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Autore: charliespoems    28/05/2015    9 recensioni
Il dolore e l’odio di Sasuke erano troppi per essere contenuti in quell’esile corpo. Lo spirito combattivo di Naruto, invece, gli lacerava l’anima. Tutte quelle emozioni erano esagerate anche per loro, quelli che sarebbe dovuti diventare gli eroi, ma che morirono da tali, uccidendosi a vicenda.
In una pozza di amore e sangue, con le parole non dette sulle labbra, le lacrime incastrate nelle ciglia e il cuore che, debolmente, batteva. Eppure a tutti è data una seconda possibilità, e Sasuke deve ancora riscattarsi. Deve riscattare lui, gli Uchiha, l’amore del ragazzo che giace al suo fianco.
E tutto si racchiude in un fascio di luce, che lo accoglierà accarezzandolo. Gli ricorda il suo Naruto, e ci si tuffa dentro.
Sasuke sconterà la sua pena, capirà i suoi errori in modo giusto seppur doloroso. Lo stesso dolore che, a causa sua, ha subito Naruto.
Perché nel nuovo mondo - quello di città, dove nessun coprifronte o casata conta - Sasuke dovrà rincorrerlo, e fare di tutto per essere di nuovo suo.
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Storia nata da una fanart trovata su Tumblr. É un esperimento; considerata un AU, ma sempre collegata al mondo del manga.
É la mia prima storia, spero vi incuriosisca!
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Sorpresa | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Piccolissima premessa prima di cominciare!
Avviso innanzitutto che in questo primo capitolo ci saranno scene tratte dagli ultimi capitoli del manga (dunque 697,698,699), per tanto il rischio di SPOILER è abbastanza alto. Difatti, sino ad un certo punto, questo capitolo seguirà per filo e per segno la storia originale.
Per seconda cosa, come descritto nella trama tutto questo è più che altro un esperimento, dunque se non vi piace potete tranquillamente scrivermelo in modo tale che io possa migliorare. (Sempre mantenendo il rispetto, ovviamente)
É un'idea arrivata all'improvviso mentre vedevo fanart su Tumblr. Renderla scritta con una base sotto è stato un parto, soprattutto dover rivedere alcune scene del manga che, coloro che stimano questo pairing sapranno, è il dolore. In ogni caso spero che non sia troppo confusionario e banale, e che possa piacere.
Ci vediamo al fondo!
 



Capitolo primo.
La fine di un nuovo inizio.
 

   I pugni arrivavano decisi, veloci, tanto che Naruto non sentiva più le guance. Il labbro era completamente spaccato, grondante di sangue, e il sapore ferroso gli impregnava la gola. Che schifo. Vedere Sasuke gridare in quel modo, ad intervalli, mentre gli storpiava il viso a suon di nocche, faceva più male di qualsiasi altra cosa. Eppure, in una parte remota e masochista del suo cervello, pensava che tutto quello fosse giusto. Solamente, colui che doveva essere preso a calci nel culo era quello che, il culo, lo stava facendo a lui. Cercò di sputacchiare il sangue in eccesso, dando una potente testata all’altro e spostandolo di dosso. Prese fiato, per poi rialzarsi e far seguire una serie di ganci, pugni, calci assestati in faccia e all’addome dell’altro, seguiti da gomitate e spinte rabbiose. Ne dava e ne riceveva, continuamente. Non ne volevano sapere di arrendersi, uno troppo cocciuto e l’altro troppo orgoglioso, convinto di star facendo la cosa migliore per tutti. Sasuke cercò di dare un ennesimo pugno in faccia all’altro, ma questi lo schivò, facendolo cadere con un calcio in pancia. Seguirono altri colpi, sin quando non si fermarono per un secondo, ansanti.

   «Dammi una fottuta tregua, dannazione» sibilò il moro, con il tipico astio negli occhi. Chissà per quale ragione ad entrambi venne in mente il momento in cui si sfidarono per la prima volta, sotto gli occhi vigli del maestro Iruka. A Naruto venne da ridere, ripensando a quanti insulti gratuiti diede al ragazzo che ora gli stava disteso difronte. La sua indifferenza era disarmante, non l’aveva mai tollerata. Non riuscirò mai a tollerarla, probabilmente, si disse. L’altro si rimise in piedi; si guardarono per un secondo. Naruto rimase fermo ad ammirare quegli occhi neri, sospirando internamente. Era tutto così ingiusto. Se solo fosse riuscito a fargli cambiare idea quattro anni prima, in quella stessa Valle della Fine. Strinse i denti: quella era la fine che si meritavano. Lui, che non era riuscito a fermare il suo migliore amico, e Sasuke, che aveva fatto di testa sua senza consultare nessuno. Andando in contro ad un destino troppo crudele per essere intrapreso da un dodicenne. «NARUTO!» «SAS’KE!» e partirono con una nuova serie di colpi, i visi sempre più tumefatti e il dolore dei muscoli che si faceva sempre più forte.

