La
risposta sarebbe dovuta essere: “La ringrazio
tantissimo per l’invito, è davvero molto gentile
da parte Sua. Sfortunatamente
non potrò venire perché sarò impegnata
con questa conferenza”. Invece, tutto
ciò che Mac riuscì a dire fu “La
ringrazio tantissimo”, dopodiché Trish
partì a
razzo con tutti i dettagli e Sarah MacKenzie sentì di non
avere altra scelta se
non partecipare a quella cena: non voleva certo deludere la mamma di
Harm.
“Mannaggia
a te, Harm” borbottò fra sé mentre
parcheggiava l’auto a noleggio di fronte a una splendida
villa con vista
sull’oceano. “Perché caspita le hai
detto che ero in città?”
Dopo
il famigerato Kellygate,
come Harm lo aveva ribattezzato, c’erano state chiamate
regolari da costa a
costa fra madre e figlio. Fu proprio durante una di queste telefonate,
avvenuta
due notti prima, che Harm aveva accennato al fatto che Mac avrebbe
trascorso
qualche giorno a Camp Pendleton per una serie di riunioni
amministrative. Trish
aveva suggerito immediatamente di invitare Mac a cena per un pasto
cucinato in
casa e lui le aveva dato il numero di cellulare di Sarah senza aver
nemmeno
preso in considerazione ciò che quest’ultima
avrebbe pensato di fronte a una
tale proposta.
Sapendo
che non avrebbe potuto trascorrere l’intera
serata in auto e non volendo far aspettare i suoi ospiti, Mac
saltò fuori e si
diresse verso l’abitazione. Subito prima di suonare il
campanello si rese conto
che avrebbe dovuto portare qualche dono – magari dei fiori.
“Oh,
beh, ormai è troppo tardi” si disse, sentendo la
porta aprirsi.
Fu
un turbinio di saluti eccitati ad accogliere Mac e
quando Trish si scusò perché doveva andare a dare
gli ultimi tocchi alla cena,
Frank chiese perdono a nome della moglie.
“E’
animata dalle migliori intenzioni, Sarah” le disse,
guidandola verso la sala da pranzo. “E’ solo troppo
felice di incontrarti”
“Anch’io
sono felice di conoscerla… e di conoscere Lei”
rispose Mac con un sorriso prima di cominciare a parlare del
più e del meno.
Pochi
minuti dopo Trish entrò nella stanza con un enorme
vassoio contenente la loro cena. “Roastbeef accompagnato da
vari contorni,
Sarah” le annunciò, posandole il piatto di fronte.
“Harm ha detto che ami la
carne, quindi spero che ti piaccia”
“Sono
sicura che è delizioso” replicò con un
sorriso
genuino. “Ha un profumo divino”
“Torno
in un baleno” dichiarò Trish prima di sparire di
nuovo attraverso la porta. Mantenendo la promessa, riapparve subito
dopo
portando una salsiera e offrendola a Mac. “E trovi tutti i
condimenti sul
tavolo. Non farti scrupoli a servirti da sola, mia cara”
Se
il profumo era divino, il gusto era paradisiaco. Mac
non riusciva a ricordare quando era stata l’ultima volta in
cui aveva mangiato
qualcosa di altrettanto gustoso e le risultò difficile
continuare a conversare
senza sbavare sul cibo che aveva nel piatto. Comprensibilmente, la
maggior parte
della conversazione si concentrò su Harm e Mac si
divertì un sacco ad ascoltare
aneddoti deliziosi e felici che avevano come protagonista
l’uomo che amava. Fin
troppo spesso le loro discussioni dei primi anni erano state dominate
dalla
perdita di suo padre e questa parentesi gioviale rappresentò
un cambiamento
piacevole.
Proprio
quando Trish stava per servire il dessert, un
trionfo di cioccolato accompagnato da panna e gelato, come era stato
preannunciato a Mac, il campanello suonò. Trish mantenne la
cucina come
destinazione, mentre Frank si recò alla porta e poco dopo
riapparve nella sala
da pranzo con un nuovo ospite per il dolce.
