Fanfic su artisti musicali > Mika
Ricorda la storia  |      
Autore: Lizhp    27/05/2015    10 recensioni
Quando uscì passò davanti alla stanza con il pianoforte e notò un foglio appallottolato che attirò la sua attenzione. Entrò e prese il foglio, aprendolo. Era il testo di una canzone che Andy non aveva mai sentito.
“Love you when I’m drunk”
Quando lesse il titolo sentì nuovamente gli occhi bruciare e una strana sensazione di angoscia impossessarsi del suo corpo. Iniziò a leggere il testo e, più leggeva quelle frasi, più sentiva l’angoscia trasformarsi in rabbia pura.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonasera a tutti!
Inserisco l'angolino in cui chiacchiero all'inizio, perché vorrei dire un paio di cose prima di lasciarvi alla lettura.
Ho scritto questa cosa un bel po' di tempo fa, ma l'ho sempre tenuta da parte, con l'idea di inserirla in You Made Me. Poi per la long mi è venuto in mente qualcosa di diverso e che si adatta di più alla trama. Tuttavia sono abbastanza affezionata a questo racconto, così ho deciso di pubblicarlo come One Shot. Ci sono un paio di riferimenti a You Made Me, ma non è necessario aver letto la long per leggere questa storia.
E' stato scritto una sera di un po' di tempo, dopo che un film (The Normal Heart, e ringrazio Vv per avermelo consigliato) mi aveva completamente coinvolto e lasciato con una sensazione di tristezza assoluta (e ho appena fatto passare la voglia a tutti quanti di leggere xD)
I fatti narrati si ispirano a questa intervista http://www.gaystarnews.com/article/out-and-proud-mika-not-sick-gay-question101012 e a questa https://www.youtube.com/watch?v=UJ00duR5Cp4&feature=youtu.be&desktop_uri=%2Fwatch%3Fv%3DUJ00duR5Cp4%26feature%3Dyoutu.be&app=desktop . In questo video ne parla circa dal minuto 3.40 in poi.
Buona lettura e buona serata!





Settembre 2010
-Vodka, grazie!-
Mika si rivolse al ragazzo che stava dietro al bancone con un sorriso e un entusiasmo che sorpresero anche lui.
In quel pub c’era una gran confusione ma, per la prima volta, tutti quei rumori forti non infastidirono Mika.
Aveva deciso all’ultimo momento di andare, quando aveva capito di sentirsi troppo oppresso dall’aria tesa che aleggiava in casa sua.
Mika allungò i soldi al barista, per poi bere tutto d’un sorso la vodka che aveva di fronte.
-Un’altra- disse subito, allungando già i soldi, mentre la sua mente ritornava, inevitabilmente, a Andy.
 
 
Tre ore prima.
-COME PENSI CHE MI SENTA? CREDI DAVVERO CHE VADA TUTTO BENE? TI VEDO DA UNO SCHERMO MENTRE GIRI IL MONDO DA DUE ANNI ORMAI!-
-È il mio lavoro-
Urlare fa schifo.
Questa è l’unica cosa che riesce a pensare Mika mentre osserva il compagno sbraitare contro di lui. Il riccio sente crescere la rabbia, ma a lui la gente che urla non piace. Così si sforza di mantenere la calma, rispondendo comunque a tono.
-E tu lo sapevi che avrebbe comportato anche la distanza-
-Sì, lo sapevo. E sono come sempre disposto ad aspettarti, Mika, ma a tutto c’è un limite-
-Senti Andy, che tu ci creda o no, non è successo niente con…-
-Credi ancora che io sia infuriato per quello? Nonostante tutto mi fido di te-
Mika alzò un sopracciglio, scettico.
-Non si direbbe- constatò, con un tono di voce volutamente provocatorio.
-NON PUOI DIRMI UNA COSA DEL GENERE- urlò di nuovo il biondo, per poi abbassare di nuovo la voce, andando avanti con un tono di voce spietato –Ho sopportato tanto in questi anni. Ho sopportato la distanza, ho sopportato tutta quella gente che ti girava intorno in continuazione, ti ho supportato sempre nel tuo lavoro, nonostante tutto. Ho accettato di mantenere nascosta la nostra relazione, standomene in disparte, in silenzio, mentre branchi di ragazzine stupide cercavano di saltarti addosso. E non ti ho mai detto nulla, nulla. Quindi non mi venire a dire che non mi fido di te-
-Beh, se hai sopportato così tanto e sei stanco, conosci la strada per uscire di qui-
-Ma si può sapere che cazzo ti sta succedendo?-
Mika avrebbe tanto voluto avere una risposta a quella domanda, ma purtroppo non lo sapeva nemmeno lui. Sapeva solo che era estremamente calmo, nonostante la situazione. Non voleva stare lì a litigare, non voleva ascoltare, non voleva stare ancora in quella casa, con lui. Così fece per alzarsi e andarsene, ma Andy lo bloccò per un braccio, costringendolo a voltarsi.
-Lasciami stare- ringhiò quasi, fulminandolo con lo sguardo –non hai sopportato abbastanza? Vattene allora!-
Era come se la bocca di Mika fosse mossa da qualcun altro: non riusciva a controllarsi, nonostante la calma apparente.
-No, non me ne vado. Non me ne vado finché non capisci che tutto quello che ho fatto in questi anni, l’ho fatto con piacere. Perché volevo, perché voglio stare con te-
Mika non fu minimamente colpito da quelle parole. Forse era colpa della rabbia che stava accumulando.
-Allora perché stai urlando da un’ora, Andy?-
Quel tono provocante, quell’atteggiamento freddo, impassibile, fecero impazzire definitivamente Andy.
-STAI SCHERZANDO, VERO? Sapevo tutto quello che comportava un lavoro come il tuo, ma non sapevo che tu saresti così…- si fermò, alla ricerca delle parole giuste -… distaccato. Non so cosa sia successo nel tuo ultimo viaggio, ma sei tornato e non sei più tu. Speravo di affrontare la distanza con il pensiero di passare un po’ di tempo con te in tranquillità e invece da qualche mese a questa parte non so più quale Mika incontro quando varco quella porta. Non so più se sarà quello di sempre, oppure quello silenzioso, quello che non ha voglia di fare nulla, quello che si chiude nel suo lavoro anche a casa, tutti i giorni, tutto il giorno-
-Te l’ho detto, è il mio lav…-
-NO, NON È IL TUO LAVORO DI MERDA! SEI TU!-
Andy aveva raggiunto il limite. Restare un minuto di più in quella stanza avrebbe significato dire cose che non pensava sul serio, più gravi di quella che aveva detto. Aveva così preso la via delle scale, sbattendo la porta della camera dietro di sé.
 
