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Autore: Juja    28/05/2015    0 recensioni
Questa storia è la prima che ho scritto nel lontano 2007 e, rispolverando tra le cartelle del mio PC, l'ho trovata con mia enorme sorpresa e tenerezza.
Parlo dell'amicizia, che è un sentimento molto importante e non va mai sottovalutato, quale che sia la situazione o il problema, non bisogna tirarsi indietro; la saggezza e la maturità fanno il resto.
Buona lettura...sperando vi piaccia!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Codiii! Monellaccio che non sei altro, scendi immediatamente da lì!
Non posso lasciarti un minuto da solo che combini danni!”, disse July McDowell al suo cagnolino che mangiava un “osso prelibatissimo”, sul divano di pelle bianca appena acquistato.
Per July quella settimana fu talmente stancante che aveva i nervi a fior di pelle.
Essere un’infermiera era più stressante che qualsiasi altra cosa avesse fatto nella vita e non avere un compagno al suo fianco le pesava un pochino, ma non lo avrebbe mai ammesso soprattutto poiché si trattava di una scelta personale.
“Devo farcela da sola!” ecco il suo motto fin da quando era piccola e non voleva che nessuno la aiutasse, neanche nelle situazioni più difficili.
Qualcuno potrebbe interpretarlo come un forte orgoglio, ma per July era solo il modo di riuscire a sopravvivere con le sue sole forze e andare avanti con le sue gambe e a testa alta.
“Dai, piccolo puzzone peloso di un cane, andiamo ti preparo la pappa così poi mi lavo, mi vesto ed esco con Mary, che tu adori tanto, specialmente quando ti porta quegli orribili dolcetti a forma di vermetto, che invece fanno tanto rabbrividire me!”.
July, trent’anni, ragazza allegra e molto giovanile, bell’aspetto, simpatica e dolce, carnagione scura, capelli castani tendenti al viola e profondi occhi color marrone, abitava in una villetta rosa pastello e grigio chiaro, situata al centro di Miami in un caratteristico residence modernissimo, con giardino indipendente, tante palme e una magnifica piscina che tanto adorava.
Amava i cani in un modo fuori dall’ordinario tanto che, se avesse avuto più spazio nella sua graziosa abitazione, avrebbe preso non meno di un esemplare di tutte le razze, ma quello che amava di più era il suo dolcissimo Codi, di sette mesi, trovato proprio nel giardino di casa sua, abbandonato da chissà chi e catapultato nella sua vita come un fulmine a ciel sereno.
Le piaceva chiamare Codi con l’appellativo di puzzone e la Z, nel pronunciare la parola, diventava una S. Non appena portato in casa, Codi, la assalì per leccarle il viso in segno di riconoscenza e lei si commosse ripensando alla gioia che le portava la sua vecchia cagnolina, morta di cancro quattro anni prima.
“Ecco qui lo spuntino, dolce musetto bagnato, buono vero?
E ora ho bisogno di te per scegliere il vestito che indosserò stasera, che ne dici?
Secondo te, è più carino questo rosso con il corpetto e lo spacco laterale, o questo nero con il pizzo nel decolleté?”.
Codi la osservò piegando la testa, prima a sinistra e poi verso destra, come se stesse riflettendo per poterle dare un consiglio poi, appena July sollevò il vestito rosso, abbaiò e saltellò felicemente!
Aveva fatto la sua scelta e July era perfettamente d’accordo con lui.
“Codi, io ora devo uscire, tu aspettami qui e fai la guardia!”
Baciò il suo cucciolo sulla fronte e si diresse a casa dell’amica che la attendeva per recarsi a una festa in casa di Andrew, il loro migliore amico.
Andrew Saw nato a Brooklyn trentasette anni prima, risiedeva a Miami per lavoro, poiché suo padre durante un viaggio, gli permise di lavorare al famosissimo Marriott Hotel come capo barman, ma il suo sogno era uno soltanto: “Il cinema”, essere il regista di un bel film comico con un velo di horror e tanta musica!
Sperando che le sue idee siano chiare almeno questa volta perché normalmente sono piuttosto confuse! disse July tra sé e sé.