“Sarah,
ti presento Kelly Upton, un collega di Trish”
disse Frank, facendo cenno a Kelly di sedersi. “Kelly, questa
è Sarah
MacKenzie, la compagna di nostro figlio. Torno subito, giusto il tempo
di dire
a Trish che ci serve un altro piatto per il dessert”
I
due ospiti conversarono del più e del meno e Kelly si
rese presto conto che Mac non aveva idea di chi fosse. Questo poteva
significare solo due cose: Harm non le aveva detto del loro
appuntamento oppure
lei lo sapeva ma non aveva capito che si trattasse proprio di lui.
Velocemente,
scartò la seconda ipotesi. Dopo tutto, era una donna
intelligente e istruita e
non potevano esserci troppi uomini chiamati Kelly fra i colleghi di
Trish.
Nel
frattempo, Frank giunse in cucina e informò sua
moglie del nuovo arrivato.
“E
tu li hai lasciati soli?!” fu la sua reazione
isterica.
Come
Mac, anche Frank era all’oscuro delle manovre di
Trish e rimase spiazzato vedendola afferrare i tre piatti che aveva
già
preparato e fiondarsi in sala da pranzo, non prima di avergli sibilato
un “il
tuo preparatelo da solo”.
Prendendo
un respiro profondo, Trish cercò di entrare
allegramente nella stanza. “Kelly, mio caro, che piacevole
sorpresa” esclamò, osservando
entrambi per capire se qualcosa fosse già stato divulgato.
“Cosa ti porta qui?”
gli chiese, nel modo più rilassato possibile, porgendogli il
piatto con il
dessert.
“Questa”
rispose, prendendo una busta dalla tasca. “E’
arrivata alla galleria dopo che sei partita e sapevo che la stavi
aspettando”
“Grazie”
replicò, afferrando la lettera che le stava
porgendo. “Lo apprezzo”
“E
io apprezzo che i miei sforzi siano premiati con il
dolce!” disse enfaticamente prima di affondare un cucchiaio
nel dessert.
La
conversazione era leggera e informale e così, quando
Frank uscì per preparare il caffè, Trish decise
che la situazione era
abbastanza tranquilla tanto da poter sparecchiare senza correre troppi
rischi. A
sua volta, Kelly decise invece che era giunto il momento di divertirsi.
“Allora,
Mac” iniziò, cogliendola di sorpresa
perché per
tutta la serata era sempre stata chiamata Sarah. “Come sta il
delizioso Harmon
Rabb?”
“Ah,
bene, grazie” rispose lentamente, cercando di interpretare
le parole usate.
“E’
riuscito a fare qualche arrampicata di recente?”
domandò prima di prendersi un altro pezzo di dolce.
“No”
replicò Mac. “E’ stato molto impegnato
nelle ultime
settimane”
“Che
peccato” commentò con un’alzata di
spalle. “Spazi
sconfinati, aria fresca, esercizio fisico: tutte cose che farebbero un
gran bene
a quell’uomo”
“Non
sapevo che conoscessi Harm personalmente” disse Mac,
scansionando la propria memoria per ricordare se per caso Harm le
avesse mai
parlato di Kelly.
“Oh,
sì, abbiamo avuto un appuntamento una volta”
rispose
con un cenno della mano e Mac quasi si strozzò con
l’acqua che stava bevendo.
“Uhm,
scusa, credo di aver udito male” aggiunse,
asciugandosi le labbra con il tovagliolo.
“No”
precisò scuotendo la testa. “Entrambi abbiamo
avuto
il piacere di godere della
compagnia
di Harm.” A Mac non piacque per nulla il tono suggestivo
utilizzato per
sottolineare la parola piacere.
Mantenendo
una maschera di imperturbabilità, sia la mente
che il cuore di Sarah cominciarono a correre all’impazzata.
Da un’acuta
osservazione del linguaggio del corpo di Kelly capì che non
si stava inventando
nulla. Questo le lasciava un unico, snervante pensiero e
cioè che il suo
partner, il suo fidanzato, l’amore della sua vita aveva avuto
un appuntamento
con Kelly… aveva avuto un appuntamento con un uomo. Un uomo!