 
-Ma se io ti do tutti questi soldi…- disse Mika, rivolgendosi di nuovo al barista e appoggiando una banconota sul bancone –quanti drink mi fai?-
-Credo che tu abbia già bevuto abbastanza-, rispose il ragazzo, divertito.
-È una festa, no? Dammi un altro drink, quello che vuoi- e allungò la banconota verso il barista.
La sua mente iniziava a fare pensieri troppo disconnessi. Colpa dell’alcol. Mika osservò con sguardo assorto i bicchieri vuoti che stavano accanto a lui, tentando di contarli, anche se alla fine rinunciò. Quando il barista gli portò il suo drink iniziò a berlo, quando sentì il cellulare vibrare nella sua tasca.
Lo tirò fuori e lesse il nome di Andy sul display. Rifiutò la chiamata e spense il telefono. Quando Andy si era chiuso in camera, Mika si era diretto, senza pensarci troppo, alla sua macchina e aveva raggiunto quella festa.
Anche lui si faceva tutte quelle domande che Andy gli aveva fatto: cosa stava cambiando in lui? Perché tornare a casa e trovare Andy non gli faceva più lo stesso effetto di una volta?
Domande a cui non voleva trovare una risposta.
Voleva solo…
-Ehi ragazzo, me ne fai un altro uguale a questo?-
-Sì, ma è l’ultimo. Non voglio che nessuno stia male questa sera-
-Come vuoi tu- rispose Mika, allungando di nuovo i soldi, mentre il barista gli preparava l’ennesimo drink.
Iniziò a sorseggiarlo, mentre dentro di lui si faceva chiara la consapevolezza che non sarebbe mai riuscito ad alzarsi da quella sedia senza cadere rovinosamente a terra.
-Ma tu sei il cantante? Mika?-
Una giovane voce maschile interruppe i suoi pensieri. Il riccio si voltò verso destra, incontrando gli occhi di quello che era un comune ragazzo, un po’ più giovane di lui.
Mika si limitò ad annuire.
-La fai una foto con me?-
-Certo- rispose Mika alzandosi e inciampando immediatamente. Il ragazzo lo afferrò per le braccia, impedendogli la caduta.
-Grazie- rispose Mika, iniziando a ridere, senza un motivo.
-Figurati, stai bene?-
-Mai stato meglio- rispose il riccio, iniziando a strascicare le parole, mentre portava un braccio intorno alle spalle del ragazzo per mettersi in posa.
-Sei ubriaco- commentò il giovane, mentre chiedeva ad una cameriera che passava di lì di far loro una foto.
-Forse un pochino- rispose Mika, mentre allungava il braccio per riprendere la macchina fotografica e si lasciava nuovamente sprofondare nella sedia.
-Cameriere! Mi  fai un altro…-
-Smettila di bere- lo interruppe quel ragazzo che gli aveva appena chiesto la foto –Vieni un po’ a ballare invece-
Mika osservò il giovane invitarlo a buttarsi nella mischia, poi alzò le spalle e si alzò dalla sedia, sforzandosi di mantenere l’equilibrio.
-E’ vero quello che dicono di te?- gli chiese il ragazzo, mentre entrambi si muovevano a ritmo di musica.
-Cosa dicono di me?- chiese Mika, avvicinandosi a lui.
Il ragazzo lo prese per un braccio e lo portò dietro il muretto che si trovava vicino all’uscita. Non diede mai una risposta alla sua domanda, ma si avvicinò alle sue labbra, catturandole in un bacio.
Mika non seppe come e nemmeno perché, ma pochi minuti dopo, si ritrovò a condurre quel ragazzo verso la sua macchina, parcheggiata proprio fuori dal locale.
La lite con Andy sembrava lontano anni luce quando entrambi si accomodarono nei posti posteriori.
 
