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Autore: Coffee_Time    28/05/2015    1 recensioni
[Dai capitoli]
Ricordarsi che c’era un mondo.
Un mondo di merda, certo, ma comunque migliore di quello che lo circondava in quell’aula.
Gli capitava spesso di chiedersi se ci fosse posto anche per lui in quel mondo, quello vero, chiedersi se sarebbe mai riuscito a migliorarlo, anche se di poco. Gli sarebbe piaciuto tanto.
~
Ma quel giorno ebbe la sensazione che non l'avrebbe più fatto.
Qualcosa gli diceva che avrebbe pianto per qualcun altro, per cui ne sarebbe valsa la pena.
Sentiva che forse avrebbe persino smesso di piangere.
~
Prese le cuffie tra gli oggetti che coprivano il comodino e fece partire la riproduzione casuale, senza pensare che è inevitabile innamorarsi di qualcuno, con quei pensieri e Now My Heart Is Full di Morrissey nella testa.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Our way home'
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Ciao!
Inizio ringraziando tutti quelli che fanno crescere il numerino di visite delle mie storie, in particolare chi si preoccupa di preferirla, seguirla, ricordarla o addirittura la commenta.
E… avevo detto che avrei pubblicato il secondo capitolo solo dopo aver finito gli altri, ma avevo detto anche che probabilmente non l’avrei fatto…
Bravi, avete capito.
Sono una cattiva persona.

In questo capitolo incontrerete un nuovo personaggio, Bert (nella vita reale è il cantante dei The Used). In teoria dovrebbe avere poco meno dell’età di Frank, ma nella storia ha l’età di Gerard. Perché ho deciso così u.u
Se avete domande fatele pure, l’universo che ho creato ha qualche corrispondenza con quello reale. Solo alcune, però.
A volte scrivo in modo un po' complicato e capisco solo io cosa voglio dire, quindi non fatevi problemi a chiedere, non mordo. O comunque non so dove abitate.

Il titolo è anche quello del secondo album dei Korn, Life is Peachy, appunto. (Peachy significa tante cose, da fantastico a grande! detto in modo ironico ad effeminato).

E ovviamente ringrazio MySkyBlue182 (<3), che controlla tutte le parole che metto in fila.

Enjoy!

 

 

 

 

 

I’d love to always be

A small part of what makes you smile

 

 

2. Life is peachy

 

And I’ve got this friend, you see
Who makes me feel and I
Wanted more than I could steal
I’ll arrest myself
I’ll wear a shield

Lounge Act, Nirvana

 

 

 

Era una sera (o meglio, notte) normale, in una normale cittadina squallida e triste, in un normale bar, pieno di gente normale e ubriaca, che osservava una normale rissa tra due ragazzi normali e per niente lucidi.
Insomma, un sabato sera normale, a Newark.
Frank sbuffò.
Gli piaceva quel locale: c'era buona musica, i prezzi erano umani e lo frequentava con i suoi amici da sempre. Si potrebbe dire che per lui fosse come una seconda casa. In effetti, lì si sentiva a casa, era tutto così familiare, persino gli aloni sui tavoli di legno lo erano. Poteva affermare con insolita certezza di conoscere il numero di sedie traballanti o la posizione delle parti di intonaco scrostate.
Ma se c'era una cosa che non gli piaceva (probabilmente l'unica), erano le risse.
Non che lui fosse un tipo pacifico e poco orgoglioso, anzi. Però vedere due sconosciuti scannarsi per futili motivi lo infastidiva.
Per questo sbuffò, era infastidito da quella situazione.
Al centro del locale un tizio poco più alto di lui, dai capelli lunghi e neri, aveva appena colpito un ragazzo alto e dall'aria sicura.
Frank si alzò dal tavolo, ma appena tentò di salutare i propri amici la sua bocca rimase aperta per lo stupore, senza lasciarne uscire alcuna parola.
-Fermo! Bert, calmati.-
Quella voce era decisamente meno gentile e più supplichevole di come l'aveva sentita giorni prima. Ma sicuramente quella.
Gerard afferrò subito la mano stretta in un pugno del ragazzo dai capelli neri e gli si avvicinò all'orecchio bisbigliando qualcosa.
Frank guardò – o meglio, ammirò – il sorriso di Gerard non appena l’altro fece un'espressione rassegnata ed aprì il pugno per permettere alle sue dita di intrecciarsi con quelle di Gerard.
A quel punto Frank, già in piedi, finì quello che aveva iniziato pochi minuti prima (ovvero provare ad andarsene) e salutò gli amici, congedandosi con una scusa che celava confusione.