    Si ritrovarono in ginocchio, uno di fronte all’altro, con i respiri che si mischiavano e la stanchezza che pareva avvolgerli come una coperta. Naruto premeva il pugno nella fronte di Sasuke, mentre aveva il suo piantato in pancia. Era così stanco che avrebbe potuto morire così, finendo su di lui, e magari avvertendo un po’ di quel calore che non aveva mai ricevuto da parte sua. Naruto, resisti. Ho quasi recuperato tutto il mio chakra. «Alla buon’ora» sussurrò alla volpe, avvertendo su di sé qualcosa di strano. Osservò la mano di Sasuke, il chakra arancione che scoppiettante si faceva largo nel suo braccio niveo: lo stava assorbendo. «Questo è il potere del Rinnegan. Io sono un Uchiha, e quest’occhio, combinato a quello del mio clan, mi assicura la vittoria» spiegò l’altro. Sasuke posizionò la mano destra nell’incavo del gomito sinistro, pronto ad evocare un Chidori e mettere fine a quell’inutile perdita di tempo. Si convinse di star facendo la cosa giusta quando vide gli occhi blu di Naruto. Nonostante uno fosse cavo a furia dei pugni ricevuti, entrambi esprimevano mille emozioni diverse. Rabbia, delusione, tristezza? Eppure fece finta di non importargli. Non doveva cedere, o per lo meno non in quel momento. Si convinse che in realtà non gli era mai importato.

    «Addio» sussurrò, guardandolo dall’alto al basso. «Mio unico e solo..» lasciò passare qualche secondo, per poi scagliare il fulmine che produceva la sua mano verso il biondo. «Amico!» concluse. O meglio, pensò di aver concluso, poiché proprio nel frangente in cui si abbatté contro l’altro, rivide i suoi occhi, e pensò di non potergli sfuggire più. Ci mise quasi tutta la forza rimasta, in quel Chidori. La sua mente era annebbiata, voleva che morisse, voleva vedere quell’azzurro sparire, dopo tutto quel tempo che gli era rimasto impresso nella mente. Ma non servì a nulla. Non c’era forza che bastasse per reprimere l’indole testarda e dura come il marmo di Naruto Uzumaki. Rispedì indietro quel maledettissimo fulmine, si alzò in piedi e spinse Sasuke, per poi ricadergli davanti. Ansimavano: erano così stanchi. Stanchi di tutto. Era stato davvero troppo. «Ancora e ancora» alzò la voce il moro, respirando sempre più velocemente. «E poi ancora di nuovo» le mani gli tremarono dalla rabbia. «FA’ IL BRAVO E LASCIA CHE TI UCCIDA» gli gridò poi, battendo un pugno nel terreno. «SCORDATELO» rispose immediatamente l’altro. «Non lo farò mai» affievolì il tono, mantenendo lo sguardo fermo e sicuro. Quegli stupidissimi occhi blu.

    Ottima contromossa, ragazzino. Ma preparati, perché si sta preparando ad attaccare di nuovo, e questo sarà il suo ultimo attacco. Inoltre ha intenzione di usare la Kagutsuchi. Ha assorbito buona parte del chakra che prima ti ho prestato, quindi adesso rimangono il tuo chakra rimanente ed il mio. Non appena lo userai io andrò a dormire, quindi mi raccomando, Naruto. Usalo con saggezza. Non preoccuparti Kurama, nonostante il suo Rinnegan sia potente non riesce ancora ad assorbire ed usare i jutsu contemporaneamente. Si preparò, notando il suo compagno di Team venirgli incontro, la fiamma nera che s’ingrossava a vista d’occhio. Erano vicini, ormai. Sarebbe stata davvero la fine? Lui l’aveva promesso: lo avrebbe fermato. «Bene, io vado» racchiuse il chakra nella sua mano destra, dopo di che si avventò sull’amico, compagno, rivale e, probabilmente, amore? Perché insomma, aveva passato la sua giovinezza a cercarlo, a stargli dietro come un pazzo. Lo voleva con sé, voleva sentire i suoi fottuti appellativi, voleva che facesse parte di Konoha, di quello che sarebbe diventato il suo villaggio, casa. Mise tutta la forza possibile, in quel colpo, mentre una lacrima solcava le guance sporche di terra e sangue.