 
Mika ritornò a casa, parcheggiò la macchina e abbandonò la testa sul volante.
Si sentiva uno schifo, in tutti i sensi.
La testa gli pulsava incredibilmente ed era stanco.
Tuttavia, non aveva il coraggio di rientrare in quella casa, non aveva il coraggio e la voglia di affrontare Andy. Ma non poteva dormire in macchina.
Inoltre era molto tardi, c’era qualche possibilità che Andy già dormisse.
Quando aprì la porta di casa, trovò il ragazzo sul divano. Andy alzò la testa di scatto e fece un sospiro di sollievo.
-Mika!- esclamò, alzandosi –ero così preoccupato. Perché non hai risposto alle chiamate?-
-Andy…-, mormorò il riccio –Sono molto stanco, scusami-
-Ok- rispose il biondo –Mi… mi dispiace per prima, Mika. Non avrei dovuto urlare in quel modo-
-Non preoccuparti, Andy. È tutto a posto- gli rispose il riccio, desiderando solo di allontanarsi da quegli occhi azzurri che lo fissavano insistentemente.
-Andiamo a dormire, allora?- gli chiese Andy, avvicinandosi a lui per abbracciarlo. Ma Mika fece un passo indietro, deciso.
Andy rimase paralizzato di fronte a quel gesto e lo osservò con sguardo curioso.
Mika stava ancora smaltendo la sbornia, ma era in grado di ragionare. E soprattutto ricordava quello che era successo alla festa.
Non voleva essere quel tipo di ragazzo, non voleva guardarlo in volto e mentirgli.
Anche e soprattutto perché Mika era consapevole di quello che aveva fatto.
-Io… io sono un po’ ubriaco- iniziò Mika, mentre lo sguardo di Andy si faceva sempre più confuso –ma so quello che sto dicendo e…-
Lo sguardo di Andy si faceva sempre più confuso.
-Perdonami- aggiunse poi Mika.
-Per cosa?- gli chiese Andy, questa volta facendo lui un passo indietro, allontanandosi dal compagno. Più lo guardava negli occhi, più non ritrovava il ragazzo di sempre, più si sentiva male.
-Io… io sono stato con qualcun altro stasera-
Andy sentì qualcosa colpirlo forte allo stomaco, mentre un dolore che non aveva mai provato lo immobilizzò completamente, impedendogli qualsiasi movimento. Guardò Mika negli occhi e ci lesse la sincerità, cosa che lo fece sentire ancora peggio.
Che cosa stava succedendo di sbagliato tra loro? Perché la situazione gli stava sfuggendo di mano così velocemente?
-E me lo dici così? Semplicemente?- la voce di Andy era spezzata, bassa.
-In che altro modo dovrei dirtelo?- rispose Mika, allargando le braccia.
Andy distolse lo sguardo da lui, incapace di sostenere ancora quegli occhi che gli sembravano così diversi dal solito, quasi sconosciuti. Si voltò e si prese il volto tra le mani, mentre iniziava a sentire gli occhi bruciare.
-Quattro fottuti anni, Mika. QUATTRO ANNI! E tu mi dici una cosa del genere come se fosse la cosa più normale del mondo-
-Andy, io non…-
-Lascia perdere Mika- lo interruppe il biondo –Buonanotte- gli disse poi, dirigendosi verso il divano.
Mika lo osservò sdraiarsi sul divano verde, dandogli le spalle. Non aveva la forza di fare altro in quel momento, così salì le scale, chiuse la porta della camera e si buttò sul letto, addormentandosi ancora prima di avere il tempo di realizzare quello che aveva fatto.
 
Al piano di sotto invece Andy, appena aveva sentito la porta della camera chiudersi, aveva lasciato fuoriuscire tutte le lacrime che tratteneva ormai da troppo tempo. Strinse il cuscino del divano, pensando e ripensando allo sguardo di Mika e al suo tono di voce freddo mentre gli diceva di essere stato con qualcun altro.
Non poteva sopportarlo.
Perché l’aveva fatto?
Andy pensava di non essersi mai sentito così male in vita sua; tutto quello che provava a causa della distanza era niente in confronto al dolore che stava provando in quel momento. Anche se distanti per motivi di lavoro, aveva sempre saputo che Mika era suo, che Mika lo amava. Questa certezza lo aiutava nei momenti più difficili, in cui avrebbe solo voluto averlo al suo fianco.
Ma ora? Ora che certezze aveva?
L’unica certezza era che il suo ragazzo era finito a letto con qualcun altro.
Tutti i momenti felici passati con Mika gli passarono nella mente nel giro di un istante e pensare che probabilmente niente sarebbe mai stato come prima, lo fece iniziare a piangere ancora più forte.
Quante volte si erano guardati negli occhi e si erano detti di amarsi, quante volte si erano fatti forza l’un l’altro per superare i momenti più difficili, quante volte era stato dolce il ritrovarsi dopo mesi di lontananza… quante volte avevano fatto l’amore.
Andy riusciva solo a pensare che tutto era andato perduto nel giro di poche ore e il dolore a quel punto fu troppo, tanto che iniziò a provare anche una forte rabbia.
Come avrebbe superato anche quella? Andy non ne aveva la più pallida idea, sapeva solo che, ora come ora, non voleva più rivedere Mika.
Si alzò dal divano, raccolse tutto ciò che di suo trovò in salone e lo mise in uno zaino. Lasciò un biglietto a Mika sul tavolino di fronte al divano e poi raggiunse la sua macchina.
Voleva solo allontanarsi il più velocemente possibile da quella casa, da lui.
Accese il motore della macchina e partì, percorrendo, ancora tra le lacrime, il pezzo di strada che separava casa di Mika da casa dei suoi genitori.
 