“Ah
ah” fu la sua risposta. “E’ di grande
compagnia” aggiunse,
cercando di sembrare naturale.
“Oh,
lo è eccome, Mac” continuò Kelly e Mac
realizzò che
il motivo per cui Kelly conosceva il suo soprannome è
perché Harm doveva aver
parlato di lei durante i loro appuntamenti. Peccato che non avesse
usato la
stessa cortesia con lei. “E il suo corpo è bello
da morire…”
Annuendo,
Mac cercò di trovare le parole giuste. “Lo
penso anch’io” disse alla fine.
“Beh”
annunciò, mettendosi in piedi. “Mi dispiace di
dover scappare subito ma sono di fretta. Ti prego di salutarmelo tanto
e di
dirgli di alzare il suo bel culetto dal divano così che
possiamo fare qualche
immersione insieme”
“Oh,
glielo dirò… sicuramente” rispose Mac e
a sua volta
si alzò, combattendo contro la voglia di fuggire urlando da
quella casa.
Dopo
averla salutata, Kelly lasciò la sala da pranzo e
Mac afferrò la borsetta e cercò il cellulare. Digitando con la
velocità che le
sue dita tremanti le permettevano, preparò un messaggio per
Harm ma non riuscì
a trovare le parole, così rimise l’apparecchio
nella borsa. Non era una
conversazione che si poteva avere per sms. Prima di tutto, doveva
digerire
tutto quello che le aveva detto Kelly e poi venire a patti con
ciò che esso
significava. Poi, e solo poi, avrebbe trovato il modo di parlarne con
Harm. Con
un sorriso caustico si disse che quel momento si sarebbe potuto
verificare fra
cinque anni a partire da martedì.
A
Trish bastò un’occhiata al volto di Mac appena
entrata
nella stanza per capire che la donna aveva saputo di Kelly e Harm. Pur
non essendo
sicura di quanto avesse effettivamente scoperto, quello sguardo confuso
e
triste era inequivocabile.
“Non
te ne andrai anche tu, vero Sarah?” le chiese,
avvicinandosi a lei e prendendole una mano.
“Ah,
sì” rispose, un po’ distrattamente.
“Ho bisogno…
devo rimettere insieme degli appunti per domani”
mentì, guardando ovunque
tranne la donna che le stava di fronte.
“Sarah”
la chiamò, accarezzandola una mano per stabilire
un contatto visivo. “Kelly ti ha detto qualcosa? Di
Harm?” Mac annui. “Di lui e
Harm?” Mac annuì di nuovo.
“Ascolta,
Trish, è stata davvero una cena meravigliosa e
odio essere scortese ma non riesco proprio a parlarne adesso. Devo
andare”
disse, bisognosa di tempo e spazio.
“Non
te la prendere con Harm” insistette Trish. “Non ne
aveva idea. Li ho messi insieme io… pensavo solo
che… beh, non pensavo che lo
fosse… ma, insomma, non si era ancora sistemato…
pensavo che forse era una
possibilità e che lui non riuscisse a dirmelo…
pensavo che…”
“Cosa
hai combinato, Trish?” chiese Frank, giungendo
dietro di lei.
“Ho
organizzato un appuntamento al buio per Harm e Kelly”
confessò, abbassando il volto.
“Hai
organizzato un appuntamento?” ripeté Mac, mentre
la
sua testa vorticava senza tregua.
“Sì”
disse lentamente. “Amo mio figlio, tantissimo, e
voglio solo che si sistemi con qualcuno che ama e che abbia la sua
famiglia.
Visto che non era successo con una donna, nonostante ne abbia avute
tante nella
sua vita, ho pensato che forse… beh, no, non pensavo davvero
che fosse
omosessuale, ma mi sono detta che avrei dovuto considerare anche questa
opzione
come spiegazione”
“Trish,
tu e le tue ingerenze” commentò Frank, non
riuscendo a contenere la propria frustrazione. “E come ha
reagito nostro figlio
a questo appuntamento?”
“Non
ne è stato felice ma ha capito perché lo avevo
fatto
e mi ha perdonato” disse trattenendo a stento le lacrime.