    E Sasuke non fu da meno. Si gettò su di lui con un grido, mentre la sua mente pulsava così forte che pensò gli stesse per esplodere. Rivedeva il suo sorriso che andava da un orecchio all’altro dirgli che un giorno avrebbe fatto qualcosa per il suo odio. Che, un giorno, sarebbe stato lui ad accoglierlo. Ed era lì davvero, di fronte a lui, durante quello scontro che gli univa fino a morire. Perché se Sasuke avesse dovuto per forza morire allora avrebbe voluto che fosse in quel modo, vicino a lui. Perché i sogni, il viaggio che aveva affrontato, il buio che lo aveva avvolto, tutto quello era così lontano in quel momento. Avrebbe voluto fermarsi, dare una testata al cretino e trasportarselo fino al suo appartamento, abbandonarlo nel letto per poi buttarcisi sopra e dormire per giorni. Ma non poteva permettersi pensieri del genere, perché quella era la fine, e i pentimenti erano inutili. Per la prima volta, Sasuke Uchiha si rese conto di quanto fosse stato stupido ed incapace. Perché Naruto aveva visto ogni sfumatura del suo dolore, mentre lui non aveva provato a cedergli un misero sguardo. Nemmeno quando gli implorava con mani tremanti di tornare insieme a lui, a casa. E ci sarebbe tornato, a Konoha, se non fosse stato preso da quell’assurda vendetta. Aveva ucciso suo fratello, per la miseria.

    Per pentirsi, comunque, era ormai tardi. Giusto? Sospirò, quando un boato li avvolse: i loro jutsu si erano scontrati l’uno sull’altro. Era forse questa la sua punizione? Capire il tutto troppo tardi per rimediare? Sospirò ancora, mentre una bolla di luce ed ombra li avvolgeva, causando un frastuono non indifferente. I corpi erano intorpiditi, sul terreno colmo di terra e pietre sparse un po’ ovunque. Ci doveva essere un vero casino, lì intorno, pensò Naruto. Si sentiva intorpidito, non sentiva gli arti e i muscoli gli facevano così male che pensò di scoppiare a piangere ed urlare in presa ad un crisi d’isteria. Non era morto. Non era morto. Questo significava che l’aveva ucciso? Aveva davvero ucciso Sasuke? No, non poteva essere. Sentiva il fiato così corto che realizzò solamente dopo di star morendo davvero, e si rilassò. Rise, seppure i polmoni gli bruciavano. «Ahi» lo sentì lamentarsi, e rise ancora più forte, sentendosi la pancia spaccata in parti. «Sei sveglio, eh» sussurrò l’altro, notando come il suo braccio destro fosse completamente distrutto. Non ne rimaneva nulla, se non parte del bicipite. Non appena Sasuke si accorse che anche il suo braccio era nelle medesime condizioni sobbalzò, pentendosi subito dopo per il dolore acuto all’addome, alle gambe, alla testa. Ovunque. «Sempre a rompere i coglioni, tu. Mi hai intralciato anche stavolta, spero che tu sia cont-» tossì, non riuscendo a terminare la frase. Qualche rivolo di sangue gli uscì dalle labbra.

     «Vorrei proprio sapere perché lo fai» chiese.  «Mi sono lasciato avvolgere dall’oscurità per mia scelta, eppure a te non è mai importato. Mi sei sempre corso dietro, come se capissi davvero» continuò, tossendo di nuovo. «Te l’ho già spiegato, Sasuke. Sei proprio un cretino. Devo sempre stare a ripetermi. E meno male che tu sei un Uchiha! Sì, Uchiha un corno. Sei più coglione di chiunque altro» inveì l’altro, cercando di girarsi di fianco ma fallendo miseramente. Un’altra ondata di dolore lo pervase. Ma stava per morire, quindi ormai non aveva più importanza. «Piantala di blaterare e rispondimi» sussurrò il moro. «Dici tutte queste cose adesso solo perché non puoi muoverti, pft» continuò quell’altro, facendogli prudere le mani. «NARUTO!» «Noioso» borbottò. «Perché sei mio amico» continuò, con il respiro che si dimezzava. «Questo lo hai già detto» sospirò Sasuke, chiudendo gli occhi. «Parlavi sempre di dolore, del fatto che saresti riuscito a superare tutto da solo. Più lo dicevi, più sentivo quello stesso dolore su di me» spiegò, con la voce incrinata. La morte stava arrivando, avvicinandosi lenta e temibile.