 
Quando Mika si svegliò, era ormai primo pomeriggio. Ci mise un attimo a ricollegare tutto quello che era successo la sera precedente, ma quando si ricordò scattò in piedi.
Che cosa aveva combinato? Cosa gli era passato per quella testa?
-ANDY!- urlò, nella speranza di sentire la risposta del biondo, ma ci fu solo silenzio.
-Dio, no, non è possibile- esclamò Mika, con la voce nel panico, alzandosi improvvisamente dal letto e iniziando a percorrere tutta la casa.
-Andy? Andy…- apriva una porta dietro l’altra chiamando continuamente il suo nome, anche se era ben consapevole che il ragazzo non avrebbe risposto.
-Andy- ripeté sconsolato, quando raggiunse anche la porta che portava al tetto ma non ricevette risposta.
Mika sentì una lacrima rigare la sua guancia.
Quando ritornò in sala, notò un piccolo biglietto sul tavolino. Si avvicinò a grandi falcate e lo lesse velocemente.
“Sono andato dai miei. Passerò a prendere le mie cose quando partirai per la Francia. Non mi cercare. Andy.”
Mika si sentì come se lo avessero appena investito.
-No, ti prego, no- riuscì a dire solo quelle parole prima di lasciarsi cadere sul divano e prendersi il volto tra le mani.
Si odiava così tanto in quel momento. Non sapeva spiegarsi il suo atteggiamento della sera precedente, non riusciva nemmeno lui a capire perché aveva fatto quello che aveva fatto.
E dirlo in quel modo a Andy, poi.
Mika appallottolò il foglio di carta che ancora stringeva tra le mani e lo lanciò con un gesto rabbioso contro il muro. Leggere quelle righe aveva fatto crescere in lui la certezza che Andy non sarebbe più tornato. Sentì un forte groppo allo stomaco e solo in quel momento si rese conto che la cosa che avrebbe voluto più di tutti era cancellare la sera precedente, dimenticare tutto quello che aveva fatto e tornare da Andy.
Voleva Andy al suo fianco. Aveva bisogno di Andy al suo fianco.
Come avrebbe fatto ora?
Si era sentito così in trappola dopo tutte le liti che avevano avuto nell’ultimo periodo, così preso dall’abitudine. Era forse normale dopo tre anni di relazione?
Mika non lo sapeva. Tutto quello che era successo la sera prima gli sembrava tanto un sogno. Un incubo. Era come se non si riconoscesse più nemmeno lui. Eppure, mentre si trovava con quel ragazzo, era consapevole di quello che stava facendo. E si era sentito anche bene. Non era riuscito a fermarsi.
Come poteva essere successo? E come era possibile, invece, che in quel momento si sentisse così fragile, così perso?
Ora che Andy se n’era andato, chiedendogli di non farsi più sentire, Mika non riusciva ad immaginarsi una vita senza di lui.
Era stato un idiota e ora non sapeva come rimediare. Non sapeva nemmeno se sarebbe mai riuscito a rimediare.
Troppi pensieri affollavano la sua mente e fu quasi un gesto automatico quello di alzarsi e raggiungere la stanza con il pianoforte.
Si sedette sullo sgabello e iniziò a suonare quella melodia che aveva composto qualche giorno prima, alla quale non aveva mai associato delle parole. In quel momento le parole uscirono dalla sua bocca con una facilità estrema.
 
I had a dream last night I slept with someone else
Doesn’t mean that I’ve cheated on you
It was amazing and I couldn’t stop myself
Could it be that I really want to
 
Le sue dita si muovevano con una sicurezza e una forza immense sul pianoforte, creando un suono fin troppo raschioso. Era una melodia allegra, eppure tutto quello che Mika sentiva in quel momento era un dolore immenso.
 
What if the things we feel come on then what we do
Guess what lover, I’m leaving
I don’t wanna be that guy, look you in the face and lie
But someone has to say it first
Even if the words may hurt
 
Non riusciva a dare l’intonazione giusta alla sua voce, troppo spezzata dalle lacrime che ancora stavano rigando il suo volto. Ma poco importava in quel momento.
 
I only love you, I only love you, I only love you
Only love you, only love you when I’m drunk
 
Don’t get me wrong last night I didn’t changed my mind
It was the drink it was leading me by
And when I kissed you it was such a big mistake
A couple drinks, that’s a chance I’ll not take
And if I can’t control all of the things I do
I guess I better be leaving
 
Sentì ogni parola che stava cantando come vera. Non era riuscito a fermarsi, non era riuscito a controllarsi. Andy non meritava quello che lui gli aveva fatto, non dopo tutto quello che gli aveva dato in quegli anni.
Come aveva potuto ricambiare il suo amore in quel modo?
Come aveva potuto dimenticarsi, per una sera, che Andy era tutto quello di cui aveva bisogno in quella vita?
Perché era arrivato a quel punto prima di rendersene veramente conto?
E se fosse stato troppo tardi?
Mika smise di suonare e appoggiò le braccia al pianoforte, affondandoci il volto e osservando le lacrime bagnare i tasti bianchi, incapace di suonare ancora una nota in più.
 