Maryanne aveva presentato July ad Andrew poiché pensava, sarebbero andati d’accordo e, infatti, s’intesero già dalla prima stretta di mano e iniziarono a ridere e scherzare come se si conoscessero da anni.
E fu così che July divenne la sua “seconda migliore amica”.
 
ore 20.30
 
Maryanne Rice, 35enne di Los Angeles, era la migliore amica di July, “un’artista”, si definiva lei e bisogna ammettere che senso artistico ne aveva davvero parecchio, tanto che le sue creazioni, in prezioso cristallo Swarovski e platino, riscossero molto successo nella lussuosa New York.
Ciò che vide entrando in casa di Mary la sconvolse a tal punto che non riuscì proprio a proferire parola.
Libri sparsi in tutto il pavimento, cassetti rovesciati, le piante sradicate dai vasi, sembrava la III Guerra Mondiale.
In un primo momento pensò che i ladri le avessero saccheggiato la casa poiché Mary piangeva coricata sul divano, anch’esso abbastanza distrutto.
“Mary si può sapere cosa è successo? Stai bene? Sei ferita? Ti hanno derubato? Ti hanno fatto del male? Chiamo la Polizia? Chiamo un’ambulanza? Ti porto in ospedale dalle mie colleghe in turno? ” disse July molto  preoccupata e agitatissima a causa della scena che le si era presentata davanti agli occhi.
“Baaaaastaaaaaaa, smetti di fare domande cretine e chiama un killer!
Lo strozzo quel bastardo, lo uccido, gli torco il collo, maledetto!” disse Mary urlando contro July e agitando un grosso martello come se volesse distruggere anche l’aria intorno a lei.
July capì subito che si riferiva a Johnny Parker il suo fidanzato (o ex visto l’atteggiamento della sua amica e quello che era appena successo), che Mary conobbe in discoteca tre anni prima di questo tragico evento e che July non sopportava a causa della sua arroganza e maleducazione.
“Lo sai cosa ha fatto quel bastardo opportunista figlio di puttana?” le chiese sempre agitando il martello contro di lei.
“Lo vorrò sapere non appena ti sarai calmata e avrai posato quell’arnese non tanto rassicurante!” disse July sorridendo per sdrammatizzare la situazione ma Mary, per tutta risposta, lanciò il martello contro il muro, sfiorando il viso sconvolto della sua amica e distruggendo un quadro che July le regalò per il suo 33° compleanno.
July impallidì, non aveva mai visto la sua più cara amica sempre calma, razionale e ragionevole in preda all’ira.
Naturalmente Mary non si accorse dell’infausto gesto, era troppo infuriata per rendersi conto del dispiacere che avrebbe potuto provare la sua amica vedendo il suo regalo distruggersi in mille pezzi.
“Ma... Ma... Mary, che... che cosa hai fatto?!?” disse July balbettando ed emettendo un fil di voce.
“Che cosa ho fatto? Niente! Non ho concluso niente, sono un’illusa!
Io che mi fido degli uomini e loro che approfittano di me e della mia bontà!
Beata te che sei una zitella convinta e che non hai di questi problemi!”, le disse con una punta d’astio.
“Eh no mia cara, ora stai esagerando! Prima distruggi un Van Gogh e ora mi dai della zitella e per di più, convinta, come ti permetti vecchia bacucca?!?” e dopo aver preso la rincorsa, le saltò addosso e iniziò a farle il solletico.
Scoppiarono in una fragorosa risata, ma un istante dopo Mary scoppiò in lacrime.
“July, quel pezzo di merda mi ha estorto $ 37.000... i miei risparmi...me li ha chiesti in prestito un mese fa dicendomi che era disperato e che ne aveva estremamente bisogno per saldare un vecchio conto con lo zio spagnolo e sai ora cos’ha fatto?!? È fuggito, non si sa dove, con una tipa dai capelli neri e profondissimi occhi celesti di nome Alyson, ti rendi conto?!?” le disse con la voce rotta dal pianto.
July la abbracciò forte e le baciò la fronte.
“Tesoro mi dispiace tantissimo, se posso fare qualcosa per te, dimmelo”.
“Si”, rispose Mary “uccidilo o fai in modo che qualcuno lo uccida per me!”.