    «Sei sempre stato un baka» sputacchiò un altro po’ di sangue, rimpiangendo il suo braccio e come aveva sprecato il suo ultimo Chidori. «Stiamo morendo, anche se sarebbe stato preferibile che morissi solo io» bisbigliò la seconda frase, dicendola quasi più a sé stesso che al biondo. «Quando dici queste cose mi viene una così grande voglia di picchiarti che nemmeno t’immagini» soffiò Naruto con fare rabbioso. A Sasuke venne da ridere. «Ti picchieresti anche in queste condizioni? Sei pessimo» «E sta’ zitto, stupido Uchiha» borbottò ancora. Rimasero in silenzio, aspettando che il destino arrivasse anche a loro. A Naruto faceva davvero incazzare quella situazione. La sua vita, i suoi sogni, le sue ambizioni, erano tutte sfumate. Colpa di Madara, certo, ma non solo. Gli faceva senso ammetterlo ma era talmente preso dallo stronzo che gli giaceva affianco che il resto era diventato come sbiadito. E com’era stato ripagato? Anni di sofferenze buttate via come sabbia al vento. Eppure non lo avrebbe mai lasciato morire da solo. Perché senza Sasuke non c’era Naruto, e in un modo o nell’altro era convinto che per l’altro fosse lo stesso.

      «Saaas’ke» disse con voce sempre più roca. Il respiro veniva a mancare sempre più. Pensava che il suo cuore stesse per esplodere. «Mh» rispose l’altro, spostando il viso per guardarlo negli occhi un’ultima volta. «In un’altra vita, promettimi che mi amerai e basta, va bene?» Naruto sorrise. Quel sorriso aperto, che mostrava i suoi bellissimi e bianchissimi denti. Quello che andava da un orecchio all’altro, che stirava gli occhi e le guance, che lo rendeva così splendente da accecare. Sasuke sospirò: aveva proprio un bel sorriso. Naruto prese a tossire sempre più forte, il sangue traboccava dalla bocca insieme alle lacrime, e la paura nei suoi occhi gli fece venire la pelle d’oca. Pensò di star per piangere a sua volta. «Non volevo finisse, non così» sussurrò il biondo, chiudendo gli occhi e cercando in qualche modo di avvicinarsi a lui. Sasuke fece lo stesso, nonostante sentisse le palpebre farsi sempre più pesanti. Il cuore era così debole, e si sentiva così male. Strisciarono fino ad arrivare ad un palmo dai propri visi. «Te lo p-prometto, Narut-» un singulto, e poi l’ultimo respiro.
 
 
 
    Aprì gli occhi, sentendosi tutto intorpidito. Era come se avesse dormito per anni ed anni. Controllò il suo braccio sinistro, e con sua grande sorpresa lo vide sano. Provò a muovere la mano, stringere le dita, chiuderle a pugno: era il suo braccio. Non sembrava avere delle ferite, ed era vestito in modo… strano. Poco più avanti, una figura gli dava la schiena. Era imponente, molto alta. La pelle poco più scura della sua, vestiti neri, capelli del medesimo colore raccolti in una coda bassa… Sasuke si sentì morire per la seconda volta. Il suo cuore prese a battere ferocemente nel petto. Che poi, i morti potevano sentire il proprio cuore? Itachi si girò a guardarlo con un dolce sorriso in volto. Le guance scavate e quello sguardo amorevole sempre presente. «Ben arrivato, Otouto. Mi piacerebbe poter restare qui con te, ma sfortunatamente devi andare fra poco» gli si sedette di fronte. «N-Ni-san?» sussurrò talmente piano che si chiese se lo avesse sentito. Il sorriso dell’altro gli fece capire che, sì, lo aveva sentito. Eccome se lo aveva sentito.