 

~~~

 

Milioni, miliardi di fiocchi di neve differenti l'uno dall'altro avevano attraversato il cielo durante la notte e ora riposavano sull'asfalto, sui rami degli alberi o sulle tegole delle case.
Insieme ai cristalli di acqua ghiacciata, anche molti abitanti di quella città stavano immobili nei loro letti, assopiti e poco preoccupati per un futuro prossimo in cui, in orari come quello, avrebbero dovuto essere nei posti più disparati, ma non nei loro caldi giacigli.
In una stanza tanto buia quanto silenziosa, l'equilibrio fu interrotto dall'illuminarsi di uno schermo, immediatamente seguito da una melodia preimpostata, uguale a tante altre.
Il ragazzo di fianco ad esso rimase però impassibile, avvolto dalla tranquillità dell'ambiente.

 

13.28

Il rosso acceso di quelle cifre fu riconosciuto a stento dagli occhi di Frank, ancora abituato alle tenebre che continuavano a circondarlo.
Abbassò le palpebre, preparandosi psicologicamente ad una nuova fredda giornata all'insegna della nullafacenza.
Dopo svariati minuti, o forse secondi, prese coraggio e mosse il piede destro, subito accompagnato da un lieve movimento del braccio.
Quando fu seduto sul letto si stropicciò la faccia con entrambe le mani, per poi muoverle verso il comodino prendendo, senza realmente vederlo, il suo cellulare.
Spinse un pulsante a caso, chiudendo gli occhi per non venire trafitto subito dalla luce artificiale:

3 chiamate senza risposta.

2 nuovi messaggi.

Jo
Frank abbiamo un problema, quando ti svegli chiamami ok? C’entra con la band.
Ciao

Tim
Siamo un po' nella merda. Abbiamo bisogno di te quindi muovi quel culo.

Gentile e delicato come al solito.
Confuso, Frank alzò le braccia tenendosi il polso sinistro con la mano destra e inarcò la schiena. Soddisfatto dallo scricchiolio che coinvolse le vertebre della spina dorsale, si alzò e prese i primi vestiti che i suoi occhi, ormai abituati al buio, riconobbero come tali.

 

-Frank! Finalmente cazzo. Ci vediamo al bar tra cinque minuti, ciao.-
Frank socchiuse la bocca per rispondere, ma rinunciò, Tim aveva concluso la chiamata.
Si incamminò verso il bar con lo sguardo basso e constatò con un sorrisino che le sue Asics nere e sfondate non erano le calzature più adatte per girare tra le vie bianche della città.
Continuò ad osservare il contrasto tra il nero, lo sporco delle scarpe e la neve candida, ascoltando il suono umidiccio che accompagnava ogni suo passo.
Si sentiva quasi in colpa a calpestare quella neve così fresca e a lasciare le sue tracce marroncine, ma non ne poteva fare a meno.
Si sentiva abbastanza idiota a fare questi pensieri, così alzò lo sguardo e notò Tim, che lo guardava... preoccupato?
-Iero.-
-Ehi Tim, che succede?-
-Andiamo dentro che ti spiego.-

 

-Quindi?-
-Neil. Hai presente che è andato in Iowa da suo padre?-
-Quindi?-
-Non ci starà solo per le vacanze...-
-Quindi?-
Tim sbuffò sonoramente, possibile che il criceto – perché ne era sicuro, Frank non era dotato di neuroni come tutti loro, lui aveva un criceto che girando su una ruota faceva muovere rotelle arrugginite, che in qualche stupido modo attivavano i suoi pensieri. Ed era circondato da segatura. Tanta segatura. – che aveva nel cervello si fosse fermato proprio ora?
-Quindi non torna più, Frank. Si trasferisce lì e ci resta.-
Frank si concesse qualche secondo per assimilare l'informazione, poi impallidì.
-Cosa? E perché non ce l'ha detto prima?-
-Non ho capito bene, ma l'ha scoperto ieri anche lui.- Rispose senza nascondere il suo disappunto.
John era appena arrivato, così mentre si slacciava il cappotto ne approfittò per partecipare alla conversazione. -E come se non bastasse Shaun dice che senza Neil non vuole più far parte della band. Siamo fottuti.- Simulò un sorriso che voleva dire “Eh già, siamo fottuti, che bello!”
