d’animo.

- Va bene, hai ragione - sussurrò fissandola negli occhi mentre un nodo d’angoscia gli stringeva lo stomaco - Devi concentrarti sulla Dea, porta la tua Akoya su quel palco naturale e vinci la sfida con Ayumi Himekawa! Se otterrai i diritti, nessuno potrà portarteli via, neanche io… - concluse abbassando ancor più la voce. Maya lo fissava con occhi sbarrati, in quella frase aveva concentrato ciò che temeva di più: si allontanava da lei. Non potremo incontrarci neanche per caso… le poche foto della crociera sono finite subito sui giornali… se il Presidente della Daito Art Production fosse visto intorno alle candidate… o a una in special modo… non devo assolutamente piangere… lo conosco da così tanto tempo… se mi sta dicendo così significa che vuole proteggermi, come ha sempre fatto…

Masumi la osservò in silenzio vedendo diverse emozioni attraversare il suo sguardo cristallino e spaventato. Ha capito anche se non le ho detto niente… allora perché mi sento così male al solo pensiero che si senta abbandonata da me?

- Il tempo non cambierà niente, Maya, mai - le promise, stringendola dolcemente per le spalle. Lei annuì meccanicamente e deglutì, scostandosi da lui e tornando seduta composta sul suo sedile. Masumi la lasciò andare staccando appena le mani quando invece ciò che avrebbe voluto fare era stringerla a sé e non lasciarla andare mai più.

- Non si preoccupi per me, davvero, signor Hayami - gli confidò con voce sicura, voltandosi a guardarlo - Non ho alcuna intenzione di cedere il passo ad Ayumi né di cedere ad alcuno i diritti della signora, se dovessi essere scelta - fece una pausa continuando a fissarlo e Masumi serrò i denti avvertendo la distanza che lei aveva già messo fra loro - Neanche a lei - aggiunse sorridendogli.

Lui sollevò le sopracciglia e le sorrise annuendo lentamente.

- Aspetto di vederti recitare - le disse soffocando il nodo doloroso che gli stringeva il petto.

Maya mise le mani in borsa e le dita tremanti trovarono ciò che cercava. Immediatamente il suo cuore si quietò. Masumi vide il suo volto distendersi in un sorriso dolcissimo, spostò lo sguardo e vide cosa teneva fra le dita.

- La lascerò a bocca aperta, signor Hayami! - gli promise illuminandosi e stringendo fra le mani il segnalibro con il petalo di rosa come se fosse un tesoro prezioso. Aprì di scatto la portiera e uscì, voltandosi e chiudendo gli occhi per fermare le lacrime. Non deve vedere! Non deve…

Masumi la seguì con lo sguardo, oltre il finestrino, fin sulle scale. Rimase immobile, congelato in quell’attimo sospeso, un dolore sordo gli lacerava cuore e anima. Se fosse uscito e l’avesse raggiunta, non l’avrebbe più lasciata andare. La Dea Scarlatta… è come una maledizione…



Dalla parte opposta di Tokyo, una fiumana di gente attraversò uno degli incroci più spettacolari del mondo quando tutti i semafori, contemporaneamente, divennero rossi per le auto. Lo Shibuya Crossing si riempì in ogni punto disponibile, essere lì in mezzo poteva togliere il fiato. L’uomo fissò l’andirivieni, i suoi occhi si spostavano rapidi, sapeva bene chi stava aspettando ma anche quella volta lui non era in mezzo a quell’onda. Sputò a terra e il suo sguardo vagò fra i palazzi intorno, i neon brillavano fastidiosi e il chiacchiericcio della gente era incessante.

Lo Shibuya 109 svettava orgoglioso, simbolo della Tokyo giovane che vestiva la moda straniera, firmata e costosa. Era convinto che quelle parole avrebbero smosso il freddo, giovane Presidente della Daito, invece non si era presentato all’appuntamento. Non gli restava che passare alla seconda fase, in fondo non ci aveva creduto neanche lui. Probabilmente riceveva decine di lettere minatorie che ignorava categoricamente. Se crede di vincere a braccio di ferro con me, si sbaglia di grosso… io non sono come gli altri… io conosco il suo segreto più profondo!

Sputò di nuovo a terra e si confuse fra la gente, sparendo alla vista di Hijiri, che aveva atteso con pazienza l’evolversi della serata. Quel giornalista, che aveva scritto quell’articolo qualche settimana prima, si era rivelato davvero astuto: scegliere la fermata di Shibuya era perfetto e inoltre non era ancora riuscito a individuare dove vivesse, né come fosse riuscito a scoprire il legame fra l’ammiratore e Maya.

Signor Masumi… non sottovaluti quest’uomo… forse abbiamo commesso un errore…



   
 
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