“Poi abbiamo fatto
una lunga chiacchierata sulla vita, una cosa che non facevamo da tanto,
tantissimo tempo. Mi ha detto quanto ti ama, Sarah, e che era
innamorato di te
da moltissimi anni. Penso che abbia detto che ti ama da
sempre.”
Mac
sorrise e annuì; anche lei lo amava da sempre.
“Più
di ogni altra cosa al mondo, voglio che mio figlio
sia amato e sia felice. Lui ha entrambe le cose con te, Sarah, e di
questo sono
estremamente grata” disse, abbracciando la donna che sapeva
sarebbe diventata
sua nuora un giorno. “E ho promesso a lui, e prometto a te,
che non mi
impiccerò più”
Decisamente
più sollevata, e sapendo che non c’era niente
di urgente cui dedicarsi, Mac concordò di fermarsi per un
altro caffè e quattro
chiacchiere con la mamma di Harm. Quando uscì, poteva solo
vedere la parte
divertente in tutta la questione e riusciva a immaginare la faccia di
Harm
quando aveva realizzato che il suo appuntamento era con un uomo. Oh, si
sarebbe
fatta davvero quattro risate con questa storia.
Per
il resto della conferenza e durante il volo di
ritorno a Washington, Mac continuò a pensare a come dire a
Harm che conosceva
il suo “segreto” più che a tutto il
resto, riunioni comprese. Giunta al proprio
appartamento a mezzogiorno del venerdì e non dovendo tornare
in ufficio fino al
lunedì, Mac dedicò il primo pomeriggio a
sistemare le faccende domestiche e a
fare qualche commissione.
“Sono
a casa” aveva scritto ad Harm e subito la risposta
era stata “Fantastico, non vedo l’ora di
abbracciarti x”
La
sera prima avevano concordato che Harm sarebbe tornato
da lei direttamente dal quartier generale del JAG e poi avrebbero
deciso cosa
fare. Durante il viaggio, Mac aveva stabilito che cibo da asporto e
letto
sarebbero state le uniche due cose sulla lista per la serata e
l’unico
“programma” che dovevano determinare era se
aspettare di mangiare o rotolarsi
subito fra le lenzuola.
Con
Harm bloccato in ufficio, Mac aveva ordinato la cena
facendo in modo che arrivasse insieme al suo commensale, cosa che
avvenne alla
perfezione. Fu Harm a pagare il ragazzo delle consegne alla porta,
prima di
entrare nell’appartamento con la busta delle vivande.
“Tesoro,
sono a casa” annunciò appena mise piede dentro,
ridendo per il cliché.
“Ciao”
disse Mac, giungendo dalla cucina.
In
meno di un secondo Harm comprese che la donna non condivideva
il suo stesso entusiasmo nell’essere lì.
“Tutto bene?” le chiese, posando il
cibo sul tavolino da fumo prima di avvicinarsi a lei.
“Sì,
bene, grazie” rispose freddamente. “Prendo
subito…”
“No,
aspetta” la fermò, afferrandole un braccio.
“Cosa?”
gli chiese, evitando di guardarlo per non
scoppiare a ridere.
“Cosa
c’è che non va?” le domandò,
tirandola verso di sé.
“E’ successo qualcosa?”
“Non
ne voglio parlare, davvero…” iniziò.
“No”
la interruppe. “Ci siamo promessi l’un
l’altra che
avremmo comunicato. Che non ci sarebbero stati segreti, informazioni
nascoste,
per nessuna ragione.” Le ricordò.
“Nessun
segreto?” lo interrogò, sollevando un
sopracciglio.
“Nessun
segreto” ripeté.
Conducendola
al divano, si sedette e aspettò che lei
facesse altrettanto. Non successe: Mac rimase in piedi
dall’altro lato del
tavolo da fumo.
“Quando
sei pronta” la invitò, appoggiando la schiena e
combattendo il desiderio di spingerla a parlare.
“Io
non ho segreti” disse, infilando le mani nelle tasche
dei pantaloni.
“Beh,
c…” iniziò, ma fu interrotto.
“Avrei
dovuto formulare meglio la frase” si scusò.
