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Autore: Belinda__x    05/01/2009    5 recensioni
"Non ero una sciocca ragazzina, no. Ma dopo l’arrivo dell’ultimo, nuovo membro della squadra qualcosa di strano ribolliva dentro di me. Però..." E' una cortissima OneShot che ho scritto tempo fa e che mi sono decisa a pubblicare.. di questi personaggi non si parla poi molto, perciò magari, se volete leggere una storia diversa dal solito.. eccola qua! In più non è affatto lunga perciò.. *.* spero qualcuno recensirà.. ^^ (ç___ç)
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Tayuya | Coppie: Sakon/Ukon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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On the first night

Semplicissima OneShot, scritta quest'estate.. ^^ non è niente di che, ma.. che dire, spero vi piaccia!

Belinda__x

ON THE FIRST NIGHT

 

Eravamo ormai diventati una squadra perfetta, nessuno era mai stato in grado di batterci. E nessuno ci sarebbe riuscito mai.

Orochimaru-sama mi aveva salvato la vita nel momento più difficile della sua vita, e non potevo ripagarlo in altro modo se non seguendolo e aiutarlo a colonizzare il suo sogno.

Non ero una sciocca ragazzina io, e anche lui ne era al corrente.

­Io non sarei stata ammazzata per un semplice sacrificio come quella cretinetta di Kin.

Io facevo parte della squadra d’èlite di Orochimaru-sama; ciò stava a significare che la sua protezione era una nostra responsabilità. Orochimaru-sama nutriva una grande fiducia in noi.

 

Non ero una sciocca ragazzina, no. Ma dopo l’arrivo dell’ultimo, nuovo membro della squadra qualcosa di strano ribolliva dentro di me.

Kimimaro-senpai.

Perché ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi, di ghiaccio, dentro di me sentivo invece caldo?

Sembravo una cretina, mi stavo prendendo una ridicolissima cotta.

Ma lui non sembrava avere interesse per nessuno, eccetto il nostro maestro, verso il quale sembrava avere una grande riconoscenza; avevo infatti sentito dire che lo aveva salvato quando da piccolo era rimasto l’ultimo membro del suo clan, sterminato.

Orochimaru-sama aveva salvato tutti noi. Aveva riconosciuto in noi una potenza ad altri sconosciuta, e ci aveva aiutati a liberarla e a sfruttarla al meglio.

Ma, si sa, per avere, bisogna anche dare.

E noi saremmo stati legati ad Orochimaru-sama fino alla fine, in cambio della forza che ci era stata donata.

 

Come una bambinetta, stavo sempre accanto a Kimimaro-senpai, che nonostante tutto continuava a guardarmi con occhi vuoti e a parlarmi con un tono piatto.

Un pomeriggio, durante una pausa dopo l’allenamento quotidiano con la squadra, mi ritrovai seduta su una piccola roccia nel bosco con al mio fianco, in piedi, proprio Kimimaro-senpai. Fu così che mi venne la sciocca idea di porgli una domanda che non avrei mai dovuto fargli:

-Kimimaro-san, tu hai mai amato?-.

Mi sentivo una completa idiota, ma ormai le parole erano uscite, non potevo tornare indietro.

Si voltò piano, con la solita calma, nella mia direzione. Io abbassai di scatto gli occhi, rossa di vergogna.

-E perché mai avrei dovuto farlo? Amare è una debolezza. L’amore è un’illusione, una cosa sciocca. Siamo ninja, tutto ciò a cui dobbiamo pensare è diventare forti. Perché mi fai una domanda così?-.

Io continuavo a guardare in basso.

-Bo, non lo so neanche io-, fu tutto ciò che riuscii a rispondere.

Ero rimasta delusa dalla sua reazione.

Davvero l’amore era un’illusione? ... E perché diavolo mi facevo quelle domande?! Io non ero una ragazzina stupida come tutte le altre. Non avrei perso tempo in cose cretine come l’amore.

Mi alzai di scatto e feci per tornare alla radura dove ci allenavamo, ma non vidi più Kimimaro-senpai alla mia sinistra.

