Nulla è per sempre.

Ogni round che ti allontana da me e che ti porta al centro del ring di certo non è per sempre: non dura poi così tanto, alla fine… sono solo tre minuti. Ma io muoio dentro di me per ogni secondo di quei maledetti tre minuti. Me li sento scorrere sulla pelle, si mescolano con il mio respiro, mi rintoccano nel cuore, battito dopo battito…

Non voglio vederti così solo.

Mai più.

Ma nessuno è più solo di un pugile, quando deve alzarsi dal suo angolo.

Sussulto al suono del gong, nel vederti avanzare, con i pugni stretti in difesa. Il tuo sguardo, da fiero e limpido, si fa concentrato e cupo. Stai giocando il tutto e per tutto, Joe: io questo lo so. L’ho sempre saputo.

Anche quando tu non eri per me, ma solo per la tua rabbia.

Anche quando mordevi per terra la polvere, come un animale ai ceppi.

Anche quando l’ansia di batterti con Tooru era la tua unica ragione di vita.

Io ci sono sempre stata.

Il tuo respiro è il mio respiro; il tuo stesso sangue, goccia dopo goccia, che ora vedo sprizzare, violento, ad ogni pugno di José, mi appartiene.

Ma la spugna non va gettata, mai. I guantoni che ora mi stai donando e che hanno fatto parte di te li stringerò forte nelle mie, di mani.

Non sarà per sempre neppure questo dolore, Joe.

Ma quell’angolo, il tuo angolo, ormai rimasto vuoto, non potrà che indicarmi la via, d’ora in poi.
 

Questi personaggi non mi appartengono: dichiaro di aver redatto la suesposta flashfic nel rispetto dei diritti di autore e della proprietà intellettuale, senza scopo alcuno di lucro, con assoluta, totale deferenza ad Asao Takamori ed a Tetsuya Chiba.



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