 
Fare le valigie, quella volta, fu ancora più difficile di tutte le precedenti. Ogni angolo di casa sua sembrava urlargli in faccia che Andy ormai non c’era più e che Mika poteva incolpare solo se stesso.
Nella sala non c’era più niente che ricordasse Andy.
Ma in bagno, Mika non aveva avuto il coraggio di spostare lo spazzolino di Andy dall’armadietto sopra il lavandino e ogni volta che lo osservava si sentiva ancora più male. Era lì, proprio accanto alla boccetta di profumo che usava il biondo.
Nella stanza accanto al suo studio con il pianoforte, la scrivania era ancora piena di appunti di Andy. Il computer era spento ormai da una settimana e un sottile strato di polvere ricopriva la videocamera, appoggiata sul davanzale della finestra. Andy si sarebbe arrabbiato tantissimo nel vedere la sua videocamera in quello stato; Mika si avvicinò e vi passò una mano sopra, levandole la polvere e sospirando.
In camera, Andy aveva lasciato il suo orologio sul comodino; la maglietta che usava per dormire era appoggiata in malo modo sulla sedia accanto al letto. La foto che Andy aveva spostato anni fa da camera sua per metterla in quella stanza era ancora lì, come se volesse infierire ancora di più sullo stato d’animo di Mika. Le ciabatte di Andy erano ai piedi del letto, così come un paio di calzini, abbandonati proprio lì accanto.
Mika spense tutte le luci di casa sua, chiudendo le tapparelle. Prese le sue valigie e chiuse a chiave la porta, per poi uscire, dove trovò una macchina ad aspettarlo.
-Buongiorno, Mika-
-Ciao- disse il riccio, rivolgendosi al suo manager.
-Dobbiamo passare a prendere Andy, giusto?-
Mika sentì una strana sensazione di nausea.
-No- rispose risoluto –Andy non verrà questa volta-
-Perché?-
-Si… si sente poco bene- borbottò Mika, per poi puntare i suoi occhi fuori dal finestrino, sperando di far capire al suo manager che il discorso era chiuso.
 
 
Andy era sdraiato sul piccolo divanetto della stanza a casa dei suoi genitori, in cui di solito lavorava ai suoi video, prima di andare a vivere con Mika.
Aveva versato tutte le lacrime che poteva versare nei giorni precedenti ed era stanco di piangere. Osservava insistentemente le foto appese al muro che ritraevano sempre lui e Mika.
Perché si stava facendo questo? Non era sufficiente quello che era successo ormai più di una settimana prima? Doveva proprio infliggersi altra sofferenza osservando quelle foto che gli ricordavano i primi giorni della loro storia? Eppure non riusciva a togliere lo sguardo.
Qualcuno bussò alla porta.
-Andy?-
Era la voce di sua madre.
-Puoi entrare, mamma- rispose il biondo, restando comunque sdraiato sul divano.
-Scendi a mangiare qualcosa? Ho fatto una torta e ho preparato il thé caldo-
Andy si mise a sedere sul divano.
-Non mi va, mamma. Scusami. Devo andare a casa di Mika ora-
-Pensavo fosse in Francia- commentò sua madre timidamente. Era più di una settimana che Andy non nominava quello che ormai era il suo ex ragazzo e aveva chiesto anche a lei e a suo padre di non parlarne, di non fare domande.
-Infatti è in Francia. Vado a prendere le mie cose-
La donna sospirò.
-Andy, sei sicuro di…-
-Sì- la interruppe immediatamente il biondo –Sono sicuro-
-Magari potreste…-
-Non si è fatto sentire, mamma- sbottò Andy, irritato dalla situazione –Che cosa dovrei fare?-
La donna non rispose, ma si limitò ad un altro sospiro. Andy uscì dalla stanza velocemente, prima che a sua madre potesse venire in mente qualcos’altro da dire.
Raggiunse la sua macchina e guidò fino a casa di Mika.
Estrasse dalla tasca la chiave che il ragazzo gli aveva regalato anni prima e aprì la porta, accendendo le luci.
Trovò tutto come l’aveva lasciato.
Si era quasi aspettato di trovare tutte le sue cose ammucchiate in un angolo, invece Mika non aveva spostato niente.
Andò in bagno e prese il suo spazzolino, il suo profumo e il suo accappatoio.
Si diresse nel suo studio e prese il computer e la videocamera, per poi ammassare tutti i fogli sulla scrivania e infilare anche quelli in uno scatolone.
Quando uscì passò davanti alla stanza con il pianoforte e notò un foglio appallottolato che attirò la sua attenzione. Entrò e prese il foglio, aprendolo. Era il testo di una canzone che Andy non aveva mai sentito.
“Love you when I’m drunk”
Quando lesse il titolo sentì nuovamente gli occhi bruciare e una strana sensazione di angoscia impossessarsi del suo corpo. Iniziò a leggere il testo e, più leggeva quelle frasi, più sentiva l’angoscia trasformarsi in rabbia pura.
Era una canzone crudele. E lui non avrebbe dovuto leggerla. Appallottolò nuovamente quel foglio e lo rigettò a terra, dove l’aveva trovato, per poi dirigersi a grosse falcate verso la camera da letto: voleva andarsene da quella casa il prima possibile.
Quando arrivò di fronte alla porta aperta della camera da letto, fu costretto a fermarsi un attimo, colpito da un’altra ondata di dolore.
Sapeva che quella sarebbe stata la parte più difficile.  Eppure quelle parole che aveva letto rimbombavano nella sua testa e la rabbia ebbe la meglio sul dolore.
Raccolse tutto il più velocemente possibile, ammucchiando tutti vestiti in due grosse valigie. Afferrò di fretta l’orologio sul comodino e, nel farlo, fece cadere la foto che vi era appoggiata. Fu tentato di raccoglierla, ma poi lasciò perdere. Prese le ciabatte e le scarpe che aveva in giro e le gettò nell’ennesimo scatolone.
Fece quattro o cinque viaggi per portare tutto in macchina. Poi spense di nuovo tutte le luci e chiuse a chiave la porta.
Salì in macchina, tirò un pugno al volante e poi vi appoggiò sopra la testa, respirando profondamente.
Pensava di aver versato tutte le lacrime che aveva in corpo nei giorni precedenti, ma si sbagliava.
And if I can’t control all of the things I do
I guess I better be leaving
Quelle parole, in particolare, non riuscivano a uscirgli dalla testa.
Con gli occhi che ancora bruciavano diede un ultimo sguardo a quella casa, per poi partire sgommando.
 