-È già tornato alla radura-, era la voce di Sakon-kun, che spuntò da dietro un albero di fronte a me. -Sei diventata cieca?!-.

-No, è che... ero sovrappensiero-.

-L’ho visto-, commentò.

-Forza, torniamo anche noi-, e iniziai a camminare.

-Kimimaro-san è un po’ freddo... ma è il suo modo di essere, non ci possiamo far niente. Non te la devi prendere-, iniziò lui, mentre camminavamo.

-Che cosa vuoi dire? Per cosa dovrei prendermela?-, quello stronzo aveva origliato la nostra conversazione imbarazzante. Avrei voluto sotterrarmi per quella domanda idiota che avevo posto al nostro caposquadra.

-È forse il lato gelido di Kimimaro-san che ti affascina?-, continuò lui.

-Bah, smettila! So che hai origliato, e, be’, non so proprio perché gli ho fatto quella stupida domanda!-, dissi, brusca.

-Forse perché ti stai prendendo una cotta-, continuò a punzecchiarmi Sakon-kun.

-Ma smettila! L’amore è solo una stronzata!-.

-Come vuoi..-, si fermò. -Ah, comunque, Tayuya-chan..-, e si voltò indietro, verso di me. -..domani è il tuo compleanno-, riprese a camminare e raggiunse la radura.

Io rimasi lì, impalata, e mi sentivo ardere le guancie, ma scrollai la testa e entrai anch’io nella radura, pronta per una nuova razione di allenamento.

 

La mattina seguente, mi svegliai piuttosto presto: il sole non era ancora sorto.

Rimasi sdraiata sul letto per un po’, a guardare il soffitto scuro, ma poi decisi di cambiarmi.

Tolta la maglia, all’improvviso sentii scricchiolare la porta accanto al letto.

Mi voltai di scatto, ma mi ricordai di non avere il reggiseno solo quando mi trovai faccia a faccia con Kabuto-senpai.

L’urlo che seguì fece rintronare tutte le finestre del rifugio di Orochimaru-sama.

-T..Tayuya-san...-, balbettò Kabuto.

-Brutto deficiente idiota cretino che non sei altro!! Ma che cosa cazzo vuoi da me a quest’ora?!-, urlai, coprendomi più che potevo con le mani.

-Ho... ho qui dei vestiti puliti...-.

-Ah, ma bene!!! Invece perché non muovi quel culo e vai a leccare quello del tuo capo e gli dici di procurarmi un reggiseno?! Dove cazzo lo vado a comprare io, porca troia?! Non ce le voglio mica avere moscie!!!!-, continuavo a sbraitare come una pazza.

Kabuto-senpai era visibilmente imbarazzato. -B.. be’, io... vedrò cosa posso fare... Per il momento, ti metto i vestiti qua...-, e li poggiò sul letto.

-Oh, sì, bravissimo!! ADESSO VATTENE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-.

La porta si richiuse istantaneamente.

Se non altro avevo capito come mai tutte le mattine trovavamo dei vestiti puliti al posto di quelli sporchi sul letto. Ma non era stata lo stesso una buona idea svegliarsi prima.

Scaraventai in terra i vestiti sporchi che stavo per indossare e afferrai quelli puliti.

Dopo poco però qualcuno bussò alla porta. Infilai di scatto il dolcevita nero e sperai con tutta me stessa che non fosse di nuovo Kabuto-senpai.

-Chi cazzo è?-, urlai.

Vidi spuntare Sakon-kun dalla porta non del tutto aperta. -Ehm, si può?-.

-Se ti interessa vedermi in mutande..!-, dissi, esasperata.

Mi guardò dall’alto verso il basso.

-Be’, non sei male-, sorrise malizioso.

Non so perché, ma quel complimento mi gelò il sangue nelle vene.

-Ma cosa è successo?-, domandò ancora.

-Kabuto-senpai è entrato prima che indossassi la maglia-, sbuffai.

-Ah, a quanto pare allora è stato più fortunato di me-, sospirò.

-Non rompere, piuttosto, perché anche tu qui? Pensavi che facessi uno strip?!-.

-No, sai, il fatto è che un urlo come quello alle cinque e mezza del mattino non passa certo inosservato.. o forse, “inascoltato”! Hai svegliato tutti!-, rise.