-No, dai! Proprio ora che stavamo per pubblicare un album! Jenny, portami una Sprite per favore.- Porse una banconota alla cameriera, che tornò poco dopo con l'ordinazione.
-Secondo voi riusciamo a trovare qualcuno per sostituirli? Lo so che non sarebbe la stessa cosa, ma potremmo provare. Neil mi mancherà.- Disse Frank, alternando le parole ai sorsi di quel liquido trasparente.
-Anche a noi, speriamo che si trovi bene lì.- Concordò John.
-Non credo avrà difficoltà, è simpatico.- Concluse Tim.
Dopo qualche momento di silenzio, decise di cambiare argomento perché sapeva che ricordarsi di non aver neanche salutato decentemente uno dei suoi amici più cari lo avrebbe rattristato. -Che facciamo con il CD?-
-Sarebbe impossibile inciderlo. Anche se abbiamo finito le demo non abbiamo trovato una casa discografica, in più ci mancano un chitarrista ed un tastierista.-
Un pensiero nacque nella mente di Frank, facendogli venire l'impulso di sorridere per un breve momento: -Già. Poi non abbiamo ancora la copertina. A questo punto è meglio che dica a Gerard di non pensarci.-

 

~

 

-Pronto?-
-Ciao, sono Frank, quello dei Pencey Prep. Ricordi?-
-Sì, ciao! Avete scelto il disegno? Se ne vuoi parlare possiamo vederci davanti alla fumetteria.-
-In realtà sono già qui perché mi serviva il tuo numero di telefono, che in teoria dovrei già avere,- Frank osservò distrattamente l'interno del negozio, intravedendo il tavolo dove poche settimane prima aveva conosciuto quel ragazzo che l'aveva colpito da subito. -ma mi sono dimenticato di salvarlo quindi ho chiamato a quello attaccato alla vetrina del negozio. Comunque non c’è bisogno di..-
-Aspettami lì. Andiamo a fare colazione insieme, ti va? Sono lì vicino.-
Lo interruppe Gerard, gli sembrò, con una voce diversa. Come se stesse sorridendo.
Forse.
-C-certo.- E sorrise anche lui.
Gerard attaccò e Frank salvò subito il suo numero nella rubrica.

 

-Avete scelto la copertina?-
-Ehm... Ti ho chiamato proprio per questo. Noi ci siamo... sciolti. Quindi non ci serve più la copertina, grazie comunque.-
-Oh. Mi dispiace. Vuoi?- Chiese poi porgendogli una Marlboro dalla parte del filtro, accennando un sorriso.
-Sì, grazie.- Appena i suoi occhi incontrarono quelli dell'altro ai brividi di freddo che provava in precedenza se ne aggiunsero altri, di cui non se ne spiegava l'origine.
-Perché vi siete sciolti? Se posso saperlo...-
-Be', niente di speciale... Un nostro amico, il chitarrista, si trasferisce in Iowa. Problemi familiari, credo. Non gli abbiamo chiesto troppe cose, era abbastanza triste.-
-Mi dispiace.- Affermò Gerard guardando la sigaretta dell’altro.
Dopo aver fumato le loro sigarette, varcarono la soglia del locale e un lieve tepore li accolse. Si sedettero uno di fronte all'altro ad un piccolo tavolino e ordinarono due caffè.
-L'ultima volta che ti ho visto qui stavi trascinando uno fuori da una rissa.- Ricordò Frank con uno strano sorriso in faccia. -Scusa, ma chi era?-
Gerard sentì le guance riscaldarsi.
-Oh, ehm... Il mio ragazzo.-
Gerard non aveva mai amato parlare delle proprie relazioni con gli altri, a volte le nascondeva per paura di essere criticato, ma con quel nano si sentiva tranquillo.
-Non devi preoccuparti. Io sono bisessuale.-
Frank sorrise cercando di sembrare realmente felice, anche se sapere vera una cosa la cui sola ipotesi lo tormentava non lo rendeva di certo felice. Ha un ragazzo, evviva…
Gerard ricambiò imbarazzato il sorriso e i due conversarono, scoprendo di non avere solo il vizio del fumo in comune.

 