 
Era passato un mese dalla notte in cui Andy era andato via di casa.
Mika aveva fatto come Andy gli aveva chiesto e non si era fatto più sentire, rispettando la sua decisione. Aveva combinato un disastro, lo aveva fatto soffrire e non poteva obbligarlo ancora alla sua presenza.
Quante volte era stato tentato di chiamarlo, quante volte si era fermato con la macchina di fronte a casa sua.
Mika era appena tornato da Parigi e stava trascinando le sue due valigie all’interno della casa. Accese le luci e respirò, disgustato, l’odore di chiuso. Nonostante il freddo, aprì per un attimo la finestra della sala, per far cambiare un po’ l’aria.
Iniziò a svuotare la valigia; prese spazzolino e accappatoio e si diresse verso il bagno, pronto ad appoggiarli, ma appena accese la luce si bloccò sulla porta. L’accappatoio di Andy non c’era più, così come il suo profumo.
Era passato davvero a riprendersi le sue cose. Mika fece cadere a terra l’accappatoio e lo spazzolino e si precipitò, quasi correndo, al piano superiore. Aprì la porta dello studio di Andy e non vi trovò dentro nulla. Era sparito tutto.
Raggiunse la camera da letto e sentì lo stomaco contorcersi. L’armadio era mezza vuoto, le scarpe di Andy non erano più appoggiate a terra, il suo orologio non c’era più. Anche la foto era sparita.
Era come se si rendesse conto solo in quel momento che non sarebbe tornato davvero mai più. Mika si sedette sul letto, e si prese il volto tra le mani.
Solo in quel momento notò che Andy non aveva preso la foto: la cornice era sul pavimento.
Mika si allungò per prenderla e fece passare un dito sul graffio che tagliava il vetro a metà, causato probabilmente dalla caduta. Andy l’aveva gettata a terra di proposito? O era stato solo un incidente?
Poco importava a quel punto.
Non seppe nemmeno lui perché, ma tolse la foto da quella cornice e tornò in sala, avvicinandosi all’armadio in legno. Lo aprì e si mise a rovistare, trovando finalmente un’altra cornice della dimensione giusta. Vi infilò la foto e poi rimise la cornice al suo posto, dove doveva stare, sul comodino di Mika.
Il riccio portò nuovamente gli occhi a quella foto.
Doveva vedere Andy.
Non seppe nemmeno lui come mai in quel momento gli venne quel pensiero, ma si affrettò ad uscire di casa e a raggiungere la macchina.
Quel lungo silenzio lo stava distruggendo.
Parcheggiò di fronte a casa di Andy e spense la macchina.
Osservò l’albero i cui rami si appoggiavano proprio sul balcone della camera del biondo e, esattamente come aveva già fatto in passato, si arrampicò.
Sbirciò dalla finestra e lo vide dormire, con una mano sotto il cuscino, voltato proprio verso la finestra.
Fu strano vedere il suo viso dopo così tanto tempo.
Anni prima, quando avevano litigato e Mika si era arrampicato per parlare con lui, si era ritrovato a pensare che si sarebbe anche accontentato di andare lassù tutte le notti per osservarlo dormire.
Era vero.
Mentre lo guardava, sentì una strana sensazione colpirlo dritto al petto. Era uno strano miscuglio di dolore e… amore.
Era così bello. I capelli biondi gli ricadevano in ciocche disordinate sulla fronte, che contornavano il suo viso. Si soffermò su ogni dettaglio del suo volto, soprattutto sugli occhi, in quel momento chiusi.
Non poteva dimenticarlo, non avrebbe mai potuto.
Più osservava il suo viso, più la consapevolezza di averlo perso per sempre sembrava fargli ancora più male.
Scese dall’albero e si mise a camminare, incapace di ritornare sulla macchina.
Non seppe come, ma si ritrovò all’ingresso del parco, che non distava molto da casa di Andy.
Raggiunse lo spiazzo in cui si erano conosciuti e si sedette sull’altalena che stava lì vicino.
Era ormai tardi, non c’era nessuno e trovò quel silenzio particolarmente assordante.
Aveva rispettato la decisione di Andy fino a quel giorno, ma ormai sentiva di dover fare un tentativo. Non poteva perderlo in quel modo, non poteva lasciarlo andare così.
Prese in mano il cellulare e digitò il suo numero.
Fece un respiro profondo, mentre poteva sentire lo stomaco contorcersi dall’ansia.
Fortunatamente Andy non aveva perso l’abitudine di tenere il telefono acceso di notte. Fece qualche squillo, poi gli squilli si fermarono, ma dall’altra parte non arrivò alcun suono.
-Andy?- chiese Mika, timidamente, quasi in un sussurro.
-Mika-
La sua voce. Quel suono fu un altro pugno allo stomaco e scatenò una serie di emozioni che Mika non riuscì a decifrare.