“Avrei
dovuto dire che non sono io ad avere segreti”
“Se
non sei tu, allora chi ha segreti?” le domandò,
confuso.
“Uhm…
tu” gli disse lentamente.
“Io?”
chiese, saltando in piedi. “Quali segreti ho?”
“Non
fare questi giochetti con me, Harm” gli rispose.
“Lo
so”
“Non
sto facendo nessun giochetto” le replicò
bruscamente. “Non ho idea di cosa tu stia parlando”
“Ah
no?” controbatté Mac, cercando di non ridere.
“Beh,
io sì. So tutto di Kelly… e della
vostra… beh… relazione”
Poi
osservò il volto di Harm assumere cinque diverse
sfumature di rosso prima di impallidire del tutto.
“No
no no” riuscì a rispondere. “Non
è assolutamente
così”
“No?
Davvero?” gli domandò. “Beh, ho
incontrato Kelly
l’altra sera e lui fornisce una versione diversa”
“Cosa
ti ha detto?” chiese Harm, girando intorno al
tavolo per avvicinarsi a Mac. “No, aspetta, non lo voglio
sapere” Le afferrò un
braccio. “Mac, devi credermi, Kelly e io non abbiamo alcuna
relazione… non c’è
niente fra noi”
“Allora
perché saresti uscito con lui?” lo
interrogò,
trovando tutta la faccenda molto divertente.
“Non
l’ho fatto!” esclamò.
“Vuoi
dire che ha mentito quando ha detto che siete
andati a cena al Crown, il nostro ristorante preferito?” lo
sfidò.
“Beh,
nnnnnno” balbettò.
“Allora
sei uscito con lui?” lo mise all’angolo.
“E
quando stavi già uscendo con me?”
“Mac,
davvero, non è così” si difese,
cercando
disperatamente di dare ordine ai propri pensieri.
“Harm,
una cosa è tradirmi” disse, scuotendo la testa,
“ma con un uomo… questo… cambia
totalmente le cose”
“Non
ti ho tradito!” esclamò con enfasi.
“Sono andato a
un appuntamento al buio…”
“Allora
se io andassi a un appuntamento al buio quando tu
non ci sei non lo considereresti tradimento?” lo prese in
contropiede.
“Beh,
in realtà sì, ma non…”
protestò.
“E
il punto, Harm, è che il tradimento non è nemmeno
il
nocciolo della questione adesso. Se sei gay…”
disse sollevando le braccia.
“Non
lo sono!” gridò. “Nonostante quello che
ha detto
Kelly o che ha sostenuto mia madre…”
“Tua
madre?! Cosa c’entra lei con tutto questo?”
domandò,
sapendo che avrebbe dovuto porre fine a questa pantomima ma trovandola
troppo
esilarante per farlo.
“Beh,
è stata mamma a organizzarlo…”
spiegò, chiedendosi
quanto gli sarebbe costata l’ingerenza di sua madre.
“Tua
madre? Non so se sia peggio che tua madre pensi sia
normale che tu mi tradisca o che sia convinta che tu sia gay”
dichiarò Mac
prima di abbassare la testa e coprirsi il volto con le mani. In breve
tutto il
suo corpo era scosso dai singhiozzi convulsi.
“Oh,
Mac, ti prego, non piangere… ti prego” la
implorò,
tentando delicatamente di sollevarle il volto.
Quando
ci riuscì, ciò che vide lo lasciò
confuso: Sarah
MacKenzie stava ridendo. “Ti stai divertendo?” la
interrogò, ormai non sapendo
più dove sbattere la testa.
“Ah
ah” ridacchiò, appoggiando la propria testa sul
petto
dell’uomo. “Oh, Harm!” riuscì
a dire prima di sbellicarsi dal ridere.
“Cosa
sta succedendo?” le chiese, prendendola fra le
braccia.
Per
un paio di minuti, tutto ciò che ottenne furono delle
risate convulse. Alla fine, Mac si ricompose abbastanza da abbracciarlo
a sua
volta e sollevare il volto.
“So
tutto delle circostanze del tuo appuntamento”
disse con un sorriso che le illuminava il viso. “Me
lo ha detto tua madre”
“Le
avevo fatto giurare di mantenere il segreto”
commentò, scuotendo la testa.