-Be’, pazienza. Adesso, se non ti dispiace, dovrei cambiarmi gli slip-.

-Oh no, non mi dispiace, stai tranquilla-, e rimase lì dov’era.

-Ma insomma, te ne vuoi andare?!-, urlai di nuovo.

-Ah sì, ops, scusa!-, sbatté la porta ridendo ancora.

 

Quando finalmente riuscii a cambiarmi in piena pace, decisi di uscire ed andare ad allenarmi da sola, prima degli allenamenti che avrei dovuto intraprendere con la squadra al completo.

Mi addentrai nel boschetto che si trovava intorno al rifugio e, raggiunto un albero qualsiasi, indossai sulle nocche i pesi che mi ero fatta procurare da Kabuto-senpai la sera prima, dopodiché cominciai a prendere a pugni l’albero di fronte a me, sfogando tutta la mia rabbia.

Rabbia senza un motivo preciso, semplicemente rabbia. Voglia di diventare più forte in poco tempo. Voglia di venir guardata con ammirazione da Kimimaro-senpai allo stesso modo come io facevo con lui, anche se sapevo che sarebbe stato pressoché impossibile, e ciò mi faceva ancora più rabbia.

Le mie braccia non seguivano più il mio comando, colpivano l’albero immobile automaticamente. La fatica era una cosa estranea.

All’improvviso fui però distratta da un rumore alle mie spalle.

-Ma perché tu devi sempre comparirmi intorno?-, dissi, alla figura dietro di me.

-Scusami, non volevo infastidirti-, mormorò Sakon-kun. -Come mai sei venuta così presto e da sola ad allenarti?-

-Tutto ciò a cui devono pensare i ninja è diventare forti-, dissi, gettando a terra i pesi. -E poi io sono brava soltanto con il flauto e le illusioni, devo impegnarmi di più con le arti marziali-.

-Invece hai molta forza nelle braccia, per essere una ragazza...-.

-Scommetto che ti riferisci a quando ho tirato quel mega pugno a quel grassone di Jirobo-kun!-.

-Precisamente-.

Risi.

-Comunque ho notato che fai tesoro di tutto ciò che ti dice Kimimaro-kun...-, commentò lui.

Arrossii senza rendermene conto e mi voltai di scatto dalla parte opposta. -Ah, sì?-.

Lo vidi sorridere con la coda dell’occhio.

-Be’, però non sono ancora però del tutto soddisfatta dei miei muscoli... e non provare a ripetere che sono forte, per essere una ragazza. Nel mondo dei ninja non esiste distinzione tra uomo a donna-.

-Questo non significa che non ci sia differenza tra scopare Jirobo-kun e te-.

Mi voltai di nuovo di scatto verso di lui, istintivamente.

-Be’, non ti scandalizzare, adesso...-, si affrettò ad aggiungere.

-Quello non è esattamente “il mondo dei ninja”, coglione!!-, scoppiai a ridere.

-Hai ragione, e allora che mondo è? Dello spasso?-, azzardò.

-Mio caro Sakon-kun, hai appena affermato che ti divertiresti da morire a scoparmi!-, continuai, piegata in due dal ridere.

-Non è vero!-, replicò.

-Ah, no?-.

-Ho detto solo che sarebbe uno spasso!-.

Ci guardammo fissi negli occhi per un attimo, poi scoppiammo sonoramente a ridere entrambi.

 

Quella sera mi sentivo strana, seduta sul letto, già in pigiama. Sentivo che c’era qualcosa che non andava, ma non riuscivo a spiegarmi che cosa.

Ma certo: Sakon-kun non mi aveva fatto gli auguri di buon compleanno. E allora? Che cosa me ne importava? Non mi sarei ricordata neppure io del mio stesso compleanno se non me l’avesse rammentato lui il giorno prima. Ma proprio nel momento in cui sentivo di essere stata raggiunta da un’ondata di flashback, la porta della camera si aprì piano, riportandomi alla realtà.

-Sono io..-, mormorò piano Sakon-kun.

-Non avevo dubbi-, dissi soffocando una risata.