July la fissò dritta negli occhi e le consigliò di ragionare prima di dire certe cose.
“Sai cucciola, queste cose sono davvero gravi, ma la vita va avanti, i soldi cercheremo di recuperarli in qualche modo. Non è così che si risolvono le situazioni e specialmente con la mente poco lucida. Sai bene che non si prendono decisioni quando si è troppo tristi o troppo felici. Ora tu sei infuriata e sragioni ma, tra un po’, quando ti sarai calmata, ne riparleremo e vedrai che una soluzione la troviamo!”.
“Ma che cazzo dici, July? Svegliati, esci dal mondo delle fiabe! Hai capito che lui è sparito con i miei soldi e con una tipa che non si sa da dove sia uscita? È così difficile da capire? Ciò che mi sconvolge di più è che non mi sia mai accorta del suo opportunismo e per la prima volta me ne sono innamorata davvero, ma non è finita qui. C’è un’altra cosa che non sai e che ho scoperto 2 giorni fa”.
July rabbrividì.
Il viso di Mary era pallido come un lenzuolo, una cosa abbastanza difficile considerando che la sua carnagione era piuttosto olivastra ed essendo estate piuttosto abbronzata, così July intuì tutto.
“Mary, dimmi che mi sto sbagliando, dimmi che non è quello che sto pensando io...”. Mary chinò il capo e annuì.
“Si bambina mia sono incinta e sai anche che non posso tenere il bambino di un bastardo” disse in tono cupo e con uno sguardo malefico.
“Cosa stai blaterando? Ma che discorsi sono questi? Non importa se è stato lui o meno a metterti incinta, è una vita umana, è tuo figlio, non puoi uccidere TUO FIGLIO!” rispose July infuriata più che mai.
“Lo so” rispose lei, “ma non posso portare in grembo la creatura di un pezzente, questo lo capisci, vero?”.
“Eh no che non lo capisco, brutta scema. Come posso comprendere le ragioni di una pazza esaurita come te. Vuoi commettere un infanticidio? E se fossi incinta da più di 3 mesi? Lo sai che non puoi abortire, vero?!? E, ad ogni modo, non lo farai, te lo proibisco nel nome dell'amore e dell'amicizia”.
Mary si alzò dal divano distrutto (ma era pur sempre un divano) e iniziò a gironzolare intorno al tavolino (una delle poche cose rimaste integre), prese un bicchiere di cristallo nel quale aveva versato, prima dell’attacco distruttivo, un po’ di Gin, sorseggiò il liquore e disse: “Ma noi non dovevamo uscire?”.
July spalancò gli occhi allibita più che mai.
“MARY, non farmi arrabbiare più di quanto non lo sia già, piantala di ingurgitare alcolici visto che hai pure scoperto di essere in stato interessante e non cambiare discorso, giurami che lo terrai”.
Mary ci pensò un po’ su e poi, fissandola con un’intensità tale da farle tenerezza, disse: “Non lo so, ma ci penserò promesso”.
“Bene, ora iniziamo a mettere a posto questo casino infernale poi, se te la senti, usciamo, altrimenti avvisiamo Andrew e gli diciamo che non stai bene e che preferisci riposare un pochino”, disse July agitando una piuma raccolta da sotto il tavolino.
“Va bene amica mia, allora preferisco restare a casa e guardare un bel film horror o un thriller mozzafiato! Ora chiamo Andrew”.
Prese il cellulare, compose il numero, mise il vivavoce e attese.
Andrew rispose dopo un numero infinito di squilli: “Pronti, partenza via! Amorine mie dove siete, qui c’è l’inferno... mancate solo voi due diavolette!” rispose ubriaco fradicio.
“Ehm, Andrew, io non mi sento molto bene, resterò a casa e July mi farà compagnia, domani quando sarai più lucido, ti racconterò tutto quello che mi è successo.”
“Va bene mia dea, saluta la bonazza!”e chiuse il telefono senza attendere risposta.
Mary fissò July e insieme scoppiarono a ridere.
La serata terminò con pop-corn al microonde (anche quello, ringraziando il cielo, era rimasto integro!) e film horror, che si rivelò talmente demenziale che lo trasformarono in un film comico a suon di battute e risate.
  
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