~~~

 

Lungo.
Orribile.
Stancante.
Straziante.
Deprimente.
Assordante.
Frank stava pensando a come definire il suono della campanella, iniziando anche ad organizzare gli aggettivi in ordine alfabetico. Era l'unico modo per non pensare al posto in cui era, alla gente che lo circondava.
Lì dentro non parlava quasi con nessuno.
Nessuno lo considerava.
E a lui andava benissimo così.
Entrato in classe, si sistemò nel primo banco che vide: ultima fila, attaccato alla finestra.
In realtà odiava tutti i posti.
Tranne quelli vicino alle finestre, da lì poteva vedere fuori.
Ricordarsi che c'era un mondo.
Un mondo di merda, certo, ma comunque migliore di quello che lo circondava in quell'aula.
Gli capitava spesso di chiedersi se ci fosse posto anche per lui in quel mondo, quello vero, chiedersi se sarebbe mai riuscito a migliorarlo, anche se di poco. Gli sarebbe piaciuto tanto.
Quando invece sentiva che i suoi pensieri si facevano più grandi di lui si voltava e osservava il piccolo mondo di merda in cui si trovava.
Sì, osservava.
Non gli piaceva interagire con i suoi compagni di classe.
Li osservava e cercava di capirli, ma non ci riusciva.
Vicino alla cattedra, raggruppato intorno ad un paio di banchi, c'era il gruppo dei maschi. Di solito parlavano di come passavano il tempo, meglio non saperlo.
In fondo all'aula, pericolosamente vicino a lui, c'era il gruppo delle “fighe” (anche se solo loro si ritenevano tali).
Infine, vicino alla porta, le ragazze più pudiche e studiose parlavano delle ultime verifiche o parlavano dietro alle “fighe”, le quali ovviamente deridevano le altre.
Appoggiati ad un banco, due esseri (conosciuti come Betty e Daniel) si mangiavano amorevolmente le facce a vicenda, facendo vacillare di non poco la linea che segnava il confine tra la decenza e i video che, a pochi metri di distanza, i loro compagni di classe guardavano maliziosamente. Romantico.
Patetiche.
Patetici.
Tutti quanti.
Smise di contemplare la sua stupida classe di matematica quando Tim si sedette accanto a lui, sorridendogli in modo stanco.
Loro due di solito ascoltavano musica o scarabocchiavano. Si facevano i cazzi propri e non giudicavano nessuno, semplicemente, evitavano ciò che non faceva per loro.
A volte Tim tentava di avere un briciolo di vita sociale e partecipava alle conversazioni, Frank no.
Non gli importava di essere visto come “uno strano”, se questo era dato dal fatto che non rendeva pubblico il proprio autoerotismo, raccontandone ogni dettaglio.
-Sembri felice di essere qui.-
-Lo sono.- Rispose Frank, aggiungendo uno sguardo omicida, come a sottolineare l'ironia della frase appena detta.
-Sabato vieni al bar? C'è anche Mike, presente? Il suo gruppo suona.-
-Ha un gruppo?-
-Electric qualcosa credo.-
-Bene.-
-La tua voglia di vivere mi sta invitando a buttarmi fuori dalla finestra, Frank, davvero.-
-Oh scusa, se preferisci inizio a saltellare per la classe vestito da Meowth ed inizio a distribuire cioccolatini.-
A quel punto l'astuccio del compagno lo colpì sulla fronte, non tanto forte.
-Grazie.-
-Dai, che hai?-
-Odio questo posto, mi manca il mio letto e mi manca la band.-
A quel punto il professore entrò nella classe, tutti gli alunni presero posto ai rispettivi posti, i due aspiranti porno star della prima fila si staccarono e i telefoni scivolarono silenziosamente nelle tasche dei proprietari.
-Che palle.-

 

 

 

 

 

Spero che la storia vi stia piacendo, anche se il bello deve ancora arrivare ;)
Vi ricordo che mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate, quindi fatevi sentire *porge pancakes*

  
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