“Beh,
ammetto che quando Kelly mi ha detto che voi due
eravate usciti insieme e ha fatto dei commenti suggestivi sul tuo conto
ero
molto confusa e arrabbiata” disse, rabbuiandosi.
“Non riuscivo proprio a capacitarmene.
Poi quando lui è uscito e tua madre è ritornata
nella sala da pranzo si è
subito resa conto che c’era qualcosa che non andava e Frank
l’ha spinta a
raccontare tutta la storia”
“E
adesso stai bene?” le chiese. “Perché
davvero non c’è
mai…”
“Lo
so” lo interruppe con un bacio. “Quando ho lasciato
casa dei tuoi vedevo solo il lato divertente”
“Sono
felice che tu ci sia riuscita” commentò, scuotendo
ancora una volta la testa. “Voglio dire, non sono gay, ma
l’intera faccenda mi
ha lasciato un senso di disagio”
“Perché?”
gli domandò, accarezzandogli il volto.
“Mi
sono detto che se mamma la pensava così, forse anche
altre persone avevano la stessa impressione?”
replicò, non lasciandola andare.
“Ti
importa ciò che pensano gli altri?” gli
suggerì.
“No”
rispose. “Ma mi importa ciò che pensi tu”
“Non
penso e non ho mai pensato che tu fossi gay”
dichiarò Mac, baciandolo ancora una volta.
“Egoista, egocentrico,
presuntuoso..”
“Niente
di nemmeno lontanamente positivo?” la interruppe,
non amando la piega che stava prendendo quella serata.
“Magnifico,
intelligente, forte, sexy” declamò. “E,
naturalmente, ciò che conta di
più…”
“E
cosa sarebbe?” le chiese con un sorriso.
“Mio!”
dichiarò con forza. “E non ho intenzione di
lasciare che nessuno, uomo o donna, si metta fra noi”
“Nemmeno
io” replicò, prima di baciarla ancora e ancora.
“Ora, possiamo mangiare?” le chiese, indicando la
busta dimenticata sul tavolo
da fumo.
“Possiamo
sì” disse, non lasciandolo andare. “Ma
avevo
altro in mente…” continuò, spingendolo
verso la sua camera da letto. “A meno
che…”
“Oh,
non c’è nessun a meno che”
dichiarò. “E’ il primo
posto in cui volevo andare sin da quando sono arrivato a casa”
“Oh,
anche il mio… solo che non ho resistito all’idea
di
giocare con te” rispose, sbottonandogli la camicia.
“Beh,
io non resisterò all’idea di giocare con
te”
ammise, ridacchiando quando le sganciò il reggiseno in una
mossa. “Per tutta la
notte…”
Salendo
sul letto, Mac non riuscì a trattenere un largo
sorriso.
“Cosa
c’è?” le chiese mentre stava per
stendersi accanto
a lei.
“Kelly
aveva ragione” disse. “Hai un corpo bello da
morire”
Il
volto di Harm arrossì prima di alzare le spalle.
“Oh,
lo so” commentò, mettendosi in posa.
“Sono incredibilmente sexy… sia per gli
uomini che per le donne” aggiunse, cambiando posa.
“Ricordati
solo che tutti possono guardare ma nessun
altro, tranne me, ha il diritto di toccarti” lo
avvertì, tirandolo verso di sé.
“Oh,
sono sicuro che me lo ricorderò” disse.
“Fammi solo
un favore”
“Qualunque
cosa” rispose, iniziando a lasciargli dei baci
sul petto.
“Se
qualcuno ti chiedesse della faccenda di Kelly, ti
prego, ti scongiuro di non dire nulla”
Nota
della traduttrice
Ed
ecco anche la seconda parte di questa storia che a me ha strappato
più di un
sorriso e che spero abbia avuto lo stesso effetto su di voi.
Grazie
al mio angelo custode per aver letto la traduzione in anteprima e per
il suo
continuo supporto e grazie a chi di voi mi ha regalato un po’
del proprio tempo
arrivando fino qui.
Un
abbraccio,
Deb