     «So che sei un po’ scombussolato, Sas’ke. Ma non devi preoccuparti. Io, mamma e anche papà abbiamo fatto il possibile per farti avere una possibilità. Il Sannin delle sette vie ha deciso di essere clemente con te e con tutti noi. Potrai essere perdonato, anche se sarà difficile. Andrai in un posto a te sconosciuto. Ha un nome parecchio strano, è diverso da Konoha. Lì non ci sono coprifronte o Hokage, Raikage, Kazekage. Non ci sono clan, bensì famiglie. Famiglie e basta» guardò la faccia sconcertata del fratello, e per un momento gli venne da ridere. Quell’espressione non era per niente tipica di Sasuke. «Nii-san, io.. Mi dispiace, non sapevo» «Silenzio, Sasuke. Era quello che io volevo. Sarei morto ugualmente, se non ucciso da te, di malattia. Non ha più alcuna portanza. Quando andrai nel nuovo mondo conoscerai già tutte le dinamiche. Probabilmente ricorderai poco di questo villaggio, di quello che hai vissuto qui. Forse ti dimenticherai di me» «NO!» venne interrotto. Sasuke era proprio fuori di sé.

     «Io non voglio dimenticare un accidente, Itachi! Io voglio ricordare tutto. Come faccio altrimenti a capire chi sono, cosa siamo noi ninja, cosa diavolo rappresenta quel villaggio? E Naruto? Come posso andare in un modo di cui non conosco nulla?» «Vivendo, Sasuke. Questa è una seconda opportunità. Vuoi sprecarla? Potresti pentirtene e dopo non ci saranno pentimenti che tengano. Potrai piangere tutti i laghi che vorrai, ma non serviranno più a niente. Andrai in quel mondo per riprenderlo. Tu non vuoi dimenticare, giusto?» chiese, guardando il minore dritto in quegli occhi così simili ai suoi. L’altro spostava lo sguardo ovunque: era così agitato che pensò si mettesse ad urlare fino allo sfinimento. «Sasuke?» lo chiamò, ridestandolo dai suoi futili pensieri. «No, Nii-san. Non voglio dimenticare quello che ti ho fatto. Non voglio dimenticare di Orochimaru e di cosa sono diventato. Non voglio dimenticare Naruto» sussurrò il nome del suo compagno di Team come se potesse ferirlo solamente nominandolo. Sbatté un pugno in aria. «Non voglio dimenticarlo!» ripeté, leggermente più convinto. Itachi si sentì fiero di lui, e non poté far altro che sorridere ancora. «Quando andrai nel nuovo mondo saprai già tutto. Non dimenticherai niente di questo villaggio, né di me o della tua famiglia. Ti è stata donata questa seconda possibilità proprio perché ti sei pentito troppo tardi, stolto di un fratellino» si avvicinò, dandogli il classico buffetto con le dita. Adesso Sasuke ne era sicuro: aveva una terribile voglia di piangere.

«Riuscirò a sopravvivere, lì?» chiese, il nodo in gola sempre più stretto. «Certo, e lo farai per lui»
«Per.. lui
«Sei un Uchiha, giusto? Prenditi quello che ti appartiene, e per cortesia questa volta fallo nel modo giusto. L’altra vita è questa, e aspetta solo te, Sas’ke»






Angolo autrice:
se siete arrivati sino a qui, complimenti! Avete tutta la mia stima.
É un capitolo un po' mazzoso, ma dovevo spiegare il passaggio fra "mondo di Naruto" e "nostro mondo". O almeno spiegare come, il perché, di questo passaggio. Potrebbe sembrare un po' patetico come abbinamento, perché i ninja che conosciamo qui da noi non ci fanno un bel niente, è meglio lasciarli a Konoha, o Suna, o dove preferite. Però, se vorrete continuare questa storia - e me lo auguro davvero! - scoprirete a partire dal prossimo capitolo cosa accade, come il tutto viene affrontato da Naruto, le loro vite che non saranno poi così diverse da quelle che conoscete.
Sono quasi del tutto certa di star parlando a vanvera, bene.
É la mia prima storia in questa fandom, la mia prima long (sebbene non sarà molto lunga), e sono emozionata. Ho letto fan fiction in questo fandom meravigliose, soprattutto su questo pairing, quindi sarà parecchio divertente mettersi in gioco.
(Adesso nessuno si filerà questa storia ed io giocherò con le balle di fieno rotolanti)

Sì, va bene, io direi che è seriamente l'ora di finirla. Perdonate gli eventuali errori: ho riletto, ma scappano sempre! Spero di sentirvi presto e di leggere qualche recensione (positiva o negativa che sia).
Un bacio!
Charlie;

 
   
 
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