-Grazie per aver risposto-
Di nuovo ci fu silenzio. Mika allora prese coraggio.
-Sono… sono nel parchetto. Puoi venire, per favore?-
Sentì un sospiro dall’altra parte.
-Ti prego, Andy- disse allora il riccio, con tono di voce implorante –Ho davvero bisogno di parlarti-
Ci fu ancora un attimo di silenzio, poi finalmente Andy rispose.
-Arrivo- e mise giù il telefono.
Mika chiuse la chiamata e rimise in tasca il suo cellulare.
E ora? Cosa gli avrebbe detto? Tentò di pensare alle parole giuste, ma non gliene venne nemmeno una.
Non passò molto prima di sentire dei passi avvicinarsi. Alzò il volto e si ritrovò faccia a faccia con Andy.
Il primo istinto fu quello di alzarsi e correre ad abbracciarlo. Si controllò, alzandosi semplicemente dall’altalena e facendo un passo verso di lui, per poi fermarsi.
-Ciao- fu l’unica cosa che uscì dalla sua bocca.
-Ciao- rispose il biondo, in un sussurro.
Si guardarono negli occhi per quello che sembrò un momento infinito.
Quanto gli erano mancati quegli occhi azzurri in quelle settimane.
-Andy, io…- Mika si fermò e prese un respiro profondo.
Poi si aprì e fu completamente sincero, cercando di buttare fuori tutto quello che sentiva.
-Mi dispiace. Lo so, ho fatto una cosa terribile, e non bastano delle semplici scuse. Ti ho ferito… ma ho ferito anche me stesso, credimi. Ho cercato di rispettare la tua decisione in questo mese. Ho preso in mano così tante volte il cellulare per chiamarti ma poi non l’ho mai fatto. Io… non volevo farti soffrire di nuovo. Sono stato così stupido e mi sento così in colpa. Non so cosa mi sia successo in quel periodo… mi sono reso conto di quello che ho fatto la mattina dopo quando mi sono svegliato. Non posso continuare così, Andy, non posso continuare ad andare avanti senza di te-
Andy lo fissava, immobile, con uno sguardo triste.
-Come faccio…-iniziò a dire il biondo, avvicinandosi a lui di un altro passo –Mika, come faccio a essere sicuro che non succederà di nuovo? È successo una volta e… e io non voglio più passare quello che ho passato in quei giorni-
-Guardami, Andy- Mika annullò la distanza che ancora li separava portandosi vicino a lui, inchiodando gli occhi del biondo nei suoi –Sei sempre riuscito a capire quando mentivo e quando ero sincero. Non succederà più. Non lo potrei sopportare nemmeno io. Ti prego, perdonami Andy. Io ho davvero bisogno di te e non so in che altro modo dirtelo, in che altro modo dimostrartelo… mi sono sentito così perso in queste settimane-
Andy lo fissò negli occhi, mentre assimilava ogni sua parola. Gli occhi di Mika erano sempre stati lo specchio della sua anima. Erano tornati ad essere gli occhi del suo Mika, non del Mika di quegli ultimi giorni che avevano passato insieme. Andy li riconosceva: erano quegli stessi occhi di cui si era innamorato tre anni prima. Ed erano sinceri.
Durante quel mese, Andy non era mai davvero riuscito a ricoprire quella ferita. Ma gli era mancato così tanto e aveva sperato per molto tempo di ricevere un suo messaggio.
Poi si era arreso.
Di fronte alla chiamata di quella sera si era sorpreso molto, eppure sapeva fin da subito che avrebbe risposto e che avrebbe raggiunto il ragazzo, ovunque si trovasse.
Eppure c’era ancora una cosa che non riusciva a dimenticare, proprio per il dolore profondo che gli aveva provocato.
-Mika, quella… quella canzone- mormorò, con la voce spezzata dal dolore.
-Quale canzone?- chiese il riccio, confuso.
Andy fece un respiro profondo, prendendo coraggio.
-Love you when I’m drunk- disse infine ed era evidente lo sforzo che aveva fatto per pronunciare quelle parole.
Mika impallidì visibilmente.
-Quando sono venuto a prendere le mie cose…- iniziò allora a spiegare Andy –ho visto quel foglio appallottolato per terra e mi ha incuriosito-
Mika sospirò: quella sera aveva chiesto a Andy di incontrarlo per essere sincero e sarebbe stato sincero anche su quella canzone. Gli dispiaceva solo che Andy l’avesse letta: era una delle canzoni più crudeli che avesse mai scritto.
-Mi dispiace che tu l’abbia letta. Quel foglio era appallottolato proprio perché volevo farlo sparire. Io… l’ho scritta la mattina dopo… dopo…-
Non riuscì a concludere la frase, così lasciò perdere, e continuò.