Ma ero contenta che lui fosse lì con me oppure no? E perché mi ponevo questa domanda?

Entrò furtivamente, e con le mani dietro la schiena sapevo già cosa nascondeva, cosa che mi fece sorridere.

-Buon compleanno-, farfugliò, porgendomi un piccolo dolcetto con sopra una candela.

-G.. grazie...-, mormorai.

-Sono tredici anni, giusto?-.

-Già.. Ormai non so da quanti anni, la sera del 4 dicembre, mi porti un dolcetto...-.

-E non sai che faticaccia riuscire a trovare una scusa per farmelo procurare da Kabuto-senpai! Comunque dai, avanti, esprimi un desiderio e spegni la candelina!-.

Risi di quella stupida usanza, ma nello stesso tempo rimuginai su un possibile desiderio che potessi avere.

Ma poi mi decisi e, dopo averlo espresso, soffiai con dolcezza sulla ormai consumata candelina, la stessa da anni.

-Tanti augurii!!-, batté piano le mani Sakon-kun.

-Sei..-, tentai di dire. Ma era inammissibile! Tayuya non si trovava mai in situazioni del genere! -...sei stato l’unico a farmi gli auguri, grazie...-.

-Ma di chee!-, mi sorrise.

Non avevo altre frasi per colmare quel silenzio, così decisi di spezzare la tartina e di dargliene metà.

-Sai, Tayuya-chan, proprio oggi stavo pensando...-, iniziò, mentre masticava il dolce. -Noi, come squadra accompagnatrice di Orochimaru-sama, non siamo poi così ben visti dalla gente degli altri villaggi... dobbiamo proteggere il nostro capo anche a costo della vita...-, fece una pausa, durante la quale lo fissai incuriosita mentre mi gustavo la mia parte di dolce. -...che potrebbe finire da un momento all’altro-, concluse infine.

-Be’, Sakon-kun... è proprio come tutti i ninja, anche loro devono essere disposti a dare la vita per il proprio villaggio, mentre noi dobbiamo fare lo stesso con Orochimaru-sama...-.

Sospirò. -Non so se è proprio la stessa cosa...-.

-A che stai pensando, Sakon-kun? Non vorrai tradire Orochimaru-sama!? Sarebbe un suicidio!-, dissi in un bisbiglio: a Kabuto-senpai piaceva gironzolare per i corridoi.

-No, assolutamente! Non l’ho mai pensato!!-.

-E allora?!-.

-E allora... be’, senti Tayuya-chan, se vuoi dopo puoi prendermi a calci e a schiaffi, ma ho riflettuto a lungo e ho pensato che non voglio morire senza prima...-, sospirò nuovamente, dopodiché prese il mio viso tra le sue mani e lo avvicinò al suo.

Le sue labbra incontrarono le mie impacciatamente, dopotutto era il primo bacio per entrambi. Come servitori di Orochimaru-sama l’amore non era proprio una priorità, anzi.

Risposi al suo bacio con veemenza, al contrario delle sue aspettative.

Perché non mi ero mai accorta del legame che c’era tra di noi?

E, in fin dei conti, c’era davvero un legame?

Decisi di fregarmene e lasciai che le nostre lingue si incontrassero, schiudendo le labbra.

Cos’era che lo spingeva a farlo? Cos’era che mi spingeva a farlo??

 

Senza che me ne rendessi conto, dopo non molto ci ritrovammo sul letto mezzi nudi, lui sotto di me.

-Tayuya-chan, tu... sei proprio sicura? Abbiamo...-.

-Tredici anni, sì. Compiuti oggi, per la precisione-, sorrisi maliziosa. -Fammi un regalino, dai... sai cosa voglio!-.

 

 

 

E così quella fu la mia prima volta.

E così quello fu l’inizio di una frenetica pazzia.

 

Ma oggi, 13 agosto 2008, una domanda mi ha colta di sorpresa.

-Tayuya, ma tu lo hai mai fatto per amore?-, mi ha chiesto Ino.

L’ho mai fatto per amore?

E, dopotutto, io so cosa è l’amore?

Cerco ancora le risposte.

  
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