-Io mi sfogo scrivendo canzoni, lo sai meglio di chiunque altro. È una canzone crudele, lo so. Erano…. Erano le parole che mi sono venute quel giorno e che ho deciso di far sparire subito dopo. Mi dispiace così tanto Andy. Perdonami… quando mi sono reso conto di quello che ho fatto, quando ho capito che quelle parole non erano vere… era troppo tardi ormai. Mi avevi chiesto di non cercarti e non potevo non rispettare questa tua decisione dopo tutto quello che ho combinato –
-Ma stasera…- iniziò Andy.
-Stasera ne ho sentito la necessità. Mi sono detto che non potevo perderti in questo modo, senza nemmeno provare a sistemare tutto. Senza nemmeno chiederti scusa, senza nemmeno farti sapere che sono pentito di quello che ho fatto. È stato uno dei più grandi errori della mia vita, lo so. Non… non pretendo che tu cancelli tutto da un giorno all’altro… solo, dammi un’altra possibilità-
Il biondo guardò gli occhi di Mika per quello che sembrò un momento infinito, ma non disse niente, cosa che creò a Mika una certa agitazione.
-Andy… dì qualcosa. Ti prego, io… mi dispiace, mi dispiace moltissimo. Non so come farmi perdonare, non so più che cosa fare-
Andy si prese ancora qualche secondo per pensare. Sapeva i momenti in cui Mika scriveva una canzone, sapeva che la musica era la sua valvola di sfogo, il suo evadere dal mondo. Il suo rifugio nei momenti peggiori.
Doveva accettare anche le parole di quella canzone, se voleva andare avanti.
Doveva rendersi conto che facevano parte della loro storia, che sarebbero rimaste lì, come a testimoniare tutto quello che avevano superato insieme.
Nessuno è perfetto a questo mondo. Tutti commettono degli errori, Mika compreso. Voleva davvero buttare all’aria tutto per un errore? Voleva lasciare tutto alla prima difficoltà seria? Tutto quello che avevano passato in quegli anni, tutto quello che Andy provava per Mika, non potevano essere gettati via solo per un errore.
Non poteva permettersi di perderlo definitivamente. Non poteva non perdonarlo, ora che si era reso conto del suo errore. Più lo guardava, più ascoltava le sue parole, più si convinceva che nemmeno lui poteva andare avanti senza Mika.
-Non sai cosa fare?- gli chiese allora Andy, con un leggero sorriso –Baciami- gli sussurrò poi, portando una mano sul suo volto. 
Mika fu talmente sorpreso di sentire quelle parole, di vedere ancora quel sorriso che rimase immobile per un attimo. Poi si avvicinò a lui, prendendogli il volto tra le mani e appoggiò le sue labbra su quelle morbide del ragazzo. in quel momento, sentì come delle scariche elettriche attraversargli il corpo e capì che nulla al mondo era paragonabile a quell’istante. Fu un bacio lento, dolce, in cui Mika cercò di trasmettere ad Andy tutto quello che aveva cercato di dirgli a parole. Andy portò una mano tra i capelli di Mika, godendosi quel contatto che gli era mancato così tanto. Mika lo strinse a sé, facendo sfiorare le loro lingue, perdendosi completamente nelle labbra del compagno.
Quando si allontanarono, Andy notò una lacrima scendere sulla guancia di Mika.
-Non piangere- gli sussurrò, asciugandogli la lacrima.
-Scusami- sussurrò Mika –Scusami per quello che ti ho fatto. Non mi perdonerò mai-
-Non dire così- rispose Andy, prendendo il viso del riccio tra le mani e costringendolo a guardarlo negli occhi –È tutto a posto. Tutti possiamo sbagliare-
-Sì, ma io ho fat…-
-Sono felice che tu abbia deciso di chiamarmi alla fine- lo interruppe Andy, sorridendo. Voleva fargli capire quello che provava, voleva fargli capire che aveva capito la sua sincerità. Voleva fargli capire che lo amava.
-Va tutto bene, ok? Non piangere, e smettila di scusarti. È passato. Ti amo, Mika. E questo non può cambiare per un errore-
Mika non riuscì ad allontanare lo sguardo da quello di Andy. Gli aveva appena detto di amarlo, nonostante tutto quello che gli aveva fatto. Una cosa che lui non aveva mai nemmeno osato sperare.
-Ti amo anche io- e si avvicinò di nuovo al ragazzo, abbracciandolo e affondando la testa nella sua spalla. Ma nonostante Andy gli avesse detto di non piangere, Mika lasciò fuoriuscire tutte le lacrime che sentiva ancora di avere.
-Mika, ti prego, non fare così- gli disse Andy, in tono dolce, stringendolo a sé e accarezzandogli la schiena con le mani.
-Credevo che non mi avresti mai perdonato. Mai. Credevo non mi avresti mai più voluto vedere- sussurrò, contro la sua spalla.
-Sono qui- gli disse semplicemente Andy, stringendolo un po’ più forte a sé e lasciando cadere, nonostante tutto, una piccola lacrima silenziosa dai suoi occhi.
 
   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Lizhp